Author: Dentice, Luigi
Title: Dialoghi della Musica, Dialogo Primo
Editor: Massimo Redaelli
Source: Florence, Biblioteca del Conservatorio ‘Luigi Cherubini’, MS B3797, f.-<ir>--25r

[Page numbers are given in accordance with the ones in the manuscript by a later hand. Roman numerals have been used for the title page.]

[-<ir>-] Dialoghi della Musica del Signor Luigi Dentice Napolitano Manoscritti [-f.2r-] Egloghe: [-f.3r-] All' Illustrissimo et Reuerendissimo Cardinal Uitelli: egloga prima. Dafni et Titiro: Dafni. Titiro uscito se, e teco il gregge Uscito è al uago e dillettoso prato: A pasturarsi; mentre isteso all' ombra Delle piu uaghe, fresche, e uerdi frondi A Gioue sacre, a boschereccie Dee, Ti stai: con la sampogna, e canti i uersi Alle Ninfe, Napee, et Amadriadi: Mentre negli arboscelli gli augelletti Salutano il fiorito e uerd' Aprile. Et io infelice; uedi che gia stanco Lascio la patria che da me si parte E con l' afflitto ouile , erro per monti E quando Apollo alberga, il fier Leon e porta al mondo altrui il freddo inuerno e di cicale sol si sente il metro Noioso et importuno il grido, e il canto: Il gregge dolsi di non hauere ombra Oue sicuro possi il suo pastore Posarsi. Et [[egli]] il gregge seco e duolsi anch' elli Quando egli altresi un picciol fonte brama Onde possi bagnar l' amara lingua quando s' appressa a noi il freddo inuerno Non si rallegra dell' inculto speco [-f.3v-] Quantunque herbe non mostra la campagna Infin che il freddo e nubiloso uerno Lascia col giaccio il tormentar de' campi E che l' aurato Phebo fia ritorno All' aureo albergo all' aureo soggiorno Fugge l' ombre il mio gregge, i prati, e i fonti Mentre il tuo pasce; e con la tua sampogna Burlano i colli, e la iocosa image Del concauo Apenino e della ualle Che nell' orecchie tue risolta il nome Della Dea il nome alla primiera forma. Tirsi. Il caro figlio dell' immenso Gioue Mi concede questi otij, e questi doni Et io due uolte l' anno il latte, e il uino Mescolo nelle sue are e il rosso sangue Dell' offerta ostia, a questo ergo trophei A lui sparge le palme, a lui gli honori Che concede l' otio, e il uiuer lieto Non uedi Dafni che quei doni e uanti Che posson far contento il nostro cuore Ne da, ne dona, ne sodisfa e piace Scherza le Ninfe, e 'l pargoletto amore Un odorato nembo sparge flora Pan con la cetra suona, e canta i cigni E par che dicano con pietoso metro Quiui si gode, quiui s' innamora Preme la Uite Bacco, preme il peco [-f.5r-] Soardo. Serone. Soardo. A mio giudicio questo giardino pare tanto piu bello di tutti gli altri che sono intorno a la nostra città, quanto quella di benignità di cieli, di opportunita di sito, di fertilità di campi, e di molt' altre cose à lei dalla Natura concesse, auanza tutte l' altre città d' Italia; che ne dite uoi Signor Giouan Antonio? Serone. certo per quel ch' io ho uisto et inteso dire, egli è cosi; perche lasciato da parte le dritture delle strade che in esso si ueggono, l' ordine de gli arberi, l' intessimenti di Cedri, d' Aranci, et di Mirti, et l' abondantia di chiarissime et perfettissime acque, a tutte l' ore quiui si sente spirare una Aura si soaue, che furando il fresco all' herbe, et l' odore a i fiori, et apportando medesimamente all' orecchie di colui che ad ascoltare è intento, una melodia causata dal canto di uarij uccelli, dimostra ad un tempo la forza della Natura, et l' amenità del paese. Soardo. Non si può negare, et meritamente insieme con molte altre ricchezze è posseduto dal Signor Colantonio Caracciolo Marchese di Vico, il quale in tutte le sue attioni ha dimostrato non meno il ualor dell' animo, che la nobilta del sangue, et de' costumi: ma sediamci qui, che questo luogo mi pare attissimo per dar principio al nostro ragionamento, poiche hier mattina fummo disturbati dalle parole dette senza alcun proposito da quel giouane. Serone. Certo queste genti cosi fatte non si possono sopportare, ma hoggi non ci potranno gia dar fastidio, perche ho fatto serrare l' uscio del giardino, et ecco qui la chiaue. Soardo. hauete fatto bene, horsù hier mattina io u' incominciai a dire, che tre generi di musica si trouano; la mondana, l' humana, et instrumentale, hora seguendo accioche meglio ne siate capace dico, che primieramente quella ch' è mondana si dee conoscere in quelle cose, le [-f.5v-] quali si ueggono nel cielo, o nella composition de gli elementi, ouero nella uarietà de’ tempi. Serone. Come si puo fare che una si grande e si ueloce macchina con si tacito et queto corso si muoua, che alle orecchie nostre quel suono non peruenga? Soardo. per molte cause è necessario che cosi si faccia, perche non potria il moto uelocissimo di si gran corpi non commouere alcuna sore di suoni essendo specialmente con tanta [[alt]] adattione del corso delle stelle congionti, che niente piu congiunto, ne niente cosi commisto si possa intendere, perche altri superiori, et altri inferior si feriscono, et cosi per una eguale incitione si uoltano, che per dispari inegualità, il buono ordine gouerna il corso, onde non può questo celeste uolgimento restar di rendere dolcissimi concenti. Et ueramente chi potrebbe fare che la diuersità, et le contrarie potenze de’ quattro elementi in un corpo et in una machina si conuenissero, se una certa harmonia non gli congiungesse? Ma tutta questa diuersità, cosi la uarieta de’ tempi et i frutti parturisce, che perfettamente par che faccia dell' anno un corpo. Onde se alcuni di quelli che tanta uarietà alle cose ministrano si togliesse con l' animo et con il pensiero, tutte le cose create morirebbono, et per dir cosi, eglino alcuna cosa consonante non sarebbono. Et cosi come nelle corde graui, tal mo di uoce si dee osseruare che la grauità non descenda insino alla taciturnita; et nell' acute quel modo di altezza similmente, che i nerui troppo tirati per la sottilezza della uoce non si rompano; mà tutto sia à sè giusto et conueniente: cosi anchora si uede nella musica del mondo, niente poter essere molto, che per lo proprio molto, dissolua l' altro; mà cio che è quello, o apporta i suoi frutti, o aiuta gli altri che n' apportino. Però che quello ch' il uerno costringe, la primauera lo risolue, [-f.6r-] l' estate lo secca, et l' autunno lo matura; et i tempi à uicenda, o essi apportano i suoi frutti, o dispongono gli altri che n' apportino. L' Humana Musica da ciascheduno che in se medesimo si uolge è intesa; peroche, che cosa è quella che mescola l' incorporea uiuacità al corpo se non una compositione? (et come de graui et leggiere uoci quasi un temperamento) che causi una consonanza? che [[è]] altro è quello che le parti dell' Anima frà se congiunga? la quale (come piace ad Aristotele) di rationabile et irrationabile è congiunta? et che cosa è quella che mescola gli elementi, et che tiene insieme le parti in se stesse con una ferma [[adattione]] adattatione, se non la musica? La terza è quella, la qual si dice consistere in tutti gli stromenti i quali si possono accompagnare co' l canto: questa s' amministra, o con intensione come ne Nerui, o con lo spirito come nelle Tibie, o con quelle cose le quali si muouono con acqua, ouero con qualche [[per cussione]] percussione, come in quelli i quali in certe cose concaue sono percossi dalla uerga d' ottone, et di là si fanno diuersi suoni. Serone. Deh di gratia il mio signor Paolo (di poi che et la mondana, et l' humana sono per mè troppo alto soggetto, et più conueniente à uoi di ragionare, ch' io capace non sono) parliamo un poco di questa terza Musica istrumentale, della quale molti anni già sono hò hauuto desiderio trascorrerne con uoi; mà Amore (dal qual non può procedere à mio giuditio pace) fu forse cagione di farne in sinquì dimenticare di noi stessi, non che d' altro. Soardo. esso fù sempre commune insidiatore de gli huomini, et perturbatore delle menti, et uoi ancho siete troppo largo à mè, et scarso à uoi, in rifiutare d' intender quello che molto meglio di me forsi intendete. Mà poi che cosi ui piace, io cominciarò con patto ch' il peso sia commune. Hauemo à sapere, che la consonantia la qual regge ogni modulatione della [-f.6v-] musica, non si può fare senza suono, il suono senza percussione non si fà, et la percussione in nessun modo può esser senza moto. Perche se tutte le cose fossero immobili, non potria altri ad altro concorrere, che altri foss commosso da altro giamai: et tutte le cose essendo immobili, et non hauendo moto, sarebbe necessario che nessun moto si facesse: per lo che il suono si diffinisce esser una percussione dell' [[aura]] aria indissoluta insino all' udito. Hora de i moti, alcuni sono più ueloci, e alcuni più tardi, et de i medesimi moti, alcuni più rari, et alcuni più spessi; et perche s' alcuno riguardarà uno continuo moto, da quello potrà conoscere, o la uelocità, o uero la tardità; et