Author: Chigi Zondadari, Flavio and Martini, Giovanni Battista
Title: Carteggio del Marchese Flavio Chigi Zondadari di Siena col Padre Martini dal novembre 1744. a tutto l’ anno 1767. relativo al Sistema di Solfeggio ideato dal primo, e sopra materia di bibliografia. Folio 122. sino al fine del presente volume.
Editor: Massimo Redaelli Source: Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, MS I.43, f.122r- <151r>

[-f.122r-] 1744. Dissertazione famigliare, con cui si propone un nuovo sistema per il Solfeggio 1. Il fine, per cui fù inventato, e approvato universalmente il Solfeggio fù certamente quello di fissare più facilmente la memoria dello scolare nella giusta intonazione de' vari intervalli delle voci indicate dalle note: E in fatti questo succede nella stessa guisa, che quando taluno non ricordandosi di qualche aria già appresa, suole poi ricordarsene più facilmente se riflette alle parole che si cantano in essa. 2. Quindi è; che se in vece de monosillabi usuali del Solfeggio si fosse stabilito l’ uso di altri monosillabi sarebbesi certamente avuto lo stesso intento; Purche però fossero stati altri monosillabi comodi alla pronunzia, e talmente dissimili frà loro, onde da una tale dissomiglianza potesse restare impressa facilmente nella memoria la diversa intonazione, che relativamente debbono aver frà loro. 3. L’ uso di questa utilissima invenzione del Solfeggio fù sempree mai talmente approvato, che i nomi delle Sette voci naturali le quali compongono l’ intervallo di ciascheduna ottava furono con somma avvedutezza composti in modo, che il solo apprendere questi nomi, facesse anche apprendere, e conservare nella memoria tutto il sistema del Solfegggio, che usavasi ne tempi antichi, quando cioè i diesis, e bmolli non erano usati in qualunque voce, come al presente, mà solamente [-f.122v-] era in uso il b all B; come ben si comprende dal considerare questi nomi: C sol fa ut, D la sol re, E la mi, F fa ut, G sol re ut, A la mi re, B mi. In fatti allora si regolavano le composizioni nello stile de 12. tuoni autentici, e placali, ovvero nello stile de tuoni Ecclesiastici, onde quasi tutte le composizioni procedevano nelle voci naturali, e solamente era in uso il b nel B. afine di trasportare qualche compositione una quarta nel più acuto, ovvero una quinta neel più grave a comodo degli Scritttori, o de' Cantori. 4. Divenne poi nel decorso del tempo si famigliare, e frequente l’ uso del # e del b in qualunque delle 7. voci, onde ciascheduna di esse può adesso accadere nel Solfeggiare di doverla cantare con qualunque di que' monosillabi. Quindi ne viene in conseguenza, che più non si gode il vantaggio, che avevasi anticamente apprendendo in que' moni tutto il sistema del solfeggio; Cessato dunque adesso un tal vantaggio stimerei meglio, che queste 7. voci naturali si nominassero con i soli nomi delle preme 7. lettere dell’ alfabeto, senza l’aggiunta di alcun' monosillabo. 5. Quest’ uso de i diesis, e de b molli in qualunque dellee 7. voci ha impegnato anche all’ uso de' diesis, e b molli doppi, ed ha reso certamente il Solfeggio molto più difficile di quello, che fosse nel tempo antico. Una tal maggior difficoltà, che incontrasi adesso nell’ imparare il Solfeggio, mi sembra, che consista specialmente in 3. punti, cioè I. Nel fissare la memoria all’ intonazione, II. Nell’ apprendere con franchezza la lettura, attese le frequenti mutazioni di essa, che anche improvisamente conviene di fare. III. E nel dovere talvolta solfeggiare qualche monosillabo con voce alterata. [-f.123r-] 6. Farò solamente una dimostrazione del primo di questi, giacche gl’ altri due mi sembrano già dimostrati bastanetmente dalla comune esperienza. Prego per tanto il cortese Lettore di seriamente considerare il numero dellle varie combinazioni, le quali si nel salire, che nello scendere dentro [[l']] ottava posso avere 6 monosillabi del Solfeggio, di che ne ho già steso il computo nel fine di questa dissertazione: Elo prego poi digiudicare quanto mai sia difficile il fissare la memoria nelle giuste intonanzioni de monosillabi, quando qualunque combinazione di 2. di essi deve servire di fissare la memoria in 3, 4 et anche 5. diversi intervalli, come si vede nel setto computo posto nell’ ultimo di questi fogli: Per esempio la combinazione Fa, Re nel salire bisogna intonarla alcune volte in seconda, altre volte in terza, altre volte in quinta, altre in sesta, altre in ottava, cioè in 5. diverse maniere secondo le varie lettione, che conviene di fare; Or come dunque in tal guisa si potrà mai fissare con facilità la memoria degli scolari nell’ intuonazione di questi monosillabi, e degli altri, ne quali tutti s’ incontra lo stesso inconveniente, dove più, e dove meno, come ben si vede nel detto computo? Io non dico già, che questo inconveniente sia tale, che renda affatto inutile il Solfeggio per fissare la memoria nella giusta intuonazione, mà iintendo solamente di far conoscere, che al presente il solfeggio è incomparabilmente di minore ajuto ad apprendere l’ intonazione, di quello, che fosse anticamente; E che siccome atteso l’ uso de diesis, e de b molli intutte le voci naturali sono stati poi ridotti al numero i 12. gl’ intervalli, che gradatamente compongono lo spazio di una ottava, così [-f.123v-] ancora sarebbe opportuno, e poi utile l’ uso d’ un solfeggio che fosse composto di 12. sillabe corrispondenti il numero de suddettj 12. intervalli. 7. a tal fine propongo queste 4. parole ideale Ut pare Bomifa, Tusolde, Lanosi le quali nelle loro 12. sillabe comprendono la scala i un tal solfeggio cominciando dalla voce C, e proseguendo gradatamente con semituoni fino alla voce B, come si dimostra in questa figura. [Chigi Zondadari-Martini, Carteggio, 123v; text: Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Pa, Bo, Tu, De, No] Con questo sistema restarebbono fissati invariabilemente gl’ antichi monosillabi nelle stesse voci, ove furono collocati su; bel principio, e soltanto si aggiugne il monosillabo Si alla voce B, cosa già da qualche tompo introdotta, e universalmente praticata ne' paesi oltramontain: in Oltre si assegnano cinque diversi monosillabi a que' semituoni, i quali furono poi agiunti per cagione dell’ uso di poi introdotto de diesis, e b molli in qualunque voce naturale et cetera 8. Questo sistema di 12 monosillabi pare che toglierebbe la sopradetta difficoltà, che suole incontrarsi nel Solfeggio, e che per farla meglio conprendere si è proposta, e divisa in tre parti: In fatti mi sembra ben' chiaro, che seguendo un tal' sistema, si otterrebbono questi vantaggi, I. Si fissarebbe più facilmente la memoria nell’ intuonazione, poiche qualunque combnazione di 2. monosillabi servirebbe sempre invariabilmente allo stesso intervallo II. Sj [-f.124r-] apprenderebbe più facilmente la lettura del Solfeggio, benche composto di un maggior numeero di monosillabi, poiche non doverebbesi mai pensare ad alcun' cambiamento di lettura, cosa che nell’ atto di solfeggiare richiede non solamente un attenzione particolare, ma richiede ancora una cognizione e una pratica più propria di chi hà già imparato,che di chi desidera d’ imparare a cantare: La lettura del Solfeggiare, che quì propongo è certamente semplicissima, e se qualunque fanciullo impara sì facilmente, che per esempio il tasto del Cimbalo, in cui è la lettera C chiamasi C sol fa ut, tanto più li sarà facile d’ imparare; che la voce del tasto C nel Solfeggiare devesi sempre chiamare Ut. E cosi degl’ altri tasti: In oltre siccome qualunque Scolare impara si facilmente, che il tasto nero che succede al C serve eegualmente al C #, che al D b, cosi ancora potrà facilmente imparare, che il monosillabo Pa deve sempre servvire tanto al C #, quanto al D b: E cosi degli altri tasti neri III. SI toglierebbe affatto la necessità di solfeggiare alcune voce alterate cosa, che richiede qualche perizia superiore alla condizione di Scolare, mà che altresì non si può evitare, tanto seguendo il sistema Italiano di 6 monosillabi, quanto seguendo quello Francese composto di 7. 