Author: Bottrigari, Ercole
Title: Il Melone secondo, overo considerationi del molto illustre Signore Caualiere Hercole Bottrigaro sopra un discorso di Messer Gandolfo Sigonio intorno à' madrigali et i libri dell’ Antica Musica ridutta alla moderna prattica di Don Nicola Vicentino
Editor: Massimo Redaelli
Source: Bologna, Biblioteca Universitaria, MS 326, Busta III, 2, 1-54 [--]

[e. in marg.] IL MELONE SECONDO, OVERO, CONSIDERATIONI DEL MOLTO ILLVSTRE SIGNORE CAVALIERE HERCOLE BOTTRIGARO [[INTORNO AL]] [SOPRA VN corr. supra lin.] DISCORSO DI MESSER GANDOLFO SIGONIO [[SOPRA I]] [INTORNO À’ MADRIGALI, ET I LIBRI DELL’ ANTICA MVSICA RIDUTTA alla moderna prattica DI DON NICOLA VICENTINO, AL MOLTO MAGNIICO MESSER ANNIBALLE MELONE DECANO DE’ MUSICI ORDINARII DELLA ILLVSTRISSIMA SIGNORIA DI BOLOGNA Et insieme esso Discorso del Sigonio nel Fine IN BOLOGNA cb d [[x]] [[VIIIC.]] [IIXC. corr. supra lin.] Fù stampato in Ferrara Presso Vittorio Baldino 1602. in quarto Foglio Insieme co’ l Melone Et il Discorso del Sigonio. [-1-] IL MELONE SECONDO, CONSIDERATIONI DELL’ ILLVSTRE SIGNOR CAVALIERE HERCOLE BOTTRIGARO INTORNO AL DISCORSO DI MESSER GANDOLFO SIGONIO SOPRA I MADRIGALI, ET I LIBRI DELL’ ANTICA MVSICA RIDVTTA ALLA MODERNA PRATTICA DI DON NICOLA VICENTINO. DECANO DE’ MVSICI ORDINARII DELLA ILLVSTRISSIMA SIGNORIA DI BOLOGNA. AMAREI Molto ueramente, Messer Anniballe honorando; che le Cantilene, ò Madrigali di Don Nicola Vicentino, et i suoi Libri dell’ Antica Musica ridutta alla moderna pratica fussero stati ascoltati, ueduti, et considerati da Messer Gandolfo Sigonio con altri orecchij, et occhij, et con altra mente di quella, et di quelli; con la quale, et co’ [con li ante corr.] quali hauerli esso ascoltati, ueduti, et considerati manifestamente, pur troppo, appare per lo suo Discorso; la Copia del quale io certamente ne prima haueua letto, ne prima ueduto che hora, che da uoi mi è stata [di uostra propria manoscritta add. supra lin.] all’ effetto significatamj, inuiata; Imperoch’ egli non si sarebbe lasciato trasportare da sì scoperto disdegno, ò dispetto à prorompere, et ad esclamare senz’ alcun suo particolare interesse contra di esso Don Nicola, ò de’ suoi amoreuoli Discepoli, ò di altri à lui affettionati per lo Titolo di Arcimusico da quelli attribuitoli più tosto che da luj arrogatosi; Come dalla Iscrittione in istampa del quinto libro de’ suoi Madrigali [-2-] à cinque uoci; de’ quali egli stesso fece la publicatione in Venetia, si può cauare, cercando egli in quella di marcar [la add. supra lin.] Fama propria della gloria del suo Precettore. E [Soprano dell’ Vnico Adriano uuillareth discepolo Don Nicola Vicentino Madrigali à cinque uoci per Teorica, ò pratica da luj composti al nuouo modo dal celeberrimo suo Maestro ritrouato Libro primo. in marg.] tal’ è quella Iscrittione [[DI]] [Dell’ Vnico corr. supra lin.] Adriano uuillaerth [uuiullaerth ante corr.]: il Discepolo Don Nicola uicentino il quinto Libro de’ suoi Madrigali à cinque uoci. Ne poscia anco per auuentura cosi come pare à Messer Gandolfo è stato ciò tanto indebitamente fatto; se però noi uolessimo bene à dentro andare il tutto riuedendo; Imperoche Don Nicola era pur meriteuole di qualche sopraeminente honore per le fatiche grandi, e molte, et importanti con fabriche di Stromenti, et di componimenti di libri di Musica da luj sofferti impiegari in far, che fusser riconosciute le Differentie de’ trè Generi armonici; de’ quali homai non era appena la Specie Diatonica; che tuttauia si cantaua, et si canta, et si suonaua, et si suona (et malamente anchora per la ignorantia de’ Tuonj, et de’ Semituoni; de’ quali è composto il suo Tetracordo, et delle Proportionj delle Consonantie imperfette, come altra uolta [sò di add. supra lin.] hauer vosco, non hà molto, discorrendo dimostrato) da’ Modernj Musici prattici conosciuta; Anchorache in tal fatto molto più di Musico prattico, et consentiente al Senso ad imitatione, dirò, del famosissimo Filosofo Aristosseno, che di Theorico à guisa del diuino Pitagora alla sola ragione cedendo, ò del grandissimo [Tolomeo add. supra lin.] che à quello, et à questa secondo la occorrenza uolle obedire, sia stato il proceder suo. Ma d’ intorno à questa cosa per non essere una di quelle; che in esso Discorso sono per douer’ esser [[da me à richiesta uostra]] [ad instantia uostra da me corr. supra lin.] considerate, non [-3-] uuò consumar più tempo. Bastarammj di hauerne toccato questo poco per potermene ualere occorrendomi nelle altre per qualche scarico di esso Arcimusico; la difesa del quale [io però add. supra lin.] non intendo [[però]] di uoler pigliare, se non et con molta breuità, e doue, e quando à me parerà, ch’ egli dal Sigonio uenga troppo seueramente, che [irragioneuolmente add. supra lin.] cosi dir si può, ripreso, et censurato. Nella prima parte adunque delle due; nelle quali fù dal Sigonio diuiso questo suo Discorso, et è contenuto lo Scoprimento de gli errori secondo la opinione di [de ante corr.] luj fatti in prattica da Don Nicola nelle sue Cantilene musicali: si come nella Seconda sono similmente compresi quei da luj giudicati hauer l’ Arcimusico commessi in Teorica, ne’ suoi libri della antica Musica ridutta alla moderna prattica, leggesi la confessione; che’ l Sigonio fà, che à lui “non sia spiaciuta in tutto l’ Armonìa de’ Madrigali adunati in quej due primi libri à 4. uoci dell’ Arcimusico con addurne la cagione; la qual’ è, et uerissima certo, che; “La nouità [La nouità delle uocj non usate nella Musica porger diletto allo udito. in marg.] delle uoci non usate diletta l’ udito.” Hora s’ è, che à luj non sia spiacciuta in tutto quell’ Armonia, chiaro è, dico io, che à lui sia quella piacciuta in qualche parte: Et se pariment’ è, che la nouità delle uoci non usate sia quella; che porga diletto all’ udito, segno è, dico io, che in qualche parte della Musica, ò Madrigali dell’ Arcimusico si troue nouità di uoci non usate: Et che anco per ciò tai Madrigali dilettino gli Ascoltanti. Et se questo [-4-] finalment’ è, che accade, conchiudo io, andar cercand’ altro? Non si hà lo intento? Non si hà quel fine; per lo quale fù ritrouata la Musica? À che soggiunge il Sigonio, che tal “Musica uiene in breue à fastidio?” Quel prouerbiazzo antico Ogni bel ballar rincresce, insieme con quell’ altro La troppa domestichezza partorisce dispregio, non li fà senz’ altro risposta à sufficientia, à cuj non è replica? Tal difetto non è dalla parte afficiente: ma dalla parte affetta. La Musica all’ udito è com’ ogni altra cosa diletteuole particolarmente à ciascuno de gli altri Sensi. Il troppo dolce, ò Saporito, ciò è di lungo uso annoia il Gusto [gusto ante corr.]: Il troppo continouato eccellente odore fastidisce l’ odorato: Et cosi degli altri parimente. Non è dunque gran marauiglia, se tale Armonìa de’ Madrigali di Don Nicola uiene in breue à fastidio; poiche è uno insito naturale, et uniuersale à tutte le Armonìe sin quelle; alle quali habbiamo assuefatte le orecchie (onde Aristosseno [nel libro primo degli Elementi Armonici passato il mezo. add. in marg.] disse che à pena, et non senza molto studio il senso si usa al Genere enarmonico) di porger diletto solamente per breue spatio di tempo all’ udito: si come del Dolce, et del saporito il dilettar per poco tempo al Gusto, et dell’ [I sensi per breue tempo prendersi diletto delle cose à loro grate. in marg.] Odore eccellente l’ esser grato all’ Odorato: Et cosi dell’ altre cose respettiuamente à gli altri Sensi. Ne contra quant’ ho detto hanno possanza alcuna le due ragioni, che per questo allega il Sigonio; La prima delle quali è che in musica tale “non si troua inuentione [inuentioni ante corr.] [-5-] alcuna di Contrapunto.” La seconda, che “le Parti caminano insieme.” Et io per dimostrar la debolezza dell’ una per l’ altra di quelle; Dico, che essendo stata trouata la Musica per dilettare uniuersalmente tutti gli Ascoltatori; Quella inuentione di Contrapunto intesa dal Sigonio, la qual è Artificio del far le imitationj, [Artificio del Contrapunto de’ Musicj moderni. in marg.] le Fughe, le Fughe doppie, le diritte, et le riuersce di quella con questa, et di questa con quell’ altra, et di quell’ altra con quest’ altra Parte: di Risposte, di Antecedentie, et di Consequentie, di Repliche, et di Artificij tali rendono solamente diletto à gli Ascoltatori intelligenti di quellj; il particolar numero de’ quali, benche à’ tempi nostri sia grandissimo, et quasi di souerchio per essere homai più il numero de’ Compositori prattici di Musica, che de’ Cantori di quella: [Il numero de’ Compositori prattici di Musica essere homai più, che de’ Cantori. in marg.] nondimeno rispetto all’ uniuersale de gli Ascoltatori della Musica, et Cantilene egli non è quantità se non minore; Onde Inuentione di Contrapunto tale non è punto proportionata alla dilettatione uniuersale; Oltra che co’ l suo così, dirò, Babuinare, ciò è, del suo trasportare non solamente delle Sillabe: ma delle parole, et talhora anco delle Chiuse, et de’ uersi intieri: Et co’ l suo così giostrare, et contendere delle parti insieme [[ci uiene à]] rappresentandoci [rappresentare ante corr.] l’ antica Torre di Babelle, [Viluppi et intrichi di parole poste in musica con l’ artificio de’ modernj Contrapuntisti indebilire, et sneruare l’ Armonia di esse Cantilene. in marg.] od [et ante corr.] uno intricatissimo uiluppo à guisa del cicalamento delle persone plebee, et uili: Come [[uolle]] il gentilissimo Alessandro Strigio imitando Gianequino [-6-] nel suo Cachè de femmes uolle facilmente dimostrarci con quella sua Musica del Cicalamento delle Donne al Bucato: si uiene à sneruare, et indibilire, et à quasi annullare ogni diletto di quell’ Armonìa; Ma il Caminare insieme [Espressione delle parole fatta dalle parti concordemente nelle Cantilene rauuiuare, accrescere, et inuigorire il commouimento dell’ udito. in marg.] delle Parti con la commune, et in un [[tempo]] [istante corr. supra lin.] medesimo concorde espressione delle parole fatte [[da’ Cantanti]] [dalle Parti corr. supra lin.] nelle Cantilene, ò Madrigali, ò Motetti che li diciamo, si uiene à rauiuare, ad accrescere et ad inuigorir maggiormente quel diletteuole commouimento uniuersale da gli Auditori di essa Armonia aspettato. Ne uuò già per ciò negare, che’ l rompere talhora quel concorde Camino delle parti insieme non produca qualche buono effetto: Ma ciò uuole esser’ effettuato con giudicio grandissimo et sopratutto per non molto tempo: Ma per breue, et prossimo conseguito dell’ una delle parti all’ altra. Et de gli effetti i ciascuna di queste cose se ne hà manifestissimo Essempio da’ Madrigali del uiuacissimo, et giudiciosissimo Cipriano Rore, dico di quej suoi primi à 5. uoci titolati à note negre, ò cromatici, [flutto tempestoso marino: add. supra lin.] et poscia de’ due libri à 4. uoci; trà quali particolarmente segnaremo il Di tempo in tempo: Qual’ è più grande Amore: [[bonaccia, et tranquillissima erenità maritima add. supra lin.]] Vn’ altra uolta la Germania stride: Beato i mi direi, [Bonaccia, et tranquillissima Serenità maritima. add. supra lin.] Hauendo poscia il Sigonio detto, che “se ci fusse alcuno Curioso, che uolesse fare Anotomìa di quest’ antica Musica, trouarebbe, cose le più uane, le più inscipide, et le più ridicolose, che si possano trouare in Principiante alcuno, con [-7-] tanto poco giudicio poste quelle sue Consonantie, che da marauiglia di