Author: Bottrigari, Ercole Title: Del Quinto libro della Musica di Anitio Manlio Seuerino Boethio Editor: Massimo Redaelli Source: Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, MS B 43, 174-95 DEL QUINTO LIBRO DELLA MUSICA DI ANITIO MANLIO SEUERINO BOETHIO TRADUTTO IN PARLARE ITALIANO DAL CAUALIER HERCOLE BOTTRIGARO Prohemio DOPO LA Diuisione del monocordo Regolare io stimo, che siano [sa ante corr.] da esser poste quelle cose; nelle quali gli antichi Dotti Musicj per diuersità di parere sono trà loro discordanti. Et è d' hauersj [haueresene ante corr.] di tutte un sottile giudicio, con [[sopplire]] [dar sopplimento corr. supra lin.] con ordine di mediocre dottrina à quel; che manca all' opera proposta. Si può fare anchora un' altra Diuisione; nella quale non si piglia una Corda sola; che sia compartita nelle Proportionj date: Ma otto, facendosi una Cotale Citara, ouero in più, et in quante saranno [[le]] necessarie le Corde; Accioche tutta la Schiera delle Proportioni come posta dinnanzi à gli occhij (distintamente) si veda: Ma [di queste cose parlaremo poco dapoi add. infra lineas] DELLA Podestà, et Forza della Musica: Q Et quai siano gli Stromenti da farne il giudicio: Et sin' à quanto si habbia da dar credenza al Senso. Capitolo 1. EGLI È Hor da dire qual sia la Forza della Musica; della quale hauendo [[fatto deliberatione]] [noj dato principio corr. supra lin.] à trattare, ne habbiamo pienj quattro librj. Et [[la Natura di quella]] [habbiamo differito corr. supra lin.] lo isprimere in uno la Natura di quella nell' ordine di questo volume. La Podestà della Musica è [Parole di Tolomeo nel principio del primo libro de gli Armonici add. in marg.] lo Essamine [che si fà corr. supra lin.] de' Suonj acuti, e grauj; [[che si fà]] co 'l Senso, e con la Ragione. Imperoche il Senso, et la Ragione sono quasi come [altri add. supra lin.] Stromenti della Podestà della Musica. Essendoche 'l Senso ci dà una certa confusa auuertenza, e tale quale è quello; ch' egli sente. Ma [Fa ante corr.] la Ragione fà il suo giudicio (certo et) intiero: Et distingue le differentie ad una ad una. Et [in questa maniera corr. supra lin.] il Senso troua [[cosi]] le cose confuse, e prossime [-175-] alla Verità: et con la Ragione comprende lo intiero Ma essa Ragione troua lo Intiero: et co 'l Senso comprende la similitudine confusa, et prossima al Vero. Imperoche il Senso non fà concetto di cosa alcuna intiera: ma se le auuicina. La Ragione ne fà giudicio. Come se qualcuno descriuesse [(cosi) add. supra lin.] con la mano un Circolo: l' occhio per auuentura lo stimarebbe un circolo vero: Ma la Ragione conosce, che egli [[non]] [à niun modo corr. supra lin.] è quello; che si finge. Et questo è; Percioche il Senso si riuolge intorno alla Materia: et in quella comprende le Specie; le quali sono [[cosi]] labili, et imperfette, et non determinate, ne polite perfetamente, cosi com' è la Materia istessa; Et percio ne segue la confusione: Ma la Mente, et la Ragione; percioche non si ferma nella Materia, considera le Specie; ch' ella vede, fuor della communanza del Subietto: Et più tosto [ò add. supra lin.] corregge, ò compisse quello; che pecca, ò manca nel Senso. Et per auuentura quello; che il Senso quasi come un poco accorto Stimatore non conosce intieramente: ma confusamente, et men che [di add. supra lin.] vero: contenga in ciascuna cosa da perse manco errore: ma raccolte insieme sommamente si moltiplichino: et perciò fanno grandissima differentia. Imperoche se 'l Senso giudichi, che due Voci siano lontane per un Tuono, et non siano: Et che di nuouo egli stimj, che da una di quelle sia la Terza distante per un Tuono: Et che la Distantia non sia veramente di un Tuono intiero: [et add. supra lin.] Similmente il senso creda, che la distantia della terza, et della quarta sia di un Tuono; et che anco in quella faccia errore, et non vi sia la differentia [-176-] di un Tuono: Et pensi, che la quinta sia discosta dalla quarta per un Semituono, e non istimi [[ueramente lo]] intieramente il uero: Per auuentura paia hauer meno errato in ciascuna da per lej. Et quello; che 'l Senso lasciò nel primo Tuono, e anco quel; che nel secondo, e terzo: et oltreciò nel quarto Semituono mancò, raccolto, e sommato insieme farà, che la prima voce non la quinta non conterrà Una Diapente Consonantia, come sarebbe necesario, che fusse, quando il Senso gli hauesse giudicato. bene tre Tuonj intierj, et un Semituono. Quello adunque; che in cianscun Tuono si vedeua di meno, raccolto [[in]] [dentro di corr. supra lin.] una Consonantia Euidentemente appare. Et accioche si veda, che 'l Senso raccogliee le cose confusamente: et che à niun modo egli arriua allo intiero: facciamone consideratione tale. Non [Parole di Tolomeo nel primo Capitolo del primo Libro add. in