mouendo la mano, mouerà quella, o con frequente, o uero con raro moto: se sarà tardo et raro, è necessario che essa ratà et tardità nel commouere faccia suoni tardi; mà se saranno i moti ueloci et spessi, è di necessita che rendano acuti suoni. Et cosi una medesima corda quanto più si tira, più suona in acuto, et quanto più si rimette, più suona in graue. Quando dunque sta più tirata, rende il polso più ueloce, più presto ritorna, et più frequente et spesso ferisce l' aria; quando poi è piu lassa, fà i polsi lassi et tardi, et per la fiachezza del ferire non trema spesso ma raro; ne pensiate che quante uolte si percuote la corda, tante uolte sia il suono, o uero che in quelle sia una percussione, mà tante uolte sarà ferito l' aere, quante uolte sarà percosso dalla corda tremante; mà perche le uelocità de suoni si appressano et uniscono tan, perciò l' orecchie non posson sentire altro che un suono graue, ouero acuto, benche et l' uno et l' altro consiste di più, il graue delle più tarde et rare, et l' acuto delle più preste et spesse. Serone. Dunque se le uoci acute per moti piu spessi e piu ueloci, et le graui per li più tardi et rari s' incitano, [-f.7r-] è di necessità per aggiuntion de moti dalla grauità che uadi all’acuto, et per lo contrario, per mancamento de’ moti dall' acuto in graue. Soardo. Cosi è, perche di più moti consta l' acuto, che il graue; ne i quali la pluralità fà differenza, et quella è necessario che consista in qualche numero. Ogni poco al più son così fra loro, come il numero comparato al numero, et di [de ante corr.] quegli, tutte le cose che conferiscono secondo il numeri, parte à se sono eguali, et parte sono distanti per inegualità; in quelle uoci le quali in nessuna inegualità discordano, in nessuno modo u’è consonantia; perche la consonantia è di dissimili uoci tra loro insieme in concordia ridotte. Serone. Voi mi date la uita seguite pure. Soardo. Tutte le Consonantie musicali consistono o in dupla, o in tripla, o in quadrupla, o in sesqualtera, o in sesquitertia proportione; et chiamasi quella che in numeri è sesquitertia, Diatesseron cioe quarta: quella che in numeri è sesquialtera, in uoce è chiamata Diapente, cioe quinta: quella che in proportione è dupla, in consonantia è chiamata Diapason, cioè ottaua; la tripla è chiamata inconsonantia, Diapente insieme et Diapason, cioe duodecima: et la quadrupla è detta Bisdiapason, cioè quintadecima. Serone. A me non sono nuoui questi uocabuli, perche gli ho intesi ben spesso [[usare]] usare da huomini dotti in musica, et sonmi marauigliato che non usino più tosto i nostri, poi che sodisfanno et al sentimento, et alla chiarezza à pieno. Soardo. Voi dite bene, mà essi gli hanno imparati in quell' uso, oltra che uogliono honorar la lingua maestra di cotal arte. Serone. Et à me pare, che essi dourebbono honorar molto più la nostra, in quei luoghi massimamente, doue ella è capace tanto a riceuere lo intendimento, quanto à mostrarlo; mà per non impedire [-f.7r-] il ragionamento preso, ditemi come furono ritrouate le misure delle consonantie? Soardo. ui dirò. benche di questa arte della musica tutto il principio par che consista nel senso delle orecchie, per che se non ui fusse l' audito, in nessun modo si potrebbe disputar delle uoci; nondimeno tutto il resto della perfettione, et la forza della cognitione, consiste nella ragione; la quale fondandosi nelle uere et certe regole, non può in alcun modo errare; il che non auuiene così de i sensi, ne essendo data à tutti una medesima forza d’intendere, ne ritrouandosi quella nell’huomo sempre eguale. onde quelli che cercano la uerità d’una cosa, fanno men che bene à commettersi al uario giudicio; et perciò i Pitagorici presero la uia del mezzo, perche non diedero tutto il giudicio alle oercchie, et ancho senza l’orecchie non furono molte cose da loro ritrouate. Le consonantie dunque si misurano con l’udito, mà di quali distantie differiscano frà loro, questo non già all’orecchio, il giudicio delle quali è offuscato, ma alle regole et alla ragione si permette; et cosi il senso sarà quasi com’uno obediente seruo, et la ragione giudice et padrona. et benche di tutte l’arti et della uita istessa i momenti siano quasi produtti dalla occasion de’ sensi, niente dimeno nessun giudicio certo, et nessuna fermezza del uero sarà in quelli, quante uolte si scostaranno dallo arbitrio della ragione. perche gli è chiaro, che il senso si corrompe et guasta cosi per le cose minime, come per le grandi; le minime non può sentire per la bassezza delle cose sensuali, et per le grandi spesso si confonde; si come si uede nelle uoci, le quali se sono minime, difficilmente l’udito le può capire, et se le sono grandi dalla grandezza de suoni è fatto sordo. Simigliantemente interuiene dell’[[au]] occhio, il quale è cosi impotente à fissare il [-f.8r-] uiuo lume del Sole, come à scorger le tenebre; anzi suole esser fallace spesse uolte in quello medesimo oggetto, che egli può et scorgere et fissare; il che si uedrà gittando una pietra nell' acque, la quale senza dubbio parerà maggiore di quanto ella sia. Cosi dico anchora de gli altri sensi, i quali diuengono ingannati da ogni estremo. Questa fù dunque la potentissima cagione, che Pitagora lasciato il giudicio delle orecchie, s' affaticò di trouar i momenti delle regole; et non credendo all' orecchie humane le quali parte per natura. parte per acidenti estrinseci si permutano, e parte per l' età si uariano; ne anco credendo alli istormenti, conoscendoui molta uarieta et incostantia, per causa che i nerui o per l' aere più humido si rilassano, o per lo più secco si ritirano, o la grossezza della corda rende il suono più graue, o la più sottile fà debile l' acuto, ouero in altro certo modo si muta lo stato del suo primo essere, e ritrouando ciò in tutti gli istormenti, et dandogli poca fede, cercaua pur sempre per quali ragioni potesse stabilmente imparare i momenti delle consonantie; quando per un certo diuino uolere, passando per l' officina de i fabbri, intese dal battere dei martelli, di diuersi suoni una certa consonantia risonare. Cosi dunque à quel che lungamente hauea cercato attonitò s' accostò; et hauendoui sù un poco considerato, pensò che le forze di coloro che batteuano facessero la diuersità de’ suoni. Onde per più apertamente poter discernere questo, comandò che frà di loro mutassero i martelli, mà la proprietà dee i suoni non era nelle braccie de gli huomini, anzi mutati i martelli, faceuan sempre quel medesimo suono. Il che uedendo, essamino il [[prso]] peso di quelli. (che cinque erano) i quali di doppio peso trouò quegli, che rispondeuano [-f.8v-] in diapason consonantia Et quel medesimo il quale era doppio all' altro, comprese essere sesquitertio à quel martello che sonaua la diatesseron all' altro. Et quello il quale al medesimo si giungeua della diapente consonantia, ritrouò del superiore essere doppio sesqualtero. Gli altri duo ai quali il superiore fù prouato esser doppio sesquitertio et sesqualtero, fra loro à uicenda furono pesati et considerati, et ritrouaronsi in sesquiottaua proportione. Il quinto perche à tutti gli altri era inconsonante, fù lasciato. E benche inanzi il tempo di Pitagora, le consonantie musicali si chiamassero parte diapason, parte diapente, et parte diatesseron la quale è consonantia minima, niente dimeno fù egli il primo di tutti che ritrouò in questo modo, con quali proportioni si giungessero frà loro. Serone. Certo la fù una bella inuentione, et ueramente per uoler diuino ritrouata; mà parmi che uoi habbiate detto un poco oscuro circa il pseo dei martelli che rendeuano le consonantie, e poco ne hò potuto raccorre; il perche desidererei da uoi piu chiarezza di ciò. Soardo. Horsù facciasi; siano per esempio i pesi di quattro martelli che contengano i sotto scritti numeri, cioè 12. .9. 8. .6. quei martelli i quali erano di peso .12. et .6. in doppio risonauuan la diapason consonantia. il martello di .12. al martello di .9. et il martello di peso .8. à quello di .6. (secondo l' Epitrita proportione) risonauano la diatesseron consonantia. quelli di peso 9 à 6 et 12 ad . 