Author: Bottrigari, Ercole
Title: Dell’ oggetto dell’ udito. Ouero delle cose udibili libbro frammentato di Aristotele tradutto in lingua italiana dal molto illustre Signore Cavaliere Hercole Bottrigaro
Editor: Massimo Redaelli
Source: Bologna, Biblioteca Universitaria, MS. 326, Busta I,6, f.<1r>-<8r>
[--] [6] DELL' OGGETTO DELL' UDITO. Ouero Delle Cose udibili Libbro Frammentato DI ARISTOTELE tradutto in Lingua Italiana dal Molto Illustre Signore Cavaliere Hercole Bottrigaro. [--] Dell' Oggetto dell’ Udito Overo Delle Cose Udibili Libbro Frammentato di Aristotele Tradutto in Lingua Italiana da Hercole Bottrigaro Tutte le voci, e tutti i suoni ò de corpi, ò dell’ aere, seguono lo spingimento à corpi; Non perche lo aere, come è di non pochi opinione si figuri; ma perche esso ritirato [ritirando ante corr.], et esso steso, et anche esso trapreso si muove conformemente, sbattendosi ancora, e ferendo per cause degli spiriti, e de colpi che si fanno delle corde: Imperoche quando lo aere; che seguentemente è tocco, questi veramente si muove per la forza et insieme spinge lo aere a se contiguo, così che la voce si stenda similmente in ogni verso, qualunque è lecito per lo movimento dello aere. Imperochè molto più si diffonde, et in movendosi essa forza aquista forza: siccome anche i fiati i quai da tutte, ò da qualche regione spirano. Hora le voci sono cieche ed oscure, ognivolta che avvengano per aere soffocato: et se risplendenti, e chiare, allora che penetrano più oltre, et riempiono tutto il luogo vicino. Ma noi tutti respiriamo certamente un’ aere medesimo, ma lo spirito, e le voci che noi mandiamo fuore sono diverse per la differenza de vasi subietti; per li quai passa lo spirito di ciascuno in quel luogo; che è seguentemente. E questi sono l’ arteria, il polmone, e la bocca. A diversificare adunque le differentie delle voci conferisce molto, et il percotimento dell’ aere, e le figure della focca, siccome chiaramente appare. Imperoche tutte le differentie de suoni si fanno per questa tal causa [--] E vediamo gli Uomini stessi imitare così il nitrire de’ cavalli, come le voci, e gli stridori delle rane, e dello usignolo, delle grù, e di quasi tutti gli altri animali avendo nondimeno essi usato l’ istesso, e spiito, e gola solamente fiatando in diverso modo lo aere della medesima Bocca. Molti uccelli ancora per l’ istessa cagione avendo udito la voce degli altri imitano quella, e se il polmone sarà picciolo, denso, e duro, non potrà in se ricevere molto aere, ne mandarlo anche fuora: ne spirito grande, e gagliardo; Imperoche quando ei sia rigido, denso e ritratto, e non ceda, ei non può stendersi in largo spacio, e ne anco per grande intervallo costringendo se stesso spreme per forza lo spirito. Siccome ne anco da noi le vessiche quando sono dure; non si possono facilmente allargare, ne restringere. Et questo è quello che lo spirito rende vigoroso; quando il polmone per la gran distantia raccogliendo se stesso Sforzatamente tira lo aere. Et è ciò manifesto; Imperoche alcuna delle altre parti ne anco può per la poca distantia dare gran colpo: ne con la gamba, ne con la mano potiamo anco battere con vehementia, ne quello, che habbiamo battuto se non se qualcuno ritirandosi più lontano per lo intervallo maggiore susciti il colpo. E se non, sarà pper certo il colpo duro per la intentione: Ma non potrà disturbare più oltre la cosa. Essendoche ne anche la balestra nello aere potrà tirare la saetta, ne la fromba sassi, se per la durezza non potrà piegarsi, [Piegarsi, ante corr.] et il nervo ridurre in spacio più [polmone grande molle e gagliardo add. in marg.] libero. Ma se il polmone è grande, molle, ed assai gagliardo, può ricevere molto aere, e mandarlo fuore tanto prontamente quanto à Lui parerà per la tenerezza; et perciò che facilmente si ristringe. Ma se la gola è lunga e stretta manderà fuore la voce debolmente e non senza gran violentia per essere bisogno che lo spirito sia portato più lungi. Et queste cose sono chiare. Imperoche tutti gli animali; che hanno lungo il collo mandano fuori la voce gravemente, et con vehementia. [--] Siccome le oche, le grue, i galli. Et ciò molto più manifestamente si conosce nelle tibie. Imperoche tutti difficilmente empiono di spirito quelle: che sono dette bombiche, et non senza molta intenzione per la lunghezza della distantia: Oltra di questo lo spirito per la stretteza del luogo quando estenuato caderà nel circondandolo, subito si dissipa, e finisce. Siccome i correnti, che sono portati per gli euripi cosiche la voce [aquedotti e canali in marg.] non possa fermarsi ne pervenire in molto spacio: Et insieme languidissimamente sarà bisogno che sia depressa, et dispensata: Siccome lo spirito mandato fuori non può ne anco facilmente sovvenire all’ uso. In quei poscia che anno arterie di grande intervallo; avviene che facilmente esca fuori lo spirito: et portato dentro si dilegui; per la grandezza dello spacio. E per tanto la voce si manderà fuori fievole e vana, et incostante in se stessa, et oltra di questo in lo spirito non potrà dividersi, ne dispensarsi, essendo che non possa dar di cozzo alla arteria, e confirmarsi: Ma coloro: la distantia dell’ arteria [arterie ante corr.] de quali è diseguale, e non è similmente distante da ciascuna parte, è necessario, che à quei dia sovvenimento lo spirito e quivi cozzare insieme, ed altrove di nuovo terminarsi. La picciola arteria manda fuori prestamente fuore lo spirito, et scacciato [sfacciato ante corr.] questo con maggiore vehemenza dello aere; e tutti questi tali mandano fuori la voce con maggiore acutezza: essendoche lo spirito si rinova velocemente et non solamente le divisioni degli strumenti: ma le disposizioni tutte variano la voce, così che quando saranno per troppo humore imbrattate, e ripiene, et il polmone, et l’ arteria lo spirito si estirpa, ne può continuamente penetrare nell’ ambiente, che non ispinga, e non si facci più grosso, più ottuso, e per languidezza men atto al moto siccome avviene, e nelle distillazioni del capo, e nelle crapule. Ma se lo spirito sarà arido, ne succederà per ogni modo la voce ancora ancora più dura, e maggior dispersa; Imperoche la umidità a sono molto quando sarà tenace contiene l’ aere et [un ante corr.] poco miste, che non por fà una certa semplicità di voce [--] De vasi adunque, e di quelle affezioni, che