Author: Anonymus
Title: Vera Regola, e modo d’ imparare di suonare sopra la parte
Editor: Massimo Redaelli
Source: Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, MS P.134, f.100r- 110v
[-f.100r-] Vera Regola, e modo d'imparare di suonare sopra la parte. Deui prima di tutto sapper ben' leggere per tutte le Chiaui, cioè Soprano, Contralto, Tenore et in particlare per la Chiue del Basso, ch' è quella di F. fà ut, che nel seguente modi si suona. Trouando poi due note di grado in giù, come fà mi, sol fà, mi re, ò uero in qual modi si siano, purche siano due note di in giù, sempre la prima nota si tocca con il diesis #, cioè la 6., e la seconda nota si tocca con la 3. pure con il #, quando l' hanno però, come quì si uede, e che siano di mezza battuta, o uero semiminima di grado in giù, come si è detto. [Anonymus, Vera Regola, f.100r,1; text: Chiaue di F. fà ut del Basso in quarta righa: 6, #] Per sapper poi bene suonare le sopradette note, conuien sapper bene regolare la mano di sotto e di sopra; la prima si regola nel modo che segue, cioè dal mi re ut si suona in sesta sempre. E quando ascenderai in e la mi in 6., et in ef fà ut in 5., in G sol re ut, et in A la mi re in 3. In B fa b. mi, C. sol fà ut e D. la sol re, ch' è tanto quanto mai può l' ascendere il Basso, le sonarai [sonara ante corr.] allora quelle tre note con un' dite come qui uedrai con l' esempio. [Anonymus, Vera Regola, f.100r,2; text: Tutte quante con l' ottaua, sesta, quinta terza, trè con un dito, e questo è quanto puol ascendere il Basso] [-f.100v-] Che cosa sia Contrapunto, et perche sia cosi detto. Capitolo Primo Alcuni dicono, ò hanno detto, che l' Contrapunto non è altro, che un' semplice canto duplicato, triplicate, et quadruplicato ad arbitrio del Compositore. Mà il dotttissimo Maestro Franchino disse; che 'l Contrapunto è una facoltà, et un modo, che in se contiene diuerse uariationi di suoni cantabili, con certa ragione di proportioni, et misura di tempo; Et è cosi detto perche anticamente i Musici, auanti, che dall' Eccellentissimo Filosofo Maestro Giouanni de' Mudi fossero ritrouati i segni, et caratteri delle otto figure, ò Note cantabili, delle quali hora noi ci seruiamo nelle nostre Compositioni, usauano di Comporre i loro Contrapunti con alcuni punti ponendo un punto contra l' altro nel medesimo modo, che facciamo hora noi una nota contra l' altra; Mà per maggiore inteligenza uediamo quello che sia Harmonia, et li soni cantabili, c' habbiamo detto. [Uedi Lattantio firmiano nel libro de opificio dei capitolo 16. Cicerone nelle Tusculane quaestiones nella prima questione contro Aristosseno Marchetto Padre nel primo Trattato quid est harmonia Franchino in Theorica libro 3. capitolo 10 in fine et Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 2. capitolo 10, et il due d' Atri add. in marg.] Harmonia quello che sia, et di quante sorti Capitolo 2. Dicono li Musici l' Harmonia essere di due sorti, delle quali l' una dimandano propria, et l' altra non propria. La propria dicono esser quel Concento di corde, ò di uoci consonanti nelli lor modi senza offesa alcuna delle orecchie; La non propria dicono poi esser quella, la quale ancora che habbia gli estremi tramezzati dalli suoni: nientedimeno, non contiene in se modulatione alcuna [harmonia est concinnitas quadam uocum similium et cetera add. in marg.] Del suono Capitolo 3. Dice Boetio che la Consonanza, che regge ogni modulatione della Musica non si può fare senza suono; il suono non si può fare senza la percussione, et la percussione non può essere in modo alcuno senza moto. [Boethius libro i. Capitolo 8. Franchino in Theorica libro i. Capitolo 2. et libro 3. capitolo 10. Alberto Magno libro 2. de anima add. in marg.] Perche se tutte le cose fussero immobili, non potria altri [-f.101r] ad altro concorrere, che latri fusse commosso già mai; et tutte le cose essendo immobili, et non hauendo moto, sarebbe necessario, che nessun moto si facesse: per lo che il suono si dice essere una percussione dell' Aria non sciolta in sinoall' udito. [Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 2. capitolo i0. Margarita filosiphica libro 5. Capitolo 6. add. in marg.] Che differenza sia trà il suono, et la Voce Capitolo 4. Se bene appresso il Musico questi due nomi, cioè suono, et uoce sono equiuochi; [è add. supra lin.] nientedimeno trà loro questa differenza; che il suono è una percussione d' Aria indissoluta in sino al' udito, che può nascere da i corpi duri, et inanimati; et la uoce, è una percussione d' aria respirata, la quale nasce solo dà i Corpi animati; Onde il Filosofo. Vox autem est quidam animati. di maniera che ogni uoce è suono, non già pe lo contrario, ogni suono è uoce. [diodoro uox est spiritus tenuis sensibilis quantum in ipso est. et Prisciano uox est aer tenuissimus. Et Catio Lattantio firmiano libro de opificio dei capitolo 8. Alberto Magno libro 2. de anima Capitolo de uoce. Nicola Burtio Parmense libro i. Capitolo 7. add. in marg.] Della Consonanza, et Dissonanza Capitolo 5. Dice il Soradetto Boetio, che la Consonanza, è una mistura di suono graue, et acuto, che peruiene alle nostre orecchie soauemente, et uniformamente, la quale il Filosofo, dice essere ragione di numeri nello acuto et nel graue; et per lo contrario, [[che una mistura di suono graue, et acuto]] [la Dissonanza, come afferma il medesimo Boetio, non è altro, che una mistura di suono graue, et acuto, la quale aspramente peruiene alle nostre orecchi; però che mentre tali suoni l' un con l' altro non si uogliono unire, et in un' certo modo si sforzano di rimanere nella loro intergrità, offendendosi l' uno con l' altro rendono all' udito cattiuo, et informe suono [Boetio libro i. Capitolo 3. et Franchino in Theorica libro i. Capitolo 3. et libro 3. capitolo 10. Aristotele libro 2. de anima poste. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libri 2. capitolo 12. Mansar filosofia liber 5. capitolo 7. Nicola Burtio Parmense libro i. Capitolo 9. et S. Gregorio dice add. in marg.] De quante sorti sia il Contrapunto Capitolo 6 Ritrouando hora al Contrapunto, icono i Musici, essere di due sorti cioè semplice, et diminuito. Il semplice è quello, che è composto solamente di Consonanze, e di figure eguali una con' l' altra; si come è à dire [à dire una add. in marg.]. Consonantia diciture esse quando due uoces in eodem tempore se compatiuntur, itaque una cum alia secundum autitum suauem reddant melodiam. Franchino Pratica libro 3. capitolo1 et captolo 10, Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 1. [Pietro Aron Fiorentino libro 3 istitutioni harmoniche Capitolo i. add. in marg.] [-f.101.v-] una semibreue contro un' altra semibreue, et cosi dell' altre simili, come in questo essempio [Anonymus, Vera Regola, f.101v,1] Il diminuito è quello, che non solo è composto semplicemente di Consonanze, mà dissonanze ancora, et in esso si pone ogni sorte di figure cantabili à beneplacito del Compositore, numerate secondo la misura del suo tempo, come nel sottoscritto essempio si dimostra, et nell' altro discorso meglio s' intenderà, quando si ragionarà più à pieno di questa sorte di contrapunto. [Vedi in questo libro 2. [[cp]] capitolo 3. add. in marg.] [Anonymus, Vera Regola, f.101v,2] Degli Elementi, che compongono il Contrapunto Capitolo 7 [Franchino in Theorica libro 1. Margarita Filosofica libro 5. capitolo 20. Messer Gioseffo Zarlino libro 3. institutioni harmoniche Capitolo 3. libro 3. pratica capitolo 2. add. in marg.] Gli elementi, che Compongono il Contrapunto, sono di due sorti; cioè semplici, et replicati; li semplici sono tutti quelli interualli, che sono minori della diapason, ò uero Ottaua, come sono l' unisono, la seconda, la terza, la quarta, la quinta, la sesta, la settima, et l' ottaua, cioè esa Diapason; ancora che dà alcuni, e particolarmente dallo Eccellentissimo Messer Franchino sia messa trà le replicate: nientedimeno à me piace molto più l' opinione del Dottissimo Signor Zarlino, il quale con efficatissime, et uiue ragioni proua in effetto; che per essere la Diapason il primo trà gli interualli, et la prima Consonantia, non può in alcun modo esser composta, ò replicata. Li replicati dunque sono tutti quelli, che sono maggiori di essa diapason; come sono la nona, la Decima, l' Undecima, et la Duodecima con le loro replicate. [-f.102r-] Diuisione delle Sopradette Voci Capitolo 8. [Boetio libro 5. capitolo 10. et capitolo 11. Messer Gioseffo Zarlino istitutioni libro 3. et 4. Franchino pratica libro 3. capitolo i. Et capitolo 2. add. in marg.] Tolomeo, come referisce Boetio, chiama alcune delle sopradette Voci trà loro congiunte, unisone: et alcune, non unisone; unisone chiama quelle, che sempre frà loro fanno un' medesimo suono, et di quelle, che non sono unisone, alcune dimanda equisone, alcune Consone, altre Emmeli, et alcune Dissone; et ultimamente alcune altre dimanda Ecmeli, da queste molto differenti. Equisone chiama quelle, che insieme percosse dalla mistura di due suoni differenti fanno un certo semplice suono: si come è quello della diapason, cioè Ottaua, et quello della disdiapason, ò uero quintadecima. Consono dimanda quelle, che se bene fanno un' suono Composto, ò misto, è nondimeno soaue: si come è quello della Diapente, cioè quinta, et quello della Diatessaron, cioè quarta, et delle loro composte et replicate. Emmeli chiama poi quelle, che non sono consonanti; mà si possono benissimo accommodare alla Melodia, et che congiungono insieme le Consonanze: si come è il tuono, il quale è la differenza, che si tritroua trà la Diapente, et la Diatesaron. Dissone chiama quelle, che non mescolano insieme suono alcuno, che sia grato, mà non rendendo soauità alcuna, offendono aspramente il nostro sentimento. Emmeli poi chiama quelle, che non entrano nella congiuntione delle Consonanze, come è quel diesis Enarmonico, [Don Nicola Vicentino nel primo della sua pratica e Messer Ioseffo Zarlino libro 3. capitolo 4. add. in marg.] che alcuni mettono nel numero delle emmeli, et altri simili interualli, come meglio et à più à pieno nel soprascritto libro di Boetio, et nelle istitutioni harmoniche del sopradetto signore Zarlino si può uedere. Et perche habbiamo detto di sopra, che alcune sono Consone, cioè Consonante, et alcune altre dissonanti; si hà da sapere, che le Consonanti sono la Terza, la quarta, la quinta, la sesta, et la Ottaua, con le [-f.102v-] loro composte, et replicate; le Dissone, ouero dissonanti sono poi la seconda, la settima, la nona, la decimaquarta, la decimasesta, et la uigesimaprima con le loro replicate. Resta hora, dà che si è inteso, quali siano gli elementi, et specie, che compongono il Contrapunt, et quali siano le Consonanze, et quali le Dissonanze, che si uenga alla loro diuisione; et perche sono di due sorti, cioè perfette, et imperfette, che si uegga. Quali Consonanze siano perfette, et quali imperfette capitolo 9. Le Consonanze perfette sono queste cioè l' unisono, la quarta, la quinta, et l' Ottaua, con le loro replicate; le imperfette sono la terza, et la sesta medesimamente con le loro replicate, come di sopra; queste similmente si diuidono indue sorti, in maggiori, et in minori. si come meglio al suo luogo si dirà, quando particolarmente di esse