marg.] è difficile al Senso trouare una linea ò maggiore, ò minore di un' altra linea [[proposta]] data: Ma proposta una misura, come [che add. supra lin.] tanto di più, ò tanto di meno la trouj: ciò non farà il primo concetto del Senso: ma si [bene add. supra lin.] un solerte [diligente add. supra lin.] ritrouamento della Ragione. Ouero, che sia proposto di duplicare una data linea, ò di tagliarla in mezo. Ciò per auuentura, anchorche alquanto più difficilmente, che trouar confusamente la maggiore, ò la minore,: [[si]] potrà trouare il Senso. Ma se fusse commandato, che [[fusse]] sj [se ante corr.] triplicasse un linea, ò che di quella si togliesse uia la terza parte: ouero, che fusse quadruplicata, ò detratta la sua quarta parte: Non si fà ciò impossibile al Senso ogniuolta; che la intierezza della Ragione non se gli accosti? Et questo è; Percioche per lo procedere il luogo cresce [[p]] alla Ragione, [-177-] et manca al Senso. Imperoche se à qualcuno venisse commandato di toglier via di una data linea la ottaua parte: e fusse forzato di farla ottouolte più grande: egli è costretto di pigliar la metà di tutta, et la metà della Meza per hauer la quarta (parte). Et dalla quarta [[pa]] la metà per far la ottaua. [[Di]] [La corr. supra lin.] tutta poi duplicare, et la duplicata radduplicare per hauer la quadrupla: Et la quadrupla duplicare per far la ottupla; Et cosi [[il senso]] in tanta numerosità di cose [[non fa nulla]] [nulla opera corr. supra lin.] il Senso. Tutto 'l giudicio del quale subito, e posto in superficie [superficiale add. supra lin.] non ispone ne 'l uero, ne 'l perfetto. Per loche non è da concedere al Senso delle Orecchie il totale giudicio: ma si ha da pigliare anchora la Ragione; la quale temperi, e rega il senso errante; il quale sdrucciolando, et mancando à quella [[si appoggi]] [come à corr. supra lin.] bastone si appoggi. Imperoche si come ciascuna arte ha certi (suoj) stromenti; co' quali in parte [[confusamente formino]] [abbozzino corr. supra lin.] qualche cosa, come la [[Ascia]] [Ascicola ante corr.] [Dalatora add. supra lin.]: Et in parte capischino lo intiero, come il Compasso. Tale anchora ha podestà della musica due parti nel giudicare l' una veramente tale; onde il Senso comprende le diueristà delle voci subiette: l' altra; ond' ella considera il vero modo, e la Misura di esse [[dif]] diuersità. DELLA Regola Armonica: Et quale dicessero [[gli Armonici]] [i corr. supra lin.] Pitagorici, ò gli Aristossenici, e Tolomeo essere la Intentione della Musica. Capitolo 2. QUESTO INStromento tale adunque; nel quale aggiuntoui il modo della Ragione si cercano le Diuersità de' Suoni chiamasi Regola Armonica; Nella qual cosa le opinionj [- 178-] di molti Dotti furono discordanti; Imperoche alcuni; i quali diedero grandissima credenza alle discipline pitagoriche diceuano questa esser la Intentione della Musica, che tutte le cose acconsentendo alla Ragione seguissero. Et il Senso dare ad un certo modo alcuni semi di conoscimento. et la Ragione perfettarli. Aristosseno diceua al contrario, che la Ragione è compagna, et secondaria (del Senso) et che [['l Senso ogni]] [tutte le cose corr. supra lin.] [ogni cosa corr. supra lin. ante corr.] per giudicio del senso erano determinate: et esser d' appigliarsi al consenso; e al Cantar di quello. Da Tolomeo è poi diffinita in un certo altro modo la Intentione della Musica. Ciò è, che nulla possa contrariare à gli Orecchij, e alla Ragione; Et pare, che secondo Tolomeo il [lo ante corr.] Musico habbia intentione. Che tutto quello; che il Senso giudica, la Ragione anchora essamini [approui. add. supra lin.]. Et [[cosi]] la Ragione trouj le proportioni [la proportione ante corr.] cosiche 'l Senso non richiamj: Et che [[tutta la Intentione della Musica si auuiluppi]] nella concordia di questi due si rimescolj tutta la Intentione della musica. Et che riprenda grandemente Aristosseno in quello; che Aristosseno non dia credenza alcuna alla Ragione: Ma solamente al senso. Et i Pitagorici, che non [[habbia]] [pongano pur corr. supra lin.] minima cura al [del ante corr.] Senso, et assaissima alle [delle ante corr.] Proportioni della Ragione. IN QUELLO; che Aristosseno, ò' Pitagorici, ò Tolomeo ponessero, che consista l' Acutezza, e la grauità. Capitolo 3. ET Percioche tutti acconsentono, che 'l suono è un percotimento di Aere: [[Aristosseno]] I seguaci di Aristosseno, et i Pitagorici poneuano con differente maniera la Diuersità della grauitade, e dell' Acutezza: Era opinione di Aristosseno, che le [la ante corr.] diuersità de' Suonj [-179-] secondo la grauitade, et l' Acutezza consistessero nella qualità. Tolomeo pare, che più si accosti à' Pitagorici; Imperoche egli anchora porta [è di add. supra lin.] opinione, che la Acutezza, et la grauità [[consista]] [sia