accadono in quelli stessi ciascuna differentia tale rende le voci: Ma le voci pajono certamente essere in quei luoghi; ne quai si fà ciascuna di quelle; E noi vediamo quelle tutte, quando pervengono al nostro udito: Imperoche lo aere spinto da qualche percotimento o portato continovato sin colà dapoi à poco a poco sempre più si dimove; e perciò noi conosciamo tutti i suoni tanto quelli fatti da lontano, quanto quei da vicino: et è ciò manifesto; Imperoche, se alcuno ponendo all’ orecchio ad altri [altra ante corr.], o canna, o cannone parlerà per in quella, tutte le voci pareranno certamente che accadano presso lo udito imperoche lo aere nel passare non si sparge: anzi che la voce è conservata simile dallo stromento; che quella contiene, siccome anco nella pittura che quando alcuno avrà con colori espresso questo simile a quello che è lontano, et quell’ altro al vicino, parerà veramente che quello sia separato dalla tavola, et questi essere in quella, e pure amendue sono nella medesima superficie. Così ne suoni ancora, e nella voce: Imperoche quando sparsa la voce cadono certe cose nello udito, et certe altre continove, derivando amendue dal medesimo al medesimo luogo, pare veramente che quelle siano più distanti dallo udito, e queste più vicine. Imperoche quella sia simile alla lontana, e questa alla vicina. Hora le voci chiare sopra tutto si mandano fuore per li suoni esattamente elaborati: essendoche non si può fare, se questi non sono particolari, che le voci si facciano liquide: siccome i sigilli degli anelli, se non s’ imprimono esattamente e perciò ne i putti ne gli ubriachi, ne i vecchi, ne i balbutienti per natura, ne insomma quei, la bocca, e la lingua de quali si muove con difficoltà possono parlar chiaramente. Imperoche siccome[[,]] i rami, ed i corni se suonano insieme col lo stromento rendono le voci loro men manifeste: così nel parlare ancora tolgono assai della chiarezza quei fiati che cadono, se similmente non s’ imprimono, e non si offuscano loro medesimi, ma oltraciò impediscono i [--] suoni piacevolmente articolati; Percioche il movimento loro si offerisca eguale allo udito. Per la qual cosa noi maggiormente intendiamo uno solo, che parli; che molti che insieme ragionino le istesse cose; siccome anco nelle corde, e molto meno, se qualcuno sonando la cetera soni anco il flauto; Imperoche le voci si confondono l’ una con l’ altra. E questo non sarà men manifesto nelle sinfonie, o diciamo concenti, comeche avegnache amendue i suoni scambievolmente insieme si cuoprano, e si confondano. Fannosi adunque per le sopradette cose le voci men chiare, e buone: ma le splendide si fanno come ne colori. Imperoche quei; che possono sommamente attrahere la veduta, bisogna che siano stimate splendidissime trà colori. Così tra le voci quelle sono da essere reputate splendidissime, che cadendo muovono grandissimamente gli orecchi. E tali sono le liquide [languide ante corr.], e dense, e pure: et che possono penetrare da lontano: conciosiacosache in tutti gli altri sensibili quelle che sono più vehementi, più dense, e più pure mandano fuora ancora i sensi più manifesti; Onde anche quindi s’ intenda che finalemnte le voci tutte si ammutiscano allargandosi affatto già l’ aere. Questo anche è manifesto ne flauti. Percioche quei che anno le linguelle oblique rendono veramente la voce più molle; ma non perciò splendida: Imperoche lo spirito portato dirittamente arriva in ampio spacio; et è portato senza contesa, e non si ferma: ma si sparge: Ma nelle altre linguelle si fà dura et aspra, e splendida, se esse siano calcate con le labbra, e costrette imperoche il fiato sia portato con vehementia. Per queste cause adunque si fanno le voci splendide: Ma siccome ne colori il bianco non è sempre preferito al fosco, cosi ne suoni ancora ad alcune passioni dell’ animo, et ad età più provetta sono molto migliori le voci alquanto aspere, et un poco miste, che non portino [--] con esse loro ne splendidore troppo aperto ne per contesa insieme siano, come quasi inobedienti. Imperoche tutto quello che è portato con violentia malagevolmente si dispensa. E quello per certo non si inacutisce facilmente; ove si vuole, ne si aggravi. Nei flauti et anco negli altri stromenti fannosi le voci splendide, allorache quel fiato il quale avviene sarà denso, e spesso; Imperoche è necessario anco farsi tale percotimento dello aere esterno, et soprattutto le voci così mandate sino allo udito, siccome il lume, e le caldezze. Essendoche tutte queste cose quanto più rare cadono sotto il senso, tanto ancora più fanno le oscure, e meno significanti non altrimenti che i sapori bagnati di acqua [aqua ante corr.], e con altri sapori mescolati, che certamente in mentre che ciascuna cosa mostra la sua specie, oscura la potentia dell’ altra appresso il senso. Ma i suoni degli altri stromenti come de corni, benche densi, e continovi cadono nello aere, nondimeno rendono le voci oscure per la qual cosa è bisogno, che il corno abbia ottenuto la leggerezza, e la ugualità per naturale accrescimento: et che prestamente crescendo non abbia velocemente trapassato innanzi: et per certo necessario che siano molto lassi, e molli tai corni: Nondimeno per quei si cavano i suoni, e non cadono continovi per quei et insomma non si fanno simigliantemente robusti, e vigorosi, per la tenerezza, e rarità de’ meati: et nondimeno anche di nuovo è per natura convenevole, che i medesimi siano malagevolmente cresciuti accioche la nodosa, e densa, e dura instantia non impedisca gli spiriti de’ movimenti; Imperoche colà dove il suono portato s’ impigra, ivi cessa, ne penetra più oltre a luogo esterno; Per lo che sarà necessario, che di questi corni si facciano i suoni e molli, e ineguali. Hor che il trasporto si faccia per linea diritta, manifestamente appare negli assi ed intieramente ne’ legni grandi quando i mastri falegnami gli stabbiano [--] che percotendoli da un capo, il suono incontinente è portato all’ altro, se il legno non sarà però forato, ò schiappato altrimenti pervenuto sin colà, ivi deridicato se ne resta; et anche è ripiegato, e ributtato da nodi interrompenti il diritto cammino di quello [quelli ante corr.] Et è ciò manifesto ancora nel rame, allora che fasori, limano le ale, ò gli stili annessi alle statue; Imperoche quei mandano fuori un sibilo, et molto suono, il quale quando sarà fasciato intorno subito cessa. Et certamente sin quì il progresso tremore, dove s’ incontra nel tenero ivi è intrapreso [[aces]] e cessa. È molto utile ancora alla bontà del suono la secchezza de corni; Imperoche quelle cose che sono più essiccate aquistano al vaso di terra cotta suono simile per la durezza, ed aridezza: Ma chi [che ante corr.] sia conueneuole essiccherà quelli, per la tenerezza risuoneranno più [[p<.