ragioneremo. Del Vnisono Capitolo 10. [Boetio libro i. Capitolo 3. Franchino pratica libro 3. capitolo 2. et n Theorica libro 2. capitolo 2. et capitolo 10. Giorgio Valla libro 3. [[et]] capitolo 2. dalla sua Musica Gregorio Rhau enchiridion libro 1. capitolo 6. Stefano uaneo libro 3. Capitolo 25. Messer Giouanni Zarlino istitutioni harmoniche libro 2. Capitolo 10., et Capitolo 29. Gregorio Rahn. Enchiridion libro i. Capitolo 6. add. in marg.] Essendo la Consonanza, come dice Boetio, una mistura di suono graue, et acuto, che soaue, et uniformemente peruiene alle nostre orecchie; conseguentemente dà una istessa, et sola uoce, ò suono non si può produrre Consonanza alcuna; et se bene dai Musici egli è messo trà le Consonanze, niente di meno non è propriamente Consonanza; mà si come appresso gli Arimmetici l' unità non è numero, mà origine di numeri; et appresso i Geometri ilo Punto non è linea, mà principio della linea; Cosi anco appresso i Musici l' unisono si dice non essere Consonanza, mà l' origine delle Consonanze; et perciò è detto unisono, che altro non uuol dire, se non un' solo suono; come il presente sottoscritto esempio si dimostra. [Anonymus, Vera Regola, f.102v] nel quale, come si uede, non è alcuna uarietàdi concento: mà l' una parte, et l' altra suona il medesimo. [-f.103r-] Del Tuono Capitolo 11. [Boetio libro 4. Capitolo i4. Franchino Theorica libro 2. Capitolo 14. et in pratica libro 1. Capitolo 8. Pietro Cannutio capitolo 42. Macrobio in Somnium Scipionis libro 2. Capitolo 1. Petro Aron nel Lucidario libro 3. Capitolo j6. Fiorangelico libro 1. Capitolo 33. Guodo Aretino Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. Capitolo 18. Boetio libro 3. Capitolo 25. Fabro Stapilense. Vedi il Fiorangelico doue sopra è citato add. in marg.] Hauendosi à ragionare delle Consonanze; le quali sono composte tutte di Tuoni, et di Semituoni, serà anco, al parere mio, molto utlie il saper prrima, che cosa ssia TUOno, et quello, che sia Semituono. Si hà dunque da sapere, che questo nome Tuono nella Musica, è equiuoco; et alcune uolte significa Concordanza, intonantione, et regola mediante la quale si conosce il Canto, come meglio si dirà, quando si ragionerà di questa sorte di Tuoni; alcune altre uolte Tuono si chiama quella congiuntione, che si ritroua trà due uoci, ò suoni; Del quale parlando il nostro Guidone Monaco Aretino disse, esser quello legitimo spatio che si troua trà due uoci perfette. Et certamente li ueri, et legittimi interualli del genere Diatonico sono questi trè, cioè il Tuono magggiore, il minore, etil maggior Semituono, et non il minore, come molti hanno detto. Il Tuono maggiore dunque, è quello, che segue immediatamente uerso l' acuto nelle Chorde nominate diatoniche il Semituono maggiore in ogni Tetrachordo; et è quello ancora, che si troua collocato, trà la Chorda A. [sqb]. et a. [sqb]. senza mezzo alcuno. Il minore poi segue sempre il maggiore uerso l' acuto; et tiene sempre il terzo Interuallo di ciascuno Tetrachordo nella parte acuta; come ne i sottoposti esempi. [Anonymus, Vera Regola, f.103r; text: Tuoni maggiori, minori] Del Semituono maggiore Capitolo 12. [Boetio libro3. Caoutolo 8. Franchino nella Theorica libro 1. Capitolo 15. Pietro Aron nel Thoscanello libro 2. Capitolo 20. Messer Giouanni Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. Capitolo i9 add. in marg.] La maggior parte degli Scrittori tanto antichi quanto moderni, seguendo l' opinione di Boetio, hanno detto, il semituono maggiore, ouero Apotome, che lo dimandino, non si ritrouare naturalmente in luogo ueruno della mano: nè se non doue sia questa positione b. fà. [sqb]. mi; mà ritrouarsi bene accidentalmente, ouunquesia il Tuono figurandolo con l' uno, et l' altro di questi due segni b. et #. Mà noi seguendo i più moderni, et quelli particolarmente, che senza soffisticheria [-f.103v-] alcuna hanno meglio ritrouato la nouità delle proportioni delle Consonanze musicali; diremo il semituono maggiore ritrouarsi sempre senza mezzo alcuno, nel principio di ciascuno Tetrachordo nella parte graue, trà queste chorde, cioè [sqb]. et C. E. et F., et trà le chorde A. et b. come in questo esempio si dimostra. [Anonymus, Vera Regola, f.103v,1; text; semituono Maggiore] Del semituono monire Capitolo 13. [Boetio libro 3. capitolo 8. 14. et 15. Franchino Theorica libro i. Capitolo i5. Et in pratica libro 3. capitolo 13. Pietro Aron Fiorentino nel Toscanello libro 2. Capitolo 20. Margarita filosofica libro i. Capitolo 18. Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 19 et capitolo 25. add. in marg.] Segue dopò il maggiore il semituono minore, che à differenza del maggiore hanno descritto con questi due segni [sqb]. et #. dicendo quasi communemente tutti, che si ritroua trà queste due chrde Mi, fà. Il che quanto sia lontano dal uero, oltre la ragione, anco il senso di questa cosa n' è giuudice; et però seguendo noi la megliore, et più reale opinione, diremo che in effetto questo semituono si ritroua ascendendo nello acuto tra la chorda b. et [sqb]. come in questo essempio si uede: [Anonymus, Vera Regola, f.103v,2] La natura del quale, è di aggiungere, ò di leuare il Semituono minore dal Tuono, et di far diuentare minore alcuna Consonanza maggiore, et cosi per lo contrario, come in questo essempio si dimostra: [Anonymus, Vera Regola, f.103v,3] Nel quale doue dalla prima figura alla seconda è lo spatio del Tuono, ponendo trà l' una, et l' altra di quelle figure il b. come nel secondo essempio si uede, si uiene à leuare dalla parte acuta il semituono minore, et ci rimane il maggiore. Il medesimo effetto fà anchora il [sqb]. posto coe in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.103v,4] Nel quale si come trà la prima, et la Seconda figura del primo essempio si ritroua il Tuono, cosi posta la Chorda [sqb]. in luogo della b. come nel secondo essempio, leua il minore et rimane il maggior semituono. Il medesimo effetto fà ancora il # de introdurre il semituono maggiore in luogo del Tuono, come in questo essempio. Nel quale essendo nel primo il Tuono, trà la prima, et la seconda nota, mediante questo segno #, s' introduce il semituono maggiore, come nel secondo essempio trà la prima chorda si uede. Sognliono anco molti Musici il [-f.104r-] più delle uolte in luogo del [sqb]. porre la detta cifra #. La qual cosa è dai ualenti huomini [huomeni ante corr.] poco lodata, che potendosi descriuere quello, che si uuole intendere col proprio segno, se serua di un' altro diuerso, et forastiero. Veniamo hora alle Consonanze et principalmente alla Diapason come più nobile, et più perfettta di tutte l' altre. Nuoua diuisione della Diapason fatta secondo la natura del numero harmonico, et Collocata trà le Chrde. C. D. E. F. G. a. [sqb]. et c. [Messer Gioseffo Zarlino nelle Dimostrationi harmoniche Ragionamento 5. Definitione 8. 9. 10. et 11. nelle istitutioni harmoniche libro 3. Capitolo i2. add. in marg.] Mà prima che si uenga alle diuisioni delle specie delle Consonanze, non uoglio lasciare di dire, come di esse si ritrouano due ordini, l' uno dei quali procede secondo le lettere Gregoriane, et andiche A. [sqb]. C. D. E. F. et G. et l' altro secondo le silabe, et uoci di Guidone Monacho, ut, re, mi, fà, sol, la. Nel primo dei quali la Diapason hà la sua prima specie nella chorda A., et nella sillaba re; et nel secondo nella C. et nell' ut, prima sillaba del nostro Essachordo. La onde se bene questo secondo, rispetto alle uoci, et alli dodeci Modi, ouero Tuoni, che uengono accommodati l' uno dopò l' altro per ordine naturale, et non interotto, come nell' altro primo, pare ueramente molto natturale, et belo; perciò che in esso la prima specie della Diapason è quella, che trà la terza, et la quarta chorda, et trà la settima, et l' ottaua contiene il semituono maggiore. La seconda è quella, che lo contiene trà la seconda, et la terza, et trà la sesta et la settima chorda. La terza è quella, che lo contiene trà la quarta, et la quinta chorda, et trà la settima, et l' ottaua. La quinta è quella che lo contiene trà la terza, et la qquarta, et trà la sesta, et la settima chorda. La sesta è quella che lo contiene trà la seconda, et la terza, et trà la quinta, et trà la sesta chorda. Et la settima è quella, che lo contiene trà la prima, et la seconda chorda, et trà la quarta, et la quinta procedendo sempre dalla parte [-f.104v-] graue all' acuta, come in questi essempi. [Anonymus, Vera Regola, f.104v; text: Prima, Seconda, Terza, Quarta, Quinta, Sesta, Settima specie] Et la prima specie della Diapente è quella, che contiene trà la terza, et la quarta chorda il semituono maggiore. La seconda è quella, che lo contiene trà la seconda, et la terza. La terza è quella, che lo contiene trà la prima, et la seconda; et la quarta è quella, che lo contiene trà la quarta, et l' ultima, andando sempre dal graue all' acuto, come nei soprascritti essempi si uede. La prima specie della Diatessaron è quella che contiene il maggior semituono trà la terza, et la quarta chorda. La seconda, è quella, che lò contiene trà la prima, et la seconda procedendo sempre dal graue all' acuto. Onde, dico, se bene ne auengono le sudette cose: nientedimeno per essere il primo ordine più in uso, et da tutti i Musici antichi,et Moderni ridotto in prattica; per la sua antichità, et per la molta riuerenza, ch' io deuo à tanti, quasi infiniti scrittori: tanto nelle diuisione delle sopradette principali [-f.105r-] Consonanze, quanto anco circa l' ordine delli dodici Modi, ouero Tuoni, che dimandargli uogliamo noi non ci partiremo per hora dal primo; non già, perche questo nuouamente ritrouato dall' Eccellentissimo signore Zarlino non sia con grandissimo fondamento, et giudicio: mà per esse quello, come si è detto, più in uso comunemente di tutti; et più pratticato, che per ancora nonè questo secondo, del quale si farà mentione nel Capitolo 32. del 3. libro. Però seguendo il nostro breue discorso intorno alla diuisione delle Consonanze secondo il primo ordine delle lettere Gregoriane A. [sqb]. C. D. E. F., et G. come di sopra, ueremo [ueremo ante corr.] alla medesima consonanza diapason, come principale, et più perfetta di tutte l' altre. Della Diapason, ouero Ottaua. Capitolo i5. [Aristotele libro 1. physicis A nobiliori inchoandum est et C. Boetio libro <1.> capitolo 19. et libro 2. capitolo 30. et Aristotele libro 8. problema 29. et Cicerone in Somnio Scipionis et Macrobio libro 2. Capitolo 10. Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 12. Marchettus Paduensis Trattato 7. Capitolo de diapason Franchino pratica libro 3. Capitolo 2. et in Theorica libro 2. capitolo ii4. Plinio libro 2. naturalis historia, Sant' Agostino libro 4. dè Trinitate capitolo 2. Tolomeo libro 1. capitolo 11. Margarita Philosophica libro 5. capitolo 10. libro 2. Virgilio 6. libro ac ne obliquitur numeris septem discrimina uocum Boethio libro 4. capitolo i3. Guido libro i. Boetio libro 5. capitolo 9 Franchino in Theorica libro i. Capitolo 14. Franchino pratica libro i. Capitolo 7. add. in marg.] Douendosi dunque ragionare delle Consonanze, è cosa conueniente, che s' incominci dalla più nobile, et più perfetta di tutte. Adunque la Diapason, ouero ottaua, è una Consonanza di otto suoni, contenuta dala Proportione dupla, nel genere moltiplice trà questi due termini radicali 2. et 1. Questa considerata semiplicemente non hà, se non una specie; Ma essendo tramezata da altri interualli, le sue specie sono sette trà loro differenti, secondo la natura del genere diatonico; le quali contengono in se cinque Tuoni, cioè tre maggiori, due minori: et due semituoni maggiori; et è Madre, et Regina di tutte le Consonanze, sopra le quali hà giurisditione, et sopra ogni interuallo, che sia maggiore, ò minore di lei. Et se bene di sopra si è detto, che la quarta, et la quinta sono Consonanze perfette: niente dimeno questa sola è ueramente perfetta. La Diapente, cioè la quinta, è messa dà i Musici trà le perfette: non perche sia in effetto perfetta, mà per la soauità, che in se contiene; Onde il nostro Guidone disse non esser uoce alcuna, ò suono con il suo quinto suono, che perfettamente concordi, eccetto l' Ottaua la quale come dice anco Tolomeo, fà una congiuntione tale di uoci; che essendo due nerui, ò chorde in ottaua, pare, che sia uno istesso suono. Di questa parlando Plinio dice; contenere tutto l' Corpo del Mondo; et che dalla Terra al Cielo, doue si comprendono li segni delle stelle, fatto il computo d' ogni cosa, ci è una Diapason. Hà dunque sette specie, ò interualli, come di sopra, cioè una meno de gli otto suoni; si come hanno anco tutte l' altre Consonanze, le quali hanno una specie meno de i loro interualli; Anche come dice il nostro Guidone, assimigliandola alla settimana, si come finiti li sette giorni della settimana noi repetiamo li medesimi; et il primo, et l' ottauo giorno lo chiamiamo il medesimo: Così nella ottaua figuriamo, et dimandiamo le medesime uoci, perche le sentiamo consonare con una naturale, et uera concordia. Et è cosi detta Diapason à Dia, che significa per, et pason, che uuole dire tutto, ò uero uniuersità; et però da i Musici è chiamata Genitrice, et uniuersale soggetto di tutte le Consonanze; Hora quali siano le sue specie dette di sopra nel presente essempio si dimostrano. [Anonymus, Vera Regola, f.105v; text: Prima specie 2. 3. 4. 5. 6. 7. ] Mà potrebbe dire alcuno. Per che causa, essendo questa Consonanza la principale, come si è detto di sopra, non hà la sua prima specie nella prima positione della mano cioè in [Gamma]. Ut, la quale è la prima di tutte l' altre uoci, come ella l' hà in A., che è la seconda? [Marchetto Paduensis Trattato 9. et Pietri Canutio libro 1. Capitolo 36. Trattato 8. nel capitolo della Diatessaron, et Berno Abbate libro i della sua Musica. Et Fior Ancelorum libro i. Capitolo 16. et Guido Aretino libro i. Capitolo 1. Berno libro 1. capitolo 4. add. in marg.] A questo si risponde, che se bene quanto all' ordine delle sei uoci, ò Note, cioè, ut, re, mi, fà, sol, la, il [Gamma]. Ut è la prima; tuttauia, quanto poi all' ordine essentiale, et tripartito della mano Diatonica, cioè A. [sqb]. C. D. E. F. G. la prima è A; et non [Gamma]. La quale non è stata messa in tal luogo, come uoce, ò suono principale, mà come uogliono alcuni, per dimostrare, che questa scienza è [-f.106r-] stata ritrouata dà i Greci: come habbiamo nel primo libro del Genesis, che Iubal fù il Padre dei cantanti nella Cetera, et nell' Organo; [Pietro Commestor nella historia scolastica dice esser stato Iubal lò inuentore, et che di Pitagora nè è stato detto fauolosamente dà i Greci, et Giouanni cartusino nelli 7. della sua Musica capitolo i0. Macrlobio libro 5. Saturnalia Quintiliano libro i2. Fiore Angelico libro 1. Capitolo 16. Pietro Aron Cicerone 2. de oratore. Ordo est qui memoriae maxime lumen affert. Et cetera Maestro Gioseffo Zarlino libro 3. Capitolo i3. Istitutioni harmoniche Di questi generi questo libro 4. capitolo 22. Aristosseno libro 2. et 3. Boetio libro 3. capitolo 3 et libro 4. capitolo i3. add. in marg.] et si come nel principio del nostro Compendio si è detto, che Pitagora, Aristosseno, Tolomeo, et altri Greci hanno ritrouato le Proportioni delle Consonanze; oltre, che come dice Macrobio, et afferma anco Quintiliano tutti gli antichi Poeti, et scrittori erano grandamente lodati se i Titoli delle loro opere erano Greci, si come trà gli altri fece Virgilio nominando il suo uerso pastorale Bucolica, et Theocrito ancora, et quasi la maggior parte delli scritttori. Ma ueniamo hora alla Diapente, come parte magggiore di detta Diapason. Della Diapente, ò uero quinta Capitolo i6. Et perchè si proceda con ordine, il quale non solo dà ciascuna cosa il luogo suo, ma anco dà gran lume alla memoria; essendosi ragionato della principale Consonanza che è la Diatessaron, la quale, come si è detto, è contenuta dalla Proportione Dupla, è cosa ragioneuole, che si uenga hora alla Diapente, o uero quinta: essendo , che dopo la Dupla segue immediatamente la Tripa, nella quale proportione consiste questa, tra questi due termini radicali 3. et 2. Et si come quella è la prima del genere superparticolare; dè i quali generi si farà mentione nel nostro quarto Discorso più à pieno, quando si ragionerà dela sesquialtera. È dunque chiamata Diapente à dia, che significa per, et pente, che uuol dire cinque; cioè Consonanza di cinque suoni; la quale essendo semplicemente considerata senza mezzo alcuno, è di una sola specie: percò che non si troua Diapente alcuna, che di Proportione sia maggiore, ò minore d' un' altra; la qual se bene è Consonanza di cinque uoci, ò suoni, non però si troua in tutti quei luoghil che trà loro sono distanti per cinque interualli, si come pensò Aristosseno: auenga che se bene dà [sqb]. ad F. et dà e. à b. acuto ci sono cinque interualli: non per questo si generà trà loro questa Consonanza, la quale tramezata diatonicamente nelli suoi estremi hà quattro specie: trà le quali si contengono due [-f.106v-] Tuoni maggiori; uno minore, et un' semituono maggiore, come ne i sottoposti essempi si uede. [Anonymus, Vera Regola, f.106v, 1; text: Prima, Seconda, Terza, Quarta] [Contro Pietro Canutio libro 7. capitolo [[4]] 8. add. in marg.] Ma essendosi distesa trà questi interualli, cioè .{sqb]. Et F., ouero trà e. et b, uiene à essere diminuita d' un Tuono, et uiene à contenere due Tuoni, et due semituoni; di maniera che, et dica chi uole questa consonanza sia di tre sorti, cioè perfetta imperfetta, et superflua; che io (quanto à me, ogni hora che non contenga li tre Tuoni, et il semituono, come di sopra, mà sia diminuita, ò accresciuta come in questi essempi [Anonymus, Vera Regola, f.106v,1; text: imperfetta. superflua.] non tengo, che la sia Consonanza; mà, come dice Franchino [Franchino nella pratica libro 3. capitolo 3. add. in marg.], una dissonanza inconueniente alla cantilena: si cime meglio nelle Regole del Contrapunto nella Regola seconda s' intenderà. Et se bene questa Diapente imperfetta si pone nelle Compositioni di due, di tre, di quattro, et di più uoci; Dico, che è posta non come Consonanza, mà nel medesimo modo, che si pongono le altre Dissonanze, cioè nella seconda testa della Battuta; come in questi sottoposti essempi di due, di tre, et di quattro uoci si può benissimo uedere [Anonymus, Vera Regola, f.106v,2; À due uoci, tre Voci] [-f.107r-] [Anonymus, Vera Regola, f.107r,1; text: À quattro uoci.] Ne i quali essempi si uede la detta Diapente imperfetta esser posta nella seconda testa della Battuta come l' altre Dissonanze. Della Diatessaron, ouero Quarta. Capitolo i7. [Boetio libro i. capitolo 8. Franchino prattica libro 3. capitolo 5. et 6. ota che Boetio nel libro dell' Aritmetica dimanda questa Consonantia prencipe delle altre perche rappresenta quattro Elementi libro 2. capitolo 4.et 6 di Arithmetica et Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 4. Boetio libro iiii capitolo 6. et capitolo i3. Franchino Theorica libro 2. capitolo 23. Boetio libro 5. capitolo 12 et Franchino nella Theorica libro 2. capitolo 16. Aristosseno libro 2 capitoli [[<.>]] 2 uedi meglio i suoi errori in Franchino Theorica libro 2. capitolo 16, et nella Istitutione harmonica libro 2. capitolo 33. Franchino libro 3. capitolo iiii et libro 3 capitolo 6. add. in marg.] Dopò la Diapente segue immediatamente la Diatessaron, cosi detta in Greco [Grego ante corr.] à dia, che significa per, et tessaron, che uuol dire quattro, cioè Consonanza di quattro uoci, ò suoni; che è contenuta nel secondo luogo del genere super partiente tra questi termini 4, et 3; la quale considerata, come si è detto dell' altra semiplicemente, et senza mezzo alcuno non hà se non una sola specie; Mà essendo Diatonicamente tramezata da altri suoni, hà tre specie, che nascono dalla uarietà del semituono maggiore, il quale si troua diuersamente posto trà le [[chorde]] lor chorde [corde ante corr.] mezane, cioe nella prima nel secondo luogo; nella seconda nel primo, et nella terza nel terzo; come in questo essempio si uede. [Anonymus, Vera Regola, f.107r; text: Prima specie. Seconda, Terza] E se bene la Diatessaron è Consonanza di quattro uoci; è nondimeno d' auertire, che questa Consonanza non si ritroua in tutti quei luoghi, ne i quali sono quattro uoci, ò suoni, nel modo, che si è detto di sopra della Diapente, come si pensò Aristosseno: perche dà F. à [sqb] tanto acuto, quanto sopracuto, tal Consonanza, rispetto al tritono, non si troua; et acciò si proceda distintamente: Tritono chiamano li Musici quella congiuntione di tre Tuoni, la quale si ritroua trà f. et [sqb] come in questo [-f.107v-] essempio [ Anonymus, Vera Regola, f.107v,1] Doue questa Consonanza non contiene altro, che due suoni, et un maggior semituono, come di sopra. Et se bene nelle compositioni alcune uolte si ritroua constituita trà questi interualli; è posta come Dissonanza nella leuatione della Battuta, come di sopra la quinta imperfetta; et non come Consonana; Si come ne gli infrascritti essempi nelle penultime note dell' Alto, e del Tenore del primo, et nelle penultime del Canto, et dell' Alto del secondo si uede. [Anonymus, Vera Regola, f.107v,2; text: Canto, Alto, Tenore, Basso] E se bene alcune uolte ancora si trouano messe nelle compositioni di tre, di quattro, et di più uoci, nel principio della battuta, come ne i sottoposti essempi. [Anonymus, Vera Regola, f.107v,3; text: À quattro Voci, Canto, Tenore, Alto, basso] Questo nasce non perche trà queste chorde f. et [sqb] in modo alcuno si [[ritorn]] [ritroui add. supra lin.] la Consonanza mà per uirtù dell' altre Consonanze che si trouano trà le altre parti, mediante le quali il Tritono non può cosi aspramente ferire il sentimento nostro. Delle Consonanze imperfette maggiori, et minori ò uero Terza maggiore Capitolo i8. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. et capitolo 7. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 9. et i5. Pietro Aron. Istitutione harmonica libro 1 capitolo 19. et Fiorangelico libro i. Capitolo 36. add. in marg.] Dopò le Consonanze perfette uengono le imperfette, come di sopra; trà le quali è questa differenza, cioè, che alcune [alcuna ante corr.] sono maggiori, et alcune altre minori [minore ante corr.]; Le maggiori sono quelle gli estremi delle quali sono contenuti da Proportioni maggiori, et dà maggiori interualli; et perciò il Ditono, ò uero terza maggiore cosi detta, per esser composta di due Tuoni, mà non già sesqquiottaui, come molti hanno detto: mà d' uno maggiore [-f.108r-] contenuto dalla proportione sesquiottaua, et dà uno minore contenuto dalla proportione sesquinona. Il Ditono, ò terza maggiore adunque considerato semplicemente et senza mezzo alcuno trà i suoi termini radicali 5. et 4. nel terzo luogo del genere super particolare dalla proportione sesquiquarta, si può dire il medesimo, che si è detto dell' altre, cioè; che non habbia senon una sola specie: conciosia che tanto siano distanti in proportione gli estremi del Ditono posto nell' acuto quanto quelli d' alcun' altro posto nel graue; Mà essendo tramezato diatonicamente dà altri suoni, et diuiso in due Tuoni, le specie sue sono due trà le quali è questa differenza; che nel primo interuallo dalla prima specie, si troua il Tuono maggiore, et nel secondo il minore, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.108r,1; text: Prima specie. ouero.] Nella seconda specie si ritroua poi il Tuono minore nel primo, et il maggiore nel secondo come si uede [Anonymus, Vera Regola, f.108r,2] Quando dunque due parti seranno distanti trà questi due suoni come in questo essempio diremo, che siano distanti per un Ditono, ò uero per una terza maggiore. [Anonymus, Vera Regola, f.108r,3] Del semiditono, ò uero terza minore Capitolo i9. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. et Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 16. et Pietro Aron Istitutione harmonica libro 1. capitolo i6 et Fiorangelico libro i capitolo 7. add. in marg.] Il semiditono, il quale dà i Prattici è detto terza minore, la forma del quale è contenuta nel genere superparticolare dalla proportione sesquiquinta nel quarto luogo, considerato diatonicamente senza mezo alcuno, è d' una sola specie, si come s' è detto di sopra dell' altre Consonanze: mà essendo tramezata diatonicamente dà altri suoni, hà due specie, trà le quali è questa differenza, che la prima contiene nel primo luogo il tuono maggiore, et nel secondo il maggiore semituono; et la seconda contiene il detto semituono nel primo interuallo, et il Tuono el secondo, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.108r,4; text: Prima specie, seconda] Quando dunque si troueranno nelle Compositioni due parti distanti l' una dall' altra in questo modo, [Anonymus, Vera Regola, f.108r,5] Diremo che siano distanti [-f.108v-] un' semiditono, ò uero una terza minore. Dello Essacordo maggiore, ò uero sesta maggiore Capitolo 20. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 1 capitolo 23. et Fiorangelico libro i [[1]] capitolo 41. add. in marg.] Lo essachordo, ò uero sesta maggiore cosi detta dal numero delle uoci, ò suoni che in se contiene, è una Consonanza composta di sei uoci la quale hà la sua forma dalla proportione superbipartiente terza, che è la prima di questo genere trà questi termini radicali 5. et 3. Questo considerato ne i suoi estremi solamente, si può dire come dell' altre cioè, che sia d' una sola specie; Mà essendo diatonicamente diuiso, et tramezato da' altri suoni hà tante specie, quante sono le uariationi de i luoghi del Semituono; Et secondo i Pratici, essacordo, è una compositione di sei uoci, ò uero suoni, che contiene quattro Tuoni, et un' semituono maggiore come nel presente essempio si dimostra. [Anonymus, Vera Regola, f.108v,1; text Prima specie, seconda, Terza] Quando adunque nelle compositioni si troueranno due parti l' una conl' altra in questo modo. [Anonymus, Vera Regola, f.108v,2] Si dirà che siano distanti per uno essachordo maggiore, ò uero per una sesta maggiore. Dell' essachordo minore, ò uero sesta minore Capitolo 2i. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 21, et Pietro Aron Istitutione harmonica libro 1. Capitolo 23. Fiorangelico libro 1. capitolo 42. add. in marg.] Lò essacordo minore, ò uero sesta minore, che è contenuto dalla proportione supertripartientequinta, è similmente una Consonanza di sei suoni, la quale essendo considerata nei suoi estremi termini solamente si potrebe dire il medesimo, che si è detto dell' altre, cioè, che non hauesse, se non una sola specie: mà essendo diatonicamente tramezato, anco questo hà tre specie; si come dalla uarietà dei semituoni si può comprendere; et à differenza della maggiore contiene tre Tuoni, et due semituoni maggiori, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.108v,3; text: Prima Specie. Seconda, Terza] [-f.109r-] Quando adunque due parti saranno l' una con l' altra distanti in questo modo; [Anonymus, Vera Regola, f.109r,1] diremo, che siano distanti l' una dall' altra per uno essachordo minore, ò ueramente per una sesta minore. Della Diapente col ditono, ò uero settima maggiore. Capitolo 22. [Franchino Pratica libro 3. capitolo 4. Pietro aron. Istitutioni harmoniche libro i capitolo 24. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 22. add. in marg.] Et perche, se bene l' Harmonia, principalmente si compone di Consonanze, si usano anco in essa le dissonanze; che (come à suo luogo, et tempo si dirà) essendo in essa poste regolatamente non solo non offendono l' udito, mà danno anco diletto; èt essendosi fatto mentione della Quinta imperfetta, accio che anco le dissonanze habbino il luogo loro ueremo alla diapente col ditono, ò uero settima maggiore, et poi alla minore; dopo le quali, uedutosi breuemente, come nelle compositioni si deuano porre le dette Consonanze, si porrà fine à questo nostro ragionamento hauendo à memoria il precetto d' Oratio, [Oratio, libro 1. della Poetica Quidquid precipies, esto breuis, ut cito dicta. Percipiant animi dociles, teneantque fideles, et cetera add. in marg.] che sempre ci sarà inanti gli occhi. Ritornando dunque alla diapente col ditono, ò uero settima maggiore dicono i Musici, essere uno interuallo posto nell' ordine delli Dissonanti, il quale contiene in se sette suoni, trà i quali sono cinque Tuoni maggiori, et un Semituono maggiore, dal quale numero di suoni l' hanno anco chiamato Eptachordo, che altro non uuol dire se non interuallo di sette chorde, il quale essendo considderato semplicemente ne i suoi estremi, et senza mezzo alcuno, non hà se non una sola specie: mà essendo poi diatonicamente diuiso in Tuoni, et semituoni, n' hà due, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.109r,1; text Prima specie, Seconda] Quando duque due parti seranno nel graue, et nello acuto in queste chorde, diremo, che sono distanti l' una dall' altra per una Diapente col Ditono, ò uero per una settima maggiore [Anonymus, Vera Regola, f.109r,2] Della Diapente col semiditono, ò uero settima minore Capitolo 23. [Messer Gioseffo Zarlino Istitutione harmonica libro i. capitolo i6 et libro 3. capitolo 23. Pietro Arono Istitutione harmonica libro i. Capitolo 24. add. in marg.] La iapente col semiditono, ò uero settima minore, è una dissonanza anco ella di sette suoni, che contengono sei interualli, trà i qualisi trouano quattro Tuoni, et due Semituoni maggiori, et è contenuta nelle sue estreme chorde sotto la proportione superquadripartiente trà questi suoi termini radicali 9. et 5. Questa considerata nelle sue chorde estreme senza mezzo alcuno, come di sopra si è detto, hà una sola specie: mà essendo diatonicamente tramezata, le sue specie sono cinque, le quali nascono dalla diuersità dei luoghi dè i semituoni, si come in questo essempio si uede [Anonymus, Vera Regola, f.109v,1] Questa issonanza chiamano i Musici anco Eptachordo minore dal numero delle chorde, come di sopra, à differenza del maggiore. Però quando due parti della cantillena seranno l' una dall' altra distanti per queste chorde [Anonymus, Vera Regola, f.109v,2] diremo che siano distanti per una Diapente col semiditono, ò per uno Eptachordo minore, ò uero per una settima minore. Che le Consonanze mescolate con le Dissonanze fanno l' Harmonica più diletteuole, et più grata all' udito Capitolo 24. [-f.110r-] [Franchino pratica libro 3. capitolo IIII. Messer Gioseffo Zarlino Istitutione harmonica libro 3. capitolo 42. add. in marg.] E se bene, come nel principio si è detto, l' Harmonica si compone principalmente di Consonaze; tuttauia, se non fussero le dissonanze, non sarebbe cosi uaga, et diletteuole all' udito; il quale non altrimente si deletta della uarietà de i suoni consonanti de delli Dissonanti, che si faccia il sentimento del uedere, della diuersità, e contrarietà dei colori, i quali quantunque trà loro siano di natura contrarij, et diuersi, nientedimento quanto più sono da Eccellenti Pittori con buona, et bella maniera accommodati tanto maggior bellezza, et uaghezza rendono à gli occhi nostri. Il simile dunque auiene delle dissonanze, le quali quanto più trà loro sono contrarie, et con bello ordine accomodate, tanto maggiore è la uaghezza, et diletto, che alle orecchie nostre rendono. Et ueramente se nelle cantilene non si odisero altro, che Consonanze solamente, ancora che facessero buono effetto non darebbano però al sentimento nostro quel diletto, che danno essendo con ordine, et con regola mescolate con le dissonanze. Et perche, à mio giudicio questo è il fondamento di tutto il ragionamento Musicale, dà che si saranno conosciute quali siano le Consonanze et quali le Dissonanze sopradette, è necessario ueder il modo, che si deue tenere nell' accomodarle nelle Compositioni secondo l' ordine et le buone regole degli Antichi, et moderni Musici, lè quali titti si metteranno ordinatamente nell' altro seguente discorso con quella breuità, et facilità maggiore che sarà possibile. Per qual cagione l' Autore habbia seguito solo l' opinione di Messer Gioseffo Zarlino intorno alle proportioni delle Consonanze Capitolo 25. [Boethio libro 1. capitolo 19 Aristosseno disse esser composta di sei Tuoni Boetio libro 2. capitolo 30. et Franchino pratica libro 3. capitolo6, et capitolo i4, et capitolo 15, et Petro Aron nel Toscanello libro 2. Capitolo 20., et Franchino nella Theorica libro 1. capitolo 15. add. in marg.] Potrebbono taluolta alcuni merauigliarsi [merauigliosi ante corr.], che intorno alle proportioni di queste Consonanze, lasciato l' opinione di Boetio, di Messer Franchino, et communemente di tutti gli antichi, et moderni scrittori, che tutti unitamente hanno detto, la Diapason esser composta di cinque Tuoni, et di due semituoni minori; et il semituono maggiore non si ritrouare diatonicamente in luogo alcuno della mano, et minore ritrouarsi trà queste chorde e; et F. conseguentemente il Ditono esser composto di due Tuoni sesquiottaui [-f.110v-], et il semiditono d' un' Tuono, et d' un semituono minore; et similmente lo Essachirdo maggiore (credendo, che le Consonanze Musicali siano forse contenute dà una forma) esser composto di quattro Tuoni, et di un semituono minore; et il minore di tre Tuoni, et di due semituoni minori; lasciata dico l' opinione di Boetio, et di molti altri, io habbi uoluto seguire quella di uno solo. À i quali breuemente respondendo dico; Che non deue essere di marauiglia alcuna, se gli Antichi Filosofi, Boetio, et tutti quelli, che hanno seguito la loro opinione, non habbino hauuta la uera, et perfetta cognitione di tali proportioni; perciò che essendo questa come l' altre Scienze, diuisa in due parti cioè nella Theorica, et nella Prattica: et essendo il proprio fine
Title: Vera Regola, e modo d’ imparare di suonare sopra la parte