se à chiunque le considera, et uede.” Soggiunge dicendo, “Questo Arcimusico non osserua punto le Regole del Contrapunto. [Percioche si troua nelle sue Compositionj, ch’ ei si parte dalla quinta, et salta alla duodecima,” con darne la testimoniantia del Madrigale. Stiamo Amore à ueder, che è nel primo libro à 4. uoci di quello, Poi soggiunge. “Si troua anchora molti altri mouimenti da fuggire, Come sono saltando dall’ unisono alla ottaua, et dalla ottaua alla quintadecima, et per conuerso ritorna poi alla quintadecima all’ ottaua, et da quella all’ unisono per mouimenti contrarij, et separati: De’ quali mouimenti se cotesto Arcimusico hauesse cognitione di tal scientia, et prattica non faria simil passaggi: perciocche sono fuggiti da periti Musici.” Hor se mouimenti, ò Passaggi: ma più tosto Consonantie tali siano da essere, et siano fuggite da’ Periti Musici: Cipriano Rore dallo uniuersal consenso stimato non solamente il più artificioso: ma il più leggiadr, et polito Compositore in Musica de’ nostri tempi, ce lo dimostra chiaramente; Conciosia cosa ch’ egli [[nel]] [presso’ l corr. supra lin.] fine, et nel fine istesso della prima parte del suo Madrigale. S’ honesto amor, à cinque uoci pose l’ uno, et l’ altro mouimento, ò Consonantia passando prima dalla Diapente alla Diapasondiapente in queto modo. [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 7,1] Poi dalla Diapason alla Bisdiapason cosi. Uolgasi. [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 7,2] [-8-] Et nel principio della seconda Parte del Madrigale; scarco di doglia à 5. uoci salta dall’ unisuono alla Ottaua in questa maniera, [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 8,1] oltra di questo nel mezo quasi della seconda parte del Madrigale Si trauiato, parimente à 5. uocj partendosi dalla duodecima salta alla quinta così. [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 8,2] Doue anco è una apparentia di due Quinte; che altri biasmano grandemente [signum] Passa [[poi]] [anchora corr. supra lin.] dalla Quinta alla duodecima molte et molte uolte nel Motetto, [[et in diuerse maniere]] Repleatur os meum à 5. Uocj. Et nella prima parte al uersetto, Donec merar, in questa maniera replicatamente [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 8,3] Et al uersetto Gloria, Laus, della seconda parte cosi, triplicatamente. [[[Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 8,4]]] [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 8,5] Et al uersetto aquae intra me sunt, nello stesso Mottetto, Repleatur partendosi dalla xij [uà add. supra lin.] alla quinta, et dalla quinta [torna add. supra lin.] alla duodecima. [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 8,6] E benche Cipriano solo sia pro cunctis, addurrò nondimeno questi due luoghi dello Entroito, Miserationum tuarum, del Porta, à cinque uocj alle parole quae à Saeculo sunt; dou’ Ei si parte dalla quinta, et uà alla Duodecima in questo modo [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 8,7] Honofrio Padouano; il quale uisse trà quej gran Musici pratici 1505. nella sua frottola, ò Barzelletta, à quattro uoci Sed libera nos, fece anch’ Ei mouimenti tali. [-9-] [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 9,1] Et poiche per questi Essempij hò dimostrato non esser ne inconueniente, ne errore questo dello Arcimusico, uoglio anco [ciò add. supra lin.] confermare con l’ Autorità delle Regole del contrapuntizare. Quinta Regola trà le poste da Nicolo vollicio nel quinto capitolo del sesto libro del suo Enchiridio dicendo cosi. “Quinta Regula est, quod inContrapuncto consequenter, [-10-] et immediatè constitui possunt duae perfectae concordantiae similes, modò dissimilibus procedant motibus, atque contrariis. Vt, si duarum Cctauarum prima in acutam sit protensa, secunda in graue remissa: Èt è conuerso. Similiter cum fuerint duae Quintae immediatè succedentes; quarum prima per Thesim ducta sit; secunda per arsim. Vel è conuerso.” in marg.] Adduce [Adducesj ante corr.] [egli anco poi add. supra lin.] di queste imputationi alcuni [altri add. supra lin.] Essempij; tra’ quaj [quali ante corr.] ne sono trè di trè Quinte diuerse false; che chiaramente appariscono esser puri errori di Stampa. Et l’ uno è nel primo libro à quattro uoci folio 6. et incomincia il Madrigale, Ecco ch’ in uoi: Et in quello il Csolfaut, [Gsolfaut, ante corr.] del Tenore è solleuato per innauuertentia, ò trascuraggine dello Stampatore; Imperoche stando cosi quel solleuato non solamente la Diapente col Basso in Ffaut, sarebbe falsa, come il Sigonio acceso da sdegno ha notato: ma false anco sarebbono la Diatessaron superiore in Ffaut, acuto del Contralto, et la sesta in Alamire acuto del Soprano. Il secondo si troua nel Madrigale; il cuj principio è, L’ Asprezza, e crudeltà, posto nel secondo libro, folio 11. Doue la Semibreue del Gsolreut, nel Tenore non è stata dallo stampatore, come doueua, alterata co’ l punto: [[Et]] si come sono alterate tutte le altre di quel tempo; Onde non solamente si uiene à far la Quinta notata parimente dal Sigonio per falsa co’ l Cfaut del Basso: Ma false anchora la Quarta in csol faut, del Contralto, et la sesta co’ l Soprano in e la mi acuto. Vedesi il Terzo presso il Fine del Madrigale, I uidi in terra, posto pur nello istesso [-8-] libro secondo a folio 16. Et il Sigonio Segna trè elami, acuti del Tenore co’ l b molle, et per rincontro di quelli nel Basso pone tre a la mi re, ciascuno alterato con un punto: Et cosi con grandissimo Schiamazzo ritornando egli trabocheuolmente, com’ egli usa di dire contra Don Nicola in questo luogo appunto, ad esclamare impertinentemente del Titolo di Arcimusico attribuitoli: et [[nota]] [segna corr. supra lin.] quel passo di Contrapunto per Diapente falsissima. Et io dico hora, che se’ l Sigonio non si fusse tanto riscaldato nello sdegno, egli haurebbe uoluto incontrar le [altre due add. supra lin.] Parti con queste: et cosi conosciuto, che se bene i tre e la mi, si trouano esser ueramente stampati in quella parte del Tenore co’ b molli contra i trè alamire, del Basso alterati con un punto per ciascuno, non per tanto douersi questo ascriuere per errore allo Arcimusico: Ma conueneuolmente; si come gli altri due soprascritti, allo Stampatore; Imperoche stando in tal maniera esso Contrapunto il Sigonio haurebbe potuto ragioneuolmente anco segnar, come non hà segnato, due forme di Quinte descendenti per mouimenti separati trà esso Tenore, et esso Basso, per discendere il Basso da detto alamire, alterato co’ l punto, à Gsolreut, naturale, et il Tenore similmente da elami acuto co’ l b molle, in d la sol re naturale: Ma questo, come ho cominciato à dire, et ho con ragioni mostrato de gli altri due soprascritti, è puro errore dello Stampatore: et tengo per fermissimo, che l’ Arcimusico componendo esso Contrapunto scriuesse [-9-] quej trè [non in add. supra lin.] elami, co’ [co’ l ante corr.] b molli: ma in c solfaut, alterati di un punto per ciascuno; Imperoche oltrache in queta foggia si uiene ad accrescere, et ad impire commodissimamente esso Contrapunto della Consonantia della Terza, ò semiditono, si fugge quella Forma di due Quinte descendenti da me notate, et à leuar uia quei tre falsi unisuonj, ò per dir forse meglio quelle tre Seconde; le quali cosi uengono à trouarsi trà esso Tenore, et il Contralto: hauendo quello i tre elamj, co’ b molli, et questi i trè elamj, alterati parimente co’ punti; i quai fanno uera Quinta co’ tre alamire, del Basso alterati parimente co’ punti: cosa; che non è ragioneuole, ne possibile, dirò, da esser pensata, che Don Nicola hauesse giamaj commessa; Percioche, quando egli l’ hauesse fatta, ben si potrebbe dire, et affirmare, ch’ ella fusse; come hauere detto il Sigonio habbiam ueduto, ridicolosa, et da Principiante: Et si come indegno della disciplina di Adriano, cosi degno di buone sferzate. Eccouj, Messer Anniballe honorando giustamente in quel luogo dle Madrigale tutte quattro le Parti, et appresso la detta Corretione nel Tenore da me fatta conforme alla buona Compositione fattane per creder mio dallo Arcimusico. Giudicatelo hora uoi. [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 7,1; text: parte corrotta, et corretta.] À tutti quegli altri Essempij poi addutti dal Sigonio io non uuò rispondere altro, se non ch’ essendo lo Arcimusico [-10-] Don Nicola stato Discepolo, com’ è stato, di Adriano Vuiuillaret, non è da credere, ch’ egli ignorasse le Regole del Contrapunto; che da quel buon Precettore erano con ogni amoreuole diligenza insegnate à tutt’ i suoi Discepolj: Ma si ben tenér per certo, che Don Nicola, si com’ egli non uolle star dentro à’ terminj della dottrina armonica; che alla Età sua correua per le Scuole di quej famosi Musici tanto, dirò prattici, quanto teorici, cosi non uolesse contentarsi di tai Regole, et Ammaestramenti, come in qualche parte anchora molti altri autoreuoli Compositori prattici di musica non hanno uoluto soggiacere à quelle; Et ch’ egli per ciò ne’ suoi Madrigali facesse quello; che da luj uenne riputato douer render maggiore Armonia: Ma percioche il Sigonio soggiunge, che Don Nicola “fà anchora alcunj mouimenti irrationali,e sproportionati senza considerar punto la sua natura: Et sono tanto strauaganti, et discommodi da intonar giustamente, che è [cosa add. supra lin.] fuor di ragione, Et Regola:” et pone alcunj Essempij di salti di Settime, et di Seste maggiori nel discendere usate dallo Arcimusico nelle due Parti estreme: Et replicato, ch’ egli ha, “che tai mouimenti sono contra ogni ragione, et Regola osseruata da’ buoni, et Eccellenti Musici, cauate dalla ragione Teorica, et dalla medietà armonica,” fa mentione di molti di questi tai Salti à suo giudicio sproportionati, [-11-] formati, dice egli, “da segni accidentali:” con soggiunger, “che Don Nicola si è lungamente ingannato; perche si come le consonanze sono formate da proportioni rationali, così le distantie, et Interualli; che nascono trà l’ una, e l’ altra Consonantia, uogliono esser giusti, et formati rationalmente.” parmi, che ciò ueramente non sia da passar senza, che da me ui si faccia intorno qualche diligente Consideratione; stimando io che sia per douer esser’ tenuto questo suo dire, et replicare, che tai mouimenti, oltre ch’ essi sono irragioneuoli, sproportionati, strauaganti, et discommodi da [esser add. supra lin.] intonati giustamente; sono contra le Regole cauate dalle Ragione specolatiua, et dalla mediocritade armonica: Et che si come le Consonantie [-12-] sono formate da Proportioni rationali, cosi le Distantie, et Interualli trà l’ una, et l’ altra Consonantia uogliono esser giusti, et formati rationalmente; Per la qual cosa dico, che quantunque tai mouimenti possano parere à qualche Cantante strauaganti, et discommodi da essere intonati giustamente: non per tanto il difetto è de gl’ Interualli: ma del Cantore; il qual non è bene essercitato nell’ intonare ogni sorte d’ Interuallo, ò Salto cantabile. Et che ciò proceda dal non bene essercitato Cantore, si può conoscer da questo, che ciascuno Cantore mediocremente essercitato intuona con facilitade, et [-12-] giustamente ciascuna Sesta minore ascendente, ogni uolta, ch’ egli sia di buono orecchio; [[p]] et per contrario niuno Cantante è; il qual prima, ch’ egli sia dal [[buono]] [precettore corr. supra lin.] essercitato, [[che]] [[che]] intuoni giustamente, non che un Tetracordo intiero: ma due Interualli armonici l’ uno susseguente all’ altro. Ma si ben naturalmente intonarne molti, e molti strauaganti da douero, et sproportionati fuor di modo. Et ciò deriua dal non esser della Natura l’ intonar giustamente gl’ Interualli Musicali: Ma dell’ Arte; la qual gli ha di tal maniera ò per qualche ragione, ò per qualche diletto del senso procreati. Oltra di questo i Cantori essercitati in facendo passaggi, come dicono, co’ l loro gorchizare non intonano con molta sicurezza, et facile prontezza assai souente Interualli strauaganti, Et discommodi? Si certo. E di onde procede? non altro ueramente se non dall’ haueruj essi fatto studio, et con habito insieme con lo aiuto anco di qualche Stromento ò da corde, ò da fiato; i quali Stromenti sono sempre apparecchiati per intonar giustamente tutt’ i Salti, ò Interualli di quel Genere armonico; al qual saranno stati accordati dal Sonatore, purche la mano di quello sia pronta, et sicura à farlo: Ma doue lascio io cosa grandissima in ciò dell’ Arte; che è il Cantar de’ Merli, [Merli, Alodole, Fanelli, et altri uccelli ammaestrati dall’ Arte, cantano [[l’]] aere di Canzonj humane. in marg.] delle Alodole, de’ Fenelli che ammaestrati dall’ Arte nelle Canzoni humane lasciano il lor Canto naturale? Il che uiene anco à rispondere à quello; che dice il Sigonio, che la difficoltà dello intonar tai Salti, et Interualli nasce [-13.