>]] teneramente et manderanno fuore una voce ignobile, et non percettibile similmente da ciascuna parte; laonde tutte le cose desiderano i suoi tempi; Imperoche quelle de vecchi sono secche, porose, e lasse: quelle de giovani tenere affatto, et continenti in loro molto humido. Bisogna adunque come è stato detto, che il corno sia ben secco, e denso egualmente e leggiero, e penetrabile con [[pochi]] pori diritti. Et così principalmente avverrà, che per quei saranno portati i suoni, e densi e leggieri, et è percotimento dello aere esterno si faranno tali. Essendoche delle corde quelle; che sono leggierissime, et egualissime sono tenute le migliori, et ciò per aver esse trattazione simile, et la commisura delle fibre men manifesta al senso. Et in questo modo avviene, che da quelle sia percossa egualmente lo aere. Oltra di questo è convenevole, che le linguette delle pive siano dense, eguali e leggiere. Accioche per quella passi lo spirito leggiero, eguale, et in niuna maniera sparso. Perloche quando i ponticelli saranno bagnati, overo avranno imbevuto dello sputo sonano meglio; il che [--] non è così mentre sono secchi. Imperoche lo aere è portato molle, et eguale per lo humido, et leggiero; Il che anche di qui manifeso: che lo medesimo spirito possedendo la humidità, non s’ incappa punto ne ponticelli, e si divide. Ma seco grandemente si sbatte, et fa questo più duro per la vehementia. Fannosi adunque le diversità de suoni per le cause già dette. Hora le voci dure si fanno ogni volta che con vehementia penetrano nello udito; laonde anche fastidiscono sommamente. E tali sono tutte quelle; che difficilmente si muovono, et sono portate con maggiore sforzo; Imperoche quello; che facilmente, e presto cede, non può sostener questo, che ei prima non esca fuori. Et è ciò mmanifesto. Imperoche gli strali; che sono grandemente gonfi, sono portati, con modo vehementissimo. Et i correnti delle acque, che si fanno per aquedotti; essendoche questi anco si fanno gagliardissimi ne luoghi stretti, dove non è comodo di ceder presto; Et perciò sono spinti con maggior impeto. Et questo medesimo, come chiaramente appare, avviene, e nelle voci, e nei suoni; Imperoche tutt’ i suoni gagliardi si fanno acuti sicome delle casse, e de cardini delle porte allora che sono con gran forza aperte, e di rame, e di ferro. Et dagli incudi esce più duro suono, quando vi si frappone già rinfreddito et indurito: Oltra di questo della lima ogni volta che siano limati i ferramenti, si formano le secche. E di più i tuoni vehementissimi sono durissimi: siccome, siccome anco i vologhi delle acque. Imperoche la prestezza dello spirito fà la voce acuta, et la vehementia la dura; Per lo che non solamente avviene, che gli stessi si dicano, alcuni ora acuti, et ora tardi, et che più duri, e molli. Ancorache non pochi stimino, che le voci si facciano dure per la durezza dell’ arterie; nondimeno essi certamente ingannano; imperoche ciò ben poco insomma importa: Ma lo spirito commosso con vehementia dal Polmone, [[i corpi]]. Siccome anco i corpi sono in no pochi umidi, e [--] molli, in altri duri, e rigidi, nella quasi istessa maniera anco il [p ante corr.] Polmone; laonde in uno spirito spira più molle, e in altro più duro, e vigoroso; Imperoche l’ arteria da per se sola pochissima possanza facilmente si conosce per quello, che niuna arteria è dura, come la piva nondimeno per essa portato lo spirito, quei veramente cantano più delicatamente, questi più duramente. Ed è ciò manifesto ancora al senso. Imperoche se alcuno con gran vehementia intenda lo spirito subito la voce divien più dura per la violentia, benche sia nella maniera istessa anco molta tromba più molle. Per lo che tutti quando aggiungono quella à Conviti, et à Balli abbassano il commovimento dello spirito, onde il suono si faccia mollissimo; oltra di questo si vede il medesimo negli strumenti; imperoche le corde rotorte tirate, siccome è stato detto, et i corni bene asciutti mandano fuori le voci più dure. Et se con le mani si tocchi le corde con asprezza e non delicatamente, egli è di necessità medesimamente che esse rispondano con maggior gagliardia. Ma quelle, che saranno men tirate et i corni più crudi mandano fuori voci più molli siccome anco gli strumenti lunghi; Imperoche è percotimento dello aere si fanno più gravi et più molli per la lunghezza: et per contrario quei; che sono più corti suonano più duramente per lo accorciamento delle corde. Il medesimo anche si conosce da questo, che le voci dello stesso strumento adivengono più dure allorache esse corde non siano tocche nel mezzo loro per esser troppo vicino al ponticello; et quello che è detto cordotuono dal tirare la corda, quelle siano maggiormente tirate. Avviene etiamdio, che gli strumenti che si perctuotono mandano fuori le voci più tenere: Ma i tuoni cadenti nel molle non riescono perciò con vehementia. Avviene ancora che le voci si inaspriscono, quando non sia un percotimento di tutto lo aere: ma si sia à poco, a poco diviso in molte parti: et certamente ciascuna parte dello aere per se fattasi obbietto allo udito, come se procedessero da [--] da un’ altro percotimento distrahono il senso, così che a quello paja mancare una parte della voce, ed un’ altra maggiormente invigorirsi; onde il contatto venga ad essere eguale nello udito: siccome quando qualche cosa aspera s’ incontra nella nostra cotica o pelle. Questo nondimeno evidentissimamente appare nella nella lima; che perciò che il percotimento dello aere non si fà tutto insieme; ma a poco a poco, e da molte parti da quai arrivano allo udito i suoni asperi, e soprattutto allorache si frecano à qualche cosa dura: siccome anco nel tatto, cioè, che le cose dure, e aspere commuovono il senso con maggiore vehementia. Manifesto ancora è questo nelle flussioni; Imperoche il suono dell’ oleo tra tutti i liquori è oscurissimo per esser continuate le parti. Debili sono le voci, quando poco sarà lo spirito