8 faceuano la diapente consonantia. et quello di .9. ad .8. in sesquiottaua proportione risonaua il tono. Serone. Hora u' intendo bene. Soardo. Pitagora dunque dall' officina de fabri ritornatosi in casa, essaminò frà se molte uolte, se in queste proportioni tutta la ragione delle consonantie consistesse; et cosi giusti pesi accomodando alle corde, et le consonantie di quegli con l' orecchie giudicando, hora nella lunghezza de calami il doppio, et il mezzo restituendo, et tutte l' altre proportioni adattando, con la uaria esperienza si andaua certificando del uero; e spesse uolte per modo di misure poneua certi uasi (che plinio scriue essere di peso di dieci dramme) di eguali pesi negli accetabuli, ciò è [-f.9r-] in certi uasi, i quali i latini chiamano hemina; et spesse uolte anchora, essi acetabuli formati di diuersi pesi percotendo con una uerga d' ottone, o di ferro, niente esser diuerso da quel che pensaua ritrouò. Onde fatta la proua et diuenutone allegro, cominciò co i pesi ad essaminare la lungezza, et la grossezza delle corde; et così trouò una regola, la quale dall' effetto prese il nome; non già che la regola, sia una linea per la quale si misurino le grandezze delle corde et il suono, mà che sia così uera e fissa, che al dubbio giudicio tutto quel che cerca non possa fallire. Serone. uoi hauete detto poco fà, che la consonantia è di dissimili uoci trà loro insieme in concordia ridotte. Et perche nell' aritmetica si troua, che tutte quelle cose che sono ineguali trà loro, in cinque modi d' inegualità possono differire; o che altri auanzi et superi altri di moltiplicità, o in una, o in più parti, o di molteplicità et parte, o di moltiplicità et parti. La prima specie adunque d' inegualità si chiama moltiplice, et è quella doue il maggior numero, o due, o tre, o quattro uolte, et niente ui si troua di souerchio, ne di meno; et questa si chiama o dupla, o tripla, o quadrupla, et in cotal ordine si può andare in infinito. La seconda specie d' inegualità si chiama sopraparticulare, cioè quando il maggior numero contiene in sè tutto il minore, et una parte di quello, o uero la metà di quelle parti, come sono tre à duo, et si chiama sesqualtera proportione: ouero la terza parte, et chiamasi sesquitertia. La terza specie d' inegualità s' intende, quante uolte il maggior numero contiene in sè tutto il minore, et alcune parti di esso; se il maggiore auanzarà il minore di due parti, si chiamerà proportione sopra bipartiente, come sono cinque à tre; mà se auanzara di tre parti, si chiamarà sopratripartiente, come sono sette à quattro; et in tutti gli altri può esser questa similitudine. La quarta specie d' inegualità è quella, che si congiunge dalla moltiplice et dalla sopraparticulare; cioe quando il maggior numero hà in sè il minore, o due, o tre, o quante uolte uolete, e di esso qualch' una parte; se hauerà due uolte quello et una mezza parte di esso, sarà chiamato doppio sesqualtero, come son cinque à duo; s' egli hauerà in sè due uolte quello, et la terza parte di esso, si chiamerà [-f.9v-] doppio sesquitertio, come sono sette à tre; et se hauerà tre uolte quello et di esso una mezza parte, chiamarassi Triplo sesqualtero, come sono sette à duo: et in questo modo, secondo la moltiplicità et la sopraparticularità i uocabuli si uariano. La quinta et ultima specie d' inegualità, si domanda moltiplice soprapartiente; cioè quando il maggior numero hà in sè tutto il minore più d' una uolta, et d' esso più d' una alcuna parte. Se il maggior numero abbracciarà il minore due uolte, et le due parti di quello, si chiamarà doppio sopra bipartiente, come sono trè à otto; s' egli abbracciarà tre uolte, et le due parti di quello chiamarassi triplo soprabipartiente, come sono tre a undici. Però dunque desidererei sapere, qual di queste specie sono appropriate alle consonanze musicali. Soardo. Di queste specie d' inegualità delle quali hauete ragionato, le due ultime (perche sono miste) lasciarò stare, et delle tre di sopra ragionarò. La moltiplice ottiene il primo luogo nelle consonanze, et la sopraparticolare il secondo; mà la soprapartiente si separa dalla concinentia dell' harmonia; però che quelle cose si lodano essere conuenienti alla comparatione, le quali sono di semplice natura, et perche il graue et l' acuto consistono in quantità; quelle cose specialmente pareranno serbare la natura della concinentia, le quali potranno osseruare la proprietà della quantità discreta, perche essendo due sorti di quantità, l' una discreta, et l' altra continua; la discreta sarà quella, che nella più minima parte è finita, et per le maggiori procede in infinito: perche in quella l' istessa unità è finita, et il modo della pluralità in infinito l' accresce; onde il numero che dalla finita unità esce et comincia, crescendo non hà fine. Et la continua sarà quella, la quale sarà tutta finita diminuendosi in infinito. La linea la quale è continua essendo la sua lunghezza d' un piede, ouero d' altre diffinite misure, si diuide in ininite parti, Diremo dunque il numero sempre crescere all' infinito, et la quantità continua diminuirsi anch' ella in infinito. Così la moltiplicità (per non hauer fine nel crescere) serba la natura del numero, [-f.10r-] cioè della quantità discreta; et la sopraparticolare (per che si diminuisce, et si diuide in infinite parti) serba la proprietà della quantità continua. Si diminuisce il minore, quando sempre contiene altrettanto quanto egli è, et di quello, o la mezza, o la terza, o la quarta, o la quinta parte et sempre essa parte denominata dal maggior numero uiene mancando; peròche essendo denominata la terza da tre, et la quarta da quattro, auanzando i quattro gli tre si ritroua più presto minuita la quarta, che la terza. il soprapartiente già si parte in certo modo dalla semplicità; perche hauerà due, o tre, o quattro parti, et partendosi dalla semplicità, soprabondarà in certe pluralità delle parti. Mà la moltiplicità ogni cosa contiene in sè intieramente; perche il duplo hà in sè due uolte tutto il minore, il triplo tre uolte, et cosi di mano in mano gli altri. Hora la sopraparticolarità non serba alcuna cosa intera; mà sempre auanza, o della mezza, o della terza, o della quarta, o dalla quinta parte, nientedimeno si fà la diuisione con semplici parti. Mà il soprapartiente non serba l' intero delle inegualità, ne toglie semplicemente le parti; et per questo (secondo i Pitagorici) non entra nelle consonanze musicali. Serone. Io hauea inteso, che Ptolomeo dice, che il genere soprapartiente anchora s' ammette nelle consonanze musicali; et ciò si troua in Boetio nel nono Capitulo del libro quinto della musica, quando ei uuol prouare, che la diapason con la diatesseron sia consonantia; doue dice, che la diapason quasi è una uoce, et una consonania che in un certo modo faccia solamente un suono, essendo equisona; et per ogn' altra consonanza che piglia niente si muta; ne può dalla consona esser fatta dissona. Et la ragione è questa, che si come la diapente consonantia congionta alla diapason consonantia, in tripla proportione serba la diapason con la diapente consonantia; cosi anchora, la Diatessaron consonantia congionta con la diapason, rende un' altra consonantia. onde (secondo Ptolomeo) la diapason con la diatesseron è costituita nel moltiplice soprapartiente. Et è questa, proportion dupla soprabipartiente, come otto à tre; perche gli 8 hanno in sè due uolte il ternario et le due parti di quello, cioè due unità. Soardo. [-f.10v-] Ascoltate di gratia; le consonanze è necessario ritrouarsi in quelle comparationi di bassezza et di altezza, le quali trà loro siano commisurate, ciò e che possano hauere amica la commune misura, come nei moltiplici, il duplo, ch' è quella parte, che trà i duo estremi è la differenza si misuri; perche tra duo et quattro, il binario et l' uno et l' altro misura, trà duo et sei, quella che è tripla, il binario et l' uno et l'altro misura, trà noue et otto, quella medesima unità è, la quale et l' uno et l' altro misura. Hora uengasi a sopraparticolari; se la proportione è sesqualtera, come quattro à sei, il binario è quello, il quale solamente è la lor differenza, et che l' uno et l' altro misura. Se sarà proportion sesquitertia, come sei ad otto, il medesimo binario et l' uno et l' altro misura; il che ne gli altri generi d' inegualità, come nel soprapartiente non interuiene; perche se da cinque à tre faremo comparatione, il binario che è la loro differenza, ne questo ne quello misura: perche assomigliato una uolta al ternario egli è minore, et due uolte è maggiore; et così anchora posto accanto due uolte al quinario egli è (come si uede) minore, et tre uolte, è maggiore; percio questa specie d' inegualità dalla natura delle consonantie si disgiunge. Et oltra à ciò. In quei numeri che formano le consonantie, molte cose simili ui sono, et prouasi in questo modo. Il duplo non è altro, che due uolte uno, il triplo tre uolte uno, il quadruplo quattro uolte uno, il sesqualtero la metà di due, et il sesquitertio la terza parte di tre; il che non facilmente nell' altre specie d' inequalità si ritruoua. Mà tra tutte le consonantie delle quali hauemo trattato, è da farsi giudicio così con l' orecchia, com' anchora con la ragione diligentemente, qual di tutte sia la migliore; perche l' orecchia in quel medesimo modo è disposta per li suoni, o uero l' occhio per l' oggetto, come il giudicio della mente per li numeri, ouero per la quantità continua; perche proposto un