-] dall’ esser formati da’ Segni accidentali; Imperoche pur sono cantabili in quel Genere, ò in quella Specie armonica tale, et non molto difficili à Cantori essercitati di buon giudicio, et di buono orecchio. Aggiungo à questo, che tal’ Interualli non furono tanto inconsideratamente fatti dall’ Arcimusico, come il Sigono gli ascriue; Conciosiacosa che Don Nicola nel Capitolo XIX. sel primo, et nell’ xj. del 4. de’ suoi Libri dell’ antica Musica ridutta alla moderna prattica, ragiona, et insegna i Modi da poter far giustamente le loro Intonationj. Che Don Nicola poi si sia grandemente, secondo la opinione del Sigonio, ingannato, perche le distantie, et gl’ Interuallj; che nascono trà l’ una, et l’ altra Consonantia uogliono esser giusti, et formati rationalmente, si come da Proportionj rationali sono formate le Consonantie: Io credo più tosto, che sia stato il Sigonio; che si sia ingannato ciò dicendo; Imperoche io non ho mai udito dir tal cosa da Musico alcuno: ne lettala in alcun libro trà tanti, e tanti; ch’ io ne sono andato, et uado riuolgendo fuorche di un qualche moderno: Ricordomi bene di hauer letto ne gli Armonici di Tolomeo al Capitolo 10. del primo libro Come anco sò, Messer Anniballe mio, di haueruj nello antecedente mio Discorso detto, che’ l Ditono incomposto antico era tenuto disconcio al canto per la ragione; ch’ egli adduce del suo esser molto superpartiente: nondimeno egli era, come afferma pur esso Tolomeo nel Capitolo 12. del primo libro de’ suoi Armonici parlando del Genere Enarmonico: [-14-] Et assai prima Aristosseno al medesimo proposito passato i due Terzi del secondo libro de’ Frammenti de’ suoi Elementi armonici continouamente usato da tutt’ i Musici di quei tempi, et particolarmente, et propriamente nel Genere Enarmonico. Et se tai salti, ouero Interualli douessero esser giusti, et formati rationalmente, si come le Consonantie, et cauati, com’ egli dice, dalla Ragione teorica, et dalla medietà armonica, ciò è sotto le proportioni superparticolari [Come [haurebbe mai posto add. supra lin.] il dottissimo Tolomeo nel Sistema perfetto del suo Diatonico incitato da luj con tanto artificio ordinato, et da noj hora, benche participatamente nel sonare, communemente usato, uno Interuallo [di add. supra lin.] Diatessaron, ouer di Quarta soprabbondante per un Comma nostro moderno: et cosi quella sotto la proportione supersette partiente uentesima, ciò è da 27. à 20. che è da Proslambanomenos à Lycanos hypaton, ciò è da A re, à D sol re. Poscia anco per compimento di tale Diapason, come [ui add. supra lin.] haurebbe egli mai collocato un’ interuallo [di add. supra lin.] Diapente, ouer di Quinta mancante parimente per un Comma nostro moderno, et quella cosi formata sotto la proportione supertredicipartienteuentisettesima, ciò è, da 40. à 27. la qual’ è tra essa Lycanos hypaton ciò è D sol re, et la Mese, ciò è alamire? Onde anco procede conseguentemente, che trà essa Lycanos hypaton, ciò è D sol re, et la Parhypatemeson, ciò è F fa ut [sia add. supra lin.] l’ interuallo Semiditono [[ma]] mancante per un comma nostro moderno, et cosi superpartientecinqueuentisettesimo, ciò è, sotto la proportione da 32 à 27. Oltra di questo non pose esso Tolomeo in detto suo Sistema Diatonico incitato trà la Hypate hypaton, ò diciam [sqb] mi, et la Parhypate meson, ouer F fa ut, un’ Interuallo Diapente, ò sia di quinta mancante, et superpartiente diciannouequarantacinquesimo, ciò è, sotto la proportione; che è da 64 à 45. Per [la qual cosa]] [componimento add. supra lin.] anco poscia di tale Diapason non collocò [egli add. supra lin.] tra essa Parhypate meson, ò diciam F faut, et la Paramese, ciò è [sqb] mi, acuto un’ Interuallo Diatessaron soprabbondante, [et add. supra lin.] superpartiente tredcitrentaduesimo, qual’ è da 45 à 32.? Oltra di ciò in marg.] quei Salti, ouero Interualli delle Seste [minime, add. supra lin.] minori, et delle Maggiori [et grandissime add. supra lin.] i quali[[,]] [[prosuppostoli anchora sempre forma add. supra lin.]] sono tuttauia usati, et ritrouiamo quasi in ciascuna di queste Cantilene moderne, Motetti, ò Madrigali, che [[elle] siano [esse add. supra lin.] dette, ò [[chiamate, non]] [nominate, come corr. supra lin.] si potriano usare [prosuppostoli anchora sempre nella uera forma loro? add. supra lin.] Percioche la Sesta [grandissima è in proportione superundicipartientesedici, ciò è, da 27. à 16. trà [da ante corr.] F fa ut, et d la sol re. La add. supra lin. et in marg.] maggiore [[4]] in proportione superbipartienteterza, ciò è, da 5 à 3 [[et la minore molto più usata <.>][trà Cfa ut, [Ffa ut ante corr.] [[et alamire,]] et a la mi re, et trà Dsolre, et [sqb] mj, et la minore corr. supra lin.] supertripartiente quinta, ciò è, da 8 à 5. [trà Are et Ffaut, uero trà alamire, et Ffaut, acuto infra lin.] [[[et trà Dsolre et et Cfad]] et trà Elami, et csolfaut, et trà [sqb]mi, et G solreut [[[signum] et]] in marg.] molto più usata, come [anco add. supra lin.] la minima superquarantasettepartienteottantuno, [ciò è add. supra lin.] da 128 à 81. add. supra lin.] che è molto più supertripartiente [trà Dsolre, et bfa add. supra lin.] Ne uoglio in questo luoco [luogo ante corr.], com’ io potrej, pigliare in parole il Sigonio, [: ante corr.] et correggere il suo dir, che le Distantie, et gl’ Interualli; che nascono trà l’ una, et l’ altra Consonantia uogliono, con quel che segue; Imperoche gl’ Interualli non nascono, [[trà l’ una, et l’ altra]] [et non sono add. supra lin.] trà [add. supra lin.] le Consonantie: ma nascono, et sono trà l’ un suono, et l’ altro; Ond’ essi uengono poi detti[[,]] ò Consonantie, ò [et ante corr.] Dissonantie conforme alla proportione [Proportione ante corr.] loro, et al diletto dell’ Vdito. Ne ciò si [Le Proportioni delle Consonantie, e delle Dissonantie non si douere intendere ne gl’ Interualli, et Salti del Cantante in una Sola delle parti della Cantilena. in marg.] ha ne anco da intendere in una sola delle Parti della Cantilena: Imperoche tal parte non può mandar fuore se non una sola uoce per uolta: ma si ha da intendere [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 14; text: 8/5, 5/3, 128/81, 5/3, 8/5, 27/16] [-15-] trà due Parti cantanti insieme, et in un tempo medesimo uoci differenti nel graue, et nello acuto; d’ onde nasce ueramente il nome cosi di Consonantia, ciò è di Sonare insieme con diletto, come di Disonantia, ciò è, di sonare insieme senza diletto, anzi con [noia, et add. supra lin.] fastidio de gli ascoltanti. Et à queste Consonantie [tali add. supra lin.] serue solamente la descritta da luj Tauola del Senario: et non à’ mouimenti de gl’ Interualli, ò Salti, che si habbia da fare il Cantore in cantando: et descritti, e notati dal Musico in ciascuna delle Parti della sua Cantilena à diuersità dell’ aere di quella, et quelle; Alla facilità della uera, et giusta intonatione de’ quai Salti, ouero Interualli replico, che si habbia da rimediare con gli Ammaestramenti dati da Don Nicola: Ma con lo studio sopra tutto frequente, et con lo aiuto di qualche stromento simile quanto più sia possibile alla uoce humana nel ritener lungamente il suono, come sarebbe una Viuola grande, ouero un’ Organo grande; Onde nello imparare si faccia quello habito fermo; ch’ in ciò è necessario; Et in somma far pensiero di esser quel Merlo; quella Alodola, ò quel Fanello; à cuj uenga insegnato di cantar (dirò cosi seguendo il dir commune, benche fusse più propiamente [forse add. supra lin.] detto Zuffilare) di quello accorto, destro, diligente, solicito, et patientissimo professore di tale arte; che sarà quella propostasi Viuola, ouero Organo, ò stromento altro tale. [Il che si uede, che fù chiaramente conosciuto da Bartolomeo Ramo, per quanto egli hauendo forse hauuto auanti à gli occhij quello; che nel Micrologo di Guido Aretino di ciò quasi per ischerzo si legge, hà lasciato scritto presso il fine del primo Capitolo del primo Trattato musicale stampato ha più di ii0. [i40 ante corr.] anni in Bologna, doue egli era pubblico Lettore di questa artificiosissima Scientia; le cuj parole latine sono queste. Secundò Organum naturale per arsim, et thesim; idest per Eleuationem, et depositionem, siue per intermissionem cum Artis Instrumento copulantes psallere concorditer assuefaciemus, quousque sine eo legitimè psallere didicerint. in marg.] Et per conchiusione di questo diremo, che siano da esser chiamati inconueneuoli al canto solamente quelle uoci, et Interualli, che [-16-] si come afferma Aristosseno presso il fine del primo libro de’ suoj Frammenti Armonici non sono compresi, et ordinati nel Sisitema, ciò è, nello stromento accordato à quel Genere, ò à quel Genere, ò à quella Specie armonica; che noi hauremo per le mani: Ma passiamo à considerare la seconda Parte di esso Discorso; nella quale il Sigonio dice di uoler trattare “Della Diuisione de’ generi, et de’ Segni: Et ancora della Compositione (ciò è creder mio della Cantilena) del Genere Enarmonico; nel qual si trouano molti errori commessi da luj:” Ma io dubito grandemente, Messer Anniballe honorando mio, che non siano assai più i commessi dal Sigonio. Vediamolo. Comincia egli adunque dal Genere diatonico, et chiamandolo primo, e principale come uniuersalment’ è stimato da tutti, dice: “Et si forma la prima uoce nella corda di [sqb] [mi add. supra lin.] graue seguitando sin’ al primo E lami; nella qual Diuisione si uede, che trà [sqb] mi, et C faut; che sono due uoci naturalmente poste, nasce la forma del Semituon maggiore.” La corda, ò uoce di [sqb] mi; che appresso gli antichi musici haueua nome Hypate hypaton, è, si com’ è stata sempre principio del Tetracordo non solamente del genere Diatonico, come dice il Sigonio; ma de gli altri due Generi, et di tutte quante le pecie loro: Et lo [l’ ante corr.] E lamj, graue detto da gli antichi Musici Hypate meson è stata sempre, si come anco è, fine di essi Tetracordi: Ma non sò già come tanto sicuramente non hauendo egli specificato di quale Diatonico intenda parlare, dica, che trà [sqb] mi, et C fa