che si spira; perloche ne’ putti ancora si sente la voce sottile siccome anco nelle donne, e negli eunuchi. Medesimamente ancora quelli, i quali o per infermità ò per fatica, o per mancamento di nutrimento estenuati, e risoluti non possono per la debolezza mandar fuori molto spirito. Nelle corde ancora chiaramente appare; Imperoche dalle sottili anco si fanno le voceline [vocelini ante corr.] sottili, anguste, e capillari; essendo che il percotimento anco dello aere si faccia nello stretto. Quali adunque sono i movimenti dello aere spinto tali ancora converrà che si facciano appresso lo udito le voci ò rare ò dense, o molli, o dure, o debili, o crasse; Imperoche sempre uno aere movente lo altro manda fuori similmente ogni voce, siccome anco avviene nell’ acutezza, e nella gravezza: et le velocità de percotimenti altre succedendo ad altre conservano le voci convenienti à suoi principij: Ma i percotimenti dello aere sono portati dallo aere, et separati per la picciolezza nondimeno del tempo che vi si trappone, non potendo lo udito discernere gli intervalli a noi pare che la voce sia una, e continova: Non altrimenti che ne’ colori; Imperoche questi ancora essendo spesse volte distanti [--] ci [p ante corr.] pajono per lo veloce movimento loro, che scambievolmente si tocchino. Lo stesso anco avviene nelle consonantie; Imperoche altri suoni da altri suoni siano compresi, e si uniscano insieme, le medesime voci fraposte ci fuggono. Et spesse volte in tutte le consonantie; ancora che nel principio i percotimenti dello aere si faccino da suoni acuti per la velocità del moto nondimeno l’ ultimo suono perviene insiememente al nostro udito, benche egli esca da corda ben grave; Imperoche lo udito non può sentire (come è stato detto) le voci traposte; Onde à noi paja di udire insieme, e continovamente ambedue i suoni. Fannosi poi le voci grasse [pe ante corr.] per contrario quando vi sarà molto spirito, et spiri confusamente: Perloche le voci degli uomini, e delle pive intiere sono più grosse, et sopratutto, quando qualcuno le avrà dato fiato. Et ciò sarà manifesto; imperoche se qualcuno calcherà i tasti la voce si farà più acuta, et più sottile: ma se si accorcierà la canna, e si otturerà del tutto la voce parerà maggiore, e più gonfia per la moltitudine dello spirito, siccome anco nelle corde grosse. S’ ingrossano esse ancora ne rauci, e ne giovinetti che incominciano à mutar la voce, et dopo il vomito, per asprezza dell’ arteria: et percioche la voce non si cava fuora senza offesa, non è maraviglia se ivi si rivolge, e si agonuteria, e sinche si gonfi sopratutto per la umidità del corpo. Hora le voci canore sono tenue e dense siccome nelle cicale, e nelle locuste, e come il canto degli usignoli, e in tutto quante volte il suono alieno è mescolato con voci sottili: et insomma ne anco s’ intenda la voce umida, stridula, e rimessa, et troppo grave: ne consiste ne costanti de suoni: ma più tosto nella acutezza, e debilezza, ed accurata fatica. La onde ciascuno strumento debile e misurato, e che non anno corno anno voce molto più canora. Imperoche quel suono che deriva dall’ acque, ò da qualche altro luogo contiene la esatta proporzione de suoni. Sono poi tutte le voci languide, e di tempo passanti, dimodoche in qualche modo sono continove si divellono. Il che evidentissimamente appare ne vasi di terra cotta; [--] Imperoche ciascun vaso di sotto rende suono fiacco, et di tempo svanisce, tolto via però d’ intorno à lui il movimento, cosiche i suoi precedenti non possano più continovare. Non dissimigliantemente avviene anco ciò ne corni rotti, e nelle corde snervate. E certamente in tutti questi tali il suono è portato continovo sin’ a qualche luogo e poi si disparge siccome quello; che soggiunto non è continovo. Per lo che non si farà un solo percotimento, ma disperso, ed il suono parerà languido. E queste voci sono quasi simili alle aspere se non che queste sono scambievolmente stiracchiate in picciole parti; che delle languide molte sono sul principio sono continove, poi si dividono in pur assai parti. Quelle poi sono voci aspirate mandano fuori insieme col suono lo spirito. Spinto di dentro per lo diritto E per contrario quelle sono tenue, che si fanno senza spingimento di spirito. Avviene ancora il rompimento della voce, ogni volta che per anco non possono mandar fuore lo aere con percotimento: Ma lo spacio, che è d’ intorno al Polmone in esse è risoluto dalla lontananza. Et certamente i Polmoni, siccome anco le gambe e le spalle alfine grandemente si risolvono. Ma essendo lo spirito leggiero; Imperoche il percotimento di quello non è punto vehemente avviene insieme; per esser l’ arteria in quei grandemente esasperata, non può lo spirito esser portato esteriormente per di fuore continovato: ma disgregato; Per lo che sarà necessario che le voci loro si facciano ma come interrotte. Quantunque non manchino di quei; che habbiano opinione, che per lentezza dello spirito, a quello manchi la forza di penetrare al concordante: Ma essi s’ ingannano; Imperoche è manifesto, che essi parlano: ma non talmente che si odano chiaramente in tutte le parti, essendoche non percuotono intensamente lo aere: ma mandano fuore solamente la voce, come esprimenti lo spirito della loro gola. Et non è difetto nelle vene, e nelle arterie di coloro, che anno la voce sottile: ma nel movimento della lingua; Imperoche essi la [--] portano quà, e la difficilmente dove è bisogno di esprimere un’ altro suono; et perciò con molto tempo dicono la parola medesima. non potendo essi esprimere quello; che segue: ma continovamente il loro Polmone mosso nello stesso movimento preposto, è portato per la moltitudine, e forza dello spirito. Imperoche siccome difficile in quei; che gagliardamente corrono, convertire tutto il corpo da un impeto in un’ altro movimento; il medesimo anco avviene in ciascuna particella. Laonde spessissime volte essi non possono dire quel che segue: ma facilmente pronunciano quel che segue ogni volta che diano un’ altro principio al moto. Et è ciò manifesto in quei che si adirano; à quali accade ciò spesse volte; Imperoche il commovimento dello spirito crescente in loro si faccia più gagliardo: [signum] È stato dato fine à questa traduzione in parlare Italiano sonando le 8 della Notte seguente il dì Sabato 14 di Gennaro 1606 Da me Hercole Bottrigaro in Bologna.