numero, [-f.11r-] o una linea, nessuna cosa è più facile, che di quella il doppio con l' occhio, o con l' animo considerare; doppò il duplo, si dee co 'l giudicio considerare la metà, dopò la metà il triplo, et dopò il Triplo, la terza parte. Et cosi essendo piu facile la consideration del duplo (secondo Nicomaco) sarebbe ottima la diapason consonantia, dopò questa la diapente che tiene il mezzo, di quà poi, la Diapente con la Diapason che tiene il triplo, et cotal modo et forma egli osserua in tutte le rimanenti. Serone. egli è così, perche qual' è qualunque cosa per sè medesima, tale per lo senso si prende; dunque se da tutti uniuersalmente è più conosciuta quella consonantia, la quale in doppio consiste, non è dubbio, la Diapason consonantia essere prima di tutte. Soardo. Perche per la cognitione precede: Mà l' altre (secondo i Pitagorici) tengono necessariamente quello ordine, il quale gli augumenti della moltiplicità, et i detrimenti della sopraparticolare habitudine danno. Si è adunque mostrato, che la moltiplice inegualità auanzi meritamente per antiquità le proportion sopraparticolari. Perloche, se costituiremo lo numero naturale dalla unità insino al quaternario i. ii. iii. iiii. l' uno assimigliato al binario, uedrassi far la proportion dupla, et rendere la diapason consonantia, quella la quale per la grandissima semplicità è notissima [nouissima ante corr.]. Se il Ternario s' assimigliarà all' unità, renderà la diapason concordanza con la Diapente. Il quaternario assimigiato all' unità, fà la quadrupla, cioè la bisdiapason consonanza. S' il ternario al binario s' assimigliarà, la diapente, et se il quaternario al ternario, la Diatesseron consonantia renderà. Et tale è qual habbiamo detto, di tutti fra di loro stessi assimigliati l' ordine. Perche la comparation la qual resta dal quaternario al binario, cade nella proportion dupla, si com' è del binario assimigliato all' unità, che dicemmo di sopra; onde sarà la prima di tutte, la diapason; la seconda, la diapason con la diapente; la terza, la bisdiapason; la quarta, la diapente; et la quinta, [-f.11v-] la diatesseron. Benche Eubolide et Hipaso pongano un' altro ordine di consonantie; perche dicono, gli augumenti della moltiplicità con ordine saldo rispondere alla diminuitione del sopraparticolare, et cosi non poter essere il duplo senza la mezza, ne il triplo senza la terza parte; perche dunque sia il duplo da lui farsi la diapason consonanza; et perche sia il mezzo, da quello quasi per contraria diuisione farsi la sesqualtera, cioè la diapente consonantia; le quali miste cio e la diapason con la diapente per la tripla la quale tiene et l' una et l' altra concordanza, dicono crearsi; et oltra ciò, per la contraria diuisione la terza parte della tripla diuidersi, dalla qual nasce la diatessaron consonantia: et la tripla et il sesquitertio congiunti, fare la comparatione della quadrupla proportione. Onde ne uiene, che la diapason et la diapente la quale è una consonantia, et la diatesseron congiunte insieme, per essere in quadrupla proportione sia nominata bisdiapason; et così sarà l’ordine. La diapason, la diapente, la diapason con la diapente, la diatesseron, et la bisdiapason. Con tutto ciò, Nicomaco non pensa a quelli essere una medesima contraria positione; mà più tosto, come l’unità nell’aritmetica è principio del’accrescimento et della diminutione, cosi anchora, la Diapason consonantia dice esser principio di tutte l’altre, et quelle à sè poter constituire, per la contraria diuisione. Il che più facilmente sarà in cognitione, quando si uedrà per gli numeri; costituiscasi dunque l’unità, et di quelle due parti, una del moltiplice, et l’altra della diuisione [Dentice, Dialogo primo, 11v; text: I, II, III, IIII, V, il mezzo, la terza parte, quarta, quinta] Hor uedete, perche il binario è duplo dell' unità di questo la contraria parte della medesima unità mostra il mezzo. Il Ternario (perche egli è triplo) hà nella parte contraria la terza parte. il quaternario perche è quadruplo, la quarta parte. et così crescendo di mano in mano et diminuendo, dalla semplice unità nasce il principio. Hora diciamo il medesimo delle consonantie. [-f.-12r-] Sarà dunque la diapason la qual' è dupla, nel supremo [[posto]] principio collocata; et le restanti, nella contraria diuisione in questo modo. il sesqualtero al triplo, et il sesquitertio al quadruplo; et prouasi per questo argumento. quel medesimo è primo sesqualtero, il qual' è primo triplo della principale unità; per che il ternario medesimo è primo triplo, se si compara all' unità; et il medesimo comparandosi al binario è primo sesqualtero. et ripigliando il medesimo ternario, per la istessa differenza che hà co 'l binario, del quale posto naturalmente si pruoua essere sesqualtero è triplo. dunque di ragione il sesqualtero al triplo s' oppone; et però la diapente consonantia, alla diapason con la diapente s' oppone. Il quadruplo tiene la contraria diuisione del sesquitertio, et si proua in questo modo, il quarternario se all' unità si compara, è primo quadruplo; e s' al ternario, fassi sesquitertio. oltra ciò per la differenza di questo, la quale hà fra se et il ternario, esso diuenta quadruplo; onde ne seguita, che la sesquitertia proportione, la qual' è diatessaron, alla quadrupla proportione, [[la qual’è diatesseron alla]] la qual' è bisdiapason, in contrario si diuida. Hor la dupla, perche non hà alcuna proportione opposita, et di nessuna essa è sesqualtera (ouero le soprabonda il numero, al quale il binario che è primo Duplo, alla sopraparticolare proportione possa congiungersi) eccede la forma della contraria proportione; et perciò (secondo Nicomaco) la Diapason ottiene il principio di tutte l' altre consonantie, in questo modo [Dentice, Dialogo primo, 12r; text: diapason, diapente, diapente et diapason, bisdiapason, diatesseron] Mà benche la cosa stia [[tutta]] così, nondimeno dice Nicomaco, [-f.12v-] tutte le moltiplici proportioni meglio procedere alle consonantie, et le sopraparticolari secondariamente, si come poco inanzi ho detto; essendo la consonantia una ferma permissione di due uoci, et il suono caso della uoce cantante in una intensione prodotto; perche ogni suono consta dal battere, et ogni battere dal moto. Mà dei moti alcuni sono eguali, et altri ineguali: degli ineguali, alcuni più, alcuni meno, et altri mediocremente ineguali; perche dall' egualità nasce l' egualità de’ suoni: mà dall' inegualità. diciamo che di quelle cose, le quali secondo la mediocrità della distantia sono ineguali, manifestamente le prime; et le piu semplici proportioni si fanno; le quali sono cioè o moltiplici, o sopraparticolari, del duplo, del triplo, del quadruplo, del sesquialtero, et del sesquitertio, consonanti. Et di queste, quelle inegualità le quali nelle restanti proportioni, o uariate, o non così chiare, o uero sono totalmente da se distanti, fanno le dissonantie; perche nessuna concordia di suoni creano. Serone. uoi dite bene, mà ritorniamo alla pruoua, se la Diapason con la Diatessaron è consonantia. Soardo. Che si faccia. Hauete da sapere, che le uoci frà loro congiunte alcune si chiamano dissone, alcune consone, alcune unisone, alcune equisone, et alcune emmeles. Le dissone son quelle, che in nessun modo accordano. Le consone sono le quinte, le duedecime, le decime none, et l' altre composte. l' unisone son quelle, che frà di loro fanno sempre un medesimo tono di uoce, l' equisone sono l' ottaue, le quinte decime, et l' altre composte. Et l' emmeles son quelle, che si possono adattare alla Melodia, cioè che si posson porre in mezzo delle perfette consonanze, come à dire le terze, le seste, et tutte l' altre. Hora dicono i Pitagorici, che le sopraposte consonantie alle consonantie, fanno cert' altre consonantie; perche la diapente et la Diatesseron congionte creano la Diapason. [-f.13r-] Et se alla Diapason si congiungerà la diapente consonantia, si farà una consonantia, la quale dall' uno et dall' altro uocabulo si chiamarà diapason et diapente. alla quale se la diatesseron ui s' aggiungerà, farassi la Bisdiapason, la qual tiene la proportion quadrupla. Dunque che faranno se congiungeremo la diatessaron et la diapason? Secondo i Pitagorici non faranno consonantia alcuna; perche nel sopra partiente genere d’inegualità cade, et non serba ne l’ordine della moltiplicità, ne la semplicità del sopraparticolare. Hor sù, statuiscansi i numeri coi quali si uedrà più facilmente questo. Sia dunque il ternario, del quale il senario sia duplo, cioè consistente nella diapason proportione; à quello adattiuisi la sesquitertia, la quale esser diatesseron hauemo detto cio è l’ottonario (et questo anchora co’l senario fà la diatesseron proportione) il quale ottonario al ternario comparato, contiene quello due uolte, mà che non sia