9. Alcuni avendo conosciuto, che li scolari anche più avanzati nell’ intonazione, nondimeno stentano à trovare francamente la lettura convenevole di alcune composizioni, attesochè qualche volta, benche si conosca doversi fare la mutazione di lettura, tuttavia non si può subito fare per non essersi prima fatta l’ opportuna disposizione, hanno stimato più facile il sistema del Solfeggio Francese composto di 7. monosillabi; Mà a mio giudizio credo difficile per li scolari ancora in questo sistema l’ apprendere a variare la lettura secondo il bisogno nel corso della composizione, [-f.124v-] e specialmente stimo per loro difficile il conoscere il luogo, dove conviene variarla. Nell’ uso di un tal sistema conviene ancora di intonare frequentemente alcuni monosillabi con voce alterata; e specialmente ne tuoni di terza minore. 10. Nel detto sistema Francese io trovo ancora questa eccezione: Che lo Scolare nell’ occasione di Solfeggiare con chiavi accidentate si deve sempre immaginare (per riguardo alla lettura) qualche altra delle chiavi naturali; Onde se egli nello stesso tempo vuol' prevalersi dall’ ajuto del Cembalo, o di altro istrumento, tocandosi le stesse uoci, che deve cantare, in tal caso egli per riguardo alla lettura dovrà immaginarsi come si è detto una chiave naturale, mà nello stesso tempo dovrà ancora regolarsi con la vera chiave accidentata ivi espressa, affine di toccare nell’ istrumento la voce, che canta: Cosa, che a me sembra dovero essere molta confusione di mente. Una simile difficoltà devesi parimente incontrare nell’ esercitarsi a sonare il basso d’ accompagnamento, solfeggiando qualche parte, che deve servire di regola per le segnature; poiche nel basso doverà attendersi la chiave accidentata, mà nella parte si doverà attendere la chiave accidentata soltanto per regolare la segnatura del basso dovendosi attendere nello stesso tempo anche una chiave naturale per riguardo alla lettura del Solfeggio. 11. In vantaggio del sistema da me proposto stimo bene ancora di porre in vista, che ne passi di più difficile intonazione sogliono i Musici aver ricorso alla lettura del Solfeggio; Accade però talvolta, che non si può subito conoscere in una occhiata qual lettura convenga, mà vi bisogna qualche riflessione più, che momentanea, e da non potersi fare nell’ atto di cantare: Ovvero accade, che i musici avendo lasciato fino da molto tempo l’ esercizio di solfeggiare non trovano si prontamente pur la [-f.125r-] Lettura, che si conviene; Et queste difficoltà mi pare, che non si incontrarebbono, se si avesse studiato col sistema di 12. monosillabi, poiche in questo non dovendosi far mai alcuna mutazione, si farebbe quasi abitualmente nel cantare, o sonare qualche reflessione a una lettura sì semplice, ed invariabile. In fatti se qualunque scolare di musica, benche principiante conosce con una semplice, ed abituale riflessione di mente il nome della voce, che di mano in mano vede indicata da ciascheduna nota, cioè, se è un C sol fa ut, o un D la sol re et cetera perche egli non potrà anche apprendere con la stessa facilità, che per esempio quella tal' voce è o un Ut, o un Re et cetera i quali sono nomi tanto più semplici? Questi nomi poi per maggior facilità de principianti nel solfeggio se li potrebbero anche scrivere nella tastatura del Cimbalo, servendosi dell’ inchiostro per' tasti bianchi, e del cinabro, o altro colore pe' tasti neerri. 12. I monosillabi, che compongono questo solfeggio hò procurato per quanto mi è stato possibile di trovar dissimili frà loro affinche ne risulti maggior distinzione nell’ apprendere a memoria le loro intuonazioni: E se alcuni di questi monosillabi hanno frà loro qualche somiglianza (attessa la desinenza, che conviene di fare solamente nelle 5. lettere vocali) nondimeno si troveranno posti frà loro in tale distanza, che non dovrebbono si facilmente fare ambiguità nella loro intuonazione. Mi sono servito del monosillabo Ut più tosto che del Do affine di conservare nelle voci naturali il primero ancito sistema, e affine di togliere l’ ambiguità, che poteva fare il monosillabo Do col Bo, e col No. 13. Certamente alcuni Musici non considerando il lungo studio da essi fatto ne primi teneri Anni in altro sistema già reso in loro [-f.125v-] connaturale, e soltanto considerando relativamente a loro lo studio di questo sistema, direbbono francamente, Che negli intervalli de semituoni non si possono usare altri monosillabi, che Mi Fa. Che i monosillabi da poco proposti sono troppo duri alla pronunzia; Che se è difficile apprendere un sistema di 6 monosillabi, sarà l’ altrettanto più difficile apprenderne uno di 12. Che le risposte de Soggetti non si solfeggierebbono con monosillabi corrispondenti; Che nel sistema di 6 monosillabi si hà il vantaggio, che le composizioni benche trasportate sempre si solfegggiano con li stessi monosillabi, lo che non accaderebbe in questo sistema di 12. Queste opposizioni però o non mi persuadono, o non mi sembrano doversi porre in confonto degl’ altri vantaggi da me espressi in favore del sistema da me proposto. Mi si potrebbe anche opporre, che nel mio sistema si apprenderà più difficilmente la lettura, e l’ intonazione del Solfeggio, attesoche non in ogni composizione si potrà far pratica di tutti i 12. monosillabi, non essendo mai comprese in ogni composizione tutte le voci naturali, e ncora tuttle le voci accidentate: A questa opposizione io risponderei, che neppure si può far pratica di tutti i tasti del Cimbalo, o delle voci di altro istrumento senza esercitarsi in varie composizioni accidentate, e non accidentate: In fatti neppure seguendo il sistema Italiano, o quello Francese si suole imparare il solfeggio senza far uso di varie composizioni, dove poterzi esercitare nelle mutazioni di lettura, e studiare la maniera di preventivamente disporvisi. [-f.126-] Mi si potrebbe anche opporre, che quantunque lo scolare si essercitasse in varie composizioni, tuttavia non cosi facilmente potrebbe incontrare tutti gl’ accidenti: Per esempio egli dopo avere studiato anche più d’ un Anno forse non averebbe mai incontratu un D col b molle, cui è assegnato il monosillabo Pa, onde neppure avrebbe potuto far pratica in un tal monosillabo. A ciò risponderei, che se egli nonavesse mai usato il monosillabo Pa in qualità di D co ’l b molle, lo averebbe però usato ben' spesse volte in qualità di C co'l #, che è lo stesso accadendo in questi monosillabi ciò appunto, che suole accadere ne tasti del Cimbalo. 