Author: Beccatelli, Giovanfrancesco
Title: Appendice Ò Sia Confutazione di due principali parti dell' antica Musica.
Editor: Massimo Redaelli
Source: Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica, MS F 8, 61-66

[Numero 2. add. in marg. m. sec.] [-61:-] Appendice Ò Sia Confutazione di due principali parti dell' antica Musica. Avendo per quanto à me pare dato compimento alla spiegazione dell' antiche dottrine Musica, mi persuado essere obligato, conforme hò promesso à carta 22. di dire alcune parole sopra i due principali punti dell' antica Musica, il quali, sono la Dottrina de Generi, e quella de Tuoni per mettere in mostra quegli Argomenti, che mi spingono à dire, che i dimostranti antichi generi, con tutte le loro divisioni non altrimenti esser vere, e reali divisioni per le quali i suoni dà esse prodotti fossero dagli Antichi Musici, in cantando, e sonando praticati; Mà mere fantastiche speculazioni di Filosofi Mattematici, con per atro fatte, che per dimostrare in quante maniere si può comporre con trè intervalli la Sesquiterza, appresso di loro, prima proporzione consonante. In primo luogo adunque è da considerarsi, se gli antichi Cantori, e Sonatori di Tibie, e di Cetere, in usare detti tre Generi, praticavano tutti i descritti Colori, ò pure un sol colore per ciascun Genere. Se un sol Colore. Qual mai era quello di tanti Colori Diatonici, e Cromatici? Dà i tanti dimostrati Colori, altro non si puo dedurre, se non che gli Antichi eziandio à tempi di Briennio, del quale benche sia incerta l' età, pur è certo, che visse qualche secolo doppo Tolomeo; non si possano distinguere la disposizione de Suoni, che nelle loro Cantilene usavano. Mà fosse pure cosi, come era la loro disposizione non conosciuta, questo è certo, che nel genere Diatonico, non era; ne poteva mai essere quella,non solo del Diatonico eguale, quanto eziandio del Tonieo, che è l' istessa di quella Di Archita. e pure Tolomeo, che con più maschia intelligenza degli altri, della musica hà trattato, non solo dimostra tali divisioni, màle descrive per molto congrue nelle Cantilene. Dunque qual peso dar si deve alle sue parole? Se poi usavano tutti i descritti Colori, colla mescolanza eziamdio de medesimi nelle istesse Cantilene, come asseriscono gli Autori, e come hò accennato nel trattato della mutazione. Qual mai eccelentissimo [-62:-] Cantore, e di Orecchio cosi rafinato, e sicuro poteva distinguere colla voce la insensibile diversità di tanti suoni? Concedasi per loro vantaggio, che l' intervallo del Diesis Enarmonico sia il primo intervallo cantabile, che vale à dire distinguibile, come vogliono tutti gli Antichi Scrittori Musici, e che perciò conceder si possa l' uso delle due diverse Licanos de due Colori Diatonici di Aristosseno distanti trà loro un Tal Diesis; come si potrà concedere l' uso delle diverse Licanos, e Paripate degli altri Colori Diatonici, usando in ascendendo, e discendendo ora un tuono di Sesquiottava, ora di Sesquisettima, ora di Sesquinona, e ora di sesquidecima, ed altresi usando ora il semituono di sesquivenzettesima, ora di sesquiventecima, ora di sesquiquindecima, e ora di sesquiundecima, ed ora in questa ragione 256/243, delle quali differenze le più sono di molto minore intervallo, di quello che sia il sudetto Diesis. Ma che diremo del Genere Cromatico, ed Enarmonico? che per conoscere quanto sia folle la dottrina de Greci intorno à questi generi basta accordare i naturali Tasti di uno de nostri Cembali secondo queste divisioni coll’andarvi sopra per sentirne non dirò la strana modulazione, mà il deforme sconcertamento, che tanto