moltiplice, ha di quello alcune parti, ne quelle semplici; perche di due unità l’auanza, le quali sono due terze parti del ternario, il quale per primo, et minimo termine lochiamo. Siano dunque i termini: iii: vi. Vii;: uedete che quello che trà le due continue consonanze à sè cade, ne egli è intero duplo, che possa fare la diapason consonantia, ne triplo, che faccia la diapason et la diapente consonantia: al quale se ui s’aggiungerà il tono, subito farassi il modo triplo della proportione; perche la diapason anchora [ancora ante corr.] et la diapente congiunte fanno il triplo, et la diatessaron et il tono congiungono la diapente consonantia. Mà s’alla diapason consonantia s’aggiungerà la diatesseron, ella renderà senza dubbio una cosa inconsonante; perche trà il duplo et lo triplo, naturalmente nessuna proportione di moltiplicità intender si può: et s’à quello s’aggiunge il tono, si fà la diapason la diatessaron et il tono; la qual cosa si potrebbe [-f.13v-] dire che dosse come la diapason et la diapente, perche la diatesseron et il tono constituiscono la diapente. Hora sia la Diapason iij et vi la Diatesseron vi et viii sono .viij et viiij et la diapente .iii et viiij sarà dunque così la proportion tripla .iii. vi. viij. viiii. Mà benche Nicomaco molte cose sopra ciò haggia detto, nondimeno con quella breuità che hò potuto, parte per causa di quelle medesime cose le quali i Pitagorici affermano, et parte ancora dai medesimi, alcuni argomenti ricauando, hò prouato se la Diatesseron s' aggiungerà alla diapason consonantia, da quelle non risultarn consonantia alcuna. Serone. La diapason consonanza adunque si fà in duplo, come .i. et .ij. La Diapente consta di questi numeri 2 et 3 la Diatesseron è quella che consiste in questa proportione 3 et .4. il tono nel quale non è consonantia, in sesquiottaua proportione si chiude come 8 et 9 la Diapason con la diapente si ristringe in comparatione per tripla, come 2. .4. .6. la bisdiapason si fà in quadrupla .2. 4. 8. et la diatesseron con la diapente fanno una diapason in questo modo 2. 3. 4. Soardo. L' intendete bene; perche se la uoce alla uoce in duplo è acuta, o graue, ne risulta la diapason consonantia. Se la uoce alla uolce in sesqualtera, in sesquitertia, o in sesquiottaua proportione è più acuto, o più graue, rende la diapente o la diatessaron consonantia, o il tono. oltra ciò ancora, se la Diapason come 2. et 4. et la diapente come 4 et 6. si congiungono, fanno la tripla, ch' è la diapason con la diapente. Et se la bisdiapason farassi, come 2 à 4 et 4. à .8 in quadrupla uerrà la consonantia. Et se la sesqualtera et la sesquitertia, cioè la diapente et la diatesseron, come due à tre, et 3 à 4 si congiungeranno, ne nascerà la dupla, cioè la diapason consonantia; perche 4 à 3 ottiene la sesquitertia proportione, [[tre]] [-f.14r-] tre à due, la sesqualtera, et duo à quattro, la dupla. Dunque la sesquitertia proportione crea la diatesseron, et la sesqualtera la diapente consonantia. la dupla fà la diapason, et la sesqualtera co' l diapente fanno il diapason. il tono in due parti eguali non si può partire, della qual cosa si dirà la ragione appresso: bastiui solamente per hora sapere, che mail il tono ugualmente in due parti non si diuide. Et che sia così, sia la sesquiottaua proportione 8.9. uedete, che naturalmente nessun numero di mezzo loro può accadere perche appresso à 8 uiene subito il 9. Mà facciamoli crescere per lo binario; due uolte 8 fanno i6, et due uolte noue i8. Trà il i6. et il i8. u' è solamente il .17. i quali si disponeranno per ordine .16.17.18. Dunque i6. et i8. sono in sesquiottaua proportione, et per questo si chiama tono; ma la proportione .i7. che è il numero che cade frà i6 et i8. non si parte egualmente, perche il i7. assimigliato al i6. hà in sè tutto il et la sestadecima parte di quello, et il i8. comparato al .17. hà in sè tutto il i7. et la decima settima parte di quello; dunque la minor parte è la decima settima, et la maggiore è la decima sesta: perche sempre i maggiori numeri fanno più minore la proportione. Et tutte queste due parti si chiamao semitono, non perche si ueramente mezzo tono, mà perche semi uuol di quello, che in sino alla integrità non peruiene; dei quali, l' uno si dice minore, et l' altro maggiore semitono. Serone. Hò pur inteso dire che si può partire egualmente. Soardo. Aspettate. Dice Philolao, che il tono consta di noue comme; et chiama una metà del tono Diesis, et l' altra metà apotome, la differenza delle quali è una comma. Perloche facilmente appare, il tono di duo semitoni minori et d' un comma constare; perche se tutto il tono consta dell' apotome et del semitono, et il semitono dall' apotome differisce d' una comma, non è altro l' apotome, che un semitono minore et una [-f.14v-] comma. Dunque conchiudiamo, che s' alcuno toglierà dal tono i duo semitoni minori, quel che rimane è comma; e perciò (secondo lui) la diesis è lo spatio, del quale la sesquitertia proportione è maggiore di dui toni; la comma è lo spatio, del quale la sesquiottaua proportione è maggiore di duo Diesis, cioè di duo semitoni minore; lo Schisma è la metà d' una comma, et il diaschisma la metà d' un semitono minore. dalle quali cose si caua, che il tono principalmente si diuide in un semitono minore et in un Apotome, et i diuide anchora, in duo semitoni et in una comma, et fassi in questo modo. Il tono consta di quattro diaschismi et una comma, l' intera metà del tono dunque son duo [[dis]] diaschismi, i quali fanno un semitono minore, et uno schisma, il qual' è la metà d' una comma. et perche tutto il tono è congiunto di duo semitoni minori et una comma s' alcuno uorrà questo ugualmente partire, faccia un semitono minore et la metà d' una comma. Il semitono minore si diuide in duo diaschismi, et la metà d' una comma è uno schisma. Rettamente dunque è detto, l' intera metà del tono in duo diaschismi et in uno schisma potersi partire, Perloche si fà, che l' intero semitono differisca dal minor semitono d' uno schisma, et l' apotome differisca dal minor semitono di duo schismi, i quali fanno una comma. Serone. Perche poco innanzi hauete detto il contrario? Soardo. udite; tutte le note le quali usiamo à tempi nostri sono toni, eccetto che mi fa, è semitono minore. La Diatesseron dunque la quale è consonantia, è di quattro uoci, come la seguente, [Dentice, Dialogo primo, 14v] et di tre interualli; perche il primo è re, mi, fa, sol; il secondo, è mi, fa, sol, la, et il terzo è ut, re, mi, fa; ne può hauere più interualli. Consta di duo toni [-f.15r-] et d' un semitono minore come si uede; perche re, mi, è un Tuono; mi, fa, è un semitono minore; et fa, sol è un Tono. Et cosi ne gli altri interualli. Di modo che sempre trouarete il semitono minore, o nell' ultimo, o nel mezzo, o nel principio. Ut, re, mi, fa, l' hà nell' ultimo re, mi, fa, sol, nel mezzo. et mi, fa, sol, la nel principio. La diapente consonantia è di uoci cinque, di quattro interualli, et di tre toni et d' un minor semitono; et la diapason consonantia consta di cinque toni et duo semitoni minori i quali non empino un tono; perche si è dimostrato, il diapason del diapente et della diatesseron consistere; la diatesseron, si è già prouato, che consta di duo toni et d' un minor semitono: et il diapente di tre Toni et d' un minor semitono: dunque congiunti insieme fanno cinque Toni et duo minor semitoni. Mà perche ognun di que’ duo semitoni non è interamente la metà del Tono, la loro congiuntione non arriua alla [[unità]] integrità del Tono. il diapason (secondo questa ragione) è di cinque toni et di duo minor semituoni, i quali così come non arriuano al tono, così anchora passano oltra l' intero semitono. il Tono dunque non hò detto che non si possa partire, ma che non ugualmente che faccia al nostro proposito: perche la uoce humana (essendo il tono diuiso à quel modo che dice Phiolao) no lo potrebbe fingere. Serone. Son sodisfatto di questo. Ma uorrei hora sapere le corde della Citara, i nomi di quelle, in che modo sono state aggiunte, et come hanno acquistato il nome. Soardo. Vene dirò qualche cosa. Dice Nicomaco, la musica nel principio esser stata semplice, di modo, che tutta di quattro nerui constaua; et questo durò insino ad Orfeo. Et ciò era, ch' il primo neruo co 'l quarto risonasse la diapason consonantia; et quei di mezzo frà loro à uicenda con gli estremi, accioche in quelli niente fosse dissono, il diapente, la diatesseron, et il tono risonauano; ad imitatione della musica mondana, la quale consta di quattro elementi. del qual quadricordo si dice Mercurio esserne stato inuentore. La quinta corda ui [-f.15-] aggiunse ui aggiunse poi Corebo figliuolo diAti, il qual fù re degli Lidij. Hiange frigio la sesta corda ritrouò, et la settima (secondo la similitudine de pianeti) fù aggiunta da