16. Spero, che il cortese, e prudente Lettore, cui mi sono indirizzato mi farà benignamente conoscere, se l’ amor proprio mi avesse forse troppo prevenuto in favore di questo nuovo sistema di solfeggio che espongo riverentemente al suo più savio, e più purgato discernimento. I 6. monosillabi usuali del Solfeggio attese le mutazioni di quarta, e di quinta possono avere nello scendere queste combinazioni. [Chigi Zondadari-Martini, Carteggio, 127r,1; text: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, #, b, 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.] Per esempio i monosillabi Fa Sol si possono combinare in [Chigi Zondadari- Martini, Carteggio, 127r,2; text: b. 3, 4, 6, 7, 8, 5.] cioè in 4. diversi intervalli. [-f.128r-] Opposizione I. Per procedere secondo l’ esattezza delle regole fondamentali con le quali fù stabilita la Musica, la stessa voce che serve di # alla sua precedente non può servire di b alla sua seguente: Quindi è che exempli gratia la voce De non può servire di # al G, e ancora di b all’ A. Risposta Risponderei, che secondo le regole primarie della Musica questa opposizione è giustissima mà che quella specie di abuso, che vi è nel considerare qualunque voce accidentata egualmente come # della sua precedente che come b della sua seguente, pare, che nella pratica, ee nel progresso di questa scienza sia già stabilita talmente, che ormai convenga darsene pace, e contentarsi di tante vaghe modulazioni, e consonanze armoniose, che nondimeno si possono sentire, e inventare seguendo un tal sistema imperfetto: Come ben chiaramente se ne fà l’ esperienza nella tastatura dell’ Organo, o Clavicembalo con tante belle composizioni d’ intavolatura, e specialmente con quelle stampate ultimamente in Amsterdam da Michele Carlo Le Cene: Opera ben nota al Padre Maestro Martini. Fine della Risposta Prego adesso la Paternita Vostra di voler sentire ciò che mi è venuto in mente, e che opporrei se [-f.128v-] (per ipotesi) si trattasse di perfezzionare il Sistema usuale della Musica con assegnare a ciascheduna delle 7. voci principali un semituono distinto si per i #, che per i b. Se alle 7. voci naturali che compongono ciascheduna ottava s’ aggiungessero 7. voci accidentate per uso de' #, e 7. altre distinte per uso de b, si aggiungerebbero 24. voci accidentate alle 7. naturali predette, onde ciascheduna ottava che adesso suol contenere 12. semituoni, ne conterebbe non più 12., ma 21: E allora ciascheduna delle 7. voci naturali averebbe il suo #, e il suo b senza la inapropriata rassezza, or supporta che si trattasse dello stabilimento di questo sistema, sarebbe certamente necessario, che nella perfezione di un tal’ sistema fosse regolato non solamente il canto, mà ancora il suono di qualunque strumento, perche senza una tale uniformità si incontrerebbe ne' concerti una discordanza troppo sensibile frà gli unisoni di quelle voci, o istrumenti uno de quali fosse regolato con tal sistema perfetto, e l’ altro nò, come appunto suole adesso accadere quando i Cantori, o i Sonatori di Violino più raffinati volendo intonare esattamente i # e i b scordano dall’ unisono, che atteso le segnature dell’ accompagnamento vien toccato nell’ Organo, o Clavicembalo; Anzi per meglio dire pongono in chiaro l’ imperfezzione supposta, la qual costa certamente; benche faccia risaltare la perizia loro non conviene però al buon regolamento, ed al complesso della Musica, poiche allora si scorge una discordanza fra gli unisoni, che rende l’ armonia molto più imperfetta di quello che sarebbe, se nessuno attendesse al predetto raffinamento d’ intonazione; quindi è, che una tale rifforma di sistema attesa la riflessione sudetta o si deve fare universalmente si nel canto, che nel suono di qualunque istrumento, o non si deve praticare nemmeno in alcuno di essi. [-f.129r-] Questa riforma, però benche speculativamente sembrasse buona, e conforme alle regole primarie della Musica, tuttavia mi sembra, che nella pratica incontrerebbe le 3. opposizioni seguenti. I. Che nel canto sarebbe impossibile apprendere l’ intonazione, ne vi sarebbe solfeggio, che potesse facilitarne la memoria, poiche ciascheduna ottava sarebbe composta non già di soli 12. intervalli, mà bensi di 21. E dovendo salire gradatamente in qualche cantilena per via di semituoni in diesi da #, si dovrebbe fare una diversa modulazione di quando si dovesse salire per cagione de' b: E viceversa nello scendere. In fatti essendo 21. gl’ intervalli componenti l’ ottava ne risulterebbe un numero incredibile di combinazioni, che pur troppo si incontrerebbono, e nelle quali tutte converrebbe nondimeno far pratica dell’ intuonazione. Queste combinazioni quanto sarebbono in maggior numero, si può ben comprendere dallo scandaglio delle molte combinazioni che risultano dal numero 12; e dalle moltissime, che risultano dal numero 21, La quale incredibile moltiplicità, benche generalmente da Pratici non verrebbe considerata, nondimeno facendo specolativamente il detto scandaglio ben' si comprende quando si renderrebbe impossibile la pratica dell’ intuonazione, attesa la gran moltiplicità de diversi intervalli. II. Si perderebbe un certo vantaggio, che abbiamo nel Sistema usuale benche imperfetto, poiche dalle varie terze, quinte e più scarse, e più alterate, che noi osserviamo nell’ usuale Sistema imperfetto, deriva che alcune cantilene, le quuali languiscano in un tuono, risaltano poi nell’ altro; onde in tal guisa abbiamo il vantaggio di ormarle in quel tuono, che sembra più covenevole alle qualità alle parole, e alle circostanze della composizione [-f.129v-] III. Volendo ridurre nel perfetto Sistema l’ Organo o Clavicembalo bisognerebbe che tutti i tasti neri fossero spezzati, e ci fosse aggiunto anche un tasto spezzato frà l’ E, e l’ F, siccome frà il B, e 'l C, affinche l’ intervallo di ottava che suol essere composto di 12. voci, fosse composto di 21., Ma una tastatura cosi spezzata renderebbe impraticabili molto, e molto belle modulazioni, che pure adesso colla mano appena si possono fare, e ancora richiederebbe un vaso quasi l’ altrettanto più grande per contenere altrettante corde, lo che sarebbe impossibile. In oltre per tal’ motivo si renderebbono impraticabili molte specie d’ istrumenti finora inventati, o che inventare si possono nel progresso del tempo, ne vi sarebbe altro che la voce umana; che soppo una lunghissima pratica forse potesse giugnere a questo punto di perfezzione. Sembrami adunque che convenga contentarsi del presente sistema benche imperfetto e sì nel canto, che nel suono uniformarsi tutti invariabilmente all’ intuonazione usuale de # et b, avendo io anche osservato, che in que' Clavicembali ne quali, come si vede in questa figura, si è voluto correggere [Chigi Zondadari-Martini, Carteggio, 129v; text: C, D, E, F, G, A, B, b, #] la supposta imperfettione ne luoghi dove sembrava più sensibile, spezzando il tasto nero posto frà 'l G, e l’ A, e quello posto frà 'l D e l’ E oltre [-f.130r-] alla gran difficoltà, che s’ incontra a toccarli in alcune posizioni di mano, s’ incontra alcune volte una certa confusione, che non credo possa compensare il piccol' pregio di avere l’ istrumento in quella maggior perfettione: Per esempio: essendo spezzato il tasto nero posto frà 'l G, e l’ A resta assegnata la metà anteriore di esso al G come suo #, e la metà posteriore all’ A come suo b, onde per toccare l’ E con la 3. # si deve toccare la metà anteriore del detto tasto, e per toccare l’ F con la 3. b si deve toccare la metà posteriore di esso. In tali casi il basso passa con chiarezza, poiche la 3. dell’ E si toca con quello che appartiene al G, e la 3. dell’ F si tocca con quello, che appartiene all’ A; Ma per toccare l’ E # con la 3. b, quale delle due metà doveranno toccare? Certamente per riguardo alla chiara correlazione delle voci si doverebbe toccare la metà anteriore come spettante al G, che è la 3. dell’ E, mà per riguardo all’ effetto dell’ armonia doveremo nondimeno toccare la metà posteriore, benche spettante all’ A, la quale secondo la scale non è 3., mà bensì 4. dell’ E: E se in oltre vorremo ascendere gradatamente nelle voci del tuono di E con 3. b vedremo, che la