ut; che [-17-] sono due uoci naturalmente poste, nasca la forma del Semituono maggiore; Ond’ io dico, che ui nasce la Forma del Semtiuono minore, ogni uolta, che si parli della Specie diatonica diatoniea antica; il qual Semituono minore essi nominauano Limma, sotto la proportione supertredicipartiente [supertredicesima ante corr.] ducento quarantatre, ciò è, da 256. à 243. Et se s’ intenderà del Diatonico [secondo la distributione add. supra lin.] di qualcuno altro di quej Musici, come di Archita, egli sarà, non dico un Semituono: ma uno Interuallo di proportione sesquiuentisettesima, ciò è, da 28. à 27. Et se del molle, ò dilicato di Aristosseno, si come anco del suo incitato, un mezo tuono. Et se dell’ uno de’ trè di Tolomeo: se del Molle, dico, ò dilicato, uno Interuallo sotto la proportione sesquiuentesima da 21 à 20. se dell’ eguale, un’ Interuallo sesquiundicesimo, ciò è da 12 à 11. Et se dello incitato il Semituono sesquiquindicesimo da 16 à 15 si come anco è quel di Didimo. Per lo che lo Essempio posto in questo luogo dal Sigonio è troppo, non sò, s’ io mi dica, particolare, ò uniuersale; Anchora ch’ io mi creda, che’ l Sigonio intendesse trà se medesimo di uoler descriuere la Diuisione della Specie diatonica diatona incitata di Tolomeo; la qual’ è riputata nel commune uso à’ tempi nostrj: Ma bisogna à uoler esser’ bene inteso; che il parlar sia chiaro, et distinto: altramente ui è necessario un lungo, et copioso Commento, si come hora è stato necessario à questo parlar del Sigonio; nel qual si tratta del Genere Diatonico: Et sarebbe anco [-18-] à gli altri due seguenti Generi cromatico, et Enarmonico, se io non me ne ispedissi, come faccio, con dichiarare, ch’ egli habbia inteso di trattare del Genere cromatico di Didimo; il qual ueramente è quello; che noi adoperiamo misto co’ l diatonico incitato di Tolomeo ne gli Organi, ne’ Clauacembali, nelle Arpe doppie, et altri Stromenti tali, come già ui hò altra uolta scritto, et sò che uoi sapete benissimo; la quale Specie cromatica egli dimanda Genere secondo, et dice, “Che si diuide per un Semituono maggiore, et un Semituono minore, et un Semiditono incomposto:” il che è uerissimo: ma non sò già perch’ egli poi chiami esso Semituono minore “accidentale;” Imperooche essendo il Semituono minore il Compimento (si com’ egli afferma poche righe più di sotto) del Tuon minore detrattone il Semituono [[maggiore]] [sesquiquindicesimo corr. supra lin.], egli non è men naturale di quel, che si sia il Semituono [[maggiore]] [sesquiquindicesimo corr. supra lin.]; dopo il quale ha naturalmente sempre il suo uero luogo: Et se altramente auuiene; che [solamente add. supra lin.] è nella Diuisione del Tuono della Disgiuntione, ciò è [sqb] mi [C fa ante corr.] Synemmenon, et iui sottentri in sua uece l’ Interuallo; che è sotto la proportione da 135. [138 ante corr.] à 128. et nominato anch’ egli Semituono, ciò ueramente è per accidente, et in somma; perche esso Tuono della Disgiuntione è sesquiottauo. Segue poscia il Sigonio, “che tal Semituono minore è “segnato con questo segno # di quattro uirgolette:” Et soggiunge, che tal suo Ragionamento insomma “è stato solo; [-19-] perche si conosca, che l’ Arcimusico chiama Diesis Cromatico il segno delle quattro uirgolette:” et seguendo dice: “Et io dico, che non si può chiamar Diesis in questo Genere cromatico; che’ l suo nome proprio, et naturale è di Semituono minore, rendendone questa ragione; Percioche non è posto per la Diuisione del Tuono; ma solo è posto, et aggiunto per compimento del Tuon minore;” à corroboratione della qual sua ragione egli poi soscriue questa commune Descrittione [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 19] [Terza facciata in marg.] Nella conoscenza della qual cosa credo, che ueramente il Sigonio sia stato di uista molto losca, Et torta: et che Don Nicola habbia senza giusta riprensione potuto chiamar qello Interuallo di Semituono minore Diesis cromatico; Essendo che Aristosseno alquanto più oltre, che i due Terzi del primo libro de’ Frammenti de’ suoi [Elementi add. supra lin.] Armonici chiama la terza parte del Tuono Diesis minima cromatica, [[e la]] parte prossima alla Diesis minima enarmonica; la qual’ è quarta, et minima parte del Tuono. Et ce lo rafferma alquanto più baso dicendo, “Che la grauissima Lycanos cromatica è più acuta della grauissima Lycanos Enarmonica per la Sesta perte del Tuono: Imperoche la Diesis cromatica è maggiore della Diesis enarmonica per una oncia del Tuono.” Et passati i due Terzi similmente del secondo libro ci replica il medesimo [-20-] con queste parole. “Adunque la Diuisione del Cromatico molle è quella; per la quale il Denso è composto di due minimi Diesis cromatici: et il restante si tiene di due misure, ciò è di tre uolte un Semituono, et di un Diesis cromatico, ciò è di trè Semituoni, et di una terza parte solamente del Tuono.” Oltra di ciò descritto, ch’ egli ha la Diuisione della Specie sesquialtera cromatica soggiunge cosi. “Et che il Denso sesquialtero sia maggiore del Molle, è cosa facile da uedere; Imperoche quello è per un Tuon lontano dal Diesis Enarmonico: et questo dal Diesis Cromatico.” Tolomeo poi nel Capitolo duodecimo del primo libro de’ suoi Armonici descriuendo parimente i Tetracordi di tutte le sei Specie armoniche di Aristosseno in conformità di luj dice, “ch’ egli nomina la quarta perte del Tuono Diesis dello Enarmonico: la terza Diesis del Cromatico molle: la quarta con la ottaua Diesis del Cromatico sesquialtero.” Et nel 14. Capitolo del libro medesimo dice, che “secondo Aristosseno nel Cromatico il Diesis molle, et il Sesquialtero sono tra loro differenti per la uentiquattresima parte del Tuono;” che appunto è quanto habbiam ueduto essere stato detto da Aristosseno della Differentia loro; Percioche’ l Molle è otto, et il Sesquialtero è noue delli 24. parti; nelle quali è diuiso il Tuono; Il che è una doppia quantità della [-21-] supposta da Aristosseno, cosi posto da Tolomeo per fuggire i rotti; conciosiacosa che secondo la quantità [[del]] [Tolomeo raddoppia la quantità [della differentia add. supra lin.] del Tuono, supposta da Aristosseno per fuggire i rotti nelle parti di quello. in marg.] [della differentia corr. supra lin.] del Tuono di Aristosseno; che è di xij. oncie, il Diesis molle sarebbe 4. Et il Diesis sesquialtero 4 1/2. Chiaramente adunque appare, che in questi due Generi, et in tutte le specie loro gl’ Interualli [chiamati add. supra lin.] densi, ò Spessi; che sono i due più graui Interualli, uengono nominati Diesis, et non maj Semituoni ne minori, ne maggiori, com’ essi Diesis; de’ quali, come habbiam ueduto, due, uno, dico, nel cromatico, et l’ altro nell’ Enarmonico, son nominati minimj; Per lo che non [Quarta facciata in marg.] potendosi intender giamai del minore senza il maggiore per la Correlatione [Correllatione ante corr.] loro, si ha da presupponere, che hauendo Aritosseno nominato il Diesis minimo in quej due Generi, che per correlatione [correllatione ante corr.] egli inserisce, che in quelli anco fusse il maggiore. Nè quì uorrej, che uenisse [[uoglia]] capriccio à qualche grammaticuccio di uolermi prendere in parole con dicendo, che non il minimo: ma il minore sia correlatiuo al maggiore: Et che per ciò questa mia illatione ueramente non segua, et non uaglia; Imperoche io sarei sforzato per isbrigarmj della sua molestia, risponderli, che si come à’ Grammaticucci è lecito usare alcune uolte senza riprensione il Comparatiuo per lo positiuo, et massimamente nelle cose quantitatiue, [[che à me,]] che à me pare in queste medesime quantitatiue di potere irreprensibilemnte pigliar l’ una per l’ altra sua prossima, [-22-] ciò è, il minimo per lo minore, et il minore per lo minimo: Et usare il maggiore per correlatiuo loro indifferentemente; Et che per ciò segua, et uaglia la mia illatione. Et s’ egli pur al solito de’ Pari suou uolesse ostinatamente perseuerare nel suo Capriccio, io lo auuertirej, che di gratia egli non mi desse con la sua noia occasione di andar sottilizzando questa cosa; Percioche mi bastarebbe l’ animo di mostrarli (s’ egli però fusee intelligente di questa Scientia armonica) che Aristosseno pose nelle tre specie del Genere cromatico non solamente il minimo Diesis: Ma il minore, et il maggiore; ponendo io con esso Aristosseno per lo minimo Diesis Cromatico quello della Specie molle: che secondo Tolomeo, [fuggendo, com’ è stato detto i rotti, add. supra lin.] è 8. Et per lo Diesis minore quello della Specie sesquialtera; che è 9. Et per lo maggiore quello della Specie Toniea; il quale è 12. Et in questa foggia mi uado imaginando, ch’ egli uerrebbe à restare un Buffalo: Ma per conchiusione di quello; perche siamo caduti in questo dubio di altercatione; che è di Diesis maggiore, et di minore, ò minimo cromatico, dico, che il secondo Interuallo di questa specie cromatica di Didimo usata à nostri tempi si ha con ragione da nominare non solamente, com’ è nominato dall’ Arcimusico, Diesis Cromatico: ma Diesis minimo, ò minore cromatico, et non come uuole il Sigonio seguendo lo stile commune de’ Musici prattici modernj; dal poco saper di molti de’ quali à sola distintione di quej due [-23-] Semituoni è nato questo loro aggiunto di maggiore, et di minore: ignorando essi per la maggior parte anchora se tai semituoni siano, com’ essi credeano se non da poche Decine di annj in quà, de gli antichi con uoci greche nominati il minore Limma, et il maggiore Apotome: quello sotto la proportione super tredici partiente ducentoquarantatreesima, ciò è da 256 à 243. questi sotto la proportione da 2i87. à 2048. ò pur de gli usati à’ tempi nostri, inuentati nondimeno da Didimo, [Quinta facciata] et posti nel suo Cromatico; ch’ hora è in uso: Il maggiore sotto la Proportione sequiquindicesima, il minore di Proportione sesquiuentiquattresima; sotto la quale è esso Diesis minore cromatico: et il maggiore sotto essa Proportione sesquiquindicesima; che è il primo Interuallo del Denso, ò Spesso di questo presente Cromatico di Didimo; per le quali due Ragionj, ò più tosto apparenze, et uerisimiglianze di buone Ragioni, ciò è, dello Stile, et della Proportione il Sigonio non si ricordando, che tal segno di quattro uirgolette incrociate uniuersalmente è nominato non Semituono minore: ma Diesis: ne serue ad altro Genere ueramente, che à questo Cromatico, si è persuaso di riprendere: ma ingiustamente, Don Nicola in questa sua ragioneuole nominatione di tal secondo Interuallo. “Il Terzo, et ultimo Genere si chiama,” dice il Sigonio, “Enarmonico: et si diuide per un’ Diesis maggiore, un Diesis minore, et un Ditono incomposto,” cosa; ch’ io non uoglio negare per [-24-] uolere acconsentire, et presupponere insieme, ch’ egli intenda, che il Genere Enarmonico, (et quì non li uuò mettere à conto, come di sopra non gli uo uoluto anco mettere il pigliare il Genere per la Specie; del qual’ egli uuol trattare) [Diusione, ò Specie Enarmonica fatta à questi nostri tempi da chi non si sa particolarmente. in marg.] non sia alcuna Specie Enarmonica delle inuentate da gli antichi Musici: ma quella; che è stata trouata à’ nostri tempi: ma da chi non si sà particolarmente senon da ciascun Musico buon Teorico; il qual con seruar la Regola, et ordine de gli antichi della Diuisione del primo Interuallo graue detto Denso, ò Spesso cromatico; il qual’ è il Semituono: Et in questa specie il Semituono sesquiquindicesimo detto maggiore habbia