Terpandro lesbio. et di queste corde, quella ch' era più graue fù chiamata Hypate, quasi maggiore et più honoranda; onde et anchor gioue, chamato Hypaton, et i consoli per l' eccellentia della dignità pigliano questo nome: et è attribuita anchora per la tardità del moto; et grauità del suono, à Saturno. la seconda fù chiamata parhipate, perche stà appresso posta et collocata ad Hypate, et è assimigliata à gioue. Lichanos si disse la terza, perche quel dito che noi hiamiamo indice, i greci à lingendo lichanos domandano: et ancho perche nel sonare detta terza corda, ui ueniua à battere, et toccare lo indice, per ciò essa anchora fù detta lichanos; et è attribuita à Marte; la quarta si dice Mese, perche tra le sette sta sempre collocata nel mezzo, et è assimigliata al sole. La quinta è paramese, quasi appresso di Mese, et s' assomiglia à uenere. La sesta chiamasi paranete, perche stà uicina à Nete: et è attribuita à Mercurio. Et la settima si dice Nete, quasi Neato cio è inferiore: et è assimigliata alla luna. Benche Marco Tullio pone un' altro ordine, et dice che la natura ha ordinato che gli estremi dall' una parte grauemente, et dall' altra acutamente suonino. per la qual cagione, quel sommo stellifero corso, alqual' e uolgimento più concitato, con acuto et eccitato suono si muoue, et il circolo delle Luna che è il più basso, suono, più grauemente; perche la terra essendo immobile l' è data sempre una sede, et è posta per lo silentio. perloche dà alla luna il luogo grauissimo, che sia simile à proslambanomenos: Mercurio assimiglia ad hypatehypaton: il Sole à lychanoshypaton: Marte ad hypate meson: Gioue à Parhypatemeson: Saturno à Lichanos meson: et il [-f.16r-] cielo ultimo à mese: et questo è l' ordine che fa Marco tullio. Hora per ritornare al nostro proposito, Paramese perche è la terza corda cominciando da Nete, si chiama anchora Trite, à queste corde Lichaon samio aggiunse l' ottaua, et la collocò trà Paramese, ouero Trite et Paranete, cioè che essa fusse terza da Nete; la quale dopo che fù collocata, paranese perdè il nome di Trite; percioche, essendo questacorda posta nel terzo luogo cominciando da Nete, fù degnamente nominata Trite. in questo modo dunque, fù fatto l' ottocordo per aggiuntion di Lichaone. Profrastro alla più graue parte aggiunse una corda, che facesse tutto lo ennacordo, la quale perche fù aggiunta sopra Hypate, si chiamò di questo nome Hyperhypate, mà essendoui aggiunte altre corde, si chiamò Lichanos. Estiaco Colofonio nella più graue parte pose la decima, et Timoteo Milesio l' undecima; le quali per essere aggiunte sopra Hypate et parhypate, sono chiamate Hypate hypaton, quasi massime delle grandi, et grauissime delle graui, ouero eccelentissime dell' eccelenti. Mà fù detta la prima trà le undici Hypatehypaton et la seconda parhypatehypaton perche gli stà appresso. La terza la quale nell' ennacordo Hyperhypate si chiamaua, lichanoshypaton si chiamò: la quarta tenne il nome antico d' Hypate: la quinta si chiamò parhypate: la sesta lichanos: la settima mese: l' ottaua paramese: la nota trite: la decima paranete: et la undecima Nete. e adunque un tetracordo hypatehypaton, parhypatehypaton, lichanoshypaton, et Hypatemeson. L' altro è Hypate, parhypate, lichanos, et mese. Et questi Tetracordi sono congiunti. Il terzo è Paramese: Trite: paranete: et nete. Ma perche tra lo tetracordo superiore, il qual' è Hypatehypaton: parhypatehypaton. lichanoshypton. Hyapatemeson: et trà l' infimo che è paramese: irite: paranete: Nete: ui si pone un' altro Tetracordo in mezzo, che è Hypate: parhypate: lichanos: Mese: [-f.16v-] tutto questo mezzano Tetracordo è chiamato Meson; et chiamasi con aggiuntione, ciò è Hypate meson, parhypate meson, lichanosmeson, mese. Ma perche tra questo Tetracordo meson, et l' inferiore che è di Nete, disgiuntione è Mese et paramese; questo Tetracordo è chiamato diezeugmenon: Trite diezeugmenon: Paranete Diezeugmenon et Nete Diezeugmenon: dunque qui tra paramese et mese è la disgiuntione, et però si chiama il tetracordo Diezeugmenon. leuisi Paramese et sua mese: Trite: paranete: et Nete: all’hora i tre tetracordi saranno congionti, cioè Sinemmena; et dirassi l' ultimo Tetracordo Sinemmenon. Mà perche in questa et nella superiore disposition dell' ennacordo, Mese la quale per la collocation media cosi è chiamata, è più uicina à nete, che ad Hypate, ne per la distantia ottiene il proprio luogo, un' altro tetracordo è aggiunto sopra Nete diezeugmenon. Et perche quelle corde passauano Nete d' altezza per essere collocate di sopra, tutto quel tetracordo è chiamato Hyperboleon: nel modo seguente. [Dentice, Dialogo Primo, 16v; text: tetracordo delle congiunte. Synaphe, mese, [[mese]], trite sinemmenon, Diezeusis, Paranete sinemmenon, Nete sinemmenon, tetracordo dell' eccellenti, delle disgiunte, tono, medie, principali, A, [sqb], C, D, E, F, G, b, Hypate hypaton 2304, Parhypate hypaton 2048, Lychanos hypaton, 1944, Hipate meson, 1536, Parhypate meson, 1458, Licanos meson, 1296, Mese, 1152, Paramese. 1024, Tritediezeugmenon: 972: Paranete diezeugmenon: 864, Nete diezeugmenon: 768, Trite hyperboleon: 729, Paranete hyperboleon, 648, Nete hyperboleon.] [-f.17r-] Hora non essendo Mese nel mezzo, perche s' accostaua più ad hypate per l' aggiuntione del Tetracordo Hyperboleon: perciò ad Hypatehypaton ui fù aggiunta una corda, la qual si chiama Proslambanomenos: alcuni la chiamano anchora prosmelodos: et è distante un tono intero da quella corda che è Hypate hypaton. Et la proslambanomenos con Mese, risonando la Diapason consonantia è ottaua, et la medesima à lichanoshypaton è quarta, et suona la diatesseron consonantia, la quale lichanoshypaton à Mese è quinta, et risuona il diapente. Mese da Paramese dista d' un tono, la qual Mese à Netediezeugmenon è quinta. Netehyperboleon è quarta, et fà la diatessaron consonantia. et proslambanomenos à Netehyperboleon rende la bisdiapason consonantia, cioè la quintadecima. et hauete à sapere, accioche non habbiate difficultà nel ueder hora cominciarsi da Hypate, et hora da proslambanomenos, che i musici diuersamente pigliano il principio; perche hora principiano dalla grauissima Hypate et hora dall' acquisito. quando sarà la bisdiapason nella quale si trouano quindici uoci si pone l' acquisito; ma negli altri, et specialmente ne i toni o tropi che uogliam dire, si pone Hypate Hypaton; dalla qual nascon tutte le specie di qualsiuoglia consonantia. Et però non è fuor di proposito, la proslambanonemos hora hauere il luogo grauissimo come ad acquisita et hora il luogo graue come ad Hypate Hypaton: essendo necessario al musico di riguardare più presto alla uerità, he al luogo, come si può uedere nella sequente figura. [-f.17v-] [Dentice, Dialogo primo, 17v; text: tetracordo hypaton. Meson. diezeugmenon. hyperboleon. tono, semitono, diezeusis, A, G, F, E, D, C, b [sqb], 1276. Nete hyperboleon. 648, Paranete, 229, Trite: 768, Netediezeugmenon, 864, Paranete diezeugmenon, 972, Trite, 1014, Paramese, 1152, Mese, 1296, Lycanos meson, 1458, Parhypate, 1536, Hypate, 1728, Licanos, 1944, 2048, Hypate hypaton, 2304, Proslambanomenos.] [-f.18r-] Serone. io per me, se non hauessi ueduta la figura, non haurei mai intesa questa uariatione, perche egli è uno intrico grande. Soardo. può essere, mà torniamo al proposito. Tutti i Musici affermano i generi de i canti esser tre: il diatonico l' enarmonio, et il cromatico. Il diatonico è quello, il quale in tutti i tetracordi che sono cinque, cioè Hypaton: Meson: Sinemmenon: diezeugmenon: et Hyperboleon: procede nello ascendere per semitono minore tono et tono: et nel descendere per tono et tono et semitono minore; et si dice diatonico, quasi che per tono et tono camini: questo è più fermo, più stabile, et più naturale all' orecchie, l' enarmonio procede in tutti i tetracordi nell' ascendere, per diesis et diesis et ditono, et chiamasi Enarmonio, perche tra tutti i generi de i canti ottiene il principato. et il chromatico differisce nel modo di cantare dal Diatonico; perche il tetracordo di questo, non per tono et tono et semitono minore; ma per semitono et semitono et tre semitoni nell' ascendere, et nel descendere, per tre semitoni semitono et semitono camina. Questo è assai molle et pieno d' affetti, et si chiama cosi dale superficie, le quali quando si permutano passano in altro colore. e notate, he tutti i Tetracordi del genere Diatonico si diuidono in duo toni, et un semitono minore: et dicesi in questo genere, tono incomposto; imperoche si pone interamente, ne alcuna cosa si giunge con esso mà in ogni interuallo è uno intero. Nel chromatico è posta la diuisione in semitono et semitono et in tre semitoni, et chiamasi triemitonio incomposto, perche in uno interuallo è collocato. Si può anchora nel Diatonico chiamare triemitonio, un