posta corr. supra lin.] non nella qualità: ma nella quantità. Et che i Corpi sottili, e spessi [densi add. supra lin.] mandano fuore l' acutezza, et i rari, et grossi la grauità: cosi che hora non si dica cosa alcuna del Modo dello allentare, et del tirare (una Corda). Anchorache quando si rallenta una cosa, ella si faccia [quasi add. supra lin.] più rara, et grossa: Ma tirandosi diuenta [[quasi add. supra lin.]] più spessa [densa add. supra lin.], et più si assottigli. DELLA Diuersità de' Suonj per opinione di Tolomeo. Capitolo 4. SPEDITE Adunque cosi queste cose: Tolomeo fa la diuisione delle Diuersità de' Suonj in questo modo. Delle voci altre sono unisone, e altre nò. Le unisone sono quelle; Il suone delle quali è un solo ò nel graue, ò nello Acuto. Le non unissone quelle; che una è graue, et l' altra acuta. Di queste una parte è tale; che la diuersità; [[loro]] che è trà loro, [[arriua ad]] [si unisca in corr. supra lin.] un fine commune; Imperoch' ella non è discreta: ma camina cosi dal graue allo Acuto, che paia, che sia continoua. Altre sono non unisone; La diuersità delle quali si distingue per la soprauenientia del Silentio: Et accioche le uocj si uniscano in un fine commune, facciasi à questo modo. Si come quando si vede l' Arco nelle Nubi, i colorj sono talmente prossimi à loro stessi, che non sia certo il fine, quando l' uno sia disgregato dall' altro: Ma per Essempio si parte [-180-] di maniera dal Rosso (andando) uerso il pallido, che per la continoua mutatione si conuerta nel seguente colore senza lo interuento di alcun Mezo certo; che distingua l' uno dall' altro. Il medesimo [anchora add. supra lin.] si suol\ fare neelle Vocj; che se alcuno percuota una Corda: et mentre che la percuote, la torca: auuiene, che nel principio del percotimento, [[essa]] [la Voce corr. supra lin.] sia graue: e mentre [che add. supra lin.] è torta [tirata add. supra lin.] quella voce si assottigli. Et che i suonj della uoce graue, e acuta si facciano continouj. QUAI Voci siano [[acconce]] [acconcie add. supra lin.] all' Armonia. Capitolo 5. ESSENDO Adunque delle Voci non unisone altre continoue, altre discontinoue. Le continoue sono tali, che la Diuersità; che è trà loro, si unisca in un fine commune. Ne habbia la voce acuta, ò graue luogo designato; il [nel add. supra lin.] quale tengono (fermo) [si fermino add. supra lin.]. Le Discrete hanno i loro proprij luoghi, à guisa de' Colori non mescolati; La Diuersità de' quali si vede posta i un certo suo luogo. Le voci continoue non unisone non hanno da far cosa alcuna con la Podestade armonica; Imperoche sono dissimili da loro stesse, ne personano un couelle. Le voci discrete sono sottoposte all' arte Musicale. Imperoche si puo comprendere la Diuersità di quelle; che sono distanti; et delle à loro medesime dissimilj; trà le quali quelle; che composte insieme possono produrre [Capitolo 8. del primo add. in marg.] il Canto, sono dette [emmeleis]: Et [ekmeleis] quelle; che composte insieme non si puo fare (il Canto.) DEL Numero delle Proportioni stabilito da' Pitagorici. Capitolo 6. ET Consonanti si chiamano quelle; che congiunte insieme producono suonj misti, et soauj: Et quelle; che non (li producono [-181-] [[-180-] ante corr.] tali sono chiamate) Disonanti. Et questo è il parere di Tolomeo intorno alla Diuersità de' Suonj: Hora egli è da dire quello [in add. supra lin.] che gli altrj Musicj siano discordi del la positione delle Consonantie. I Pitagorici hanno opinione, che la Diapente, et la Diatessaron siano Consonantie semplici: Et di queste compongono la Consonantia Diapason. Dicono anchora, che la Diapason diapente, e la Bisdiapason: quella del Triplo, et questa del Quadruplo, è Consonantia: Et questo percioche ella non è trà le proportionj sopraparticolarj; ne moltiplici: ma nelle moltiplici soprapartienti. Imperoche quuesta proportione di Uocj è come da 8. à 3. Et chi pone loro in mezo il 4. forma questi Terminj 8. 4. 3. De' quali 4. con 3. la Consonantia Diatessaron: Et 8. à 3. è posto nel moltiplicesoprapartiente: Et quale sia il Paragone moltiplicesoprapartiente si ha d' hauerne cognitione pe li librj di Aritmetica: Et per quello; che habbiam discorso nel secondo libro di questa Istitutione. Et i Pitagorici pongono le Consonantie ne' moltiplici, et ne' sopraparticolarj, si come [[habbiamo già]] [è già stato corr. supra lin.] detto nel medesimo libro secondo, e nel quarto. E separano la Consonantia da' Soprapartienti, e da' Moltiplici soprapartienti. Et in qual maniera i Pitagorici formino la Diapason del Duplo: la Diatessaron del Sesquiterzo: et la Diatessaron [recte: Diapente] del Sesquialtero si ha da ricercarlo [-182-] nel Secondo libro, et nel quarto di questa Istitutione. QUELLO; che riprenda Tolomeo i Pitagorici nel numero delle Proportioni. Capitolo 7. TOLOMEO Riprende i Pitagorici, e tutta quella Demostratione; che [in più modi add. supra lin.] habbiamo sposta ne' librj precedenti, [[in più modi]] [in quel tutto corr. supra lin.] anchora, ch' essi pongono la Diatessaron nella Sesquiterza, e la Diapente nella sesquialtera: et nelle altre sopraparticolari, essendo elleno pur del medesimo Genere non pongano alcuna [[[<.