uoluto accompagnarlo co’ l Cromatico Didimico, dirò cosi, et co’ l Diatonico incitato Tolomaico, con hauer tutte le consonantie e perfette, et imperfette tante, e quanto più si possono, che in altra maniera di Diuisione non è possibile, si come non è possibile per lo stesso rispetto altra maniera di Diuisione cromatica. “Nel quale [[ultimo Genere]] ultimo Genere,” soggiunge il Sigonio, “spero di far conoscere quanto si sia ingannato questo Arcimusico nel diuidere, et ponere in prattica questa sua Musica Enarmonica:” Et io replico, Messer Anniballe Honorando ch’ io credo certo dimostraruj, che lo ingannato sarà stato solamente egli; il qual perciò segue: “Volendo adunque l’ Arcimusico diuidere il Genere Enarmonico pone nella [la ante corr.] prima parte della sua Diuisione [-25-] un Diesis minore Enarmonico; il qual Diesis dice essere della lunghezza di quel Comma; che nasce trà il Semituono minore, et il maggiore, come si proua per il suo primo Libro à 15. Capitolo senza la forma mai di proportione alcuna.” Se lo Arcimusico adunque pone nella prima parte della sua Diuisione di questa, non dico io Genere: ma specie Enarmonica, un Diesis Enarmonico minore, ch’ error sì grande commette egli? Non imita egli cosi lo Inuentor [Sesta facciata in marg.] di tal Genere Olimpo? [Cosi non imita egli add. supra lin.] Aristosseno, Didimo,et molti altri de’ migliori Musici antichi; i quali ne formarono altre diuerse Specie? Et se nel 15. Capitolo del suo primo libro dell’ Antica Musica ridutta alla moderna prattica egli dice, che tal Diesis è della lunghezza del Comma, ciò è della Differentia; che è trà il Semituono minore, et il maggiore, com’ è, che lo Arcimusico non li dia giamai forma di proportione alcuna? Non è chiaro, che la proportione del Semituono maggiore è sesquiquindicesima, ciò è da 16. à 15. et quella del minore [[Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 25; text: 25/24, 16/15, 3, 384/375, 128/125] in marg.] è sesquiuentiquattresima, ciò è, 25. à 24? È cosi gran fatto il sottrarre la minore sesquiuentiquattrecima della maggiore sesquiquindicesima? Onde non si possa facilmente sapere, che ne rimane [rimanga ante corr.] la proportione supertripartiente centouenticinquecima, ciò è da 128. à 125? Il Sigonio stesso pur lo dirà più di sotto alquanto. Et con dir che lo Arcimusico “pone trà la seconda, et terza corda un Diesis maggiore: [-26-] et dalla Terza all’ ultima Corda li nasce per natura un Ditono incomposto: come si può (segu’ egli) uedere nella presente Figura;” [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 26] La qual’ è posta dall’ Arcimusico nel Capitolo 8. del suo primo libro, subito poi soggiunge, “In queto ultimo Genere trouo, che si fà inuentore di questa Diuisione per non hauer formato la sua pecie;” pur ha trouato una uolta, ch’ ella è specie, et non Genere, come sempre l’ ha nominata con tutte le altre due antecedenti: “Secondo la mente di Boethio. Et non si accorge, che commette molti errori in questa sua Dottrina.” Se adunqu’ è [adunque ante corr.], che lo arcimusico non habbia formato questa sua Specie Enarmonica secondo la mente di Boethio: non è giusto, non è ragioneuole, non è douere, Poiche ella anco non è Diuisione di alcuno altro Musico antico, ò moderno, ch’ egli se ne faccia il Trouatore? Ma egli non se ne fa altrimente per quello; ch’ io sappia, trouatore: Ben si leggono presso il fine del sopradetto 15. Capitolo del suo primo libro queste proprie parole. “Il Grado adunque del Diesis minore Enarmonico è tanto picciolo, che quasi si potrà dimandar Comma per esser della lunghezza di quel Comma; che è frà il Semituon minore, et maggiore (non secondo Boetio) ma secondo il nostro Stromento;” Per le quai parole io non credo, ch’ egli si faccia Trouatore di tale Specie enarmonica; [- 27-] quantunque dica, che quel Diesis minore si potrebbe quasi addimandar comma per esser della lunghezza della differentia; che è trà il Semituono maggiore, et il minore non secondo Boethio: ma secondo il suo Stromento; Percioche Boethio parla di quella differentia; che è trà i Semituonj antichi, ciò è, tra il Limma, et lo Apotome da me ricordati di sopra; la qual Differentia è contenuta dalla proportione; che è da 531441. à 524288. Et la chiama Comma con farne la Dimostratione nel Capitolo duodecimo del terzo libro della sua Musica; et Don Nicola intende della Differentia; che è trà’ Semituonj maggiore, et minore di Didimo, ò uogliam dir modernj: ma però secondo il suo stromento; che è per mio giudicio lo Archicembalo temperato, ò participato secondo l’ uso commune de’ Clauacembali modernj. Hor uediamo quali siano gli Errori molti; che’ l Sigonio uuole, che lo Arcimusico habbia inauuedutamente commesso in questa sua nuoua dottrina. Il primo de’ quali dice, “che è l’ hauer trapassato gli [primo Errore attribuito dal Sigonio à Doni Nicola Vicentino in marg.] ordini de gli antichi.” Ò troppo ardito Aristosseno; che primo osasti di passare oltre l’ ordine di Olimpo; che fù l’ Inuentore di questo Genere Enarmonico. Ò sprezztore de’ tuoi Antenati Archita; che non temesti di fare altra Diuisione Enarmonica. Ò poco giudicioso Didimo, et licentioo Tolomeo sopr tutti gli altri [filosofanti add. supra lin.] Musici [[filosofanti]] antichi, poi che ne anco tu [[uoi corr. supra lin.] [[non solamente come loro]] [uoleste cedere alla ueneranda autorità corr. supra lin.] de’ [[tuoi]] [uostri corr. supra lin.] Predecessori: [-28-] Ma uoleste non solamente, com’ essi por mano in questo Genere Enarmonico formandone una Specie diuersa dalla loro: Ma nel Cromatico, et nel Diatonico sopra tutto ne introducesti [tu Tolomeo add. supra lin.] trè nuoue secondo il tuo Capriccio. Se adunque sono degni di riprensione questi cosi gran Musici antichi per hauere trapassato gli Ordini primieri, ben n’ è per ciò degno il Moderno Arcimusico Don Nicola; Ma parmi per le prime parole del Sigonio in questo suo Discorso; le quali sono queste, che “le nouità delle uoci non usate sono quelle, che dilettano l’ udito,” di poter conchiudere molto diuersamente dal Sigonio, ciò è, ch’ essi tutti siano meriteuoli di ogni honore; Percioche primieramente con le nuoue Diuisioni loro de’ Tetracordi hanno apportato nouità di uoci all’ udito, et cosi datoli diletto; Ilche hauendo, come ha, fatto Don Nicola non è proceduto in ciò, com’ è opinione del Sigonio, inconsideratamente; Et perciò non di reprensione: [Errore secondo attribuito dal Sigonio à Don Nicola in marg.] ma di gran laude meriteuole. Il Secondo errore; che dice il Sigonio essere stato commesso dallo Arcimusico, è; “Perche le specie sono poste diuersamente da quello; che naturalmente bisogna; Imperoche hauendo nel principio della sua Diuisione questo suo Diesis minore Enarmonico segnato con un punto, ha contrafatto all’ ordine naturale.” Hor quali siano quelle Specie; che diuersamente siano poste da quello; che naturalmente fà bisogno: io non so (per confessare il uero ingenuamente) troppo ben discernere; anchora che per intelligentia di ciò, ò per ragione del suo dire soggiunga il Sigonio, [-29-] che hauendo lo Arcimusico nel principio della sua Diuisione segnato questo suo Diesis minore Enarmonico con un punto, ha contrafatto all’ ordine naturale. Et se il Sigonio [sesta facciata in marg.] non risoggiungesse; “Percioche uolendo seguitar l’ Ordine principiato bisogna sempre; che’ l minor grado di ciascun Genere sia posto nella prima parte della Diuisione del Genere seguente: et non mai quel minimo Interuallo; che è descritto da lui; che’ l Fondamento saria troppo debile, et imperfetto,” io direi liberamente di non discernere quelle punto; onde parmi, che hauendo il Sigonio detto Specie semplicemente, ò nudamente habbia inteso di dire Specie di Proportioni, ò d’ Interualli; le quali siano state collocate dallo Arcimusico in questa sua Specie Enarmonica con male ordine per quelle ragioni; ch’ egli adduce; le quali io non credo, che siano di alcun ualore; non conoscendo io, che tal Regola sia stata inuiolabilmente sempre osseruata da gli antichi Musici; Ma ne pur osseruata, ne anco forse conosciuta, ne pensata; Imperoche se fusse uero, che’ l minor grado di ciascun Genere fusse (dirò primieramente cosi) posto nella prima parte della Diuisione del Genere seguente, sarebbe necessario, che’ l Semituono; che è il minor grado del Genere diatonico, fusse diuiso in due Diesis, et posti per li primi Interualli graui del Genere Cromatico: Et che l’ uno di quei due Diesis cromatici, come grado minore di esso Genere cromatico fusse poi diuiso in due parti, diciamo [-30-] hora Schismj: et questi posti per li primi Interualli graui nel genere Enarmonico. Et pur si uede la cosa passar’ di altra maniera; Conciosiacosa che gl’ Interualli grauj del Cromatico sono due Diesis Cromatici della grandezza di due Smeituoni: et i due Interualli graui dello Enarmonico [[en]]sono due Diesis Enarmonici della grandezza di un quarto di tuono [Semituono ante corr.] per ciascuno. Ma quando la Intentione del Signonio non fusse questa; [[ma]] [Et corr. supra lin.] ch’ egli intendesse, che’ l minor grado, ouer Itneruallo del primo Genere fusse posto per lo primo Interuallo, ò grado graue del secondo: Et similmente il minor grado, ò Interuallo del secondo Genere fusse posto per lo primo graue del terzo Genere, come par, che habbia conformità maggiore con la Distributione di esse trè Specie armoniche usate; Percioche il Semituon [[maggiore]] [sesquiquindicesimo corr. supra lin.]; che è il minor grado del Genere Diatonico, è primo grado graue nel Genere cromatico, et il Diesis minimo cromatico, ò Semituono [[minore]] [sesquiuentiquattrecimo; corr. supra lin.] che è l’ Interuallo minore in esso Genere Cromatico, è primo grado nel genere Enarmonico; à me però on pare, che Don Nicola in questa sua Distributione [[non]] sia proceduto senza buona imitatione: Et maggiormente hauendon’ egli hauuto il consenso di uno de’ due Giudici ueri dell’ Armonìa; che è il senso: non si essendo potuto seruire dell’ altro uero Giudice; che è la Ragione, prohibendogliele la Participatione, ò Temperamento dello Archicembalo suo nel modo; [-31-] che hoggidì si usa, et si è forse usato semper in tutt’ i [pagina [[facciata]] 3. in marg.] Clauacembali, Spinette, Organj, Arpe [tanto semplici quanto add. supra lin.] doppie, et altri stromenti tali. In questo Genere Enarmonico Olimpo; che ne fù l’ Inuentore pose nel primo grado graue il minor Interuallo: Aristosseno, et Eratostene similmente posero nel primo [[grado]] [luogo corr. supra lin.] graue della Specie loro, si come anco Didimo, et Tolomeo nella loro il minore Interuallo: Solo fù Archita; che nella sua Specie Enarmonica locò l’ Iteruallo minore nel grado di mezo; [Archita ripreso da Tolomeo. in marg.] Onde ne fù da Tolomeo ripreso con quelle salde ragionj; che si leggono nel 14. Capitolo del primo libro de’ suoi Armonici. Però non debb’ esser uero, che [non si conuenga metter add. supra lin.] nel primo luogo graue [non si conuenga metter]] quel minimo interuallo; che ui è descritto dall’ Arcimusico: Et massimamente per la ragione, et causa; che ne adduce il Sigonio; la qual’ è, “Che’ l Fondamento saria troppo debile, et imperfetto;” Per Corroboratione della quale egli soggigunge, “Non si sà, che le due specie de’ Tetracordi antichi, uno ritrouato da Olimpo, et l’ altro da Tolomeo, che per hauer amendue posto nel primo grado un minimo Interuallo diuidendo il Semituono aritmeticamente