Editor: Massimo Redaelli
Source: Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, MS P.134, f.100r- 110v
[-f.100r-] Vera Regola, e modo d'imparare di suonare sopra la parte. Deui prima di tutto sapper ben' leggere per tutte le Chiaui, cioè Soprano, Contralto, Tenore et in particlare per la Chiue del Basso, ch' è quella di F. fà ut, che nel seguente modi si suona. Trouando poi due note di grado in giù, come fà mi, sol fà, mi re, ò uero in qual modi si siano, purche siano due note di in giù, sempre la prima nota si tocca con il diesis #, cioè la 6., e la seconda nota si tocca con la 3. pure con il #, quando l' hanno però, come quì si uede, e che siano di mezza battuta, o uero semiminima di grado in giù, come si è detto. [Anonymus, Vera Regola, f.100r,1; text: Chiaue di F. fà ut del Basso in quarta righa: 6, #] Per sapper poi bene suonare le sopradette note, conuien sapper bene regolare la mano di sotto e di sopra; la prima si regola nel modo che segue, cioè dal mi re ut si suona in sesta sempre. E quando ascenderai in e la mi in 6., et in ef fà ut in 5., in G sol re ut, et in A la mi re in 3. In B fa b. mi, C. sol fà ut e D. la sol re, ch' è tanto quanto mai può l' ascendere il Basso, le sonarai [sonara ante corr.] allora quelle tre note con un' dite come qui uedrai con l' esempio. [Anonymus, Vera Regola, f.100r,2; text: Tutte quante con l' ottaua, sesta, quinta terza, trè con un dito, e questo è quanto puol ascendere il Basso] [-f.100v-] Che cosa sia Contrapunto, et perche sia cosi detto. Capitolo Primo Alcuni dicono, ò hanno detto, che l' Contrapunto non è altro, che un' semplice canto duplicato, triplicate, et quadruplicato ad arbitrio del Compositore. Mà il dotttissimo Maestro Franchino disse; che 'l Contrapunto è una facoltà, et un modo, che in se contiene diuerse uariationi di suoni cantabili, con certa ragione di proportioni, et misura di tempo; Et è cosi detto perche anticamente i Musici, auanti, che dall' Eccellentissimo Filosofo Maestro Giouanni de' Mudi fossero ritrouati i segni, et caratteri delle otto figure, ò Note cantabili, delle quali hora noi ci seruiamo nelle nostre Compositioni, usauano di Comporre i loro Contrapunti con alcuni punti ponendo un punto contra l' altro nel medesimo modo, che facciamo hora noi una nota contra l' altra; Mà per maggiore inteligenza uediamo quello che sia Harmonia, et li soni cantabili, c' habbiamo detto. [Uedi Lattantio firmiano nel libro de opificio dei capitolo 16. Cicerone nelle Tusculane quaestiones nella prima questione contro Aristosseno Marchetto Padre nel primo Trattato quid est harmonia Franchino in Theorica libro 3. capitolo 10 in fine et Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 2. capitolo 10, et il due d' Atri add. in marg.] Harmonia quello che sia, et di quante sorti Capitolo 2. Dicono li Musici l' Harmonia essere di due sorti, delle quali l' una dimandano propria, et l' altra non propria. La propria dicono esser quel Concento di corde, ò di uoci consonanti nelli lor modi senza offesa alcuna delle orecchie; La non propria dicono poi esser quella, la quale ancora che habbia gli estremi tramezzati dalli suoni: nientedimeno, non contiene in se modulatione alcuna [harmonia est concinnitas quadam uocum similium et cetera add. in marg.] Del suono Capitolo 3. Dice Boetio che la Consonanza, che regge ogni modulatione della Musica non si può fare senza suono; il suono non si può fare senza la percussione, et la percussione non può essere in modo alcuno senza moto. [Boethius libro i. Capitolo 8. Franchino in Theorica libro i. Capitolo 2. et libro 3. capitolo 10. Alberto Magno libro 2. de anima add. in marg.] Perche se tutte le cose fussero immobili, non potria altri [-f.101r] ad altro concorrere, che latri fusse commosso già mai; et tutte le cose essendo immobili, et non hauendo moto, sarebbe necessario, che nessun moto si facesse: per lo che il suono si dice essere una percussione dell' Aria non sciolta in sinoall' udito. [Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 2. capitolo i0. Margarita filosiphica libro 5. Capitolo 6. add. in marg.] Che differenza sia trà il suono, et la Voce Capitolo 4. Se bene appresso il Musico questi due nomi, cioè suono, et uoce sono equiuochi; [è add. supra lin.] nientedimeno trà loro questa differenza; che il suono è una percussione d' Aria indissoluta in sino al' udito, che può nascere da i corpi duri, et inanimati; et la uoce, è una percussione d' aria respirata, la quale nasce solo dà i Corpi animati; Onde il Filosofo. Vox autem est quidam animati. di maniera che ogni uoce è suono, non già pe lo contrario, ogni suono è uoce. [diodoro uox est spiritus tenuis sensibilis quantum in ipso est. et Prisciano uox est aer tenuissimus. Et Catio Lattantio firmiano libro de opificio dei capitolo 8. Alberto Magno libro 2. de anima Capitolo de uoce. Nicola Burtio Parmense libro i. Capitolo 7. add. in marg.] Della Consonanza, et Dissonanza Capitolo 5. Dice il Soradetto Boetio, che la Consonanza, è una mistura di suono graue, et acuto, che peruiene alle nostre orecchie soauemente, et uniformamente, la quale il Filosofo, dice essere ragione di numeri nello acuto et nel graue; et per lo contrario, [[che una mistura di suono graue, et acuto]] [la Dissonanza, come afferma il medesimo Boetio, non è altro, che una mistura di suono graue, et acuto, la quale aspramente peruiene alle nostre orecchi; però che mentre tali suoni l' un con l' altro non si uogliono unire, et in un' certo modo si sforzano di rimanere nella loro intergrità, offendendosi l' uno con l' altro rendono all' udito cattiuo, et informe suono [Boetio libro i. Capitolo 3. et Franchino in Theorica libro i. Capitolo 3. et libro 3. capitolo 10. Aristotele libro 2. de anima poste. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libri 2. capitolo 12. Mansar filosofia liber 5. capitolo 7. Nicola Burtio Parmense libro i. Capitolo 9. et S. Gregorio dice add. in marg.] De quante sorti sia il Contrapunto Capitolo 6 Ritrouando hora al Contrapunto, icono i Musici, essere di due sorti cioè semplice, et diminuito. Il semplice è quello, che è composto solamente di Consonanze, e di figure eguali una con' l' altra; si come è à dire [à dire una add. in marg.]. Consonantia diciture esse quando due uoces in eodem tempore se compatiuntur, itaque una cum alia secundum autitum suauem reddant melodiam. Franchino Pratica libro 3. capitolo1 et captolo 10, Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 1. [Pietro Aron Fiorentino libro 3 istitutioni harmoniche Capitolo i. add. in marg.] [-f.101.v-] una semibreue contro un' altra semibreue, et cosi dell' altre simili, come in questo essempio [Anonymus, Vera Regola, f.101v,1] Il diminuito è quello, che non solo è composto semplicemente di Consonanze, mà dissonanze ancora, et in esso si pone ogni sorte di figure cantabili à beneplacito del Compositore, numerate secondo la misura del suo tempo, come nel sottoscritto essempio si dimostra, et nell' altro discorso meglio s' intenderà, quando si ragionarà più à pieno di questa sorte di contrapunto. [Vedi in questo libro 2. [[cp]] capitolo 3. add. in marg.] [Anonymus, Vera Regola, f.101v,2] Degli Elementi, che compongono il Contrapunto Capitolo 7 [Franchino in Theorica libro 1. Margarita Filosofica libro 5. capitolo 20. Messer Gioseffo Zarlino libro 3. institutioni harmoniche Capitolo 3. libro 3. pratica capitolo 2. add. in marg.] Gli elementi, che Compongono il Contrapunto, sono di due sorti; cioè semplici, et replicati; li semplici sono tutti quelli interualli, che sono minori della diapason, ò uero Ottaua, come sono l' unisono, la seconda, la terza, la quarta, la quinta, la sesta, la settima, et l' ottaua, cioè esa Diapason; ancora che dà alcuni, e particolarmente dallo Eccellentissimo Messer Franchino sia messa trà le replicate: nientedimeno à me piace molto più l' opinione del Dottissimo Signor Zarlino, il quale con efficatissime, et uiue ragioni proua in effetto; che per essere la Diapason il primo trà gli interualli, et la prima Consonantia, non può in alcun modo esser composta, ò replicata. Li replicati dunque sono tutti quelli, che sono maggiori di essa diapason; come sono la nona, la Decima, l' Undecima, et la Duodecima con le loro replicate. [-f.102r-] Diuisione delle Sopradette Voci Capitolo 8. [Boetio libro 5. capitolo 10. et capitolo 11. Messer Gioseffo Zarlino istitutioni libro 3. et 4. Franchino pratica libro 3. capitolo i. Et capitolo 2. add. in marg.] Tolomeo, come referisce Boetio, chiama alcune delle sopradette Voci trà loro congiunte, unisone: et alcune, non unisone; unisone chiama quelle, che sempre frà loro fanno un' medesimo suono, et di quelle, che non sono unisone, alcune dimanda equisone, alcune Consone, altre Emmeli, et alcune Dissone; et ultimamente alcune altre dimanda Ecmeli, da queste molto differenti. Equisone chiama quelle, che insieme percosse dalla mistura di due suoni differenti fanno un certo semplice suono: si come è quello della diapason, cioè Ottaua, et quello della disdiapason, ò uero quintadecima. Consono dimanda quelle, che se bene fanno un' suono Composto, ò misto, è nondimeno soaue: si come è quello della Diapente, cioè quinta, et quello della Diatessaron, cioè quarta, et delle loro composte et replicate. Emmeli chiama poi quelle, che non sono consonanti; mà si possono benissimo accommodare alla Melodia, et che congiungono insieme le Consonanze: si come è il tuono, il quale è la differenza, che si tritroua trà la Diapente, et la Diatesaron. Dissone chiama quelle, che non mescolano insieme suono alcuno, che sia grato, mà non rendendo soauità alcuna, offendono aspramente il nostro sentimento. Emmeli poi chiama quelle, che non entrano nella congiuntione delle Consonanze, come è quel diesis Enarmonico, [Don Nicola Vicentino nel primo della sua pratica e Messer Ioseffo Zarlino libro 3. capitolo 4. add. in marg.] che alcuni mettono nel numero delle emmeli, et altri simili interualli, come meglio et à più à pieno nel soprascritto libro di Boetio, et nelle istitutioni harmoniche del sopradetto signore Zarlino si può uedere. Et perche habbiamo detto di sopra, che alcune sono Consone, cioè Consonante, et alcune altre dissonanti; si hà da sapere, che le Consonanti sono la Terza, la quarta, la quinta, la sesta, et la Ottaua, con le [-f.102v-] loro composte, et replicate; le Dissone, ouero dissonanti sono poi la seconda, la settima, la nona, la decimaquarta, la decimasesta, et la uigesimaprima con le loro replicate. Resta hora, dà che si è inteso, quali siano gli elementi, et specie, che compongono il Contrapunt, et quali siano le Consonanze, et quali le Dissonanze, che si uenga alla loro diuisione; et perche sono di due sorti, cioè perfette, et imperfette, che si uegga. Quali Consonanze siano perfette, et quali imperfette capitolo 9. Le Consonanze perfette sono queste cioè l' unisono, la quarta, la quinta, et l' Ottaua, con le loro replicate; le imperfette sono la terza, et la sesta medesimamente con le loro replicate, come di sopra; queste similmente si diuidono indue sorti, in maggiori, et in minori. si come meglio al suo luogo si dirà, quando particolarmente di esse ragioneremo. Del Vnisono Capitolo 10. [Boetio libro i. Capitolo 