>]] delle altre add supra lin.] Consonantie [Consonantia ante corr.]. DEMOSTRATIONE Secondo Tolomeo, che la Diapason diatessaron è Consonantia. Capitolo 8. [Tolomeo Capitolo 6. del primo libro Aristosseno libro primo et secondo add. in marg.] ET Che della Diapason [et della add. supra lin.] diatessaron si faccia una certa Consonantia, lo proua in questo modo. Percioche la Consonantia Diapason fà tal Congiungimento di Voce, che [[paia]] [pare corr. supra lin.] una medesima corda; Ilche ancho i Pitagorici acconsentirono; Se à quella sarà giunta qualche altra Consonantia, ella si conserua intiera, e pura; Imperoche ella si aggiunge alla Consonantia Diapason come ad una Corda sola. Sia dunque una Consonantia Diapason; la quale sia contenuta dalla Hypate meson, e dalla Nete diezeugmenon. L' una, et l' altra di queste si acconsente cosi, et si congiungono di suono insieme, cosi che una Voce quasi di una Corda, et non quasi mista di due ferisca lo Udito. Qualunque Consonantia adunque aggiungeremo à questa Consonantia Diapason, si conserua intiera; imperoche si aggiunge (à quella) come ad una Voce (sola) et ad una (sola) Corda. Se adunque saranno aggiunte ad Hypatemeson, [-183-] et à Nete diezeugmenon due Diatessaron uerso lo acuto: Et [[alla]] [con la corr. supra lin.] Netediezeugmenon si giunga [[la]] quella; che è sin' alla Nete hyperboleon: e conla Hypate meson quella; che è sin' alla mese: l' una, e l' altra con l' altra, et l' una farà consonantia: Et la Mese con la Nete diezeugmenon; e essa [la ante corr.] in Mese medesima con la Hypate meson. Similmente la Nete hyperboleon con la nete diezeugmenon, et conla Hypate meson. Medesimamente se verso la parte graue si rallentaranno le Consonantie [Diatessaron add. supra lin.] all' una [dall' una ante corr.], et all' altra: [[Diatessaron:]] la [[Hypate hypaton]] [Hypate meson corr. supra lin.] conterrà la Consonantia Diatessaron Hypaton sin' alla mese: Et sin' alla Netediezeugmenon la Paramese. Et Hypate hypaton farà consonantia con Hypate meson, et con la Nete diezeugmenon: Et [[con add. supra lin.]] la Nete diezeugmenon con la Paramese, e con la Hypate meson: Ma in [[questo]] [tal corr. supra lin.] modo, che la graue con la prossima à lej contenga la Consonantia Diatessaron, et con la lontana la Diapasondiatessaron. Come, la Hypate hypaton con la Hypate meson la Diatessaron, et con la Nete diezeugmenon la Diapasondiatessaron. Similmente la Nete hyperboleon; che è più acuta con la Nete diezeugmenon sua prossima la Consonantia Diatessaron, et con la Hypate meson la Diapason Diatessaron. QUAL Sia la proprietà della Consonantia Diapason. Capitolo 9. ET QUESto dice, che auuiene; Percioche la Diapason è quasi una voce sola, e consonantia tale, che ad un certo modo finga un Suono solo. Et si come [tutto quello; che corr. supra lin.] al numero dieci [[tutto quello, che]] sarà aggiunto, dentro à quello si conserua intiero, et puro; Il che non auuiene ad alcuno altro, [-184-] cosi in questa Consonantia anchora; Imperoche, se tu aggiungi due à tre, [subito add. supra lin.] fà cinque: e la Specie del numero è mutata: Ma se tu aggiungi quej medesimi à Diece [Dieci ante corr.]: faraj Dodici: et il due giunto col Diece si è conseruato. Similmente il Tre, et gli altri [[à questo modo.]] [[nel all' istesso corr. supra lin.]] nello istesso modo. Cosi dunque [[qualunque altra Consonantia, che [[sia riceuuta dalla ante corr.]] la Sinfonia Diapason la riceua]] [la Sinfonia Diapason qualunque altra Consonantia, ch' essa riceua la conserua, corr. supra lin.] Et non la muta, ne la fà di Consonante disonante. Et si come la Diapente consonantia congiunta con la Diapason Sinfonia contiene [conserua ante corr.] la Consonantia Diapason diapente in proportione tripla: cosi anchora la Diatessaron, conciosiacosa ch' ella sia consonantia congiunta con la Diapason produce un' altra Consonantia, et secondo Tolomeo si fà [[un']] aggiunta di un' altra Consonantia; che è la Diapason diatessaron posta nel moltiplice soprapartiente, si come otto à tre; Imperoche l' otto contiene il tre due volte, et due parti di esso tre; ciò è, due unità. COME Ponga Tolomeo le Consonantie. Capitolo 10. COSI Dunque Tolomeo fà giudicio della opinione de' Pitagorici: Ma in qual modo egli vada inuestigando le proportioni, et i numeri delle Consonantie, quindi si ha da incominciare. Le vocj, dic' egli, ò sono trà loro unisone, ò non unisone. Delle