sono stati tralasciati, et approbati per falsi per non hauer rationale proportione?” Io affermo di essere uno di quei; che non sanno alcuna di queste cose: non n’ essendo giamai stato informato da libro; che in se contenga dottrina alcuna. Sò bene, che tra Tolomeo imitatore, et Olimpo [-32-] imitato non fù diferentia di molta considerabile importantia, anzi quasi [[imp]] insensibile: Essendo che Tolomeo per non alterare il suo Ditono di proportione sesquiquarta, fece per le Ragionj; ch’ egli allega nel sopradetto 15. Capitolo del primo libro de’ suoi Armonici quella ingegnosa diuisione del Semituono sesquiuqindicesimo restante [[Et]] alla Sesquiquarta per empire la Diatessaron; accioche le parti restassero superparticolari: Et Olimpo diuise il Semituono antico detto Limma superpartientetredeciducentoquarantatreesimo rimanente al Ditono antico superpartientediciasettesessantaquattresimo per lo impimento della sesquiterza. Et sò, che auuenga che la Diuisione del Semituono tale fusse fatta da Olimpo aritmeticamente, [[che]] quella, che fece Tolomeo, non fù semplicemente [aritmeticamente ante corr.] aritmetica: Et che l’ una, et l’ altra non è stata tralasciata come riprouata per falsa; perche non habbia proporitone rationale; Imperoche quella di Olimpo è in proportione supertredicipartiente quattrocentottantaseiesima, dico la più graue, et minore: Et quella di Tolomeo similmente in proportione sesquiquarantacinquesima; Proportioni, che sono amendue rationali: Ma per la cagione; per la quale sono state tralasciate tutte le altre Diuisioni antiche, et che alquanto più oltre sarà da me raccontata. Non uolendo [[hora]] [io corr. supra lin.] lasciare hora di dire, che per quello; che più à basso in due luoghi ci mostrarà il Sigonio, non uiene à restar uero quel; che [seconda .1. in marg.] hora [egli add. supra lin.] ci ha detto di quella Distributione dell’ Arcimusico; [-33-] ciò è, ch’ egli habbia posto il minimo Diesis Enarmonico nel primo grado del Denso, ò Spesso di questa Specie enarmonica; Et che perciò il fondamento sia troppo debile, et imperfetto: volendo il Sigonio (come allhora chiarmente si uedrà) che Don Nicola habbia posto inesso primo grado un Diaschisma della proportione da 128. à 125. eguale al Diesis minore, et nel secondo grado uno altro Diaschisma della proportione; che è trà 3125. à 3072. che è minore del primo Diaschisma in proportione supersettepartientecentouentissettesima per compimento del Diesis, com’ egli dice, maggiore; Onde il Sigonio potrebb’ esser facilmente conuinto se non di Calunniatore [[Calunniatorj ante corr.] Calunniare ante corr.], ò di bugiardo, almen di poco ricordeuole di quanto egli ha scritto: et massimamente nella stessa Scrittura, et non molto lontano; che è peccato assai graue, che di hauer parlando detto; Essendo la Scrittura uniuersalmente [La Scrittura uniuersalmente è stimata un’ Aggroppamento di parole lungamente pensate. in marg.] stimata uno aggroppamento di parole lungamente pensate. Et ciò potrebbe seruir per salua dello Arcimusico in risposta alla dimanda; che ne fà il Sigonio, dicendo. “Ma come si saluarà costui (et lo nomina costui) essendo cascato nel medesimo errore?” ciò è di Olimpo, et di Tolomeo; che posero nel primo grado graue il minimo Interuallo: Ma io non uoglio, che ciò uaglia a salua dello Arcimusico; percioche sarebbe un farlo cader nel troppo graue inconueniente; nel qual cerca il Sigonio farlo cadere, nel secondo luoco [luogo ante corr.] da me di sopra ricordato [ricordatj ante corr.], come si uedrà. Vagliale [-34-] solamente la imitatione [da lui add. supra lin.] fatta dell’ Essempio datoli da tanti sopraeminenti antichi Musici, prosupponendo pur, com’ è uero, ch’ egli habbia posto nel secondo grado di quest sua Diuisione del Tetracordo Enarmonico il Diesis maggiore egual al Diesis minore cromatico di proporitone sesquiuentiquattresima, come si caua dal soprallegato 15. Capitolo et dl 16. ma più chiaramente dall’ 8. del primo libro della sua Musica co’ l soggiungere io, che quando si andasse poi ben paragonando, et considerndo l’ uno, et l’ altro di questi due Diesis Enarmonici, stante massimamente il Temperamento, ò participatione; che dir lo uogliamo; sopra la qual si fondò per mio giudicio lo Arcimusico, io non sono certo, quale di essi due Diesis Enarmonici cosi restasse maggior dell’ altro: Et forse bene, che si trouarebbono [trouariano ante corr.] eguali: Et cosi lo Arcimusico restarebbe seguace, et imitatore uero di Aristosseno; il qual [Aristosseno con le diuisionj eguali delle Corde del suo Tetracordo creò gl’ Interuallj delle uoci con proportionj ineguali. in marg.] con le diuisioni eguali dele corde del suo Tetracordo creò gl’ Interualli delle uoci con proportionj ineguali. Hor uengasi à scoprir la cagione; per la quale siano state tralasciate tutte le specie Enarmoniche antiche: et si segua uniuersalmente hoggi dì questa; della qual particolarmente,c ome [di sopra add. supra lin.] ho detto, non si sa lo Inuentore: Et la cagione è quella istessa; ch’ [terza I. in marg.] io dissi all’ hora in quel medesimo luoco [luogo ante corr.] parlando dello Inuentore di essa Specie; ciò è la Commodità, et facilità dello accompagnamento di questa specie con [-35-] le altre due maniere usate ne gli Organi, Clauacembali, Arpe doppie, et altri stromenti tali, et nelle Viuole, Lauti, et simili; à’ quali Organi, et altri per ciò non accade aggiunger se non una Corda sola per ciascun Tetracordo, et quella trà il Tasto [[negro] di ogni Fà [[solleuato, ò Semituono minore et]] [bianco, ò negro ch’ egli si sia, et il [seguente add. supra lin.] tasto bianco corr. supra lin.] di ogni Mi. ciò è, trà [sqb] [sqb] [mi add. supra lin.], et c solfaut, et trà E lami, et F faut, et loro ottaue cosi graui, come acute, tagliando ò l’ uno [Tasto add. supra lin.] bianco, ò l’ altro negro di quellj [quello ante corr.] secondo che torna più commodo: Et alle Viuole, et Lauti [[ponendo]] ponendo sempre in mezo à’ due Tasti loro un’ altro solo Tasto: Et cosi diuidere ciascun Semituono in due parti. Ecco adunque la uera cagione di questa moderna distributione Enarmonica già di sopra descrittaci dal Sigonio, et che egli ci replica dicendo. “Sempre la prima parte della Diuisione di questo ultimo genere è quel Diesis mggiore; che è della lunghezza del Semituono minore formata da queste uirgolette # di proportione sesquiuentiquattresima: Et il rimanente della Diuisione del Semituono maggiore sarà un Diesis minore supertertiaspartes 125. il qual Diesis è quello proprio; che è posto” (notisi, che questo è uno de’ due luochi [luoghi ante corr.] da me poco di sopra allegati, che contradicono al Sigonio) da luj nel primo Interuallo della sua Diuisione è di lunghezza più di un Comma, e [-36-] trè quarti: ma non giunge à due Comma: che comparati poi li due Diesis insieme restarà di minor quantità quel dello Arcimusico per esser” (come dice) “della lunghezza di un Comma, et l’ altro” (come ho detto di sopra) “più di un Comma, e trè quarti: Più, dalla terza Corda alla quarta li nasce naturalmente il grado del Ditono: come da questo Essempio si può uedere.” [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 36] Nella qual Descrittione si ha da auuertire oltre il già notato luoco [luogo ante corr.] di Contraditione, che’ l Sigonio ò per pigliar lo Arcimusico in parola: ò per hauer’ egli cosi creduto, dice senza dimostrarcelo, che’ l Diesis posto dallo Arcimusico nel primo Interuallo della sua Diuisione è di lunghezza di un Comma, e tre quarti: ma non giunge à due Comma, che [[comparati]] [paragonati corr. supra lin.] poi i due Diesis insieme restarà di minor quantità quel dello arcimusico per esser della lunghezza di un Comma: Ma noi habbiamo già ueduto, che lo Arcimusico apertissimmente si dichiara nel sopradetto luoco [luogo ante corr.] del 15. Capitolo et prima nell’ 8. del primo libro della sua Musica, com’ egli uoglia, che s’ intenda, che questo Diesis minore Enarmonico per esser tanto picciolo si possa quasi dimandar Comma; che è; perch’ egli si della lunghezza di quel [quarta l. in marg.] Comma; che è frà il Semituono maggiore, et il minore non secondo Boethio; il qual parla del Comma antico: ma secondo il suo Stromento, ciò è lo Archicembalo temperato, [-37-] ò participato, com’ è stato da me detto à bastanza di sopra in quel luoco [luogo ante corr.]; Et perciò si affatica egli in uano nel uoler dare ad intendere; benche anco troppo confusamente, la quantità della lunghezza di quel Comma non sò se di Boethio, ò di chi; però seguiremo dicendo che’ l Sigonio soggiunge, che “questo nome Diesis non si debbe mai usare, se non quando il Segno delle quattro uirgolette, # si trouarà trà le specie del Genere Enarmonico;” Doue à prima uista pare, ch’ egli intenda, ch’ essendo fatta una mistura dell’ Enarmonico co’ l Cromatico possa il segno delle quattro uirgolette, ò più tosto quello Interuallo terminato da tal segno, detto communemente semituono minore, esser nominato Diesis: Ma credo, che la sua uera intentione in ciò sia, che essendo traportato il Semituono minore segnato con le quattro uirgolette incrociate # insieme dal secondo grado del Tetracordo Cromatico nel primo grado del Tetracordo Enarmonico, ch’ egli si possa, et debb’ addimandare allhora Diesis; et ciò per replicare, ò confirmare principalmente, et di souerchio quanto egli haueua detto di sopra, dicendo. “Et quando poi si trouarà tal segno trà la specie del Genere Cromatico, allhora in tal caso si chiamarà Semituono minore, e non Diesis Cormatico com’ è stato chiamato da luj.” Et pur noi replichiamo, che ragioneuolmente, si come habbiamo di sopra mostrato. Hor [-38-] come ben proui il Sigonio, come dice, “che prouarà per la Etimologia del suo uocabolo; che deriua dal uerbo Diesco, che uuol dir Diuisio,” più tosto Diuido, quando si trouasse tal uerbo; che [in latino add. supra lin.] non auesse [personalmente add. supra lin.] significato di [aggiornare, ò add. supra lin.] far giorno, “che perciò nel Genere Enarmonico sia posto per diuidere il Semituon maggiore in due parti armonicamente:” io non sò conoscere, ne uedere; Imperoche (lasciando da parte, ch’ egli non l’ hauer uoluto fare il Grecastro si sia mostrato saperne poco) la Diuisione [[Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 38; text: diuisione armonica. 16. 31, 15. 496. 480. 465. 16, 30. 32] armonica del Semituono maggiore è 496. 480. 