metà posteriore del detto tasto non si doverà più considerare spettante all’ A con suo b, mà bensì al G come suo # onde per G doveremo prevalerci di una voce la quale non è più la stessa di quella avevamo usato, e che averemo altre volte fuori di questo caso. Or da questi 2. soli tasti spezzati ne possono nascere molte, e molte combinazioni simili a quella da me accennata, le quali certamente mi pare come hò detto, che non possano compensare la maggior perfezzione supposta in un tale istrumento. Opposizione II. Nel proposto sistema di solfeggiare nascerà qualche confusione [-f.130v-] quando si troverà il # all’ E, e all’ F, lo che accaderà ancora nel B, e C: E questa confusione sarà anche maggiore ogni qualvolta si incontreranno i # ddoppi, o i b. doppi: In fatti se si troverà exempli gratia il # doppio alla voce G, non doverà intuonarsi col monosillabo Sol, mà col' La, il quale è assegnato alla voce A. Risposta Risponderei, che questo inconveniente è verissimo, ma è altresì coerente, anzi quello stesso che si incontra in simili casi anche nel sonare l’ Organo, o Clavicembalo, perche per toccare exempli gratia l’ E col # dobbiamo prevalerci del tasto assegnato alla voce D, siccome per toccare exempli gratia il G coll' # doppio non doveremo prevalerci del tasto G, mà del tasto assegnato alla voce A: E così in altri simili casi; Giacche adunque lo scolare deve soccombere a questo inconveniente nel sonare tali istrumenti, non credo che apprenderebbe questo del solfeggio come una nuova difficoltà che gli sopraggiunga, mà bensì riconoscerebbe in questo sistema di solfeggio una chiara, e semplice corrispondenza alla tastatura, che egli veda, e adopra ne detti istrumenti, dove come hò detto i principianti potrebbono anche vedervi segnati i monosillabi, come si suol fare dalle lettere A B et cetera. Fine della Risposta Prego in oltre la Prudentia vostra di sentire una riflessione, che io farei, la quale mi sembra molto favorevole al sistema del solfeggio da me propostole. Nel Sistema Partecipato [partecipato ante corr.] che usiamo comunemente non vi sono attese le [-f.131r-] sue imperfezzioni, se non che l’ intervalli di ottava che siano frà loro perfettamente simili; In fatti alcune terze sono scarze, alcune giuste, e alcune alterate, parimente alcune quinte sono scarze alcune giuste, e alcune alterate, faccendosi la stessa considerazione in tutti gl’ altri intervalli contenuti dentro a quello di una ottava; Quindi è che se exempli gratia questa [Chigi Zondadari-Martini, Carteggio, 131r,1] è una terza alquanto diversa da questa [Chigi Zondadari- Martini, Carteggio, 131r,2] la quale è più scarza dell’ altra, sarà sempre meglio intuonarla secondo il sistema di 12. monosillabi, in cui si apprende quella intuonazione, che giustamente conviene a que' determinati interrvalli secondo l’ accordatura dell’ Organo, e Clavicembalo; Poiche nel solfeggio usuale di soli 6. monosillabi, dovendosi cantar Do. Mi. tanto nel primo esempio, che ne secondo doverà certamente lo scolaro intuonarlo diversamente per adattarsi alla qualità della terza che sentirà nell’ istrumento, come sensibilmente si conosce nel solfaggiare qualche anctilena, e poi nuovamente solfeggiarla trasportata in altro tuono. Questa differenza, che si osserva nelle varie terze, quinte et cetera se bene vi si considera contribuisce insensibilemnte a difficoltare nelli scolari il fissarsi nell’ intuonazione ogni qualvolta seguano il sistema usuale del Solfeggio; Ma usando il sistema di 12. monosillabi, mi pare, che li scolari potrebbono francamente fissarsi in una intuonazione invariabile ne mai incontrerebbono la detta ambiguità, e differenza d’ intuonazione, poiche nel solfeggio da me proposto le combinazioni ne monosillabi restano sempre inalterabili tali, quali sono i tasti dell' Organo, e del Clavicembalo. [-f.132r-] Molto Reverendo Padre Patrono mio Colendissimo Siena 15 novembre 1744. Il Signor Marchese Chigi in Zondadari, mio Patrone specchiatissimo auendo ueduto in questa Città di Siena tanti contrasti, e tanti nuouj sistemi circa il modo di Solfeggiare; [[<.>]] specialmente quello del si do, quale sù nel principio fece qualche impressione alle persone poco esperte, ma omai quasi affatto abbandonato, a causa che nessun Maestro di Cappella [[di]] [d' add. supra lin.] Italia l’ hà lodato, come hò ueduto da moltissime lettere uenute da Pisa dal Signor Caualier della Ciaia, da Napoli, da Roma, d’ altre Città conspicue; pure auuenne simil Sistema del si dò non uada auanti. il detto Signor Marchese, come Dilettante fondatissimo nella Musica mosso dalla nouità del si dò, ma ritiratosi in dietro à non seguitarlo, per le graui difficoltà che s’ incontrauano, stimò bene per suo divertimento, porre in uista un nuouo Systema [Sistema ante corr.] col quale restassero sopite le difficoltà delle Mutazioni, e l’ inconuenienti del si do. egli auendouelo conferito stimò bene farlo uedere al Signor Caualier della Ciaia quale era i Siena per la sua Villeggiatura solita, e rispose che l’ inuenzione del Signor Marchese non era fuori di proposito, ne impropria da praticarsi, non riconoscendo in quella ueruno incoueniente, anzi con quella lettura si sfuggiuano tutte le difficoltà (pensiero principale del detto Signore) [-f.132v-] Sicchè il Signor Marchese auualorato dal Signor Caualiere mi prego a uoi scriuerne alla Paternita Vostra Molto Reverenda. acciocche benignamente, e con tutta confidenza uolesse fauorirlo del suo pensiero, e dirli candidamente, se l’ è cosa ben pensata, e se sia da praticarsi, e se ui possono essere difficoltà uolendosi in tutto rimettere al sauijssimo, e dottissimo suo consig giacche il detto Signor Marchese è tanta la uenerazione e stima che hà della Paternita Vostra Molto Reverenda. che oltre il famos libro delle sue Sonate stampate, che egli hà, e qual hà fauorite ancora a mè, la prega ancora unitamente con me, ch’ auendo noi penetrato che la Paternita Vostra Molto Reverenda habbia per le mani un nuouo libro da stamparsi in materia Musicale, la preghiamo, subito stampati fauorircene una copia subito per grazia, potendola inuiare ò a me a dirittura o al detto Signor Marchese, che subito costà saranno rimessi i Denarij Anzi bisogna ch’ io in quest’ orazione che hò detto in commendare la Paternita Vostra Molto Reverenda. Mi rallegri assaissimo non solo delle Litanie et cetera che hà dato in Luce (quali io gia hò, e si cantano ogni Sabbato in questa Cappella di Prouenzano di Siena con moltissimo applauso) ma ancora del già rinomato libro di Sonate, quali in Camera mia attentamente considerate da tanti, e specialmente dal Signor Caualiere della Ciaia, publicamente ebbe a dirne [-f.133rbis-] che delli Maestri Martini, ue nè uno solo, e uno solo si dirà, che he n’ è stato. elogio meritamente douuto al suo merito Spero dalla bontà di Vostra Paternita Molto Reverenda riceuere qualche ragguaglio sopra simile affare; e pregandola d’ una lettera estensiua a me pel Signor Marchese; supplicandola a condonare l’ incommodo desiderando il uantaggio di poterle anch’ io ubidire, qualora mi onorerà de suoi gentilissimi [comandi add. supra lin.] tutto pieno di stima, ed ossequio riesco dichiarandomi di VA M R Devotissimo Obligatissimo Seruo Umilissimo Fra Giouanni Falasca Minor Conuentuale. [-f.133-] Risposta data al Signor Marchese Chigi Zondadari in Siena, che uolle stampare un unouo metodo di Solfeggiare Più e più uolte hò considerato li varij Metodi [[stabiliti]] si antichi che moderni trovati per Solfeggiare, ee per quanto habbia [[considerato]] [pensato add. supra lin.], trovo