uoci unisone altre sono Equisone, altre Emmeli, altre dissone, altre Ecmelj. Le unisone sono quelle; che percosse in un tempo rendono un suono medesimo. Le Equisone quelle; che percosse insieme fanno [[ad un certo modo]] [di due ad un certo modo corr. supra lin.] un solo, et semplice suono: Com' è la Diapason, et quella duplicata la Bisdiapason. Le Consonanti; [-185-] sono quelle; che fanno Un [[suono]] composto, et misto: ma soaue suono: come la Diapente, et la Diatessaron. Le Emmeli sono tutte quelle; che non sono consonanti: Ma si possono nondimeno dirittamente accommodare al Canto: Come sono quelle; che compongono le Consonantie. Le Disonanti sono quelle; che non rimescolano i suonj, et senza soauità feriscono il Senso. Le Ecmeli quelle; che non sono riceuute nella compositione delle Consonantie; Delle quali poco dapoi diremo nella Diuisione de' Tetracordi. Percioche adunque le Equiuoci sono prossime à paragoni uniuocj: Egli è di necessità, che quella inegualità di numerj; che è prossima à gli Eguali si unisca à' numerj Eguali. Et quella è vicina alla Egualità de' numeri; che è dupla; Imperoch' ella è Et la prima Specie di Moltiplicità: Et il numero maggiore [[sopraggiungendo]] [[[p]] essendo paragonato corr. supra lin.] al numero minore, lo trapassa [[con]] [per corr. supra lin.] uno eguale ad esso minore: Come, due trapassa uno per uno; che è eguale alla [[medesima]] unità medesima. Ragioneuolmente adunque la proportione dupla è attribuita à gli Equisonj, ciò è, alla Diapason: La Bisdiapason alla due volte dupla, ciò è, alla Quadrupla. Et le Proportioni che diuidono la proportione dupla prime, et grandissime sono da essere accommodate à quelle Consonantie; che diuidono la Equiconsonantia Diapason; Doue auuiene, che la Diapente alla Sesquialtera, et la Diatessaron alla Sesquiterza [[son]] [siano corr. supra lin.] accompagnate. [accompagnata ante corr.] Et le Consonantie congiunte con le Equisone creano altre consonantie: come la Diapente colla Diapason nella Tripla: Et la Diatessaron [-186-] con la Diapason nella proportione che è da ottoà tre. Le Emmeli sono; quelle; che diuidono [disgiungono add. supra lin.] la Diapente, et la Diatessaron. Come il Tuono, e le altre Proportioni Delle quali poco da poi parlaremo nella Diuisione de' Tetracordi: Semplici loro parti. QUALI Siano le Equisone, quali le Consonantj [Consonante ante corr.], quai le Emmeli. Capitolo 11. LE Consonanti adunque sono la Diapason, et la Bisdiapason Imperoche dalla mistura, e temperamento loro se ne fà ad un certo modo un suono solo, e semplice. Et le prime Consonantie (poste) ne' sopraparticolari sono la Sesquialtera, et la sesquiterza, ciò è, la Diapente, et la Diatessaron. [[Et]] La Diapason diapente, Et la Diapason diatessaron sono composte, e congiunte di Equisone, et di Consonanti. Gli altri (suonj) che si possono ponere trà queste, Come trà la Diatessaron, et la Diapente per la differentia il Tuono, sono Emmeli: Et le Equisone [sono corr. supra lin.] ad un certo modo [[sono]] composti di Consonanti: Come la Diapason della [[Sesquiterza, e della Sesquialtera]] [Diatessaron, et della Diapente: corr. supra lin.] Et le Consonantie di quej Suonj, che sono detti Emmelj: Come la medesima Diapente, et la Diatessaron di Tuonj, e delle altre proportionj da dirsi poi. Ma come si possa [[pigliar]] [hauere corr. supra lin.] la proportione di tutti questi: si ha da pigliarlo da quello; che habbiamo scritto nel fine del quinto volume, quando si stendeua il numero sopra i Semicircoli; Imperoche iuj si ha [co ante corr.] cognitione della [[Diapason]] Equisonantia Diapason, et Bisdiapason: Et delle Consonantie semplici Diapente, e Diatessaron, e delle Composte Diapason diapente, et della Diapason diatessaron: et quaj sono i Suonj Emmeli, [-187-] come quej; che consistono nella differentia del Tuono. IN QUAL Modo Aristosseno consideri gl' Interuallj. Capitolo 12. EGLI È Da far palese hora quello; che di queste cose stimj Aristosseno. Quegli; Percioche alla Ragione non dà il Trattarne: Ma [[permetta, che 'l]] [lo rimette corr. supra lin.] al giudicio delle orecchie; Perciò non segna esse vocj con alcun numero [[:]] per [[hauerne]] [raccoglierne corr. supra lin.] le proportionj loro: [[Et ritroua la]] [Ma piglia la metà della corr. supra lin.] differentia di quelle; [[Ma pigli la differentia di quelle [quellj ante corr.] come]] [Accioche corr. supra lin.] [[ponga loro nel mezo add. supra lin.] [ponga la corr. supra lin.] Specolatione non [[posta]] in esse uoci: ma in quello; che trà loro sono differenti, [[la pone]] [Et corr. supra lin.] troppo inauedutamente come quegli, che si crede sapere la differentia [[loro]] di quelle uoci; delle quali non ponga alcuna grandezza, ne misura. Egli adunque propone, che la Consonantia Diatessaron sia composta