485. che schisata, et ridutta nelle sue due parti, et numeri radicali, l’ una di quelle, ciò è la [[più]] [[[men]] più corr. supra lin.] graue, et maggiore sarà in proportione sesquitrentesima [[ciò è, da 31 à 3 add. supra lin.]]: et l’ altra [[men]] [[[più]] men corr. supra lin.] graue, et minore sarà sesquitrentunesima, ciò è da 31. à 30. et da 32. à 31. Niuna delle quali ueggio, che habbia, che fare co’ l Semituono minore sesquiuentiquattresimo; il qual come soggiunge il Sigonio, “[[nel Cromatico è]] [nel Cromatico è corr. supra lin.] posto per compimento del Tuon minore;” alla qual cosa pareua, che’ l Signonio contradicesse per prima, et io perciò posi allhora in consideratione questo luoco [luogo ante corr.]; del Contenuto del qual’ egli soggiunge la Ragione dell’ Ordine del passar da una Specie all’ altra nelle Cantilene; alla soscrittione della qual Ragione io uuò, che mi sia conceduto maggior tempo per considerarla meglio; Essendo [quinta I. in marg.] che per hora io mi sento di contraria Opinione, induttoui da qualche Autorità de gli Antichi; la quale io non mi ricordo bene intieramente: Et massimamente nella parte [-39-] di quella: che “non si debba mai usar di andar dalla uoce naturale Diatonica à quel picciolo Interuallo del Diesis minore, come ha usato Don Nicola nelle sue Cantilene; che la uoce humana non è atta à proferir giustamente cotal mouimento;” cosa; che è contra à tutt’ i buoni Filosofanti; Imperoche trà gli Stromenti musicali alcuno non è; che sia più acconcio à proferire giustamente qual si uoglia Interuallo, che la uoce humana; come quella; che [uoce humana esser più di ogni altro Stromento musicale acconcia à proferie giustamente qual si uoglia Interuallo armonico. in marg.] senza naturale impedimento alcuno scorre, et si stende in infinito cosi uerso il graue, come uerso l’ acuto; alla cuj simiglianza sono stati fabricati dall’ Arte gli Stromenti liberi, et alterabili de Corde, et da Fiato, come sono i Ribichinj senza tasti, et i Tromboni con altri tali; Oltre che sia lecito al Musico, come ui ho messer Anniballe [Esser lecito al Musico usare ogni, et qualunche Interuallo armonico pur ch’ Ei sia [[cantabile et]] del genere, ò della specie semplice ò mista propostasi. in marg.] honorando, nella antecedente mia Scrittura dimostrato, usar qualunque si sia Interuallo armonico, pur ch’ Egli sia cantabile, et del genere, ò della Specie semplice, ò mista; ch’ egli haurà fatto proponimento di formar la sua Compositione. Et di gran marauiglia certamente mi è stato questo suo dire; “Che ne tampoco il Senso può discernere quella poca differentia; che nasce trà una uoce, et l’ altra:” Essendo che tal Differentia non può giamai esser minore dell’ Interuallo del Diesis minore: Et pur è commune consenso, che l’ udito possa discernere anco il Comma nostro moderno sesquiottantesimo: del qual poco poco [-40-] men del doppio, ciò è 1/1214 quasi, è esso Diesis minore Enarmonico; il che è quello, che della grandezza di esso Diesis minore uolle alquanto di sopra inferire il Sigonio: Et poco stante ce lo replicarà. Hora il Sigonio, come quello; che ha molto amaro in bocca (et io non ne sò la cagione) ne perciò potedo egli com’ è il prouerbio, sputare alcun dolce: credendosi di hauer scoperto molti errori, com’ egli dice, “commessi uolontariamente;” che è peggio, “dallo Arcimusico;” il qual’ egli nomina di nuouo “costui,” et à guisa di coluj; à cui duole il Dente; al qual muoue la lingua, molto infelonito soggiunge la terza uolta, che si “stupisce grandemente pensando, come sia stato possibile, che habbia hauuto tanto ardire di accettare, et consentire, che sia chiamato per Arcimusico:” Et segue; “Percioche quanto più sottilmente ricerco questa sua Dottrina, tanto maggiori errori li uò scoprendo;” i quali errori saranno (et che sì? [[statelo]] [stiasi corr, supra lin.] à uedere) come sono stati gli antecedenti: “Et che ciòsia uero,” segue pur il Sigonio, “trouo, che forma, et diuide,” ciò è lo Arcimusico, “il quarto Tetracordo.” Et qual Domine sarà questo quarto Tetracordo? Già non si è fatto mentione se non di trè: ma seguasi, et uedasi, ne si tardi, “con molto sproportionati Interualli, i quali non furono mai da gli Antichi Scrittori posti in luce; Onde; che si uede, che ha trapassato l’ ordine [-41-] [sesta L in marg.] de gli antichi Filosofi, come di sopra si è detto.” Et à me pare di hauer mostrato essere stato sempre ben fatto, et laudabile in chi l’ ha effettuato, et l’ effettua con hauerne io addutto essempij [essempio ante corr.] molti de’ più lodati, et Eccellenti Musici antichi; “i quali hauendo,” scriue il Sigonio, “considerato, che la Diatessaron non haueua altro, che tre specie, che sono in tutto, e per tutto trè Interualli differenti, formorno la natural Diuisione de’ trè generi per ciascuna specie, come di sopra si è descritto.” Ò bel trouato, che sarebbe questo del Sigonio: Certo ch’ egli per ciò meritarebbe quel Titolo; che da luj uien negato à Don Nicola, se fusse uero: Ma dirò primieramente, che ciò sia falso; percioche alle trè diuerse specie delle Diatessaron gli antichi [I Musici appropriarono con ordine riuerscio i trè Tuoni principali Dorio, Frigio, Lidio alle trè diuerse specie della Diatessaron, et come. in marg.] Musici appropriarono con ordine retrogrado i trè Modi, ouer Tuoni principali, ciò è Dorio, Frigio, Lidio: appropriando al Frigio la prima Specie: al Lidio la seconda: et al Dorio la Terza, et non giamai i trè Generi armonici Diatonico, Cromatico, Enarmonico. Falso adunque dirò, che cosi uenga ad esser questo suo Trouato; Percioche ciascun di essi tre Modi, Tropi, ò [[Mod]] Tuoni uiene ad hauer la stessa diuersità di Diatessaron con uariato ordine [nel Diatonico: add. supra lin.] Ma più falso questo suo Trouato soggiungerò, che sia: Poi che ciascun de gli altri due Generi, Cromatico dico, et Enarmonico, ha trè proprie specie diuerse di esse Diatessaron, [-42-] com’ essemplificatamente ho dimostrato nelle mie Dichiarationj [Istitutione armonica di Euclide Et i Frammenti de gli Elementi musicali di Aristosseno tradutt’ in parlare italiano dallo Autore delle presenti Considerationj in marg.] della breue Istitutione armonica di Euclide da me tradutta in parlare italiano: Et Aristosseno nel fin fine del terzo, et ultimo libro de’ Frammenti de’ suoi Elementi armonici [da me similmente tradutti in parlare italiano add. supra lin.] c’ insegna particolarmente nel Genere Enarmonico: Ma seguitiamo di gratia, et consideriamo quanto più breuemente si può la Descrittione di essa Diuisione di questo [quarto add. supra lin.] Tetracordo dello Arcimusico promessaci dl Sigonio; il qual per ciò oggiunge. “La Diuisione di questo suo quarto Tetracordo,” ne dice di quale specie, “si fà per un Diaschisma maggiore, un Diaschism minore, et un Ditono superfluo incomposto.” Et perche il Sigonio si accorse di essere stato molto asciutto in questa sua Descrittione, et hauerui insieme usato termini armonici molto nascosti, et quasi non conosciuti; et per ciò stimando egli forse, che douess’ essere che non fusse cosi bene inteso da ognuno, si risolse di dichiararsi meglio, et disse, “Ciò è diuide,” intendendo lo Arcimusico, “il Diesis maggiore di proportione da 25. à 24. in due Dischisma cosi chimato da Boetio nel Capitolo 8. del terzo libro dell su Musica secondo la mente di Filolao, et il Semituono minore, ouer Diesis antico, “Il primo Diaschisma uuole” intendendo pur sempre lo Arcimusico “della lunghezza del Diesis minore di proportione 128/125. Et il secondo Diaschisma; che [-42-] è posto per compimento del Diesis maggiore resta poi di proportione 3125/3072 et questo è l’ ultimo termine; il qual’ è di lunghezza [settima I. in marg.] di più di un Comma, e 3/8” et di sopra ha detto, et replicato esser più d’ un Comma, et tre quarti; ma non arriuare à due Comma: “ma non giunge à 1/2 Comma. Il Ditono superfluo è di proportione supersettimas partes 32 à 25. il quale Interuallo è maggiore del Ditono naturale un Diesis minore. [; ante corr.]” Il primo Interuallo adunque graue di questo Tetracordo quarto uiene ad essere in proportione da 128. à 125. Il secondo et mezano in proportione d 3125 à 3072. Et Il terzo acuto in proporitone da 32 à 25. la qual Diuisione è molto diuersa da quella; che di sopra ci ha descritto il Sigonio, se non in tutte tre le sue parti, ò proportioni, almen nelle due ultime. Et doue in quella il Sigonio ha uoluto, che nel primo grado, ò luoco [luogo ante corr.] graue del Denso, ò Spesso fusse stato posto dall’ Arcimusico la Proportione minima; Et per ciò gli ha fatto cosi gran schiamazzo intorno; et io feci mentione di questo luoco [luogo ante corr.]: Hora ei uuole, che in questa [[egli]] [lo Arcimusico corr. supra lin.] habbia locato il minore, e pur Don Nicola non ha mai ordinato se non un solo Tetracordo Enarmonico: Et è quello; che da esso Don Nicola è descritto nel soprallegato Capitolo viij. del primo libro della sua Musica: et di sopra habbiam ueduto, mostratoci dal Sigonio, et malmenato. [-44-] Et perche il Sigonio dice, che in questa Distributione il Ditono è superfluo, ciò è, che tale Interuallo è maggior del Ditono naturale per un Diesis minore, parmj, che questa sua Indistionione de gli Equiuoci il Ditono naturale, et Diesis minore habbia da esser alquanto considerata da noi; Perciò dico, che se’ l Sigonio intende per Ditono naturale il Ditono incomposto diatonico diatono antico da Olimpo introdutto nell’ Enarmonico, che è in proportione d 81. à 64. è falso, che tal Ditono da 32. à 25. sia maggiore per un Diesis minore antico, ciò è per un Limma, ouer Semituono minore, come lo descriue Boethio nel soprallegato [[dal Sigonio]] viij. Capitolo del terzo libro della sua Musica; che è da 256. à 243. Et se’ l Sigonio intende per Ditono naturale il Ditono incomposto di Archita, di Didimo, et di Tolomeo; che è sesquiquarto, et usato dllo Arcimusico, come chiaramente si uede nel sopraddutto viij. Capitolo del suo primo libro, egli si è grandemente ingannato; percioche [[oltra ch’ Ei sia minore per un Diesis Enarmonico minore sesquisettimo add. supra lin.]] non si può chiamar Ditono naturale essend’ egli stato produtto dell’ Arte di quej Musici Eccellentissimi antichi, com’ è stato anco il superquadripartiente quindicesimo introdutto da Aristosseno, et da Eratostene in questo Genere Armonico; che de’ Composti trà le Specie diuerse de gli altri Generi ne sono di molte altre proportioni; de’ quali per hor non accade, ch’ io faccia altra mentione: Ma per conchiudere contra il Sigonio con le medesime parole; [con le corr. supra lin.] qualj [ch’ ante corr.] egli stesso conchiude contra Don Nicola, dico, che [-45-] “per molte ragioni allegate di sopra si può comprender, che tanto sia lontano il Sigonio dalla uera, [ottaua 1. in marg.] et ragioneuole reprensione dello Arcimusico, quanto è lontana questa da lui sognata diuisione,” et attribuita allo Arcimusico “dall’ ordine naturale, come mostra la presente figura; [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 45]” alla quale io credo, che Don Nicola pensasse giamai; Imperoche niune de’ due gradi del Denso di Tetracordo tale si può accompagnare con qual si uoglia, ò sia uoce naturale ne di essa Specie ne di alcun de gli altri due Generi; Onde ne deriue Consonantia ne perfetta: ne imperfetta: grata, ò piaceuole alle moderne orecchie; Et perciò credo fermamente ch’ ella non si troui ne’ libri [armonici add. supra lin.] di esso Don Nicola, come si troua l’ altra prima, et signatamente, com’ è stato detto, nel Capitolo 8. del primo libro dou’ egli fà la Dechiaratione di tale specie Enarmonica; il qual Capitolo viij. se’ l Sigonio hauesse letto, e ben considerato, forse ch’ egli non hauerebbe prorotto contra Don Nicola nella maniera, ch’ egli ha fatto: Et à uoi Messer Annibale honorando non haurebbe per ciò dato materia da dubitare, et occasione à me per sodisfaruj d’ imbrattar queste mie care; Alle quali poi che’ l Sigonio per non mancare all’ Amico suo; che lo ricercaua con tanta instantia uolle dare una Aggiunta à quelle sue con “far mentione” di quello; “che importa,” dic’ egli, “il punto posto sopra la seconda nota della Diuisione del suo [-46-] quarto Tetracordo,” io sono sforzato per intiera sodisfattione uostra soggiungere altresi quest’ altre poche: Segu’ egli adunque “Che quel punto non è posto per natural segno in quella Diuisione;” le quai parole si torcono à mio parere, in parte molto contraria à quella; alla quale