Author: Abbatini, Antonio Maria
Title: Nouembre 26 1666 Che per formare una Perfetta Armonia Non sono meno necessarie le Dissonanze Che le Consonanze istesse
Editor: Massimo Redaelli
Source: Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della Musica, MS C.48, f.<1r>-<5v>

 [--] [Numero 8. add. m sec.] Nouembre 26 1666 Che per formare una Perfetta Armonia Non sono meno necessarie le Dissonanze Che le Consonanze istesse [--] È opinione Commune di tutti i scrittori della Nobilissima scienza ella musica (o signori Academici) che per formare una perfetta Armonia non [sono add. in marg.] meno necessarie le Dissonanze, che le Consonanze istesse. come Athaeneo conferma nel libro quinto capitolo 13. dicendo. Dissonantiee musico, non minus necessariè sunt quam consonantie. Hisce enim modulationes omnem gratiam requirunt. Ho fatto più uolte reflessione, che trouandosi uarij modi [[da] di comporre in musica hauendo le Nationi, modo, e stile differente dall’ altra perche il francese canta, il Todesco mugisce, lo spagnuolo grida lamentandosi, l’ Italiano piange, conforme al detto Galli cantant, Germani boant, Hispani Eiulant, Itali lugent; qual sia delli sopradetti il migliore et il più addustato per formare [una perfetta add. supra lin. Armonia; Pare che da le sopradette loro qualità, che con qualche probabile conseguenza possa concludersi, che le Cantilene Italiane, siano le migliori di tutte le altre, [[per for una perfetta Armonia [delle sopradette Nationi corr. supra lin.] perche gl’ Italiani piangono. Itali lugent. E si come nel’ huomo in pianto, non nasce dal mero [--] arbitrio non essendo l’ huomo padrone assoluto di piangere [sempre add. supra lin.] quando uuole, cosi è stata bene addattata al Italiano la qualità del piangere, per dimostrare che la sua compositione, non si fà senza fatica, affetto, e molto studio. Che la qualità delle altre sopradette Nationi, traendo total dependenza dal proprio voler, e potendo ciascheduno cantare, muggire, e gridare a suo piacere, ne dà à noi ad intendere che le loro compositioni siano [[nelle] [nel corr. Supra lin.] formarle facili benche dotte, e non ui si ricerchi tanta fatica, e studio quanto in quelle dell’ Italiano. Dunque se nelle Compositioni dell’ Italiano ui è più studio, meglio saranno per formare una ferfetta Armonia di quelle delle Nationi sopradette. ma perche non è stato mai i costume di andar, con sotigliezze Academiche, prouando le materie musicali, però (conforme il solito) prouerò con uere Demostrationi, che le Compositioni Italiane sono le migliori di quelle delle sopra dette Nationi per formare una perfetta Armonia. Auertendo però ciaschuno, che quando io dico Composittioni Italiane, o uero, comporre Italiano, non intendo di quelle Compni Italiane che uestono alla moda e che sono adulterate; a tal segno che con dispregio de sacri Tempij, e delle parole della sacra scrittura si [<3r>-] usano nella Chiesa di Dio, non per lodarlo . non potendosi dire di tal Compositioni quello che il Bona nel capitolo 17. libro III. uà dicendo che Italice modulationes sunt graues, magnifice, nobiles, Deuote, insinuando pietati morique efformandis aptissime. mà si dirà che siano Hilares, lasciue, molles, concitate, choreis et saltationibus Idonee. potendosi al uiuo appropriare quelle parole del gran Basilio nell’ Homilia de legendis Gentilibus libris, Tante melodie sorte differentia [[<.>]] turpi, atque obscena est, ut eam, quae nunc in usu est, non minus fugere debeatis, quam rem aliquam turpissimam. che perciò ne segue poi quello che in altro proposito io ui dissi come signori Academici sapete. Il che piaccia al Cielo, non segua anche adesso. Oh santo Ansberto, se la musica che sentisti mentre tu eri al secolo che cantava la Vita, e consione di san Teobaldo, che ti fece abbandonare il mondo facendoti monacho, e che dal quel punto cominciasti ad esser santo, che perciò prorompesti in quelle soaui parole, ò bone Conditor quale erit Te diligentibus Canticum indeficiens in Celestibus audire Angelorum quamque suaue, et delectabile sanctorum Choris concinentibus interesse, si tantam mortalibus prebes industriam ut peritia Artis ac suauitas Cantilenae, prouocent Animos Audientium, ut te Deum Creatorem omnium deuote collaudent. torno à dire se fosse stata come questa di cui parlo, certo che non ci hauerebbe mosso alla pietà, et alla Deuotione, mà à saltare, à ballare, e quasi non dissi ad effetti assai peggiori. tanto meno haueresti detto si tantam mortalibus prebes industriam, ut peritia Artis, ac soauitas Cantilenae, prouocent animos audientium, ut te Deum Creatorem omnium, deuote collaudent. Perche non ui è ne industria, ne sapere, ne artiitio, che possa mouere i fedeli, à lodare deuotamente il Creatore. Mà al disprezzo, e pur dirollo: alla lasciuia. fine in tutto contrario à quello, per il quale fù la musica introdotta nella Chiesa militante Dà san Gregorio, Ambrosio, Leone, Agostino, e da altri santi,come riferisce il Pellegrini, nella terza parte capitolo III. dicendo. In Ecclesia militante etiam exercetur musica; ad hoc ut illa mediante moueantur et exercentur homines, ad rerum Diuinaurm, et misteriorum Dei, Contemplationem; atque ut mentis oculi [--] eleuentur ad Deum, quia non est alius efficacius medium ad perfectionem illi cultum emulandum et populum ad maiorem Deuotionem promouendam quam musica. Con si stolte Compositioni [[disperdono]] [[[<.