di due Tuonj, e di un Semituono: la Diapente di tre Tuonj, e di un Semituono; Et la Diapason di Sej Tuonj; Il che ne' libri antecedenti si è mostrato non potersi fare. [libro 3. Capitolo 1. libro 4. Capitolo 1. Specolatione 9 add. in marg.] DESCRITTIONE Dell' Ottocordo; per la qual si dimostra che la Consonantia Diapason è minore di Sej Tuonj. Capitolo 13. PER LA Diuisione di un certo Ottocordo Tolomeo insegna, [Capitolo xj. del primo libro add. in marg.] che la Diapason cade dentro à sej Tuonj in questo modo. Tirinsi otto Corde, ciò è, A. B. C. D. E. F. G. H. Et [[siano]] [facciasi corr. supra lin.] A K, sesquiottua alla B L. Et la B L. alla [della ante corr.] C M. Et la C M. alla [della ante corr.] D N. La D N. alla [della ante corr.] E X. [D X. ante corr.] La E X. alla [della ante corr.] F O. Et la F O. alla [della ante corr.] G P. (Questi) adunque saranno sej Tuonj. Menisi anchora trà mezo ad F O, et G P. una corda da H. ad R. Sarà dunque l' A K. dupla della H R. [[sonata]] [percossa corr. supra lin.] adunque la A K. insieme con la H R. sonaranno la Equisonantia [Bottrigari, Del Quinto libro della Musica di Boethio, 187; text: A, B, C, D, E, F, G, H, P, R, X, O, N, M, L, K] [-188-] Diapason. Et se alcuno percoterà la G P. ella sarà sempre [[l]] alquanto più acuta che H R. Et perciò sei Tuonj trapassano la Consonantia Diapason. Et se A K. Et G P. percossi insieme consonassero una Diapason: la consonantia Diapason sarebbe di sej Tuonj. Ma se non consonando questi, A K. et H R. consonassero la Diapason: Et H R. fusse più acuta di G P. La Consonantia Diapason eccederebbe sej Tuonj: ma perche consonando A K. et H R. si troua esser più graue di G P. non si può dubitare, [hauere ante corr.] che sej Tuonj non eccedano la Consonantia Diapason. Et in questa maniera [[co 'l senso anchora]] si può co 'l senso anchora capire, che la Consonantia Diapason cade dentro à Sej Tuonj. Cosi dunque senza dubio si conuince l' Errore di Aristosseno. DELLA Diuisione de' Tetracordi: Et che la Consonantia Diatessaron è contenuta dal Tetracordo. Capitolo 14. EGLI È Da dire hora della Diuisione de' Tetracordi; imperoche la Consonantia Diatessaron è contenuta da quattro Corde; Et è perciò [[detta]] nominata Diatessaron. Accioche adunque poste due Corde di fuore via consonanti la Sinfonia Diatessaron si faccia il Tetracordo, Egli è di necessità poneruj trà mezo due Corde; che scambieuolmente trà loro, e con le [gli ante corr.] estreme facciano tre Proportionj. IN QUAL Modo Aristosseno diuida, ò 'l Tuono, ò i Generj: Et l' ordine di essa Diuisione. Capitolo 15. ARISTOSSENO Adunque diuide ne' tre Generj questa [libro primo de gli Armonici presso il finee add. in marg.] Diatessaron in cotal maniera. Egli diuide il Tuono in due parti (Eguali) Et le chiama Semituono. Lo diuide [-189-] in tre, [quattr ante corr.] et una terza parte chiama Diesis del Cromatico molle. Lo diuide in quattro: et una quarta parte di quello con la sua propria metà, ciò è, col la ottaua di tutto 'l Tuono addimanda Diesis del Cromatico hemiolio. Et Quna quinta parte sola di quello nomina Diesis Enarmonia. Stando [queste add. supra lin.] cosi dunque in questa maniera: Et essendo secondo luj la Diuisione de' Generi duplice, l' un Genere è molle: l' altro incitato. Et il molle è Enarmonio:et lo Incitato Diatonico. Tra questi è posto il Cromatico participante della Incitatione, e della Mollitie. Fannosi adunque secondo [[l']] [quest' corr. supra lin.] ordine di [[differentia]] [diuersità corr. supra lin.] sej generi di Misti. Una di [libro 1. et 2. degli Armonici Tolomeo Capitolo 12. del primo add. in marg.] Enarmonio: tre di Cromatico, ciò è, Cromatoco molle: Cromatico Emiolio, et Cromatico Tonieo. Le due restanti del Diatonico, molle, et incitato. De' quaj tutti secondo Aristosseno la Diuision' è tale. Percioche habbiam già detto, che la Quarta parte del Tuono è chiamata Diesis Enarmonia: Et percioche anchora Aristosseno non paragona esse uoci trà loro: ma la diuersità delle uocj, et misura lo 'nteruallo; Et secondo luj il Tuono è dodici unità: sarà dunque [[la]] [tre la Diesis Enarmonia corr. supra lin.] quarta parte di quello. Et percioche la Consonantia Diatessaron è composta di due Tuonj, e di un Semituono, tutta la Diatessaron è formata di due volte dodici, e di sej unità: Ma percioche assasouente auuiene, che se noj vogliamo ridurlo sin' alle otto parti noi non incorriamo ne numeri intierj: ma in qualche particelle [rotti add. supra lin.]; per ciò si haurà da [-190-] far tutta la Consonantia Diatessaron 60. Il Tuono 24. Il Semituono 12. La quarta parte chiamata Diesis Enarmonia 6. La ottaua 3. giunta poi la ottaua con la quarta sej, ciò è, con 3 per fare il Diesis Cromatico Emiolio: saranno 9. Costituite adunque [Aristosseno libro 1. add. in marg.] queste cose [[cosi tal]] [in cotal corr. supra lin.] guisa. Ad Aristosseno pare, che [habbiano i tre Generi Enarmonico, cromatico Diatonico. add. supra lin.] queste proprietà, che altrj [altre ante corr.] di quellj [quelle ante corr.]] siano addimandatj [addimandate ante corr.] [Tolomeo Capitolo 12. et 15. del libro 1. Et del iij. Capitolo 10. add. sin marg.] spessj [spesse ante corr.] et altri [altrj ante corr. [altre ante corr.]] non? Glj [Le ante corr.] spessj [spesse ante corr.] sono quellj [quelle ante corr.]; che [le add. supra lin.] due [loro add. supra lin.] proportioni più grauj [[delle quali]] [di grandezza corr. supra lin.] non soprauanzano quella una; che è posta verso lo acuto. Glj [Le ante corr.] non ispessj [ispesse ante corr.], le due proportionj de' quali non potranno superar l' altra restante; Et lo Enarmonico, et il Diatonico sono gli Spessi: il Diatonico il non ispesso: Et secondo Aristosseno lo Enarmonio si diuide cosi 6. 6. 4. 8. Onde trà la Corda graue, e la prossima alla graue sia la quarta parte del [di ante corr.] [[un]] Tuono: detta Diesis Enarmonia; per essersi posto il Tuono 24. unità. Parimente sia la quarta [medesima add. supra lin.] parte del Tuono il secondo interuallo della Corda graue alla terza. Il Rimanente di 60. che [[sono]] [è 48. add. supra lin.] di tutta la proportione si pone trà la terza Corda dalla graue, et la quarta acutissima: Et le due proportioni poste verso il graue, ciò è, 6. et 6. non superano l' altra restante 48. posta verso lo acuto. Del Croma molle egli fà questo compartimento 8. 8. 44. onde otto, et otto siano le terze parti del Tuono; per essere (com' è stato detto) il Tuono di 24. unità. Et la terza parte del Tuono è detta Diesis del Croma molle. Similmente la Diatessaron del Croma Emiolio si comparte cosi 9. 9. 42. Imperoche la Diesis del Croma [[molle]] [[Emiolio add. supra lin.]] Emiolio è la quarta parte del Tuono [-191-] con la [[ottaua]] quarta, ciò è, sej con tre di 24. Tale anchora è secondo Aristosseno il Compartimento del Croma Tonieo. 12. 12. 26. Ciò è, che in due Interhallj costituisca un Semituono per ciascuno: et quel; che resta nello ultimo. Et in tutti queste le due Proportioni prossime alla corda più graue non superano di grandezza l' altra restante verso lo acuto. Imperoche sono (com' è stato detto) de' Generi spessi. Et i Generi spessi sono l' Enarmonio, et il Cromatico. La Diuisione diatonica anchora essa è doppia: Et quella Del Diatonico molle è tale 12. 18. 30. [[Onde]] [cosi corr. supra lin.] che 12. sia un Semituono 18. un Semituono con una quarta parte del Tuono. 32. il Restante. I 18. de' quali insieme co' 12. fanno 30. che non è soprauanzato dalla parte, che rimane. La Diuisione del Diatonico incitato è similmente tale; ch' egli habbia un Semituono con due Toni intierj. ciò è, [[11.]] 12. 24. 24. De' quali il 24. et 12. ciò è, 36. non è superato dalla parte; che resta verso lo acuto: Ma più tosto la superano. Il Compartimento adunque de' Tetracordi secondo Aristosseno è la già; che si dimostrarà con la sottoposta Descrittione. IN CHE Modo Archita diuida i Tetracordi, et la Descrittione di quelli. Capitolo 16. ARCHITA Dando il tuto alla Ragione non solamente sprezzò il Senso delle orecchie nell' osseruare le prime Consonantie: Ma seguitò grandemente la Ragione nella Diuisione [- 192-] de' Tetracordi: ma cosi, che ne anco [[que]] egli fornisse quella; che tanto efficacemente cercaua: ne la Ragione da luj proposta al Senso acconsentisse. Egli ha opinione che tre siano i Generi musicali, lo Enarmonio, il Diatonico, e 'l Cromatico. Ne' quaj Generi tutti egli costituj' i Suonj grauissimj 2016 et gli acutissimi 1512. Et trà questi in tuttetre Generi collocò la Corda prossima alla (Estrema) grauissima; che fusse 1944. Ond' essa hauesse [[collà]] [con la add. supra lin.] 2016. la proportione sesquiuentisettesima. Oltra di questo sotto alla (estrema) corda acuta, e terza dalla grauissima nel genere Enarmonio pone una Corda; che sia 1890. et habbia con [[la]] 1944. proportione sesquitrentacinquesima: Et il medesimo 1890. sia posto in proportione sesquiquarta con l' acutissima 1512. Similmente nel genere Diatonico egli pone la terza corda dalla (Estrema) grauissima, et seconda dalla (estrema) acutissima, la qual sia 1701. et habbia proportione sesquisettima con [la add. supra lin.] 1944. Et [[essa 1701]] con la (estrema) acutissima 1512. la proportione sesquiottaua. Nel genere Cromatico costituisce [[il]] la terza dalla grauissima (estrema) et seconda dalla (estrema) acutisima; la qual [[nel genere Diatonico]] si troui essere [[in]] [nella corr. supra lin.] proportione che ha 256. à 243. con la 1701. che nel genere Diatonico è la terza dalla (estrema) grauissima: Et questa è 1792. che è la seconda dalla (estrema) acutissima. Et essa seconda dalla acutissima nel genere Diatonico ciò è, 1701. ha co' la seconda dall' acutissima nel genere Cromatico ciò è, 1792. la proportione medesima; che ha 256. à 243. La sottoposta Descrittione dimostra la Forma di essi Tetracordi diuisi secondo la opinione di Archita. [Bottrigari, Del Quinto libro della Musica di Boethio, 192; text: Corda Grauissima, Acutissima, Enarmonio. Cromatico. Diatonico. 