3. Franchino pratica libro 3. capitolo 2. et n Theorica libro 2. capitolo 2. et capitolo 10. Giorgio Valla libro 3. [[et]] capitolo 2. dalla sua Musica Gregorio Rhau enchiridion libro 1. capitolo 6. Stefano uaneo libro 3. Capitolo 25. Messer Giouanni Zarlino istitutioni harmoniche libro 2. Capitolo 10., et Capitolo 29. Gregorio Rahn. Enchiridion libro i. Capitolo 6. add. in marg.] Essendo la Consonanza, come dice Boetio, una mistura di suono graue, et acuto, che soaue, et uniformemente peruiene alle nostre orecchie; conseguentemente dà una istessa, et sola uoce, ò suono non si può produrre Consonanza alcuna; et se bene dai Musici egli è messo trà le Consonanze, niente di meno non è propriamente Consonanza; mà si come appresso gli Arimmetici l' unità non è numero, mà origine di numeri; et appresso i Geometri ilo Punto non è linea, mà principio della linea; Cosi anco appresso i Musici l' unisono si dice non essere Consonanza, mà l' origine delle Consonanze; et perciò è detto unisono, che altro non uuol dire, se non un' solo suono; come il presente sottoscritto esempio si dimostra. [Anonymus, Vera Regola, f.102v] nel quale, come si uede, non è alcuna uarietàdi concento: mà l' una parte, et l' altra suona il medesimo. [-f.103r-] Del Tuono Capitolo 11. [Boetio libro 4. Capitolo i4. Franchino Theorica libro 2. Capitolo 14. et in pratica libro 1. Capitolo 8. Pietro Cannutio capitolo 42. Macrobio in Somnium Scipionis libro 2. Capitolo 1. Petro Aron nel Lucidario libro 3. Capitolo j6. Fiorangelico libro 1. Capitolo 33. Guodo Aretino Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. Capitolo 18. Boetio libro 3. Capitolo 25. Fabro Stapilense. Vedi il Fiorangelico doue sopra è citato add. in marg.] Hauendosi à ragionare delle Consonanze; le quali sono composte tutte di Tuoni, et di Semituoni, serà anco, al parere mio, molto utlie il saper prrima, che cosa ssia TUOno, et quello, che sia Semituono. Si hà dunque da sapere, che questo nome Tuono nella Musica, è equiuoco; et alcune uolte significa Concordanza, intonantione, et regola mediante la quale si conosce il Canto, come meglio si dirà, quando si ragionerà di questa sorte di Tuoni; alcune altre uolte Tuono si chiama quella congiuntione, che si ritroua trà due uoci, ò suoni; Del quale parlando il nostro Guidone Monaco Aretino disse, esser quello legitimo spatio che si troua trà due uoci perfette. Et certamente li ueri, et legittimi interualli del genere Diatonico sono questi trè, cioè il Tuono magggiore, il minore, etil maggior Semituono, et non il minore, come molti hanno detto. Il Tuono maggiore dunque, è quello, che segue immediatamente uerso l' acuto nelle Chorde nominate diatoniche il Semituono maggiore in ogni Tetrachordo; et è quello ancora, che si troua collocato, trà la Chorda A. [sqb]. et a. [sqb]. senza mezzo alcuno. Il minore poi segue sempre il maggiore uerso l' acuto; et tiene sempre il terzo Interuallo di ciascuno Tetrachordo nella parte acuta; come ne i sottoposti esempi. [Anonymus, Vera Regola, f.103r; text: Tuoni maggiori, minori] Del Semituono maggiore Capitolo 12. [Boetio libro3. Caoutolo 8. Franchino nella Theorica libro 1. Capitolo 15. Pietro Aron nel Thoscanello libro 2. Capitolo 20. Messer Giouanni Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. Capitolo i9 add. in marg.] La maggior parte degli Scrittori tanto antichi quanto moderni, seguendo l' opinione di Boetio, hanno detto, il semituono maggiore, ouero Apotome, che lo dimandino, non si ritrouare naturalmente in luogo ueruno della mano: nè se non doue sia questa positione b. fà. [sqb]. mi; mà ritrouarsi bene accidentalmente, ouunquesia il Tuono figurandolo con l' uno, et l' altro di questi due segni b. et #. Mà noi seguendo i più moderni, et quelli particolarmente, che senza soffisticheria [-f.103v-] alcuna hanno meglio ritrouato la nouità delle proportioni delle Consonanze musicali; diremo il semituono maggiore ritrouarsi sempre senza mezzo alcuno, nel principio di ciascuno Tetrachordo nella parte graue, trà queste chorde, cioè [sqb]. et C. E. et F., et trà le chorde A. et b. come in questo esempio si dimostra. [Anonymus, Vera Regola, f.103v,1; text; semituono Maggiore] Del semituono monire Capitolo 13. [Boetio libro 3. capitolo 8. 14. et 15. Franchino Theorica libro i. Capitolo i5. Et in pratica libro 3. capitolo 13. Pietro Aron Fiorentino nel Toscanello libro 2. Capitolo 20. Margarita filosofica libro i. Capitolo 18. Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 19 et capitolo 25. add. in marg.] Segue dopò il maggiore il semituono minore, che à differenza del maggiore hanno descritto con questi due segni [sqb]. et #. dicendo quasi communemente tutti, che si ritroua trà queste due chrde Mi, fà. Il che quanto sia lontano dal uero, oltre la ragione, anco il senso di questa cosa n' è giuudice; et però seguendo noi la megliore, et più reale opinione, diremo che in effetto questo semituono si ritroua ascendendo nello acuto tra la chorda b. et [sqb]. come in questo essempio si uede: [Anonymus, Vera Regola, f.103v,2] La natura del quale, è di aggiungere, ò di leuare il Semituono minore dal Tuono, et di far diuentare minore alcuna Consonanza maggiore, et cosi per lo contrario, come in questo essempio si dimostra: [Anonymus, Vera Regola, f.103v,3] Nel quale doue dalla prima figura alla seconda è lo spatio del Tuono, ponendo trà l' una, et l' altra di quelle figure il b. come nel secondo essempio si uede, si uiene à leuare dalla parte acuta il semituono minore, et ci rimane il maggiore. Il medesimo effetto fà anchora il [sqb]. posto coe in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.103v,4] Nel quale si come trà la prima, et la Seconda figura del primo essempio si ritroua il Tuono, cosi posta la Chorda [sqb]. in luogo della b. come nel secondo essempio, leua il minore et rimane il maggior semituono. Il medesimo effetto fà ancora il # de introdurre il semituono maggiore in luogo del Tuono, come in questo essempio. Nel quale essendo nel primo il Tuono, trà la prima, et la seconda nota, mediante questo segno #, s' introduce il semituono maggiore, come nel secondo essempio trà la prima chorda si uede. Sognliono anco molti Musici il [-f.104r-] più delle uolte in luogo del [sqb]. porre la detta cifra #. La qual cosa è dai ualenti huomini [huomeni ante corr.] poco lodata, che potendosi descriuere quello, che si uuole intendere col proprio segno, se serua di un' altro diuerso, et forastiero. Veniamo hora alle Consonanze et principalmente alla Diapason come più nobile, et più perfettta di tutte l' altre. Nuoua diuisione della Diapason fatta secondo la natura del numero harmonico, et Collocata trà le Chrde. C. D. E. F. G. a. [sqb]. et c. [Messer Gioseffo Zarlino nelle Dimostrationi harmoniche Ragionamento 5. Definitione 8. 9. 10. et 11. nelle istitutioni harmoniche libro 3. Capitolo i2. add. in marg.] Mà prima che si uenga alle diuisioni delle specie delle Consonanze, non uoglio lasciare di dire, come di esse si ritrouano due ordini, l' uno dei quali procede secondo le lettere Gregoriane, et andiche A. [sqb]. C. D. E. F. et G. et l' altro secondo le silabe, et uoci di Guidone Monacho, ut, re, mi, fà, sol, la. Nel primo dei quali la Diapason hà la sua prima specie nella chorda A., et nella sillaba re; et nel secondo nella C. et nell' ut, prima sillaba del nostro Essachordo. La onde se bene questo secondo, rispetto alle uoci, et alli dodeci Modi, ouero Tuoni, che uengono accommodati l' uno dopò l' altro per ordine naturale, et non interotto, come nell' altro primo, pare ueramente molto natturale, et belo; perciò che in esso la prima specie della Diapason è quella, che trà la terza, et la quarta chorda, et trà la settima, et l' ottaua contiene il semituono maggiore. La seconda è quella, che lo contiene trà la seconda, et la terza, et trà la sesta et la settima chorda. La terza è quella, che lo contiene trà la quarta, et la quinta chorda, et trà la settima, et l' ottaua. La quinta è quella che lo contiene trà la terza, et la qquarta, et trà la sesta, et la settima chorda. La sesta è quella che lo contiene trà la seconda, et la terza, et trà la quinta, et trà la sesta chorda. Et la settima è quella, che lo contiene trà la prima, et la seconda chorda, et trà la quarta, et la quinta procedendo sempre dalla parte [-f.104v-] graue all' acuta, come in questi essempi. [Anonymus, Vera Regola, f.104v; text: Prima, Seconda, Terza, Quarta, Quinta, Sesta, Settima specie] Et la prima specie della Diapente è quella, che contiene trà la terza, et la quarta chorda il semituono maggiore. La seconda è quella, che lo contiene trà la seconda, et la terza. La terza è quella, che lo contiene trà la prima, et la seconda; et la quarta è quella, che lo contiene trà la quarta, et l' ultima, andando sempre dal graue all' acuto, come nei soprascritti essempi si uede. La prima specie della Diatessaron è quella che contiene il maggior semituono trà la terza, et la quarta chorda. La seconda, è quella, che lò contiene trà la prima, et la seconda procedendo sempre dal graue all' acuto. Onde, dico, se bene ne auengono le sudette cose: nientedimeno per essere il primo ordine più in uso, et da tutti i Musici antichi,et Moderni ridotto in prattica; per la sua antichità, et per la molta riuerenza, ch' io deuo à tanti, quasi infiniti scrittori: tanto nelle diuisione delle sopradette principali [-f.105r-] Consonanze, quanto anco circa l' ordine delli dodici Modi, ouero Tuoni, che dimandargli uogliamo noi non ci partiremo per hora dal primo; non già, perche questo nuouamente ritrouato dall' Eccellentissimo signore Zarlino non sia con grandissimo fondamento, et giudicio: mà per esse quello, come si è detto, più in uso comunemente di tutti; et più pratticato, che per ancora nonè questo secondo, del quale si farà mentione nel Capitolo 32. del 3. libro. Però seguendo il nostro breue discorso intorno alla diuisione delle Consonanze secondo il primo ordine delle lettere Gregoriane A. [sqb]. C. D. E. F., et G. come di sopra, ueremo [ueremo ante corr.] alla medesima consonanza diapason, come principale, et più perfetta di tutte l' altre. Della Diapason, ouero Ottaua. Capitolo i5. [Aristotele libro 1. physicis A nobiliori inchoandum est et C. Boetio libro <1.