in andar di grado, quanto per salto tali disposizioni producono, mà per dirvi sopra qualche cosa, prendendo i Colori Cromatici di Aristosseno per esser questi chiamato il Principe de Musici Greci, mi sia lecito il ripetere, e dire, se il Diesis Enarmonico costituito dà lui di tre dodicesimi di Tuono, è il minimo intervallo, che si può sensibilmente cantare, e praticamente come egli dice, quo ullum canitur minus intervallum: qual sensibil differenza adunque sara stata quella del Semituono [del add. supra lin.] Cromatico Tuono, à quello dell' Emiolio, essendo questo di quello minore la metà di un Diesis Enarmonico? Dipoi, che sensibil differenza sarà stata quella del Semituono dell' Emiolio, al Diesis del Cromatico Molle, non vi essendo trà loro altra distanza, che della Metà di un dodicesimo, cioè la sesta parte di un Diesis Enarmonico? E quali erano gli Strumenti, che potessero avere distinte queste differenze di Tuoni? se si potesse concedere, che avessero tante diverse Tibie; delle quali i fori fossero adattati à tante diverse variazioni, bisognarebbe pur credere; che i Sonatori di quelle, ne portassero ne portassero sempre se con un fascio per poterle cambiare ad ogni mutazione di Cantilena, ma con tutto questo con quali [- 63:-] Orecchie i Sonatori, e gli Ascoltatori potevano discernere queste variazioni? E i Citaristi come potevano variare aggiustatamente l' accordature delle Corde per differenze tanto insensibili? E in qual Età, in qual secolo vissero quei musici, che praticavano in genere Enarmonico, e Cromatico? [Libro 1. pagina 2. add. in marg.] Aristosseno dice. Porro putandum, qui ante nos fuere, tantum esse voluisse Harmonicos, cum harmoniam tantum attigerint, cioè il genere Enarmonico. Dunque questo genere era in molta estimazione, e perciò solo questo in uso de tempi anteriori ad Aristosseno; come alcuni de nostri tempi hanno creduto, ed in spezie l' accuratissimo Meibonio. Fino à Pitagora il quale visse poco più di dugent' anni avanti di Aristosseno, non usavasi nella Musica, come si cava dà gravissimo Autori, più che sette Corde disposte in due congiunti Tetracordi da Terpandro. Pittagora aggiunse l' ottava Corda, et notato malleorum sonitu Musicam perfecit. E molti Anni doppo Pitagora rispetto à tempi posteriori non fosse per cosi dire ancor bambina. In oltre Pittagora, e Filolao suo seguace, chiama Diesis il residuo del Tetracordo, estrattone i due Tuoni sesquiottavi, che Platone chiamò Limma, come nel principio della Sposizione hò detto, il qual ressiduo è poco minore della metà di un Tuono, che Noi direbbamo semituono minore. Onde argomento; Se il Diesis, come tutti attestano, è il minimo intervallo, che colla voce si può distinguere, e questo in quei tempi era il semituono minore, Dunque al tempo di Pitagora non era in uso altro genere, che il Diatonico. E giusto il minimo intervallo, che in oggi si modula è il Semituono minore. Onde anche la Musica d' oggigiorno cira agli intervalli è la medesima di quella del tempo di Pittagora. E Platone medesimo, che fù circa cento Anni acanti di Aristosseno spiega nel suo Timeo le proporzioni de suoni Musici nel solo genere Diatonico. Dunque se è vero quello, [Pagina 19. add. in marg.] che dice Aristosseno cioè: Quicumque enim accipitur Cantus ex ijs, qui modulata serie nituntur, aut Diatonus est, atu Chromaticus, aut Enarmonicus. Primus itaquè, et antiquissiumus illorum ponendus est Diatonus, primumque in illum natura hominis incidit. Alter Chromaticus. Tertius, et supermus Enarmonius. ultimo enim isti vix [-64:-] etiam magno cun labore sensus adsuescit. Mà più chiaramente [Pagina 19. add. in marg.] Aristide. Ex his naturalius est Diatonus, quippè omnibus etiam indoctis omninò cani potest. Artificiosissimum Croma soli enim docti illud modulantur. Accuratissimim est Enarmonium quod peritissimis tantùm.Musicis est receptum, multi autem est imposibile. E Plutarco ancora, l' opere del quale appunto in questi giorni mi son capitate alle mani così parla dell' Enarmonico. [In de Musica add. in marg.] Pulcherrimum omnium, maximeque decormum genus, quod veteres propter maiestatem, gravitatemque ipsius colebant. Sicche essendo l' Enarmonico genere il più sublime, il più perfetto, il più bello, e maestoso, e che solo dà peritissimi Musici veniva usato; fà duopo confessare, che à cosi eccelente grado la Musica pervenissi in molto meno di dugent' anni di tempo cioè in meno di tempo di quello, che è interposto trà Pittagora, ed Aristosseno, e che dipoi questa eccelenza subito si perdesse, e che mai più à tale sublime stato ritornasse, perche oltre à quello, che dice l' antico Filosofo Gaudenzio parlando del Diatonico. Hoc enim solum ex tribus generibus est quod frequentissime cantatum reliquorum duorum usus parum abest quin obsoleverit. Lo stesso Plutarco nel medesimo luogo parlando de Musici de suoi tempi, aggiugne alle citate parole, che tal genere penitus repudiarunt, adeo ut ne qualiscumque perceptio, curaque sit plerisque Enarmonicorum intervallorum; mà notisi, che Plutarco fù non pochi Anni anteriore di Tolomeo, poiche fiori ne tempi di Traiano, e pure (e questo è molto considerabile) alle sudette parole seguita cosi sopra de Musici di que' tempi. tantaque ignavia, atque socordia invasit eos, ut Diesis Enarmonian, ne speciem quidem omnino cadentium uel sensum praebere putent, easque de Canticis, et modulaminibus exterminent, et ipsa in nugas eos, qpud quos in aliqua fuerit existimatione, quique hoc genere sint usi, dicere non vereantur. E poco più sotto di tal Diesis parlando, dice: Et negant magnitudinem illam posse recipi in consonantiam, uti Hemitonium, et tonus. et reliqua huiusmodi intervallorum recipiuntur. Quando mai ebbero le bell' Arti più fioriti Secoli dell' antecedente al primo, e del primo di nostra salute, ne quali la gloria, e la potenza de Romani arrivo all' auge della sua grandezza? E specialmente poi la Musica che in detti tempi era in cosi alto pregio, che i buoni Professori della medesima riportavano tali premj, che ne arrichivano, come dá Saturnali [-65:-] [In vita Vespasiani add. in marg.] di Macrobio, e dà Suetonio si ricava. Or se in tempi cosi gloriosi, e favorevoli il genere Enarmonico era stimato dà Professori Musici una Sciochezza, à che fine Tolomeo, e Briennio à detti tempi molto posteriori si affaticarono tanto per descriverne l' uso, e dimostrarne le varie diverse divisioni? E come si accordano i sentimenti di Aristosseno, e di altri Greci, e in spezie di Plutarco chiamandolo. Pulcherrimum omnium maximeque decorum genus, quod veteres propter maiestatem, gravitatemque colebant. co' sentimenti di Tolomeo, che dice, cum [Libro primo capitolo 15 add. in marg.] genus enarmonicum sit omnium mollissimum, e nel Capitolo seguente, verum ex generibus iam' expasitis, Diatonica quidem omnia experimur auribus congrua, sed non pariter, vel Enarmonium, vel Chromaticum, quia non damodum delectantur modis valdè solutis? Conchiuderò, che per la ragione, che le cose distingue: Per l' esperienza delle Cose Maestra: e per lo rapporto degli Scrittori si prova non altro essere il Cromatico, ed Enarmonico genere, che, come di sopra hò detto una metafisica Speculazione di Filosofi Mattematici, e non reali