delle Ragioni a fauore, e delle altre in contrario per ciascheduno d’ essi, [[e]] [sicche add. supra lin.] non posso ne approuarli [ne disaprouarli add. supra lin.] assolutamente. Lo stesso [[sembravame]] [mi pare add. supra lin.] del metodo [[trovato]] [stabilito add. supra lin.] [[dal sauio intendimento ]] da Vostra Eccellenza, quale certamente hà il suo gran Merito, ma può nell’ istesso tempo incontrare le sue dificoltà, e le sue opposizioni. Il mio per altro debolissimo sentimento, sarebbe d’ esporlo al publico senza Nome d’ Autore, e [[vederne]] il Sentimento Universale, [[se qu]] quale se succede fauorebole, Vostra Eccellenza hà auuto l’ intento [intendo ante corr.], ed hà luogo a scoprirne l’ auttore, se succede contrario, Vostra Eccellenza non si [è add. supra lin.] esposto alle opposizioni contrarie, il che sopra tutto dispiacerà [dispiaceuole ante corr.] a me, che hò una venerazione e stima particolarissima per Vostra Eccellenza alla quale riconciliando i miei ossequiosi rispetti, resto [-f.133a-] di Basso a mio debole intendimento di non poco merito. [[Sapere]] Spero che [quella add. supra lin.] singolarissima benignità, [[hà]] [che add. supra lin.] Vostra Eccellenza [[per]] si è degnata d’ auere per me da tanto tempo, sia per participare anche al sudetto Signor Fontana, quale unità della Abilità singolare, che hà nella sua Professione, porta seco costumi [[con [<....>]] illibati, per le quali cose [[mi]] supplico riverentemente Vostra Eccellenza a farli godere gli effetti del sua autoreuole Padronanza. E con protestarle il mio indelebile ossequio mi rassegno qual sempre sono [112 add. in marg.] Al molto Reverendo Padre Patrone Buonissimo Colendissimo Il Padre Giovanni Battista Martini Maestro di Cappella de' Minori Conventuali Bologna San Francesco [-f. 134r-] Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo La perdita, che ho fatta nella morte di Monsignor Zondadari Arcivescovo di questa Città, e mio amorevolissimo Prozio, come ancora l’ ingerenza, che ho per l’ adempimento della Pia Disposizione fatta dal medesimo sono stati i motivi, che fino a questo giorno mi hanno trattenuto dal rendere distinte grazie alla Paternita Vostra per la Sua cortesissima lettera scritta al Padre Maestro Falasca su 'l proposito di un sistema di solfeggio, che per mezzo di Esso bramai di esporre al savissimo giudizio della Paternita Vostra. Io aveva solamente pregato il Medesimo di esplorare il parere della Paternita Vostra, [[ma]] [ e add. supra in.] non di manifestarlene l’ autore; Ma poiche nella risposta Sua al medesimo io mi sono trovato tanto favorito dalla Paternita Vostra col suo cortesissimo compatimento ho creduto, che fosse mio dovere renderlene direttamente le fovvute grazie, inviandole nello stesso tempo le risposte, che farei alle 2. opposizioni, che Ella si compiacque di fare nella Sua lettera scritta al Padre Falasca. Il Sistema proposto all’ Accademia Reale delle Scienze da Monsieur [-f.134v-] Saureur è nel tomo del 1701., ne prima, che oggi mi è riuscito poterlo avere, onde o vedrò molto volentieri, ringraziando la Paternita Vostra della notizia, che me ne ha fatto avere: Nelle tavole, ovver figure di un tal sistema ci hò veduto alcuni monosillabi simili a quelli da me proposti, ma attesa la mia incapacita dubito di pote intendere quanto bisogna. Prego la Paternita Vostra di perdonarmi l’ incomodo, che Le ho recato, e quando Le sarà piu comodo, avvisarmi [(ancora add. supra lin.]) il Suo prudentissimo parere circa le dette risposte, che a Lei mando qui incluse. Assicur la Paternita Vostra, che se Ella mi favorira con qualche Suo comando, mi sarà sempre graditissimo, desiderando io qualunque occasione pe demostrarmi quale riverentemente me Le confermo Di Vostra Paternita molto Reverenda Sienq 15. Febbbraio 1745. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.135r-] Molto Reverendo Padre mio Patrone Colendissimo Avendo io ricevuto la gentilissima lettera della Paternita Vostra del 4. di questo mese, nella quale con quella ingenuita da me bramata si compiace significarmi di non potere intieramente approvare, ne disapprovare il sistema del solfeggio da me esibitole, attese le ragioni, che col suo savissimo discernimento Ella vi scorge sì in favore, che in contrario, io mi conosco in obbligo di renderle distintissime grazie per tanta bonta, con cui Ella si è compiaciuta di favorirmi, ed alla quale vorrei aver maniera di poter corrispondere nell’ esecuzione de Suoni [[p]] comandi, assicurandola, che mi saranno sempre graditissimi. Se mi risolvero di proporre al Pubblico questo sistema per indagarne il sentimento universale, e per dar motivo a qualcheduno di sperimentarlo io ne manderò un’ esemplare [-f.135v-] anche alla Paternita Vostra, alla quale desidero sempre di potermi far conoscere quale mi confermo riverentemente Di Vostra Paternita molto Reverenda Presso Siena 24. Maggio 1745 Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.136r-] Molto Reverendo Padre mio Patrone Colendissimo Mi prendo la libertà di incomodare la Paternita Vostra per significarle, come nella maniera, che mi è stata possibile, ho considerato il Sistema proposto da Mensieur Saureur nelle memorie della Reale Accademia delle Scienze (Tomo del 1701.) e benche io abbia osservato il detto Sistema con qualche attenzione, prevalendomi ancora dell’ aiuto di un Religioso Lettore di mattematica, nondimeno, per quanto ho potuto conoscere, non ho trovato in questo Sistema cosa, che possa profittare nel facilitare il Solfeggio, e neppure nel facilitare la pratica della Musica, benche ancora i Professori di questa Scienza volessero ricominciare un tale studio su questo Sistema; Mi pare in somma, che non ostante la gran fatica fatta dall’ Autore nel suo Sistema, sarebbe [-f.136v-] sempre impossiile ridurlo alla pratica, e a mio giudizio si troverebbe forse mancante in alcue parti, e molto confuso. Conosco però la mia poca intelliginza, e però mi rimetto al miglior giudizio, che possa averne fatto la Paternita Vostra, e altri sogggetti, che abbiano maggior cognizione di me. Le sillabe proposte dall’ Autore suddetto non mi paiono in conto alcuno servibili per il Solfeggio, anzi io credo, che Egli le abbia inventate solamente per assegnare la distinzione di tutti gl’ intervalli, che comprende dentro l’ ottava. Io finalmente ho gran motivi di credere, che questo Autore fosse solamente Professore di Mattematica, ma non di Musica pratica. Circa il sistema del Solfeggio da me proposto alla Paternita Vostra io sempre piu mi confermo, che possa essere molto profittevole e specialmente attese le riflessioni, che inserii nella risposta, che feci alle due obiezzioni, che Ella si compiacque di farmi; Onde attesa la bonta, che Lei mi ha dimostrato con le cortesissime espressioni delle Sue Lettere, vorrei prefarla di rileggere nuovamente, e considerare il detto Sistema da me proposto, e le riflezzioni aggiuntevi; Dipoi se la Paternita Vostra riconoscera, che questo sistema possa essere [--] piu facile, e piu profittevole di quello antico con le mutazioni di 4. e di 5. come ancora di quello in cui non si fanno le dette mutazioni mediante l’ aggiunta del Si, in tal caso vorrei pregarla a farmi un’ attestato di questo Suo parere, il quale con la Sua autorita molto potrebbe avvalorare le ragioni da me esposte, e del quale attestato però io mi prevarrei con quella limitazione, e circospezione, che da Lei mi venisse prescritta. Parmente vorrei ancora pregarla di procurarmi un simile attestato anche di qualche altro Professore, ma bramerei, che non Li nominasse