> capitolo 19. et libro 2. capitolo 30. et Aristotele libro 8. problema 29. et Cicerone in Somnio Scipionis et Macrobio libro 2. Capitolo 10. Messer Gioseffo Zarlino istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 12. Marchettus Paduensis Trattato 7. Capitolo de diapason Franchino pratica libro 3. Capitolo 2. et in Theorica libro 2. capitolo ii4. Plinio libro 2. naturalis historia, Sant' Agostino libro 4. dè Trinitate capitolo 2. Tolomeo libro 1. capitolo 11. Margarita Philosophica libro 5. capitolo 10. libro 2. Virgilio 6. libro ac ne obliquitur numeris septem discrimina uocum Boethio libro 4. capitolo i3. Guido libro i. Boetio libro 5. capitolo 9 Franchino in Theorica libro i. Capitolo 14. Franchino pratica libro i. Capitolo 7. add. in marg.] Douendosi dunque ragionare delle Consonanze, è cosa conueniente, che s' incominci dalla più nobile, et più perfetta di tutte. Adunque la Diapason, ouero ottaua, è una Consonanza di otto suoni, contenuta dala Proportione dupla, nel genere moltiplice trà questi due termini radicali 2. et 1. Questa considerata semiplicemente non hà, se non una specie; Ma essendo tramezata da altri interualli, le sue specie sono sette trà loro differenti, secondo la natura del genere diatonico; le quali contengono in se cinque Tuoni, cioè tre maggiori, due minori: et due semituoni maggiori; et è Madre, et Regina di tutte le Consonanze, sopra le quali hà giurisditione, et sopra ogni interuallo, che sia maggiore, ò minore di lei. Et se bene di sopra si è detto, che la quarta, et la quinta sono Consonanze perfette: niente dimeno questa sola è ueramente perfetta. La Diapente, cioè la quinta, è messa dà i Musici trà le perfette: non perche sia in effetto perfetta, mà per la soauità, che in se contiene; Onde il nostro Guidone disse non esser uoce alcuna, ò suono con il suo quinto suono, che perfettamente concordi, eccetto l' Ottaua la quale come dice anco Tolomeo, fà una congiuntione tale di uoci; che essendo due nerui, ò chorde in ottaua, pare, che sia uno istesso suono. Di questa parlando Plinio dice; contenere tutto l' Corpo del Mondo; et che dalla Terra al Cielo, doue si comprendono li segni delle stelle, fatto il computo d' ogni cosa, ci è una Diapason. Hà dunque sette specie, ò interualli, come di sopra, cioè una meno de gli otto suoni; si come hanno anco tutte l' altre Consonanze, le quali hanno una specie meno de i loro interualli; Anche come dice il nostro Guidone, assimigliandola alla settimana, si come finiti li sette giorni della settimana noi repetiamo li medesimi; et il primo, et l' ottauo giorno lo chiamiamo il medesimo: Così nella ottaua figuriamo, et dimandiamo le medesime uoci, perche le sentiamo consonare con una naturale, et uera concordia. Et è cosi detta Diapason à Dia, che significa per, et pason, che uuole dire tutto, ò uero uniuersità; et però da i Musici è chiamata Genitrice, et uniuersale soggetto di tutte le Consonanze; Hora quali siano le sue specie dette di sopra nel presente essempio si dimostrano. [Anonymus, Vera Regola, f.105v; text: Prima specie 2. 3. 4. 5. 6. 7. ] Mà potrebbe dire alcuno. Per che causa, essendo questa Consonanza la principale, come si è detto di sopra, non hà la sua prima specie nella prima positione della mano cioè in [Gamma]. Ut, la quale è la prima di tutte l' altre uoci, come ella l' hà in A., che è la seconda? [Marchetto Paduensis Trattato 9. et Pietri Canutio libro 1. Capitolo 36. Trattato 8. nel capitolo della Diatessaron, et Berno Abbate libro i della sua Musica. Et Fior Ancelorum libro i. Capitolo 16. et Guido Aretino libro i. Capitolo 1. Berno libro 1. capitolo 4. add. in marg.] A questo si risponde, che se bene quanto all' ordine delle sei uoci, ò Note, cioè, ut, re, mi, fà, sol, la, il [Gamma]. Ut è la prima; tuttauia, quanto poi all' ordine essentiale, et tripartito della mano Diatonica, cioè A. [sqb]. C. D. E. F. G. la prima è A; et non [Gamma]. La quale non è stata messa in tal luogo, come uoce, ò suono principale, mà come uogliono alcuni, per dimostrare, che questa scienza è [-f.106r-] stata ritrouata dà i Greci: come habbiamo nel primo libro del Genesis, che Iubal fù il Padre dei cantanti nella Cetera, et nell' Organo; [Pietro Commestor nella historia scolastica dice esser stato Iubal lò inuentore, et che di Pitagora nè è stato detto fauolosamente dà i Greci, et Giouanni cartusino nelli 7. della sua Musica capitolo i0. Macrlobio libro 5. Saturnalia Quintiliano libro i2. Fiore Angelico libro 1. Capitolo 16. Pietro Aron Cicerone 2. de oratore. Ordo est qui memoriae maxime lumen affert. Et cetera Maestro Gioseffo Zarlino libro 3. Capitolo i3. Istitutioni harmoniche Di questi generi questo libro 4. capitolo 22. Aristosseno libro 2. et 3. Boetio libro 3. capitolo 3 et libro 4. capitolo i3. add. in marg.] et si come nel principio del nostro Compendio si è detto, che Pitagora, Aristosseno, Tolomeo, et altri Greci hanno ritrouato le Proportioni delle Consonanze; oltre, che come dice Macrobio, et afferma anco Quintiliano tutti gli antichi Poeti, et scrittori erano grandamente lodati se i Titoli delle loro opere erano Greci, si come trà gli altri fece Virgilio nominando il suo uerso pastorale Bucolica, et Theocrito ancora, et quasi la maggior parte delli scritttori. Ma ueniamo hora alla Diapente, come parte magggiore di detta Diapason. Della Diapente, ò uero quinta Capitolo i6. Et perchè si proceda con ordine, il quale non solo dà ciascuna cosa il luogo suo, ma anco dà gran lume alla memoria; essendosi ragionato della principale Consonanza che è la Diatessaron, la quale, come si è detto, è contenuta dalla Proportione Dupla, è cosa ragioneuole, che si uenga hora alla Diapente, o uero quinta: essendo , che dopo la Dupla segue immediatamente la Tripa, nella quale proportione consiste questa, tra questi due termini radicali 3. et 2. Et si come quella è la prima del genere superparticolare; dè i quali generi si farà mentione nel nostro quarto Discorso più à pieno, quando si ragionerà dela sesquialtera. È dunque chiamata Diapente à dia, che significa per, et pente, che uuol dire cinque; cioè Consonanza di cinque suoni; la quale essendo semplicemente considerata senza mezzo alcuno, è di una sola specie: percò che non si troua Diapente alcuna, che di Proportione sia maggiore, ò minore d' un' altra; la qual se bene è Consonanza di cinque uoci, ò suoni, non però si troua in tutti quei luoghil che trà loro sono distanti per cinque interualli, si come pensò Aristosseno: auenga che se bene dà [sqb]. ad F. et dà e. à b. acuto ci sono cinque interualli: non per questo si generà trà loro questa Consonanza, la quale tramezata diatonicamente nelli suoi estremi hà quattro specie: trà le quali si contengono due [-f.106v-] Tuoni maggiori; uno minore, et un' semituono maggiore, come ne i sottoposti essempi si uede. [Anonymus, Vera Regola, f.106v, 1; text: Prima, Seconda, Terza, Quarta] [Contro Pietro Canutio libro 7. capitolo [[4]] 8. add. in marg.] Ma essendosi distesa trà questi interualli, cioè .{sqb]. Et F., ouero trà e. et b, uiene à essere diminuita d' un Tuono, et uiene à contenere due Tuoni, et due semituoni; di maniera che, et dica chi uole questa consonanza sia di tre sorti, cioè perfetta imperfetta, et superflua; che io (quanto à me, ogni hora che non contenga li tre Tuoni, et il semituono, come di sopra, mà sia diminuita, ò accresciuta come in questi essempi [Anonymus, Vera Regola, f.106v,1; text: imperfetta. superflua.] non tengo, che la sia Consonanza; mà, come dice Franchino [Franchino nella pratica libro 3. capitolo 3. add. in marg.], una dissonanza inconueniente alla cantilena: si cime meglio nelle Regole del Contrapunto nella Regola seconda s' intenderà. Et se bene questa Diapente imperfetta si pone nelle Compositioni di due, di tre, di quattro, et di più uoci; Dico, che è posta non come Consonanza, mà nel medesimo modo, che si pongono le altre Dissonanze, cioè nella seconda testa della Battuta; come in questi sottoposti essempi di due, di tre, et di quattro uoci si può benissimo uedere [Anonymus, Vera Regola, f.106v,2; À due uoci, tre Voci] [-f.107r-] [Anonymus, Vera Regola, f.107r,1; text: À quattro uoci.] Ne i quali essempi si uede la detta Diapente imperfetta esser posta nella seconda testa della Battuta come l' altre Dissonanze. Della Diatessaron, ouero Quarta. Capitolo i7. [Boetio libro i. capitolo 8. Franchino prattica libro 3. capitolo 5. et 6. ota che Boetio nel libro dell' Aritmetica dimanda questa Consonantia prencipe delle altre perche rappresenta quattro Elementi libro 2. capitolo 4.et 6 di Arithmetica et Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 4. Boetio libro iiii capitolo 6. et capitolo i3. Franchino Theorica libro 2. capitolo 23. Boetio libro 5. capitolo 12 et Franchino nella Theorica libro 2. capitolo 16. Aristosseno libro 2 capitoli [[<.>]] 2 uedi meglio i suoi errori in Franchino Theorica libro 2. capitolo 16, et nella Istitutione harmonica libro 2. capitolo 33. Franchino libro 3. capitolo iiii et libro 3 capitolo 6. add. in marg.] Dopò la Diapente segue immediatamente la Diatessaron, cosi detta in Greco [Grego ante corr.] à dia, che significa per, et tessaron, che uuol dire quattro, cioè Consonanza di quattro uoci, ò suoni; che è contenuta nel secondo luogo del genere super partiente tra questi termini 4, et 3; la quale considerata, come si è detto dell' altra semiplicemente, et senza mezzo alcuno non hà se non una sola specie; Mà essendo Diatonicamente tramezata da altri suoni, hà tre specie, che nascono dalla uarietà del semituono maggiore, il quale si troua diuersamente posto trà le [[chorde]] lor chorde [corde ante corr.] mezane, cioe nella prima nel secondo luogo; nella seconda nel primo, et nella terza nel terzo; come in questo essempio si uede. [Anonymus, Vera Regola, f.107r; text: Prima specie. Seconda, Terza] E se bene la Diatessaron è Consonanza di quattro uoci; è nondimeno d' auertire, che questa Consonanza non si ritroua in tutti quei luoghi, ne i quali sono quattro uoci, ò suoni, nel modo, che si è detto di sopra della Diapente, come si pensò Aristosseno: perche dà F. à [sqb] tanto acuto, quanto sopracuto, tal Consonanza, rispetto al tritono, non si troua; et acciò si proceda distintamente: Tritono chiamano li Musici quella congiuntione di tre Tuoni, la quale si ritroua trà f. et [sqb] come in questo [-f.107v-] essempio [ Anonymus, Vera Regola, f.107v,1] Doue questa Consonanza non contiene altro, che due suoni, et un maggior semituono, come di sopra. Et se bene nelle compositioni alcune uolte si ritroua constituita trà questi interualli; è posta come Dissonanza nella leuatione della Battuta, come di sopra la quinta imperfetta; et non come Consonana; Si come ne gli infrascritti essempi nelle penultime note dell' Alto, e del Tenore del primo, et nelle penultime del Canto, et dell' Alto del secondo si uede. [Anonymus, Vera Regola, f.107v,2; text: Canto, Alto, Tenore, Basso] E se bene alcune uolte ancora si trouano messe nelle compositioni di tre, di quattro, et di più uoci, nel principio della battuta, come ne i sottoposti essempi. [Anonymus, Vera Regola, f.107v,3; text: À quattro Voci, Canto, Tenore, Alto, basso] Questo nasce non perche trà queste chorde f. et [sqb] in modo alcuno si [[ritorn]] [ritroui add. supra lin.] la Consonanza mà per uirtù dell' altre Consonanze che si trouano trà le altre parti, mediante le quali il Tritono non può cosi aspramente ferire il sentimento nostro. Delle Consonanze imperfette maggiori, et minori ò uero Terza maggiore Capitolo i8. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. et capitolo 7. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 9. et i5. Pietro Aron. Istitutione harmonica libro 1 capitolo 19. et Fiorangelico libro i. Capitolo 36. add. in marg.] Dopò le Consonanze perfette uengono le imperfette, come di sopra; trà le quali è questa differenza, cioè, che alcune [alcuna ante corr.] sono maggiori, et alcune altre minori [minore ante corr.]; Le maggiori sono quelle gli estremi delle quali sono contenuti da Proportioni maggiori, et dà maggiori interualli; et perciò il Ditono, ò uero terza maggiore cosi detta, per esser composta di due Tuoni, mà non già sesqquiottaui, come molti hanno detto: mà d' uno maggiore [-f.108r-] contenuto dalla proportione sesquiottaua, et dà uno minore contenuto dalla proportione sesquinona. Il Ditono, ò terza maggiore adunque considerato semplicemente et senza mezzo alcuno trà i suoi termini radicali 5. et 4. nel terzo luogo del genere super particolare dalla proportione sesquiquarta, si può dire il medesimo, che si è detto dell' altre, cioè; che non habbia senon una sola specie: conciosia che tanto siano distanti in proportione gli estremi del Ditono posto nell' acuto quanto quelli d' alcun' altro posto nel graue; Mà essendo tramezato diatonicamente dà altri suoni, et diuiso in due Tuoni, le specie sue sono due trà le quali è questa differenza; che nel primo interuallo dalla prima specie, si troua il Tuono maggiore, et nel secondo il minore, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.108r,1; text: Prima specie. ouero.] Nella seconda specie si ritroua poi il Tuono minore nel primo, et il maggiore nel secondo come si uede [Anonymus, Vera Regola, f.108r,2] Quando dunque due parti seranno distanti trà questi due suoni come in questo essempio diremo, che siano distanti per un Ditono, ò uero per una terza maggiore. [Anonymus, Vera Regola, f.108r,3] Del semiditono, ò uero terza minore Capitolo i9. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. et Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 16. et Pietro Aron Istitutione harmonica libro 1. capitolo i6 et Fiorangelico libro i capitolo 7. add. in marg.] Il semiditono, il quale dà i Prattici è detto terza minore, la forma del quale è contenuta nel genere superparticolare dalla proportione sesquiquinta nel quarto luogo, considerato diatonicamente senza mezo alcuno, è d' una sola specie, si come s' è detto di sopra dell' altre Consonanze: mà essendo tramezata diatonicamente dà altri suoni, hà due specie, trà le quali è questa differenza, che la prima contiene nel primo luogo il tuono maggiore, et nel secondo il maggiore semituono; et la seconda contiene il detto semituono nel primo interuallo, et il Tuono el secondo, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.108r,4; text: Prima specie, seconda] Quando dunque si troueranno nelle Compositioni due parti distanti l' una dall' altra in questo modo, [Anonymus, Vera Regola, f.108r,5] Diremo che siano distanti [-f.108v-] un' semiditono, ò uero una terza minore. Dello Essacordo maggiore, ò uero sesta maggiore Capitolo 20. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 1 capitolo 23. et Fiorangelico libro i [[1]] capitolo 41. add. in marg.] Lo essachordo, ò uero sesta maggiore cosi detta dal numero delle uoci, ò suoni che in se contiene, è una Consonanza composta di sei uoci la quale hà la sua forma dalla proportione superbipartiente terza, che è la prima di questo genere trà questi termini radicali 5. et 3. Questo considerato ne i suoi estremi solamente, si può dire come dell' altre cioè, che sia d' una sola specie; Mà essendo diatonicamente diuiso, et tramezato da' altri suoni hà tante specie, quante sono le uariationi de i luoghi del Semituono; Et secondo i Pratici, essacordo, è una compositione di sei uoci, ò uero suoni, che contiene quattro Tuoni, et un' semituono maggiore come nel presente essempio si dimostra. [Anonymus, Vera Regola, f.108v,1; text Prima specie, seconda, Terza] Quando adunque nelle compositioni si troueranno due parti l' una conl' altra in questo modo. [Anonymus, Vera Regola, f.108v,2] Si dirà che siano distanti per uno essachordo maggiore, ò uero per una sesta maggiore. Dell' essachordo minore, ò uero sesta minore Capitolo 2i. [Franchino pratica libro 3. capitolo 2. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 21, et Pietro Aron Istitutione harmonica libro 1. Capitolo 23. Fiorangelico libro 1. capitolo 42. add. in marg.] Lò essacordo minore, ò uero sesta minore, che è contenuto dalla proportione supertripartientequinta, è similmente una Consonanza di sei suoni, la quale essendo considerata nei suoi estremi termini solamente si potrebe dire il medesimo, che si è detto dell' altre, cioè, che non hauesse, se non una sola specie: mà essendo diatonicamente tramezato, anco questo hà tre specie; si come dalla uarietà dei semituoni si può comprendere; et à differenza della maggiore contiene tre Tuoni, et due semituoni maggiori, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.108v,3; text: Prima Specie. Seconda, Terza] [-f.109r-] Quando adunque due parti saranno l' una con l' altra distanti in questo modo; [Anonymus, Vera Regola, f.109r,1] diremo, che siano distanti l' una dall' altra per uno essachordo minore, ò ueramente per una sesta minore. Della Diapente col ditono, ò uero settima maggiore. Capitolo 22. [Franchino Pratica libro 3. capitolo 4. Pietro aron. Istitutioni harmoniche libro i capitolo 24. Messer Gioseffo Zarlino Istitutioni harmoniche libro 3. capitolo 22. add. in marg.] Et perche, se bene l' Harmonia, principalmente si compone di Consonanze, si usano anco in essa le dissonanze; che (come à suo luogo, et tempo si dirà) essendo in essa poste regolatamente non solo non offendono l' udito, mà danno anco diletto; èt essendosi fatto mentione della Quinta imperfetta, accio che anco le dissonanze habbino il luogo loro ueremo alla diapente col ditono, ò uero settima maggiore, et poi alla minore; dopo le quali, uedutosi breuemente, come nelle compositioni si deuano porre le dette Consonanze, si porrà fine à questo nostro ragionamento hauendo à memoria il precetto d' Oratio, [Oratio, libro 1. della Poetica Quidquid precipies, esto breuis, ut cito dicta. Percipiant animi dociles, teneantque fideles, et cetera add. in marg.] che sempre ci sarà inanti gli occhi. Ritornando dunque alla diapente col ditono, ò uero settima maggiore dicono i Musici, essere uno interuallo posto nell' ordine delli Dissonanti, il quale contiene in se sette suoni, trà i quali sono cinque Tuoni maggiori, et un Semituono maggiore, dal quale numero di suoni l' hanno anco chiamato Eptachordo, che altro non uuol dire se non interuallo di sette chorde, il quale essendo considderato semplicemente ne i suoi estremi, et senza mezzo alcuno, non hà se non una sola specie: mà essendo poi diatonicamente diuiso in Tuoni, et semituoni, n' hà due, come in questo essempio. [Anonymus, Vera Regola, f.109r,1; text Prima specie, Seconda] Quando duque due parti seranno nel graue, et nello acuto in queste chorde, diremo, che sono distanti l' una dall' altra per una Diapente col Ditono, ò uero per una settima maggiore [Anonymus, Vera Regola, f.109r,2] Della Diapente col semiditono, ò uero settima minore Capitolo 23. [Messer Gioseffo Zarlino Istitutione harmonica libro i. capitolo i6 et libro 3. capitolo 23. Pietro Arono Istitutione harmonica libro i. Capitolo 24. add. in marg.] La iapente col semiditono, ò uero settima minore, è una dissonanza anco ella di sette suoni, che contengono sei interualli, trà i qualisi trouano quattro Tuoni, et due Semituoni maggiori, et è contenuta nelle sue estreme chorde sotto la proportione superquadripartiente trà questi suoi termini radicali 9. et 5. Questa considerata nelle sue chorde estreme senza mezzo alcuno, come di sopra si è detto, hà una sola specie: mà essendo diatonicamente tramezata, le sue specie sono cinque, le quali nascono dalla diuersità dei luoghi dè i semituoni, si come in questo essempio si uede [Anonymus, Vera Regola, f.109v,1] Questa issonanza chiamano i Musici anco Eptachordo minore dal numero delle chorde, come di sopra, à differenza del maggiore. Però quando due parti della cantillena seranno l' una dall' altra distanti per queste chorde [Anonymus, Vera Regola, f.109v,2] diremo che siano distanti per una Diapente col semiditono, ò per uno Eptachordo minore, ò uero per una settima minore. Che le Consonanze mescolate con le Dissonanze fanno l' Harmonica più diletteuole, et più grata all' udito Capitolo 24. [-f.110r-] [Franchino pratica libro 3. capitolo IIII. Messer Gioseffo Zarlino Istitutione harmonica libro 3. capitolo 42. add. in marg.] E se bene, come nel principio si è detto, l' Harmonica si compone principalmente di Consonaze; tuttauia, se non fussero le dissonanze, non sarebbe cosi uaga, et diletteuole all' udito; il quale non altrimente si deletta della uarietà de i suoni consonanti de delli Dissonanti, che si faccia il sentimento del uedere, della diuersità, e contrarietà dei colori, i quali quantunque trà loro siano di natura contrarij, et diuersi, nientedimento quanto più sono da Eccellenti Pittori con buona, et bella maniera accommodati tanto maggior bellezza, et uaghezza rendono à gli occhi nostri. Il simile dunque auiene delle dissonanze, le quali quanto più trà loro sono contrarie, et con bello ordine accomodate, tanto maggiore è la uaghezza, et diletto, che alle orecchie nostre rendono. Et ueramente se nelle cantilene non si odisero altro, che Consonanze solamente, ancora che facessero buono effetto non darebbano però al sentimento nostro quel diletto, che danno essendo con ordine, et con regola mescolate con le dissonanze. Et perche, à mio giudicio questo è il fondamento di tutto il ragionamento Musicale, dà che si saranno conosciute quali siano le Consonanze et quali le Dissonanze sopradette, è necessario ueder il modo, che si deue tenere nell' accomodarle nelle Compositioni secondo l' ordine et le buone regole degli Antichi, et moderni Musici, lè quali titti si metteranno ordinatamente nell' altro seguente discorso con quella breuità, et facilità maggiore che sarà possibile. Per qual cagione l' Autore habbia seguito solo l' opinione di Messer Gioseffo Zarlino intorno alle proportioni delle Consonanze Capitolo 25. [Boethio libro 1. capitolo 19 Aristosseno disse esser composta di sei Tuoni Boetio libro 2. capitolo 30. et Franchino pratica libro 3. capitolo6, et capitolo i4, et capitolo 15, et Petro Aron nel Toscanello libro 2. Capitolo 20., et Franchino nella Theorica libro 1. capitolo 15. add. in marg.] Potrebbono taluolta alcuni merauigliarsi [merauigliosi ante corr.], che intorno alle proportioni di queste Consonanze, lasciato l' opinione di Boetio, di Messer Franchino, et communemente di tutti gli antichi, et moderni scrittori, che tutti unitamente hanno detto, la Diapason esser composta di cinque Tuoni, et di due semituoni minori; et il semituono maggiore non si ritrouare diatonicamente in luogo alcuno della mano, et minore ritrouarsi trà queste chorde e; et F. conseguentemente il Ditono esser composto di due Tuoni sesquiottaui [-f.110v-], et il semiditono d' un' Tuono, et d' un semituono minore; et similmente lo Essachirdo maggiore (credendo, che le Consonanze Musicali siano forse contenute dà una forma) esser composto di quattro Tuoni, et di un semituono minore; et il minore di tre Tuoni, et di due semituoni minori; lasciata dico l' opinione di Boetio, et di molti altri, io habbi uoluto seguire quella di uno solo. À i quali breuemente respondendo dico; Che non deue essere di marauiglia alcuna, se gli Antichi Filosofi, Boetio, et tutti quelli, che hanno seguito la loro opinione, non habbino hauuta la uera, et perfetta cognitione di tali proportioni; perciò che essendo questa come l' altre Scienze, diuisa in due parti cioè nella Theorica, et nella Prattica: et essendo il proprio fine
Comments
Post a Comment