tono et un semitono minore, ma non è incomposto, perche si fà di due interualli. l' Enarmonio consta di diesis et diesis et ditono, il quale per la medesima causa, essendo collocato in uno interuallo; si chiama incomposto; i quali tre generi tutti finiscono il tetracordo, cioè [- f.18v-] la diatesseron consonantia. Perche il diatonico procedendo per semitono minore tono et tono che fanno una diatesseron consonantia, finisce il tetracordo. L' enarmonio, il qual procede per diesis et diesis et ditono incomposto, essendo il Diesis la mezza parte del semitono minore, le due fanno un' semitono minore, et per ciò finisce il Tetracordo, cioè la diatessaron consonantia. Et il chromatico finisce anchora il tetracordo, perche camina per semitono et semitono et tre semitoni incomposti, i quali tutti insiemi fanno duo toni et un semitono. Serone. io ui hò inteso benissimo. Hora uorrei, che mi diceste un poco della diuision delle uoci. [[f]] Soardo. Farollo. ogni uoce ouero è sineches cioè continua, ouero diastematice con interuallo sospesa. La continua è quella, con la qual parlando o leggendo prosa, mantiensi il filo delle parole; et quella, perche non s' accosta co i graui et acuti suoni per esplicare i sensi, et esprimere le parole, egli è necessario, che uelocemente operi l' empito della uoce. Et la diastematica è quella, la quale operiamo cantando; et l' accomodiamo non tanto con le parole, quanto con la composition del canto: questa uoce è più tarda, et fà per la uarietà della musica un certo interuallo, non che uenghi à tacere, mà più presto sta sospesa per la tardità del canto. a queste due, Albino u' aggiunge una terza differentia, la qual possa operare le uoci medie; et è quella, con la quale si suol leggere, et intonare i fatti de gli Heroi, la quale non hà come la prosa il continuo corso, nè ha com' il canto il modo della uoce tardo, et sospeso. la uoce la qual' è continua, et quella che operiamo cantando, naturalmente sono infinite, considerato che nessun modo fà, o correndo le parole, o alzando le uoi accute, oabbassando le graui: ma [-f.19r-] et all' una et all' altra l' umana natura il proprio fine hà fatto; perche il termine della uoce continua hà constituito lo spirito humano, il quale con nessuna ragione si può eccedere; Perche tanto ogniuno continuamente parla, quanto il naturale spirito gli permette. della Diastematica, la Natura de gli huomini fà il termine, detterminando loro la uoce acuta, et la graue; perche tanto ogn’uno alza, et abbassa la uoce, quanto naturalmente il modo della uoce di quello patisce. Serone.Come si sente? Soardo. non altrimente delle uoci interuiene, come s' alcuno gittasse in una palude una pietra, la quale primiermente restringe l’onda in pochissimo circolo, dipoi i globi di quella sparge con circoli maggiori, infino à tanto che il moto già stracco s' acqueta, et sempre l' ultima et maggiore onda con più debile percotimento si diffonde; talche s' alcuna cosa ui fusse che offender la potesse, quel moto se ne ritornarebbe subito, et quasi nel centro doue fù fatto, con le medesime onde circolarmente il suo riposo trouarebbe. Cosi dunque, qando l' aere percosso hà fatto il suono, l' altro à se uicino scaccia, et com' una circolar onda il commoue, et così si diffonde, che insieme di tutti i circostanti l' udito ferisce; mà à colui che più lontano si troua è più oscura la uoce, perche à lui l' onda più debole del battuto aere peruiene. Serone. La comparatione non potria esser ne più simile, ne più bella; ui domando hora, i Tropi musici quanti sono, e di quali specie si fanno? Soardo. gli antichi greci, i quali in quel tempo nell' altre della musica eran tenuti più dotti, et più grandi, chiamarono questi tropi, dalle regioni dalle quali hebbero origine, cioè Dorio, Phrigio, et Lidio, et il dorio alle cose antiche, et il phrigio alla guerra, et il lidio [-f.19v-] ad eccitar la mente attribuirono. Dipoi, alcun' altri huomini dotti hanno chiamati questi tropi, o toni che uogliam dire, non secondo il nome delle genti, mà secondo la forma delle note: peroche quello, il quale era primo anticamente, non dorio, mà Proto chiamarono: il seguente non Phrigio, mà Deutero: l' altro trito: et l' ultimo Tetrarto. Et in questi imposero una legge, che ciaschedun d' essi mandasse fuori quindeci uoci; perche da Proslambanomenos à Nete hyperboleon sono quindeci uoci. Ma quei del nostro tempo abbandonando i nomi delle regioni, et de i numeri, diuidono tutti i tropi musici in otto parti: aggiungendoui pero à ciaschedun Tropo il suo compagnio. cio<è> al Dorio, il sottodorio. al phrigio, il sottophrigio: al Lidio, il sottolidio: et al Mixolidio, il sottomixolidio. Da i quali otto uarij modi uscissero le prime consonantie, cioè la Diapente et la diatesseron: et da queste due congionte insieme, sonasse la diapason tanto nell' ascendere, quanto nel descendere. Mà perche questi Tropi in quattro luoghi si trouano: cioe in Hypate meson, Parhypate meson, Lichanos meson, et Mese; in ciaschedun di questi luoghi se ne trouano due: nel primo luogo il Dorio, nel secondo il Phrigio, nel terzo il Lidio; et nel quarto il mixolidio, si chiamano sublimi, et gli altri quattro compagni si chiamano congiugati. Ma noi chiamiamo i sublimi, autentici, et li congiugati, placali; et in uece di dire tropo dorio, phrigio, lidio, et mixolidio; diciamo, primo, terzo, quinto, et settmo tono: come anchora in luogo di sottodorio, sottophrigio, sottolidio, et sottomixolidio; diciamo secondo, quarto, sesto, et ottauo tono. Mà innanzi che usciamo totalmente dai tropi, costando ciaschedun di loro delle specie delle consonantie; non sarà fuor [-f.20r-] di proposito, dir quante, et quali specie sono di qual si uoglia consonantia, le specie dico, le quali ad essi tropi appartenghino; douendosi far note le cose che s' hanno à componere, prima che le composte. perloche hauendo la diatesseron quattro uoci et tre spatij, come molte uolte hauemo detto, et nei spatij si collocano due toni et un semitono minore egli è necessario, si come esso semitono si uaria per gli interualli, che le specie anchora si uariano. Et benche le specie della diatesseron sotto un genere si contenghino, nientedimeno essendo in quello tre interualli, è necessario che essa habbia tre specie et non più; perche il semitono, per cagion del quale si muta, non può passare più oltre che siano gli spatij, costituendosi, o nel primo, o nel mezzo, o nell' ultimo luogo. nel mezzo dunque sarà la prima specie, nel primo l' altra che segue, et nell' ultimo la terza. laonde tre specie saranno et non più, non potendosi il semitono collocare in altri luoghi, che in quelli i quali hauemo detto. Mà perche queste quattro uoci, hora s' estendeno senza alcuna concisione, hora la prima et l' ultima (lasciate l' altre) f’et s' erge et canta, [[et le 1u]] et hora uicino à queste l' altra si canta; pur che il simile transito delle uoci si osserui, et nel suo luogo il Semitono minore si collochi, non ostante che diuersamente si cantano, sempre quella medesima specie in essa diuersità di uoci persiste, la diapente hà una uoce di più della Diatessaron; dunque cinque saranno le uoci et quattro gli interualli; et consta di tre toni et un semitono minore, dal quale quattro specie secondo la uariatione d' esso semitono, ne suoi spatij s' adeguano. Hora nel secondo luogho la prima, nel primo la seconda, nel quarto la terza, et nel terzo la quarta specie si forma. Più specie nella diapente non sono; perche il semitono, fuor che in questi quattro interualli [-f.20v-] non si può collocare. Et anchora che ad arbitrio di chi compone si conduca il canto senza intermissione, et alcuna uolta la prima uoce et l' ultima, lasciate l' altre medie, et la prima con la più uicina et con l' ultima risuoni; nientedimeno questa incostantia non repugna, che queste collettioni non si chiamino sotto la loro specie; pur che il simile transito delle uoci non si guasti, et nel suo luogo il semitono minore si collochi. La consonantia contiene et abbraccia la diatessaron et la diapente, perloche otto uoci, sette interualli et 7 specie, è necessario comprendersi da quelle; le quali si uariano, come ne i luoghi diuersi, i duo minori semitoni si costituiscono: perche contiene cinque toni, et duo semitoni minori. Ne trà gli autori dissensione alcuna si troua, che senza alcuna deprauatione del canto, in quelsiuoglia specie, le uoci di questa non si possano come nell' altre uariare ad arbitrio del cantore: purch' il transito medesimo s' osserui, et nei luoghi proprij si lochino i semitoni. Perche così come le specie uarie sotto un genere si costituiscono, benche elle siano di diuerso modo, et per l' acume, et per la grauità si uariano, così anchora sotto una specie non mutandosi essa, mutar si possono molte forme di canti. Serone. Voi mi fate