>]] tentano disperdere corr. supra lin.] la Difinitione della [uera add. supra lin.] musica che da santo Agostino nel primo libro [[della sua musica, ua dicendo]] [si uà dicendo, corr. supra lin.] musica est scientia bene modulandi. Bene quidem, nel Capitolo secondo de Difinitione musice, dice margarita filosofica. idest Artificiose et honeste. Nam modulare ad lasciuiam, et turpitudinem, modulari quidem est, sed non bene aut honeste. come ad un simil proposito altre uolte hauete o signori Academici sentito. dunque à tali Cantilene, che sono composte senza alcuno artifitio, senza Dissonanze e massime ligate, essendo tutte in Arie, hor uedete se compete la Difinitione della musica di [[santo Agostino. Son certo però che Compositori]] santo Agostino; ignota senza dubbio à questi Compositori. Io son certo però; che Compositori si ignoranti non si trouano in Roma. ma se per mala disgratia uue ne fosse uno, che non credo, fuggitelo come ministro diabolico, e non di Dio Come sono i veri Compositori di questa [--] miracolosa scienza; che non solo sono ministri di Dio come dice Strabone nel libro decimo della Geografia, come in altra occasione sentiste, mà in un certo modo sono tanti Dei. omne, [in id add. supra lin.] quod musicum [est add. in marg.], [[est ]] (dice egli) opus Dei esse. ipsosque musicos non solum ministros Die, sed Deos quodammodo existi- [[-mandos. Mà ritorniamo al nostro [[trasco]] proposto]] -mandos. Mà torniamo al nostro [[trascorso]], che è ch’ io deuo prouare, che la Composition [di musica add. supra lin.], uera alla Romana, è la migliore di quelle delle altre Nationi sopradette per formare una perfetta Armonia. Dico dunque; che non sono meno necessarie per formare una perfetta Armonia, le Dissonanze che le Consonanze istesse, come le Autorità sentite ne dimostrano, e l’ esperienza n’ insegna; solo le Compositioni Italiane alla Romane sono copiosissime et abbondantissime di Dissonanze, e massime delle ligate più di qualsiuoglia Compositione delle altre Nationi sopradette. dunque le Compositioni uere Romane formano migliore, e più perfetta Armonia d’ ogni altra Compositione. La maggiore non si può [negare add. supra lin.] ne meno la minore, patet esperientia, non trouandosi in quelle [--] una dissonanza, e massime ligata, che la uolesse pagare con tutto l’ Oro del mondo: ne tanto poco si puol negare la Consequenza per esser l’ argumento in forma. Dunque concludete che [[per]] le Cantilene Romane formano la uera e perfetta [[<.>]] Armonia ma non già tutte si bene èuero, che essendo la musica scienza, e per consequenza scibile, può qual si sia Compositore di qualsiuoglia Natione, usando lo studio, che si ricerca, giungere alla uera perfettione per formare una perfetta Armonia. E che ui credete signori che come in Francia in Germania, in Spagna ne i tempi non ui siano stati Compositori di musica? e di qual paese sono stati un Iosquino, Andrea de Silua, Lupo, Loiset pieton, Gombert, Verdelot, Claudin, Giouanni Curtois, Andriano Villart, Richafort, larithier lairolle, Arcadelth, Gosse, Giouanni Lupi, hanilert, paignier [[s<..i.> add. supra lin.]] [finenis add. supra lin.] molin, Villieres et infiniti altri che per non tediarui tralascio, se non francesi, Todeschi e Spagnuoli? E che huomini; Compositori si subbloimi, che il nostro Pier Aloisio da Palestrina hà preso per soggetto in comporre le sue messe à Cappella [--] l’ opere de i sopradetti Compositori; come la messa panis quem ego dabo, sopra il motetto panis quom ego dabo di Lupo francese, la messa Aspice Domine di Iaquet pure francese, la Messa Virtute magna, di Andrea de Sylua spagnuolo, la messa Domina Inuiolata di Giouanni Curtois, et altre messe sopra i soggetti delle Compositioni e Todesche [spagnuole francese add. supra lin.] come meglio di me sapete signori Accademici. Che sono si simili nell’ Arte le sopradette Compositioni oltramontane, che non si distinguono da quelle del nostro Pelestrina, se non nel . Ciaschun dunque si affatichi per comporre alla uera Romana, che si fa con adoprarui gran studio. e massime, col [con ante corr.] seruirsi delle Dissonanze; perche [[ne meno]] non [[pone]] [meno corr. supra lin.] sono necessarie al musico per formare una perfetta Armonia [[le Dissonanze]], che le Consonanze istesse. Hò finito.

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