Title: Dell’ oggetto dell’ udito. Ouero delle cose udibili libbro frammentato di Aristotele tradutto in lingua italiana dal molto illustre Signore Cavaliere Hercole Bottrigaro
Editor: Massimo Redaelli
Source: Bologna, Biblioteca Universitaria, MS. 326, Busta I,6, f.<1r>-<8r>
[--] [6] DELL' OGGETTO DELL' UDITO. Ouero Delle Cose udibili Libbro Frammentato DI ARISTOTELE tradutto in Lingua Italiana dal Molto Illustre Signore Cavaliere Hercole Bottrigaro. [--] Dell' Oggetto dell’ Udito Overo Delle Cose Udibili Libbro Frammentato di Aristotele Tradutto in Lingua Italiana da Hercole Bottrigaro Tutte le voci, e tutti i suoni ò de corpi, ò dell’ aere, seguono lo spingimento à corpi; Non perche lo aere, come è di non pochi opinione si figuri; ma perche esso ritirato [ritirando ante corr.], et esso steso, et anche esso trapreso si muove conformemente, sbattendosi ancora, e ferendo per cause degli spiriti, e de colpi che si fanno delle corde: Imperoche quando lo aere; che seguentemente è tocco, questi veramente si muove per la forza et insieme spinge lo aere a se contiguo, così che la voce si stenda similmente in ogni verso, qualunque è lecito per lo movimento dello aere. Imperochè molto più si diffonde, et in movendosi essa forza aquista forza: siccome anche i fiati i quai da tutte, ò da qualche regione spirano. Hora le voci sono cieche ed oscure, ognivolta che avvengano per aere soffocato: et se risplendenti, e chiare, allora che penetrano più oltre, et riempiono tutto il luogo vicino. Ma noi tutti respiriamo certamente un’ aere medesimo, ma lo spirito, e le voci che noi mandiamo fuore sono diverse per la differenza de vasi subietti; per li quai passa lo spirito di ciascuno in quel luogo; che è seguentemente. E questi sono l’ arteria, il polmone, e la bocca. A diversificare adunque le differentie delle voci conferisce molto, et il percotimento dell’ aere, e le figure della focca, siccome chiaramente appare. Imperoche tutte le differentie de suoni si fanno per questa tal causa [--] E vediamo gli Uomini stessi imitare così il nitrire de’ cavalli, come le voci, e gli stridori delle rane, e dello usignolo, delle grù, e di quasi tutti gli altri animali avendo nondimeno essi usato l’ istesso, e spiito, e gola solamente fiatando in diverso modo lo aere della medesima Bocca. Molti uccelli ancora per l’ istessa cagione avendo udito la voce degli altri imitano quella, e se il polmone sarà picciolo, denso, e duro, non potrà in se ricevere molto aere, ne mandarlo anche fuora: ne spirito grande, e gagliardo; Imperoche quando ei sia rigido, denso e ritratto, e non ceda, ei non può stendersi in largo spacio, e ne anco per grande intervallo costringendo se stesso spreme per forza lo spirito. Siccome ne anco da noi le vessiche quando sono dure; non si possono facilmente allargare, ne restringere. Et questo è quello che lo spirito rende vigoroso; quando il polmone per la gran distantia raccogliendo se stesso Sforzatamente tira lo aere. Et è ciò manifesto; Imperoche alcuna delle altre parti ne anco può per la poca distantia dare gran colpo: ne con la gamba, ne con la mano potiamo anco battere con vehementia, ne quello, che habbiamo battuto se non se qualcuno ritirandosi più lontano per lo intervallo maggiore susciti il colpo. E se non, sarà pper certo il colpo duro per la intentione: Ma non potrà disturbare più oltre la cosa. Essendoche ne anche la balestra nello aere potrà tirare la saetta, ne la fromba sassi, se per la durezza non potrà piegarsi, [Piegarsi, ante corr.] et il nervo ridurre in spacio più [polmone grande molle e gagliardo add. in marg.] libero. Ma se il polmone è grande, molle, ed assai gagliardo, può ricevere molto aere, e mandarlo fuore tanto prontamente quanto à Lui parerà per la tenerezza; et perciò che facilmente si ristringe. Ma se la gola è lunga e stretta manderà fuore la voce debolmente e non senza gran violentia per essere bisogno che lo spirito sia portato più lungi. Et queste cose sono chiare. Imperoche tutti gli animali; che hanno lungo il collo mandano fuori la voce gravemente, et con vehementia. [--] Siccome le oche, le grue, i galli. Et ciò molto più manifestamente si conosce nelle tibie. Imperoche tutti difficilmente empiono di spirito quelle: che sono dette bombiche, et non senza molta intenzione per la lunghezza della distantia: Oltra di questo lo spirito per la stretteza del luogo quando estenuato caderà nel circondandolo, subito si dissipa, e finisce. Siccome i correnti, che sono portati per gli euripi cosiche la voce [aquedotti e canali in marg.] non possa fermarsi ne pervenire in molto spacio: Et insieme languidissimamente sarà bisogno che sia depressa, et dispensata: Siccome lo spirito mandato fuori non può ne anco facilmente sovvenire all’ uso. In quei poscia che anno arterie di grande intervallo; avviene che facilmente esca fuori lo spirito: et portato dentro si dilegui; per la grandezza dello spacio. E per tanto la voce si manderà fuori fievole e vana, et incostante in se stessa, et oltra di questo in lo spirito non potrà dividersi, ne dispensarsi, essendo che non possa dar di cozzo alla arteria, e confirmarsi: Ma coloro: la distantia dell’ arteria [arterie ante corr.] de quali è diseguale, e non è similmente distante da ciascuna parte, è necessario, che à quei dia sovvenimento lo spirito e quivi cozzare insieme, ed altrove di nuovo terminarsi. La picciola arteria manda fuori prestamente fuore lo spirito, et scacciato [sfacciato ante corr.] questo con maggiore vehemenza dello aere; e tutti questi tali mandano fuori la voce con maggiore acutezza: essendoche lo spirito si rinova velocemente et non solamente le divisioni degli strumenti: ma le disposizioni tutte variano la voce, così che quando saranno per troppo humore imbrattate, e ripiene, et il polmone, et l’ arteria lo spirito si estirpa, ne può continuamente penetrare nell’ ambiente, che non ispinga, e non si facci più grosso, più ottuso, e per languidezza men atto al moto siccome avviene, e nelle distillazioni del capo, e nelle crapule. Ma se lo spirito sarà arido, ne succederà per ogni modo la voce ancora ancora più dura, e maggior dispersa; Imperoche la umidità a sono molto quando sarà tenace contiene l’ aere et [un ante corr.] poco miste, che non por fà una certa semplicità di voce [--] De vasi adunque, e di quelle affezioni, che accadono in quelli stessi ciascuna