divisioni, che i Musici col Canto, e col suono in atto ponessero. e per conseguenza ne viene, che il solo genere Diatonico sia sempre nelle modulazioni pratticato, e che la Divisione di questo sia sempre stata l' istessa della nostra, mà non conosciuta dagli Antichi per non potersi ridurre sotto razionali proporzioni, non avendo eglino altra mira, che di ridurr' i suoni Musici sotto la ragione de numeri, e questi per lo più ne generi moltiplice, e superparticolare come dimostra Tolomeo ne due ultimi capi del primo, e ne primi due del secondo libro della sua Armonica. E che la detta divisione sia stata la stessa della nostra si prova perche oltre alla naturale ragione de numeri della progressione Armonica, i quali producono i nostri intervalli consonanti, si conviene con questo, che prendendo una Tromba da fiato, overo quello strumento di una sola Corda chiamato Tromba marina, non se gli potrà fare interamente, sonandogli, altri suoni, che quelli espressi dalle seguenti Corde, cioè se detti Stromenti saranno accordati in C. sol fa ut, i suoni, che essi esprimeranno saranno C. E g. e. d. e. f. # f. gg. aa. e se saranno accordati in D sol re, esprimeranno questi D. # F. a. d. e. # f. gg. # gg. aa. [sqb]. I quali intervalli per essere secondo [-66:-] la Disposizione del nostro Diatonico, fanno una chiara prova, che la natura medesima non produce altri suoni modulativi, cche gli antichi musichi chiamavano Emmeli, se non quelli, che si esprimono colla nostra divisione: e se la natura è stata sempre l' istessa; ne viene, che gl' Intervalli, e i suoni Emmeli sieno sempre stati i medesimi, e se gli antichi non hanno cioò conosciuto, fà duopo confessare, che avessero meno cognizione di quella, che hanno avuta, e che hanno i moderni. Non dimeno dà quella de Generi è la Speculazione de Tuoni, e in spezie quella di Aristosseno, e de suoi seguaci, ponendone egli tredici, e questi quindici, che vale à dire una pura Fantastica Chimera, poiche per quello si ricava dalle antiche dimostrazioni, à riserva di quelle di Toomeo, con tuttoche alcuni altrimenti abbiano descritto, i Tuoni tutti venivano posti in una medesima specie di Diapason. come hò dimostrato ne Tuoni portati dà Boezio à Carta 41. onde qual differenza può cagionare dà uno ad altro susseguente Tuono il solo essere più acuto, ò più grave l' intervallo d' un Tuono? Di più qual sensibile differenza cagionerà la sola distanza dal' uno all' altro, che pongono gli Aristossenici, di un Semituono? Che queste, e simili inezie vengano magnificate da chi non à avuta alcuna cognizione deella Musica prattica, se potrà forse in qualche parte soffrire, benche niuno dovrebbe trattare di quelle materie, delle quali di tutte le sue parti non fosse pienamente informato. Ma che sieno Sieno simili cose esaltate, e predicate in un certo modo di dire; per prodigiose, accioche i moderni formino un sublime concetto dell' antica, e una bassa estimazione della Moderna Musica, dà chi con chiarezza hà conosciuto che cosa sono veramente i Suoni, e gl' Intervalli Musici, e quale, e quanta sia la potenza dell' umana voce, e quella degli Strumenti musicali, come eziamdio che cosa sia il vero modulare delle Cantilene; presto à me pare assai. Mà perche à me non conviene adesso d' investigare quale sia stata l' intenzione di questi scritttori, e non volendo io trattare di una materia, della quale si può dire; che res ipsa loquitur à chi non è sordo. avendo, conforme alla promessa, se non in tutto, almeno abbastanza, spiegato il mio debol parere, qui pongo fine alle mie parole.

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