si aspetta, che siano dirizzate; “Percioche contiene,” soggiung’ egli, “Solo la più minima parte di una quantità geometrica.” Stimo, che’ l Sigonio intenda ciò del punto, et se cosi è, com’ è ueramente, io dubito assai, ch’ egli non ci riesca men buon Geometra, ch’ egli si sia riuscito buon Grammatico greco, et forse Eccellente Musico Teorico; Onde non uolendo egli mostrar di hauere à diuenir rosso; perche parli senza ragione; soggiunge, “Come si proua, che uolendosi formare una linea bisogna che’ l punto sia posto in figura:” Hor non è questa una proua efficacissima? Questa non è [[dirò]] una, dirò, non negabile premessa di uno Entimemma fortissimo; onde si possa far ferma conchiusione, come segue il Sigonio, che “per tal significatione il punto non debba esser posto per segno di Diesis minore Enarmonico, come lo Arcimusico descriue?” Certo sì. Ma quale altro Matematico direbbe queste cose? Il punto è quello; che non ha parte, se crediamo ad Euclide: Et s’ egli non ha parte, et uada considerato in astratto, come lo poneremo in figura? Risponderebbe forse il Sigonio, sì quanto alla specolatione: ma non quanto alla materiale Demostratione. [-47-] [K. prima in marg.] Horsù, che seguirebbe [seguirà ante corr.] poi? Seguirebbe però, ch’ egli non douess’ essere posto per lo Segno del Diesis minore Enarmonico? Se ciò seguisse, seguirebbe anco, ch’ egli non douesse esser posto da’ Grammatici per segno finale di una perfetta conchiusione di parole: Et pur un solo ne uien posto per ciò da’ Greci, da’ Latini, et da gl’ Italiani: et due per segno di mezza chiusa da’ Latini, et da gl’ Italiani: et per intiera, et perfetta da gli Hebrei nominandoli Sof pasuch, ciò è, fin di uerso: [seruendosi essi anco di un sol punto non solamente sopra le lettere loro per significar la forza, [[et autorità della]] [et lo spirito corr. supra lin.] della uocale, o, [[di essa lettera]] chiamandolo holem: [[ma]] [et ancor corr. supra lin.] di sotto à quelle per dinotar lo spirito, ò suono della uocale, i, et lo dicono Chiric: Ma ponendolo dentro il Cormo di alcune per raddoppiamento, et ingrossamento di pronuntia di quelle, con nominarlo Daghes. in marg.] Et in conformità di questo non potrà miga fare, ch’ egli tosto non soggiunga non non sò che. Il punto andunque non è per altro usato da Don Nicola in questo caso, se non come da gli altri Musici è stato adoperato, e tutthora uiene adoperato con ponerlo appresso à ciascuna nota, ò Ziffra musicale non solamente cantabile: ma di Misura di Tempo: cosi dimostrando hora lo accrescimento per la metà più del uariato lor ualore, hora la Diuisione; perche esse non prendano, come talhora secondo le Regole prenderebbono, alteratione: alcuna uolta la Perfettione del Tempo, ò Misura: alcuna uolta la Prolatione, come dicono i Musici prattici, et altre loro molte cose tali: Et in somma il punto non uiene usato fuor della Geometrìa per altro, che per segno, come ueramente anchora è nella Interpretatione della parola greca [Semeion[ la equiualente parola datoli da’ Traduttori cosi Latini,come Italianj de gli Elementi di Euclide. Per segno adunque lo ha posto Don Nicola sopra quella nota Musicale: Et gliele ha potuto senza ragioneuole riprensione [-48-] mettere, significando in tal maniera, com’ egli ne auertisce i Lettori, et i Cantori nel sopradetto Capitolo 8. del primo libro, che tal Nota ha da esser cantata per un Diesis minore ascendendo, et descendendo per un Diesis maggiore. Et ha ciò fatto con quell’ Autorità; che ciascuno ha nelle sue proprie Inuentioni, ò Rinouatione, ò Riforme delle antiche: Ma questa sarebbe materia da poterne far per chi uolesse lungo Discorso con fraporui anco la Diuersità delle lettere Hebraiche, Asirie, Africane, Egittie, Arabiche, Indiane, Greche, et Latine; Onde restringendo io [[come]] [cosi corr. supra lin.] gran fascio di parole pertinenti ad altra materia al dir, che le note Musicali antiche del nostro Canto piano, ò fermo non erano altro, che punti posti prima sopra alle molte Righe, significantj [significatiui ante corr.] [[delle]] Corde dello stromento: poscia ridutte à quattro solamente: et che in somma non è men lecito à’ Musici prattici modernj trouar nuouj segni per iscoprir quello; che è stata la intentione loro, ne’ loro [seconda K. in marg.] [À Musici esser lecito come à’ Filosofi il ritrouar nuoj segnj, e [dar add. supra lin.] nuouj nomj alle cose. in marg.] trouati, che si sia stato à’ Musici prattici de’ tempi passati, et à’ filosofi, come uuole Aristotele, di componer nuoui nomi per iscoprimento de’ loro Concetti: lasciarò, che’ l Sigonio à suo piacer habbia uoluto mostrare una sottigliezza del suo bello ingegno dicendo. “La onde per tal Significatione il punto non deu’ esser posto per segno di Diesis minor’ Enarmonico, come lo Arcimusico descriue. Et se pur il punto duesse hauer significato alcuno, [-49-] in questa diuisione saria conosciuta,” senza però leggere il tante uolte replicato Capitolo 8. del primo libro della sua musica, “per Comma, et non per Diesis minore per esser posto solo sopra la Nota, che di ciò [percioche ante corr.] è la più picciola parte; che si troua nel Tuono, è assai proprio, et naturale il segno delle due uirgolette cosi [signum]: Ouer cosi incrociate [signum]; il qual segno dimostra, che’ l Diesis minore è composto di due Comma, ò poco meno, come disopra è scritto: Et sicome il Comma.” Eccoui eullo; che la forza della uerità fa, che’ l Sigonio, come di sopra accennai, si habbia conchiudendo il suo discorso, et contradicendo à se medesimo, innauedutamente à conformare co’ l mio detto: “Nelle lettere Latine è posto per distinguere, ouer tagliare l’ una Clausula dall’ altra: cosi nella Musica i due Comma saranno considerati per segno; che diuide, et separa il Diesis maggiore in due parti diseguali: come la presente figura ne farà manifesto. [Bottrigari, Il Melone Secondo, BUB, MS 326, Busta III,2., 49].” Sopra la qual Figura, cosi per essere ella quasi sogno d’ Infermo, et Fola di Romanzo rispetto, come ho detto, et di sopra anco mostrato, alla intentione dello Arcimusico. Et essendo tal Disputa al fine, secondo che si dice, de lana caprina, come perche à me di scriuere, et à uoi di leggere maggior [-50-] fatica inutilmente non si aggiunga; io non uuò cosa alcun altra discorrere, ne pur minima parola incontro à quella replicare. IN BOLOGNA À hore 17 ½ ò in quel torno del Martedì à 2. dì di Giugno MDCII. Hercole Bottrigaro Finita di copiare à hore poco [poch ante corr.] men che 23 del Sabato à 17. dì di Ottobre 1592. [[REGISTRO. A B C D E, tutti sono di trè fogli interi]] [-51-] [terza K.] TAVOLA Delle cose più notabili contenute nelle presenti Considerationi. ARCHITA Ripreso da Tolomeo facciata 31. [Aristosseno con le diuisionj eguali delle Corde de’ suoi Tetracordi formò gl’ interualli delle uoci con proportioni inueguali folio 34. infra lin.] Artificio del Contrapunto de’ Musici modernj folio 5. [À’ Musicj esser lecito come à’ Filosofi il inuentar nuouj segni, e dar nuouj nomj alle cose folio 48. infra lin.] Diuisione, ò Specie Enarmonica fatt’ à questi nostri tempi da chi non sapersi particolarmente folio 24. Errore secondo attribuito dal Sigonio à Don Nicola Vicentino folio 27. Espressione delle parole fatta dalle Parti concordemente nelle Cantilene rauiuare, accrescere, et inuigorire il commouimento dello Udito foglio 6. Esser lecito al Musico usare ogni, et qualunque Interuallo armonico purch’ Ei sia del Genere, ò della Specie semplice, ò mista prepostasi folio 39. Gli antichi Musici appropriarono con ordine retrogrado [retrogragrado ante corr.] i tre Tuonj, ò Modi principali Dorio, Frigio, Lidio alle tre diuerse specie della Diatessaron, e come Folio 41. I Sensi per breue tempo prender diletto delle cose à loro grate Folio 4. Il numero de’ Compositori prattici di Musica essere homai più che de’ Cantori. Istitutione armonica di Euclide, et i Frammenti de gli Elementi armonicj di Aristosseono essere tradutti in parlare Italiano dallo autore delle presenti Considerationj [Consideratione ante corr.] Folio 42. La Scrittura uniuersalmente è stimata uno Aggroppamento di parole lungamente pensate Folio 33. Le Proportioni delle Consonantie, e delle Disonantie [-52-] non si douer [considerare]] [intendere corr. supra lin.] ne gl’ Interualli, e Salti del Cantante in una sola [delle add. supra lin.] Partj [Parte ante corr.] della Cantilena Folio 14. Merli, Alodole, Fanelli, et altri Vccelli ammaestrati dall’ arte, cantano Aere di Canzoni humane Folio 12. Molti autoreuoli Musici prattici non hauer uoluto soggiacere alle regole del Contrapuntizare date da’ loro Antecessori. Prouerbij. Folio 4. Tolomeo raddoppia la quantità delle Differentie [del Tuono, [[et]] add. supra lin.] et de gli altri Interualli musicali supposta da Aristosseno per fuggire i numeroi rotti nelle parti di quelle Folio 21. Viluppi et Intrichi di parole poste in musica con lo artificio de’ Modernj Contrapuntisti indebilire, e sneruare l’ Armonia di esse cantilene Folio 5. Voce humana esser più di ogni altro [altra ante corr.] Strumento musicale acconcia, ed atta à proferire giustamente qualsiuoglia Interuallo Armonico Folio 39. [-53-] Al molto Illustre Signore mio Signore osseruandissimo il Signore Caualiere Hercole Bottrigaro [Questa Lettera nella stampa è posta nel primo foglio [signum] [signum] innanzi à quella del Melone in marg.] Molto Illustre Signore, mio Signore Osseruandissimo HO ueduto [e letto add. supra lin.] con tanto mio contento i due DISCORSI Musicalj di Vostra Signoria [datimi dal gentilissimo Messer Lorenzo Righetti, in marg.] l’uno in risposta de’ Quesiti [à lei add. supra lin.] fatti dal Melone, et l’altro in difesa di Don Nicola vicentino contro le obiettionj del Sigonio, che quando anchora non fossi certo il tutto esser da lej stato fatto, come semplice amatore del uero, sarei dubioso, se maggior lode le fosse per apportare la perfetta dottrina; che in essi si scuopre, ò la indicibil pietà ch’ella dimostra co’l difendere un Morto: Ma poi che ciascuna di queste uirtù à gara risplendono in lej, si come con la nobiltà dell’animo quellaa del sangue, e con questa l’amore del giusto, astenendomi dal lodarla in quello; che dalla Natura così largamente l’è stato concesso, resto con tutto ciò affidato di poterla supplicare, che [mi add. supra lin.] uoglia [far gratia, ch’esso RIGHETTI li publichi al Mondo, et corr. in marg.] [[publicare]] insieme con quelli il Discorso medesimo del Sigonio; Poiche rimprouerando egli apunto molte cose al Vicentino; che nouellamente sono ascritte per errore nelle Compositionj de’ Modernj, si come dal sano Intendimento di Vostra Signoria quelle uengono rintuzzate, cosi potrà ad ognuno esser palese, ch’esse non hanno in se quel reale fondamento che si ricchiederebbe: et appresso resterà chiaro ciascuno, ch’Ella non ha formato l’obbiettioni à modo suo: Ma quale dal proprio Autore [[è stata]] [fù corr. supra lin.] proferita. Ilche seruendo come precursore alla mia Difesa; che presto uscirà in publico [-54-] mi porrà anco in più sicura speranza, che douerà piacere à gl’Intendenti per l’applauso uniuersale; che ne hauranno di già hauuto questi nobilissimi suoi Scrittj. E per fine baciando à Vostra Signoria le manij pregole da Dio Nostro Signore ogni bramato bene. Di Bologna il primo di Maggio 1602. Di Vostra Signoria Molto Illustre Affettuosissimo et certo Seruitore Paolo Marnj.

Comments

Popular posts from this blog