differentia tale rende le voci: Ma le voci pajono certamente essere in quei luoghi; ne quai si fà ciascuna di quelle; E noi vediamo quelle tutte, quando pervengono al nostro udito: Imperoche lo aere spinto da qualche percotimento o portato continovato sin colà dapoi à poco a poco sempre più si dimove; e perciò noi conosciamo tutti i suoni tanto quelli fatti da lontano, quanto quei da vicino: et è ciò manifesto; Imperoche, se alcuno ponendo all’ orecchio ad altri [altra ante corr.], o canna, o cannone parlerà per in quella, tutte le voci pareranno certamente che accadano presso lo udito imperoche lo aere nel passare non si sparge: anzi che la voce è conservata simile dallo stromento; che quella contiene, siccome anco nella pittura che quando alcuno avrà con colori espresso questo simile a quello che è lontano, et quell’ altro al vicino, parerà veramente che quello sia separato dalla tavola, et questi essere in quella, e pure amendue sono nella medesima superficie. Così ne suoni ancora, e nella voce: Imperoche quando sparsa la voce cadono certe cose nello udito, et certe altre continove, derivando amendue dal medesimo al medesimo luogo, pare veramente che quelle siano più distanti dallo udito, e queste più vicine. Imperoche quella sia simile alla lontana, e questa alla vicina. Hora le voci chiare sopra tutto si mandano fuore per li suoni esattamente elaborati: essendoche non si può fare, se questi non sono particolari, che le voci si facciano liquide: siccome i sigilli degli anelli, se non s’ imprimono esattamente e perciò ne i putti ne gli ubriachi, ne i vecchi, ne i balbutienti per natura, ne insomma quei, la bocca, e la lingua de quali si muove con difficoltà possono parlar chiaramente. Imperoche siccome[[,]] i rami, ed i corni se suonano insieme col lo stromento rendono le voci loro men manifeste: così nel parlare ancora tolgono assai della chiarezza quei fiati che cadono, se similmente non s’ imprimono, e non si offuscano loro medesimi, ma oltraciò impediscono i [--] suoni piacevolmente articolati; Percioche il movimento loro si offerisca eguale allo udito. Per la qual cosa noi maggiormente intendiamo uno solo, che parli; che molti che insieme ragionino le istesse cose; siccome anco nelle corde, e molto meno, se qualcuno sonando la cetera soni anco il flauto; Imperoche le voci si confondono l’ una con l’ altra. E questo non sarà men manifesto nelle sinfonie, o diciamo concenti, comeche avegnache amendue i suoni scambievolmente insieme si cuoprano, e si confondano. Fannosi adunque per le sopradette cose le voci men chiare, e buone: ma le splendide si fanno come ne colori. Imperoche quei; che possono sommamente attrahere la veduta, bisogna che siano stimate splendidissime trà colori. Così tra le voci quelle sono da essere reputate splendidissime, che cadendo muovono grandissimamente gli orecchi. E tali sono le liquide [languide ante corr.], e dense, e pure: et che possono penetrare da lontano: conciosiacosache in tutti gli altri sensibili quelle che sono più vehementi, più dense, e più pure mandano fuora ancora i sensi più manifesti; Onde anche quindi s’ intenda che finalemnte le voci tutte si ammutiscano allargandosi affatto già l’ aere. Questo anche è manifesto ne flauti. Percioche quei che anno le linguelle oblique rendono veramente la voce più molle; ma non perciò splendida: Imperoche lo spirito portato dirittamente arriva in ampio spacio; et è portato senza contesa, e non si ferma: ma si sparge: Ma nelle altre linguelle si fà dura et aspra, e splendida, se esse siano calcate con le labbra, e costrette imperoche il fiato sia portato con vehementia. Per queste cause adunque si fanno le voci splendide: Ma siccome ne colori il bianco non è sempre preferito al fosco, cosi ne suoni ancora ad alcune passioni dell’ animo, et ad età più provetta sono molto migliori le voci alquanto aspere, et un poco miste, che non portino [--] con esse loro ne splendidore troppo aperto ne per contesa insieme siano, come quasi inobedienti. Imperoche tutto quello che è portato con violentia malagevolmente si dispensa. E quello per certo non si inacutisce facilmente; ove si vuole, ne si aggravi. Nei flauti et anco negli altri stromenti fannosi le voci splendide, allorache quel fiato il quale avviene sarà denso, e spesso; Imperoche è necessario anco farsi tale percotimento dello aere esterno, et soprattutto le voci così mandate sino allo udito, siccome il lume, e le caldezze. Essendoche tutte queste cose quanto più rare cadono sotto il senso, tanto ancora più fanno le oscure, e meno significanti non altrimenti che i sapori bagnati di acqua [aqua ante corr.], e con altri sapori mescolati, che certamente in mentre che ciascuna cosa mostra la sua specie, oscura la potentia dell’ altra appresso il senso. Ma i suoni degli altri stromenti come de corni, benche densi, e continovi cadono nello aere, nondimeno rendono le voci oscure per la qual cosa è bisogno, che il corno abbia ottenuto la leggerezza, e la ugualità per naturale accrescimento: et che prestamente crescendo non abbia velocemente trapassato innanzi: et per certo necessario che siano molto lassi, e molli tai corni: Nondimeno per quei si cavano i suoni, e non cadono continovi per quei et insomma non si fanno simigliantemente robusti, e vigorosi, per la tenerezza, e rarità de’ meati: et nondimeno anche di nuovo è per natura convenevole, che i medesimi siano malagevolmente cresciuti accioche la nodosa, e densa, e dura instantia non impedisca gli spiriti de’ movimenti; Imperoche colà dove il suono portato s’ impigra, ivi cessa, ne penetra più oltre a luogo esterno; Per lo che sarà necessario, che di questi corni si facciano i suoni e molli, e ineguali. Hor che il trasporto si faccia per linea diritta, manifestamente appare negli assi ed intieramente ne’ legni grandi quando i mastri falegnami gli stabbiano [--] che percotendoli da un capo, il suono incontinente è portato all’ altro, se il legno non sarà però forato, ò schiappato altrimenti pervenuto sin colà, ivi deridicato se ne resta; et anche è ripiegato, e ributtato da nodi interrompenti il diritto cammino di quello [quelli ante corr.] Et è ciò manifesto ancora nel rame, allora che fasori, limano le ale, ò gli stili annessi alle statue; Imperoche quei mandano fuori un sibilo, et molto suono, il quale quando sarà fasciato intorno subito cessa. Et certamente sin quì il progresso tremore, dove s’ incontra nel tenero ivi è intrapreso [[aces]] e cessa. È molto utile ancora alla bontà del suono la secchezza de corni; Imperoche quelle cose che sono più essiccate aquistano al vaso di terra cotta suono simile per la durezza, ed aridezza: Ma chi [che ante corr.] sia conueneuole essiccherà quelli, per la tenerezza risuoneranno più [[p<.