2016, 1944, 1890, 1512, 1792, 1701, 28/27, 36/25, 5/4, 243/224, 27/32, 28/27, 8/7, 9/8] [-193-] COME Tolomeo riprenda le Diuisionj de’ Tetracordi fatte da Aristosseno, et da Archita. Capitolo 17. MA Tolomeo riprende l’una, et l’altra Diuisione [Capitolo 14. del 1. libro add. in marg.] in questo modo: Et primieramente (quella di) Archita; Percioche la Corda seconda dalla (Estrema acutissima, ciò è, la 1792. nel genere Cromatico è posta cosi, che ella non fà proportione alcuna sopraparticolare ne con l’acutissima 1512. ne con la prossima alla più graue 11944. Essendoche i paragonj sopraparticolari siano stati di tanta dignità [autorità add. supra lin.] presso Archita, ch’egli le habbia tenute anchora in conto di Consonantie. Oltra di questo, che’l Senso capisca nel Cromatico la prima proportione maggiore, che la fatta da Archita; Imperoch’egli nel genere Cromatico fece la distantia della 1944. alla 2616. in proportione sesquiuentsettesima, douendo conforme al Cantar del Genere Cromatico esser sesesquiuentunesima. Similmente la proportione che’l Genere Enarmonio ritroua prima della grauissima secondo la Diuisione di Archita: è tale, che deue di [gran add. supra lin.] lunga esser minore di quella; che si troua negli altrj Generj: et questa la costituisce eguale à gli altri Generi, e ponendo le proportioni prima dalla graue sesquiuentisettesime ne’ tre Generj. Incolpa Aristosseno punto; Percioch’egli habbia posto nel Cromatico molle, et nell’Emiolio la proportioni prime, et seconde dlla Corda graue; Che siano trà loro distanti pochissimo, et quanto il Senso non possa conoscere. La prima proportione nella diuisione del Cromatico molle secondo [[la [-194-] Diuisione di Aristosseno è 8.: Et nel Cromatico hemiolio 9. E la differentia trà 8. et 9. è la unità: Et tutto un Tuono secondo [[che è stato supposto]] [la fattane suppositione corr. supra lin.] è 24. unità. delle quali la unità è la ventiquattresima. Le prime proportioni adunque del Cromatico molle, et dello Emiolio sono trà di loro distanti per una ventiquattresima parte di un Tuono; Il che per la picciola [minima add. supra lin.] distantia lo udito à niun modo sente. Riprende [[egli]] [esso corr. supra lin.] anchora Aristosseno; Percioch’[[egli esso]] Egli habbia fatto solamente due Diuisionj del genere Diatonico diuidendolo nel molle, et nello Incitato: potendosi ritrouare anco altre specie del Genere Diatonico. IN QUAL Modo Tolomeo dica esser bisogno fare la Diuisione de’ Tetracordi. Capitolo 18. [Capitolo 15. del 1. libro add. in marg.] CON Ragione diuersa Tolomeo diuide i Tetracordi ponendo nel principio quello; Onde trà due Suonj si adattino dall’una, et dall’altra parte tai uoci [[le qualj]] [che add. supra lin.] si eccedano con proportioni supraparticolari, però non eguali; Imperoche la proportione sopraparticolare non può diuidersi in (due parti) Eguali. Oltra di questo, accioche ogni Paragone; che si à quella Corda; che ne’ tre (Generi) è la grauissima sia minore delle altre; [[che sono]] [voci add. supra lin.] poste nello acuto. Ma trà questi, quej; che sono nominati spessi; deueno essere Tali; che le due Proportionj; che sono prossime alla grauità, siano minori di quella proportione; che rimane verso lo acuto. Ma ne gli [non add. supra lin.] Spessi, come ne’ Generi Diatonici in niun luogo una. FÙ DATO Fine alla Traduttione in parlare italiano di questi cinque libri di Musica di Boethio da me Hercole Bottrigaro à hore 3 5/6 (secondo che mostra il mio Horiuologetto da Tauola) della ns. il dì Venerdì 21 di Nouembre 1597. in Bologna [-195-] Le Descrittionj delle Diuisionj de’ Tetracordi ne’ trè Generi [armonici add. supra lin.] tolte dal Capitolo del primo de gli Elementi armonici di Tolomeo secondo la sua opinione sono queste. [Bottrigari, Del Quinto libro della Musica di Boethio, 195; text: ENARMONIO. CROMATICO MOLLE. INTENSO. 425040. 415800. 398475. 318780. 409860. 382536. 405720. 371910. 46/45, 24/23, 5/4, 38/37, 15/14, 6/5, 22/21, 12/11, 7/6, DIATONICO. Molle. Tonieo. Intenso. 672. 649. 576. 504. 648. 567. 504. 630. 560. 504. 21/20, 10/9, 8/7, 9/8, 16/15, 10/9] Quest’Aggiunta fù finita di dare al 18. et ultimo Capitolo de’ cinque Librj della Musica di Boethio tradotti in parlare italiano da me Hercole Bottrigaro à hor’ poco men che 8. della notte seguente il dì Sabato 22. di Nouembre MDIIIC. IN BOLOGNA.

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