l’ autore. Mi protesto però, che dalla mia propria oppinione posso essere stato ingannato in favore di questo sistema, onde quando in verita la Paternita Vostra non creda di potermi fare l’ attestato richiestole, io mi professerò egualmente obbligato alla bonta Sua verso di me, e incontrerò sempre molto volentieri ogni congiuntura di poterla obbedire. La pego a sovvenirsi di me presso al Signore, e mi confermo riverentemente. Della Paternita Vostra molto Reverenda Siena 15. Aprile 1745. Divotissimo e obbligatissimo servitore Flavio Chigi La prego di voltare. [--] [[]] [Ho osservato add. supra lin.], che nel suonare le composizioni trasportandole in altro tuono piu acuto, o piu grave col mezzo della chiave variata mentalmente, e corrispondentemente al tuono trasportato, sogliono creare qualche confusione i b quadri, che si incontrano, poiche atteso l’ uso, che vi è di servirsi indifferentemente del [sqb], tanto per togliere il b, che per togliere il #, succede, che in queste composizioni trasportate i b quuadri alcune volte indicano l’ accrescimento, e altre volte la diminuzione di un semituono; Onde per evitare una tal confusione io proporrei, che per togliere il b molle si continuasse l’ uso del [sqb], ma per togliere il diesis si introducesse questo segno [signum], che potrebbe fiamarsi diaton. In tal guisa, quando nel suonare accade di dover trasportare qualche composizione, il [sqb] denotarebbe sempre l’ accrescimento di un semituono, onde si potrebbe considerare come un #: E il [signum} denotarebbe sempre la diminuzione di un semituono, one di potrebbe considerare come un b. Inotre stimerei bene, che siccome il diesis doppio si denota con questo segno [signum], così ancora il b molle si doppio si denotasse con un segmo distinto, quale potrebbe essere questo [signum] exempli gratia [Chigi Zondadari-Martini, Carteggio, <137v>] Al Molto Reverendo Padre Mio Patrone Colendissimo Il Madre Minore Fra Giovanni Battista Martini. Bologna. [-f. 137r-] [recte [--] Avendo io fatto stampare il progetto, che nell’ anno passato presentai alla Paternita Vostra concernente il Solfeggio, mi prendo la libertà di mandarlene qui annessi 5. esemplari corretti da lacuni errori occorsi nella stampa, pregandola di gradire questa conferma, che intendo farle della mia obbligatissima riconoscenza per la bonta, con ui Ella si è compiaciuta di favorirmi con le Sue lettere. In tal guisa io spero, che qualcheduno sia per isperimentare un tal sistema, come fo io al presente in un mio figliuolino di anni 6. e 2. mesi, al quale cominciai questa piccola scuola di circa un quarto d’ ora per giorno fino dal passato Dicembre: Ed osservo, che nelle composizioni anche ripiene di accidenti non apprende maggior difficolta nella lettura, [- -] affinche non apprendendo a memoria alcuna azione determinata, possa meglio conoscersi quel progresso, benche piccolo, che va facendo. Prego la Paternita Vostra di non palesare l’ autore di questo piccolo libro, e somministrarmi qualunque occasione in cui poterla obbedire, assicurandola, che mi sara graditissima, affine di maggiormente dichiararmi quale mi confermo con tutto l’ ossequio Di Vostra Paternita molto Reverenda Siena 3. Aprile 1746. Io mi providdi delle Sue bellissimi sonate dedicate al Signor Conte Cornelio Pepoli Musotti, che quantunque siano per me dificilissime, mi piaciono infinitamente: E avendo inteso, che Ella sia per pubblicare anche un libro di Contrappunto, La pregherei di avvisarmelo. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [--] Eccellenza Mi è stata consegnata una Lettera di Vostra Eccellenza [[comitatamente]] [assieme add. supra lin.] con un’ involtino [[con]] entroui 5. Essemplari delle Riflessini [stampate add. supra lin.] concernente il Solfeggio [[stampate add. supra lin.], che Vostra Eccellenza si degnò di participar l’ anno scorso, [[per la qual]] che però le rendo distintissi grazie per la singolar bontà e distinzione che si degna usar meco. Ne hò suito data una Copia al Signor Abate Zanardi Maestro di Canto quì in San Petronio [senza manifestarne l’ Autto add. supra lin.] pregando
  • a farne la prova co' suoi scolari, acciò propagandosi un tal metodo di solfeggiare, come spero, possa [[esser p]] [Vostra Eccellenza add. supra lin.], quando [[si de]] [stimara add. supra lin.] bene scoprire il suo Nome, riceuere quella Lode, ed [e ante corr.] [[po gl']] Aplausi che merita [per tutti i casi add. supra lin.] Voglio anche spedirne copia in Roma al Signor don Girolamo Chiti Maestro di Cappella di San Giovanni Laterano, acciò Egli facciane fare colà l’ esperienza<.> E uoglio sperare che siccome [a add. supra lin.] Vostra Eccellenza mirabilmente è riuscito nel suo figliolino [[di]] [in add. supra lin.[ eta di soli 6 anni, possa anche riuscire in altri. [[Sono]] Hò già spedito in Olanda un Opera di 12. Concerti con Cembalo obbligato e Violino da stamparsi, e quì in Bologna ne stampo altra puramente da Cembalo, ed ambidue sarann facili senza paragone più della prima; subito stampate ne darò parte a Vostra Eccellenza e quì di nuovo rendendole distintissime grazie de fauori [[<........>]] compartitemi, con tutta la venerazione et ossequio passo a soscrivermi di Vostra Eccellenza Bologna li 12 Maggio 1746. [-f.138r-] [recte [--]] Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Con la piu cordiale, ed obbligata riconoscenza ringrazio la Paternita Vostra per sua bonta verso di me dimostratami specialmente nelle Sue Lettere al Signor Chiti, [e add. supra lin.] per i 6. libri, che Ella si è compiaciuta di provvedermi uniti a i ricercari del metallo di tale edizione, che là credo piu corretta i ogni altra, che io abbia veduto. Quando furono stampate le Sue bellissime sonate dedicate al Signor Conte Peppoli me le feci venire, e le tengo molto care; Ma fin qui non ho potuto avere le altre Sue dedicate a Monsignor molinari, ne le Sue Litanie, one La prego a volermele mandare, ed avvisarmi la spesa occorsa si in queste, che negl’ altri libri preaccennati, i quali mi furono puntualmente recapitati non so da quale de' Religiosi Olivetani, alla venuta de' quali per questo Loro Capitolo [--] io ero a Livorno, e a Pisa. Neel 1745. passai per Bologna, e desidera la consolazione di vederla, ma Ella era appunto partita per il Capitolo generali di Toma, ed a Loreto ebbi nuove di Lei dal Signor Don Andrea basili. Poi nell’ anno Santo passato fui a Roma, dove avendo io conosciuto il Signor Chiti mio Paesano, mi ha procurato varie bellissimee compositioni antiche, e ancora poi mi ha favorito presso della Paternita Vostra, cui professo una obbligatissima riconoscenza, ed offerisco la mia servitu con la maggior sincerita dell’ animo, sperando poi di poterle meglio confermare questi miei sentimenti, se Ella avesse congiuntura di venire in questa Città. Attendero dunque le Sue grazie, cioe le Sue litanie stampate, e le sonate dedicate a Monsignor Molinari, cui se Ella volesse aggiugnere qualche altra delle Sue sonate piu semplici per introduzione de' principianti, [[<...>]]mi farebbe anche maggior favore: La prego finalmente di raccomandarmi qualche volta al Signore, [--] il quale essendosi, degnato concedermi sette figliuoli, ed un’ altro, che è per venire alla luce, vorrei saperli bene incaminare al Suo santo servizio: Resto con desiderio de' Suoi graditissimi comandi. DI Vostra Paternita Molto Reverenda Siena 15. maggio 1752. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il Padre Giovanni Battista MartiniMinore Conventuale. Bologna. [-f.139r-] [recte [--] Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Siena 13. Agosto 1752. Con la piu obbligata riconoscenza ho ricevuto la cortesissima lettera della Paternita Vostra del 29. di Luglio, la risoluzione del consaputo canone, e la nota de' Libri, che sono iin vendita; i quali prenderò volentieri se Ella si compiace di mandarmeli con suo comodo, ed avvisarmi il rimborso, che Le dovero fare; Lascerei pero i manoscritti posti in fine della nota, seppure a Lei non paressero cose di eeguale stima alle opere di questi altri autori descritti nella nota mandatami. Le manderò con la prima occasione la Generation harmonique de Monsieur Rameau, avendone io l’ esemplare raddoppiato. Le nouveau systeme dello stesso autore lo commetterò avendone di questo un solo esemplare unito al Traite de l’ harmonie, onde la Prego di soffrirne la dilazione. Tutto il complesso [--] del sistema di questo autore, specialmente nel Traite de l’ harmonie, mi è piaciuto assai ma oltre a i molti errorri corretti con un suppmento nel fine, mi pare tuttavia oscuro in alcui luoghi. L’ uso del suo basso fondamentale mi pare, che faciliti molto l’ intelligenza del contrappunto, e il movimento, che debbono avere le parti. Resto confermandole il desiderio de' suoi graditissimi comansi, e pregandola di ricordarsi qualche volta di me presso al Signo Di Vostra Patinentia Molto ReverendaDivorissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.140r-] [recte [--] Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Fino da che Molsignor Brancinforte mandato da Nostro Signore a Parigi, portando le fasce al Delfino, io commessi il consaputo libro di Monsieur Rameau, intitolato Le nouveau systeme, che gia doevo rimettere alla Patienza Vostra; Ma dopo qualche tempo vedendo trascurato la tal commissione la rinnovai ad altra persona, e finalmente mi giunse il libro sciolto ne mesi passati, ed avendolo fatto legare lo trovai mancante di tutte le tavole, che dovevano essere impresse in rame, oltre a una correzione fatta dall’ Autore in un’ intiero periodo, e: riportata con la pasta sopra alla prima impressione di quel tal follio; Sicche al lungo ritardo preaccennato si è finalmente aggiunto il dovere far copiare a mano le tavole, e la [- -] correzzione preaccennata, il che ho procurato di fare eseguire colla maggiore attenzione; Mancandomi poi adesso la congiuntura opportuna ho creduto farle pervenire questo libro piu prontamente per la via di Roma raccomandandolo al nostro Signor Don Girolamo Chiti, e pregandolo di fare anch’ Egli le mie scuse con la Potestà Vostra per una tardanza si lunga, dalla quale non vorrrei, che la Paternita Vostra si astenesse di impiegarmi ne' Suoi comandi assicurandola; che mi saranno sempre graditissime, e spero, che altra volta non vi saranno conbinazioni tali da cagionarmi un su lungo ritardo. L’ altro libro dello stesso Monsieur Rameau gia mi pare, che la Paternita Vostra mi dasse incontro di averlo ricevuto, il che quando non fosse La prego a darmene avviso. Prego nuovamente la Paternita Vostra a favorirmi con i Suoi graditissimi comandi, e ricordarsi di me presso al Signore, mentre mi confermo riverentemente Di Vostra Paternita molto Reverenda Siena 18. Dicembre 1752. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [--] Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Per mezzo di altro Religioso Olivetano ho ricevuto le Litanie, e la sua seconda opera di sonate, che suppondo esser quella da lei pubboicata nel 1745. dopo il Suo ritorno da Roma. Nell’ involto di queste non avendo trovato l’ avviso, che bramavo della spesa fatta dalla Paternita Vostra nel favorirmi, sono a pregarla di questo, onde piu facilmente in altra congiuntura io possa avanzarmi a pregarla de' Suoi favori. Din quì suppongo, che la Paternita Vostra abbia solamente pubblicato queste 3. bellissimeopere cioe le litanie, le sonate dedicate al Signor Pepoli, e queste, che suppongo dedicate a Monsignor Molinari, non essendovi questo accennato; Ma se vi sono, o vi saranno altre opere della Paternita Vostra La prego sempre di farmele avere. [--] Nel frontespizio delle Sue Litanie Ella vi ha posto u canone, che non ho saputo risolvere, onde La pregherei di accennarmene la risoluzione. Suppongo, che sia a 4., e che le due parti superiori cantino in questo tempo [Crvd], ed in questo [C] le due inferiori, ma non so se sia all’ unisono. Un certo Monsieur Rameau professore di Musica in Parigi ha pubblicato quattro [[opere]] libri spettanti al contrappunto, ne’ quali vi sono molte bellissime osservazioni, ma non tutte esposte con eguale chiarezza, e non tutte da approvarsi; L’ essenziale però de' suoi fondamenti, e delle sue regole mi pare ottimo. Se la Paternita Vostra volesse provvedersene, questi ne sono i titoli Par Monsieur Rameau A Paris. Nouveau systeme. Traite de l’ harmonie. Generation harmonique. Demonstratin du principe de l’ harmonie. L’ autore lo credo ancora vivente, e questa ultima opera è pubblicata nel 1750. Forse cotesti librari ne averanno alcuna, ma converrebbe [--] averle tutte 4. La seconda delle dette opere è ripiena di molti errori, che la rendono incomoda a leggersi, ma vi sono le correzioni nel fine, che con la penna bisognerebbe porle al suo luogo. Resto confermando alla Paternita Vostra una cordialissima, ed obbligata riconoscenza per la Sua bonta verso di me. La prego di raccomandarmi al Signore, e darmi la consolazione di poterla obbedire ne' Suoi graditissimi comandi Della Paternita Vostra Siena 26. Giugno 1752. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il Padre Giovanni Battista Martini Minore Conventuale Bologna. Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il Padre Giovan Battista Martini Minore Conventuale in San Francesco di Bologna Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il Padre Giovanbattista Martini Minore Conventuale [--] Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Presso Siena 3. Gennaio 1753. Dalla Paternita Vostra, e dal Padre Martini egualmente spero un begno compatimento nel ritardo di questa mia risposta rivato da qualche affollamento di lettere, e di occupaoni, in cui mi sono trovato; La prego pertanto di fessare per me al Padre Martini la [mia add. supra lin.] cordialissima riconoscenza per la somma bonta, con cui egli mi ha favoto, e mi favorisce, rincrescendomi assai di sentire, che li sia incomodato dalla flussione, che mi vien supposto a di reumatismo: Io nel tempo passato ne ho patito piu lte, ee me ne sono liberato in 15., o 20. giorni al piu l’ uso dell’ acqua di Nocera bevuta, e di un vitto sai tenue; sciogliendosi poi la flussione in sudore. Prima, che io mandassi al Padre Martini il libro, che ha cevuto, di Monsieur Rameau, io scrissi allo stesso Padre che rto lo mandavo per averlo io duplicato, ma che per altra opera dello stesso autore lo pregavo di aspettare e mi fosse venuta da Parigi, dove gia la richiesi. [--] I libri, che Ella si è compiaciuta di mandarmi in nota mi paiono assai cari di prezzo, sebbene fossero delle antiche migliori edizioni, come del Coattino, Scotti, e simili, la qual circostanza non è espressa nella nota<.> Se i libri fossero stati in cotesta Città, e potessi averne avuta notizia piu distinta, averei preso volentieri qualche cosa, ma avendo io ancora altre opere degli stessi Autori; potrei forse in tal guisa comprare una simile, e pagarla assai piu di queste. Se il libro grande di Messe del Palestrina fosse quello, in cui è la Messa intitolata l’ Homme armè, volentieri l’ averei comprato ad un prezzo discreto, ed essendo il libro in buono stato. Mi professo finalmente obbligatissimo alla gentilezza della Paternita Vostra, pregandola di fare i miei cordialissimi complimenti al Padre Martini; e dirli, che desidero ogni congiuntura, dove potermi impiegare ne’ Suoi graditissimi comandi, e vivamente desidero di sentirlo ristabilito in salute. Resto confermandomi alla Paternita Vostra con tutto il rispetto. Di Vostra Paternita Molto Reverenda Divotissimo,e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.143r-] [recte [-f.