>]] teneramente et manderanno fuore una voce ignobile, et non percettibile similmente da ciascuna parte; laonde tutte le cose desiderano i suoi tempi; Imperoche quelle de vecchi sono secche, porose, e lasse: quelle de giovani tenere affatto, et continenti in loro molto humido. Bisogna adunque come è stato detto, che il corno sia ben secco, e denso egualmente e leggiero, e penetrabile con [[pochi]] pori diritti. Et così principalmente avverrà, che per quei saranno portati i suoni, e densi e leggieri, et è percotimento dello aere esterno si faranno tali. Essendoche delle corde quelle; che sono leggierissime, et egualissime sono tenute le migliori, et ciò per aver esse trattazione simile, et la commisura delle fibre men manifesta al senso. Et in questo modo avviene, che da quelle sia percossa egualmente lo aere. Oltra di questo è convenevole, che le linguette delle pive siano dense, eguali e leggiere. Accioche per quella passi lo spirito leggiero, eguale, et in niuna maniera sparso. Perloche quando i ponticelli saranno bagnati, overo avranno imbevuto dello sputo sonano meglio; il che [--] non è così mentre sono secchi. Imperoche lo aere è portato molle, et eguale per lo humido, et leggiero; Il che anche di qui manifeso: che lo medesimo spirito possedendo la humidità, non s’ incappa punto ne ponticelli, e si divide. Ma seco grandemente si sbatte, et fa questo più duro per la vehementia. Fannosi adunque le diversità de suoni per le cause già dette. Hora le voci dure si fanno ogni volta che con vehementia penetrano nello udito; laonde anche fastidiscono sommamente. E tali sono tutte quelle; che difficilmente si muovono, et sono portate con maggiore sforzo; Imperoche quello; che facilmente, e presto cede, non può sostener questo, che ei prima non esca fuori. Et è ciò mmanifesto. Imperoche gli strali; che sono grandemente gonfi, sono portati, con modo vehementissimo. Et i correnti delle acque, che si fanno per aquedotti; essendoche questi anco si fanno gagliardissimi ne luoghi stretti, dove non è comodo di ceder presto; Et perciò sono spinti con maggior impeto. Et questo medesimo, come chiaramente appare, avviene, e nelle voci, e nei suoni; Imperoche tutt’ i suoni gagliardi si fanno acuti sicome delle casse, e de cardini delle porte allora che sono con gran forza aperte, e di rame, e di ferro. Et dagli incudi esce più duro suono, quando vi si frappone già rinfreddito et indurito: Oltra di questo della lima ogni volta che siano limati i ferramenti, si formano le secche. E di più i tuoni vehementissimi sono durissimi: siccome, siccome anco i vologhi delle acque. Imperoche la prestezza dello spirito fà la voce acuta, et la vehementia la dura; Per lo che non solamente avviene, che gli stessi si dicano, alcuni ora acuti, et ora tardi, et che più duri, e molli. Ancorache non pochi stimino, che le voci si facciano dure per la durezza dell’ arterie; nondimeno essi certamente ingannano; imperoche ciò ben poco insomma importa: Ma lo spirito commosso con vehementia dal Polmone, [[i corpi]]. Siccome anco i corpi sono in no pochi umidi, e [--] molli, in altri duri, e rigidi, nella quasi istessa maniera anco il [p ante corr.] Polmone; laonde in uno spirito spira più molle, e in altro più duro, e vigoroso; Imperoche l’ arteria da per se sola pochissima possanza facilmente si conosce per quello, che niuna arteria è dura, come la piva nondimeno per essa portato lo spirito, quei veramente cantano più delicatamente, questi più duramente. Ed è ciò manifesto ancora al senso. Imperoche se alcuno con gran vehementia intenda lo spirito subito la voce divien più dura per la violentia, benche sia nella maniera istessa anco molta tromba più molle. Per lo che tutti quando aggiungono quella à Conviti, et à Balli abbassano il commovimento dello spirito, onde il suono si faccia mollissimo; oltra di questo si vede il medesimo negli strumenti; imperoche le corde rotorte tirate, siccome è stato detto, et i corni bene asciutti mandano fuori le voci più dure. Et se con le mani si tocchi le corde con asprezza e non delicatamente, egli è di necessità medesimamente che esse rispondano con maggior gagliardia. Ma quelle, che saranno men tirate et i corni più crudi mandano fuori voci più molli siccome anco gli strumenti lunghi; Imperoche è percotimento dello aere si fanno più gravi et più molli per la lunghezza: et per contrario quei; che sono più corti suonano più duramente per lo accorciamento delle corde. Il medesimo anche si conosce da questo, che le voci dello stesso strumento adivengono più dure allorache esse corde non siano tocche nel mezzo loro per esser troppo vicino al ponticello; et quello che è detto cordotuono dal tirare la corda, quelle siano maggiormente tirate. Avviene etiamdio, che gli strumenti che si perctuotono mandano fuori le voci più tenere: Ma i tuoni cadenti nel molle non riescono perciò con vehementia. Avviene ancora che le voci si inaspriscono, quando non sia un percotimento di tutto lo aere: ma si sia à poco, a poco diviso in molte parti: et certamente ciascuna parte dello aere per se fattasi obbietto allo udito, come se procedessero da [--] da un’ altro percotimento distrahono il senso, così che a quello paja mancare una parte della voce, ed un’ altra maggiormente invigorirsi; onde il contatto venga ad essere eguale nello udito: siccome quando qualche cosa aspera s’ incontra nella nostra cotica o pelle. Questo nondimeno evidentissimamente appare nella nella lima; che perciò che il percotimento dello aere non si fà tutto insieme; ma a poco a poco, e da molte parti da quai arrivano allo udito i suoni asperi, e soprattutto allorache si frecano à qualche cosa dura: siccome anco nel tatto, cioè, che le cose dure, e aspere commuovono il senso con maggiore vehementia. Manifesto ancora è questo nelle flussioni; Imperoche il suono dell’ oleo tra tutti i liquori è oscurissimo per esser continuate le parti. Debili sono le voci, quando poco sarà lo spirito che si spira; perloche ne’ putti ancora si sente la voce sottile siccome anco nelle donne, e negli eunuchi. Medesimamente ancora quelli, i quali o per infermità ò per fatica, o per mancamento di nutrimento estenuati, e risoluti non possono per la debolezza mandar fuori molto spirito. Nelle corde ancora chiaramente appare; Imperoche dalle sottili anco si fanno le voceline [vocelini ante corr.] sottili, anguste, e capillari; essendo che il percotimento anco dello aere si faccia nello stretto. Quali adunque sono i movimenti dello aere spinto tali ancora converrà che si facciano appresso lo udito le voci ò rare ò dense, o molli, o dure, o debili, o crasse; Imperoche sempre uno aere movente lo altro manda fuori similmente ogni voce, siccome anco avviene nell’ acutezza, e nella gravezza: et le velocità de percotimenti altre succedendo ad altre conservano le voci convenienti à suoi principij: Ma i percotimenti dello aere sono portati dallo aere, et separati per la picciolezza nondimeno del tempo che vi si trappone, non potendo lo udito discernere gli intervalli a noi pare che la voce sia una, e continova: Non altrimenti che ne’ colori; Imperoche questi ancora essendo spesse volte distanti [--] ci [p ante corr.] pajono per lo veloce movimento loro, che scambievolmente si tocchino. Lo stesso anco avviene nelle consonantie; Imperoche altri suoni da altri suoni siano compresi, e si uniscano insieme, le medesime voci fraposte ci fuggono. Et spesse volte in tutte le consonantie; ancora che nel principio i percotimenti dello aere si faccino da suoni acuti per la velocità del moto nondimeno l’ ultimo suono perviene insiememente al nostro udito, benche egli esca da corda ben grave; Imperoche lo udito non può sentire (come è stato detto) le voci traposte; Onde à noi paja di udire insieme, e continovamente ambedue i suoni. Fannosi poi le voci grasse [pe ante corr.] per contrario quando vi sarà molto spirito, et spiri confusamente: Perloche le voci degli uomini, e delle pive intiere sono più grosse, et sopratutto, quando qualcuno le avrà dato fiato. Et ciò sarà manifesto; imperoche se qualcuno calcherà i tasti la voce si farà più acuta, et più sottile: ma se si accorcierà la canna, e si otturerà del tutto la voce parerà maggiore, e più gonfia per la moltitudine dello spirito, siccome anco nelle corde grosse. S’ ingrossano esse ancora ne rauci, e ne giovinetti che incominciano à mutar la voce, et dopo il vomito, per asprezza dell’ arteria: et percioche la voce non si cava fuora senza offesa, non è maraviglia se ivi si rivolge, e si agonuteria, e sinche si gonfi sopratutto per la umidità del corpo. Hora le voci canore sono tenue e dense siccome nelle cicale, e nelle locuste, e come il canto degli usignoli, e in tutto quante volte il suono alieno è mescolato con voci sottili: et insomma ne anco s’ intenda la voce umida, stridula, e rimessa, et troppo grave: ne consiste ne costanti de suoni: ma più tosto nella acutezza, e debilezza, ed accurata fatica. La onde ciascuno strumento debile e misurato, e che non anno corno anno voce molto più canora. Imperoche quel suono che deriva dall’ acque, ò da qualche altro luogo contiene la esatta proporzione de suoni. Sono poi tutte le voci languide, e di tempo passanti, dimodoche in qualche modo sono continove si divellono. Il che evidentissimamente appare ne vasi di terra cotta; [--] Imperoche ciascun vaso di sotto rende suono fiacco, et di tempo svanisce, tolto via però d’ intorno à lui il movimento, cosiche i suoi precedenti non possano più continovare. Non dissimigliantemente avviene anco ciò ne corni rotti, e nelle corde snervate. E certamente in tutti questi tali il suono è portato continovo sin’ a qualche luogo e poi si disparge siccome quello; che soggiunto non è continovo. Per lo che non si farà un solo percotimento, ma disperso, ed il suono parerà languido. E queste voci sono quasi simili alle aspere se non che queste sono scambievolmente stiracchiate in picciole parti; che delle languide molte sono sul principio sono continove, poi si dividono in pur assai parti. Quelle poi sono voci aspirate mandano fuori insieme col suono lo spirito. Spinto di dentro per lo diritto E per contrario quelle sono tenue, che si fanno senza spingimento di spirito. Avviene ancora il rompimento della voce, ogni volta che per anco non possono mandar fuore lo aere con percotimento: Ma lo spacio, che è d’ intorno al Polmone in esse è risoluto dalla lontananza. Et certamente i Polmoni, siccome anco le gambe e le spalle alfine grandemente si risolvono. Ma essendo lo spirito leggiero; Imperoche il percotimento di quello non è punto vehemente avviene insieme; per esser l’ arteria in quei grandemente esasperata, non può lo spirito esser portato esteriormente per di fuore continovato: ma disgregato; Per lo che sarà necessario che le voci loro si facciano ma come interrotte. Quantunque non manchino di quei; che habbiano opinione, che per lentezza dello spirito, a quello manchi la forza di penetrare al concordante: Ma essi s’ ingannano; Imperoche è manifesto, che essi parlano: ma non talmente che si odano chiaramente in tutte le parti, essendoche non percuotono intensamente lo aere: ma mandano fuore solamente la voce, come esprimenti lo spirito della loro gola. Et non è difetto nelle vene, e nelle arterie di coloro, che anno la voce sottile: ma nel movimento della lingua; Imperoche essi la [--] portano quà, e la difficilmente dove è bisogno di esprimere un’ altro suono; et perciò con molto tempo dicono la parola medesima. non potendo essi esprimere quello; che segue: ma continovamente il loro Polmone mosso nello stesso movimento preposto, è portato per la moltitudine, e forza dello spirito. Imperoche siccome difficile in quei; che gagliardamente corrono, convertire tutto il corpo da un impeto in un’ altro movimento; il medesimo anco avviene in ciascuna particella. Laonde spessissime volte essi non possono dire quel che segue: ma facilmente pronunciano quel che segue ogni volta che diano un’ altro principio al moto. Et è ciò manifesto in quei che si adirano; à quali accade ciò spesse volte; Imperoche il commovimento dello spirito crescente in loro si faccia più gagliardo: [signum] È stato dato fine à questa traduzione in parlare Italiano sonando le 8 della Notte seguente il dì Sabato 14 di Gennaro 1606 Da me Hercole Bottrigaro in Bologna.
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