<147r>-]] Molto Reverendo Padre mio Patrone Colendissimo Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Anton-felice, mio figliuolo maggiore, si presenta alla Paternita Vostra per farle i miei cordialissimi complimenti, e ringraziarla della memoria, che Ella si compliace avere di me, come ultimamente mi fu confermato dal nostro Signor Chiti in una delle sue lettere. Questo mio figliuolo è incompagnia del Signor Abbate Tonini Medico, cui professo una riconoscenza particolarissima per l’ assistenza amorevole usata al detto mio figliuolo in una lunga, e stranissima infermita. La prego a non s’ incomodare con alcuna risposta, riserbandosi a farlo, quando in alcuna occasione io potessi ricevere i suoi comandi, che sempre mi saranno graditissimi, poiche mi potro vie piu dimostrare, quale mi confermo riverentemente Di Vostra Paternita Molto Reverenda Siena 3. Maggio, 1755. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.144r-] [recte [--]] Molto Reverendo Padre mio Patrone Colendissimo Rispondo alla gentilissima lettera della Ptientia Vostra, data nel 4. di Settembre, dove ho inteso con mia soddisfazione, che Le sia pervenuto opportunamente il consaputo libro, che per mezzo del nostro Signor Chiti Le avevo fatto proporre. Questo libro è del Signor Abbate Pasquini Senese poeta del fu Imperatore Carlo VI., e del presente Re di polonia, dal quale ebbe la permissione di ritirarsi in questa sua Patria, dove susseguentemente avendo perduto la vista, procura la vendita de’ suoi libri, e dalla prima richiesta, che parmi fosse di due ruspi, lo indussi a questa di 28. paroli. Questo denaro, se la Paternita Vostra non [ha add. supra lin.] corrispondenza opportuna per rimetterlo in Siena, potra farlo pervenire al Signor Chiti in Roma, col quale me l’ intenderò io nel continuo carteggio, che egli con somma pazienza si compiace di avere con me, e dal quale ho molti incontri della bonta particolare, che la Paternita Vostra si degna di avere per me. Se mai in alcuna cosa potessi servire la Paternita Vostra, L’ assicuro, che qualcunque occasione mi sara sempre graditissima: e La prego di favorirmi, comandandomi con tutta la liberta. Sono in desiderio di sentire pubblicato il primo tomo della Sua Storia, ma desidero principalmente, che Ella si conservi in perfetta salute; E che io una volta possa avere la consolazione di conoscerla personalmente. Mi confesso con tutto l’ ossequio Siena 15. Settembre, 1756. Della Paternita Vostra Molto Reverenda Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.145r-] [recte [--] Molto Reverendo Patrone Colendissimo Dal Signor Giuseppe Bianconi ricevei tre libri, che ella si compiacque mandarmi oltre alla dissertazione del Santini, che mi è stata graditissima, e della quale Ella sara rimborsata dal detto Signor Bianconi in mio nome; Ma mi prendo la libertà di rimandarli quegli altri libri, perche li avevo gia comprati molto avanti. Negli ultimi foglietti di mantova leggo, che Mr Rameau è per dare alle stampe un dizionario di musica. Il Signor Conte Riccati credevo, che avesse gia pubblicata la sua opera, di cui aveva esposto il saggio. Resto col piu sincero desiderio de’ Suoi stimatissimi comandi, e di vedere la continuazione dellaa Sua bellissima opera, protestandomi col maggiore ossequio, Di Vostra Patientia Molto Reverenda Siena, 28. Novembre, 1767. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.146r-] [recte [--] Molto Reverendo Padre mio Patrone Colendissimo Cribrum musicum: Examinatio Psalmorum Pauli Sifert Dantisci per Marcum Scacchium Romanum et cetera anno Domini 1643. Venetiis. In foglio Nel mio esemplare del detto libro manca la pagina 225., e la 236. con tutte le altre, che debbono frapporsi fra quelle due. Io confidando nella somma gentilezza della Patienza Vostra Molto Reverenda mi avanzo a pregarla di procurarmi la reintegrazione della accennata mancanza con qualche altro vecchio esemplare stampato, o col farmi copiare a mano le dette pagine in buona carta rigata corrispondentemente alle altre simili pagine precedenti, e seguenti, come ancora con la necessaria diligenza sulla figura, luogo delle note, e [[deg]] situazione del segno di entratura delle parti ne’ canoni, che vi si contengono. Con tale occasione La prego a darmi nuove della Sua salute, e Le confermo il desiderio, che conservo di poterla obbedire in questo paese, benche nè qua, nè costà [io add. supra lin.] abbia potuto avere la consonazione di [li ante corr.] coloscerla personalmente. Le mando ancora un catalogo di libri, pregandola a farmene avere qualche riscontro nelle occasioni, che se ne porgessero. Resto pregandola a sovvenirsi di me presso al Signore, e mi confermo riverentemente, pregandola a dirmi qualche cosa sulla continuazione) (della Sua Storia Della Patienza Vostra molto Reverenda Presso Siena, 25. Settembre, 1768. Nell’ anno Domini 1589. Il Franceschi ristampò inVenezia le Istituzioni del Zarlino, ivi accennando anche la ristampa delle altre opere sue, le quali mai avendo [io add. supra lin.] trovate ristampate, credei anch’ io non esequita questa ristampa; Adesso però ho avuto casualmente il IV. Volume, e però spero di trovare anche il II., [2 ante corr.] e III. accennati in questo catalogo. Divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chigi [-f.147r-] [recte [--]] Flavio Chigi avendo osservato nell’ opera dell’ Adami sul Coro della Cappella Pontificia, alla pagina 195., che nella Chiesa di Santo Stefano del Cacco in Roma vi è la sepoltura del Reverendo Santi Naldino con un suo canone scolpito nella pietra sepolcrale, procurò averne una copia nell’ anno 1756. Poco dopo ricevuta questa copia, egli dovette andare a Roma, e [[<...>]] andò nella detta Chiesa per osservare [osservarla ante corr.] la detta pietra, e discernervi il motto enigmatico per la risoluzione del canone; Ma benche egli facesse bagnare la pietra non potè conoscere, sennonche alcuni residui di lettere estinte, cioè consumate. Allora egli non aveva seco la copia del canone per fare il confronto opportuno, e specialmetne per osservare, se le note [la nota ante corr.] spettante all’ ultima sillaba Domini sia piu tosto nella ottava inferiore [Chigi Zondadari-Martini, Carteggio, 151r; text: Domini], e se sia breve, anziche semibreve. Egli finalmente ne ha fatto fare altra copia, tale quale è, per esibirla alla Patientia Vostra Molto Reverenda, cui desidera dimostrarsi sempre divotissimo, e obbligatissimo servitore Flavio Chiti Franca. Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il Padre Giovan battista Martini In San Francesco di Bologna. Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il padre Giovan Battista Martini Maestro di Cappella in San Francesco, di Bologna. Al Molto Reverendo Padre mio Patrone Colendissimo Il Padre Maestro Martini Minore Conventuale In San Francesco di Bologna. Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il Padre Giovan Battista Martini, Ne’ Minori Conventuali di San Francesco. Bologna. Al Molto Reverendo Padre Patrone Colendissimo Il Padre Giuseppe Paolacci Minore Conventuale in San Francesco di. Bologna.
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