nascere maggior sete d' intendere, quanto più mi dite di queste cose, seguite pure Soardo. Il Dorio, il quale è il primo tono autentico si forma dalla prima specie della Diapente, la quale principia da Hypatemeson ascendendo insino à Paramese: et dalla prima specie della diatesseron di sopra, la quale comincia dalla medesima Paramese ascendendo insino à Netediezeugmenon. ambe due queste formano la quarta specie della Diapason et per la perfettione d' esso tono ui s' aggiunge un semplice tono, il quale principia da Hypatemeson descendendo à lichanosmeson. Come nell' esempio si mostra: [-f.21r-] [Dentice, Dialogo Primo, 21r,1; text: quarta specie della diapason. prima, diapente, diatesseron, sopra, tono semitono,D, C, b [sqb], A, G, F, E, 864, Netediezeugmenon: 972 Paranete diezeugmenon: 1024, Trite diezeugmenon: 1152, Paramese, 1296, Mese, Licanos meson, 1526, Parhypatemeson, 1728, Hypate meson, 1944, Lichanos hypaton] L’hypodorio, il qual' è il secondo tono placale, si fà dalla prima specie della Diatessaron, la qual' è da Hypate meson descendendo insino ad Hypate Hypaton; et dalla prima specie della Diapente, la quale hà principio da Hypate meson ascendendo insino à Paramese. Et tutte due queste, la prima specie della Diapason costituiscono. [Dentice, Dialogo Primo, 21r,2; text: prima specie della diapason. diatesseron, sotto. diapente, tono, semitono, A, G, F, E, D, C, [sqb], 1152, Paramese. 1296, Mese, 1458, Licanos meson, 1536, Parhypate meson, 1728, Hypatemeson, 1944, Lichanos hypaton, 2048, Parhypate Hypaton, 2304, Hypate Hypaton] Il Phrigio, il qual' è il terzo tono autentico, si forma dalla seconda specie della diapente, la qual principia da Parhypate meson ascendendo insino à Trite diezeugmenon; et dalla seconda specie della diatesseron, la quale comincia dalla medesima trite diezeugmenon ascendendo insino à Trite hyperboleon; le quali costituiscono la quinta specie della diapason: et per la perfettione del phrigio, ui s' aggiunge un tono semplice, il quale comincia da parhypate meson descendendo ad Hypate meson. [Dentice, Dialogo Primo, 21r,3; text: Quinta specie della diapason. Seconda, diapente. diatesseron di sopra, tono, semitono, E, D, C, b [sqb], A, G, F, 768, Trite hyperboleon: 874, Nete diezeugmenon: 971, Paranete diezeugmenon, 1024, Trite diezeugmenon: 1125, Paramese. 1296, Mese, 1944, Licanosmeson, 2048, Par Hypate meson, 2304, Hypate meson] L’Hypophrigio, il qual' è il quarto tono placale, si compone dalla seconda specie della diatesseron, la quale principia da Par Hypatemeson descendendo insino à Par Hypate Hypaton; et dalla seconda specie della diapente, la quale principia da Par Hypatemeson ascendendo insino à Tritediezeugmenon; et tutte due insieme creano la seconda specie della diapason: [-f.21v-] [Dentice, Dialogo Primo, 21v,1; text: Seconda specie della Ddpason. diatesseon di sotto, dapente. semitono, tono, 1024, Trite diezeugmenon, 1152, Paramese, 1296, Mese, 1458, Lichanosmeson, 153, Par Hypate meson, 1728, Hypate meson, 1944, Lichanos Hypaton, 2048, b, [sqb], A, G, F, E, D, C] Il Lidio, il quale è il quinto Tono autentico, si fà dalla terza specie della diapente, la quale principia da lichanos meson, ascendendo insino à Paranete diezeugmenon; et dalla terza specie della diatesseron di sopra, a quale prinipia da paranete diezeugmenon in sino à paranete Hyperboleon, formando ambedue la sesta specie della diapason; et per la perfettion sua essendo sublime se gli agggiunge un tono. Mà perche nel descendere gli occorre prima il semitono, che il tono, è necessario che camini insino al tono. Per la qual cosa trouando il semitono, ui s' aggiunge il tono, da i quali si fà il semiditono, il qual' è da lichanos meson descendendo à Parhipate meson per semitono, et dal medesimo ad Hypatemeson per tono. [Dentice, Dialogo Primo, 21v, 2; text: sesta specie della diapason. terza, diapente, diatesseron disopra, tono, semitono, 729, Paranete hyperboleon, 768, Trite Hyperboleon, 864, Nete diezegmenon: 972, Paranete diezeugmenon: 1024, Trite diezeugmenon: 1151, Paramese, 1296, Mese, 1458, Lichanos meson, 1536, Parhypate, 1727, Hypate, F, E, D, C, b, [sqb], A, G] L' Hypolidio, il qual' è il sesto tono placale, si fà dalla terza specie della diatesseron, la qual comincia da Lychanos meson descendendo insino à lychanos Hypaton; et dalla terza specie della diapente, la qual principia da lychanos meson ascendendo insino à Paranete diezeugmenon; et tutte due insieme costituiscono la terza specie della diapason. [-f.22r-] [Dentice, Dialogo Primo, 22r,1; text: La terza specie della diapason. Diatesseron di sotto, Diapente. tono, semitono, C, b [sqb], A, G, F, E, D, 972, Paranete diezeugmenon, 1024, Trite diezeugmenon, 1152, Paramese, 1296, Mese, 1458, Lichanos meson, 1536, Parhypate meson, 1728, Hypatemeson, 1944, Lichanos Hypaton] il Mixolidio, il qual' è il settimo tono autentico, depende dalla quarta specie della diapente, la qual principia da mese ascendendo insino à Nete diezeugmenon; et dalla prima specie della diatesseron di sopra, la quale hà principio da Nete diezeugmenon ascendendo insino à Nete hyperboleon; et tutte due formano la settima specie della Diapason: et per la perfettion del Mixolidio, ui s' aggiunge un semplice tono, il qual principia da Mese descendendo à lichanosmeson. [Dentice, Dialogo Primo, 22r,2; text: Settima specie della diapason, quarta, diapente, prima, diatessaron di sopra, tono, semitono, G, F, E, D, b [sqb], A, 648, Nete Hyperboleon, 729, Paranete, 768, Trite, 874, Nete diezeugmenon, 972, Paranete, 1024, Trite, Paramese, 1296, Mese, 1458, Lichanosmeson] L' Hypomixolidio, il qual' è l' ottauo tono placale, si forma dalla prima specie della diatesseron, la qual principia da Mese descendendo insino ad Hypate meson; et dalla quarta specie della diapente, la qual principia da mese ascendendo insino à nete diezeugmenon. Et ambedue formano la quarta specie della diapason; benche alcuni altri dicano altramente. Maperche il semitono nel secondo, et nel sesto interuallo si colloca, et non è conueniente alcun particolare in tutto essere priuato della specie, però ella quarta specie l' hauiamo collocato. Come di sopra uedrai dall’altra carta. [-f.22v-] [Dialogo Primo, 22v; text: Quarta specie della diapason, Prima, diatessaron di sotto, diapente, tono, semitono, D, C, b [sqb], A, G, F, E, 864, Nete diezeugmenon, 972, Paranete, 1024, Trite, 1152, Paramese, 1296, Mese, 1458, Lichanos meson, 1526, Parhypate, 1728, Hypate] Serone. Come si chiamaranno questi Toni? s' in alcuna specie si ritrouaranno, o per una, o per due, o uero per più note diatonicamente disposte, eccedere la Diapason consonantia? Soardo. Se saranno sublimi, o autentici come dirli uogliamo, più che perfetti da i musici sono chiamati, secondo più, o meno, che sarà l' eccesso; et il medesimo giudicio sarà de i Placali; se più di quello che è conueniente procedono al basso. Et non toccando la Diapason, tanto meno saranno perfetti, quanto dalla medesima perfettione mancaranno, così dalla parte della diapente, o della diatesseron, come dalla parte di tutte due: et questo medesimo sarà nel descendere; perche s' alcuni dei placali meno che sia conueniente si accostaranno [[s]] uerso il graue, quanto più sarà il deffetto, tanto più si chiamaranno defficienti. Si chiamano anchora misti, s' alcuno il Tetracordo dell' altro suo congiugato tocca, o tutti, o più parti di quello, o almeno due corde; perche se tal’hor descende insino à Mese, et per lo tono concessoli à Lychanos meson, et oltra ciò anchora se arriuarà ad Hypate meson pigliando del suo congiugato, si dirà misto. il medesimo essempio saràm nell' ottauo tono coniugato, del quale la uoce suprema è Nete diezeugmenon, se toccarà nell' ascendere, Trite Hyperboleon, o più di sopra, essendo questa la uoce del suo sublime, si dirà ancho misto. per questa ragion dunque si raccoglie, che tanto nell' ascendere il congiugato, quanto nel descendere il subilime tono, se del suo compagno pigliarà alcune parti, rettamente si possa chiamare misto. il commisto tono si chiama quando con l' autentico si mescolano le specie d' altri che del suo duce, et in sè si contenghino le forme del' impare cosonante. Enorme si dice, quando fuor della costituta corda si termina; perche tutti i toni necessariamente deueno terminare in quattro luoghi. il primo et secondo in Hypate meson. il terzo et quarto in Par Hypatemeson. Il quinto et sesto in lychanosmeson. Il settimo et l' ottauo in mese. Et però quando in altri luoghi si trouano, enormi, o inregolari si chiamano. Serone. Per dirui la uerità io non intendo ben bene questi toni, fatemene più chiaro; et se fosse possibile, mostratemeli per le note, le quali usiamo al nostro tempo. Soardo. mi sforzarò di sodisfarui. Tutte le corde che hauemo nominate, sono quindici: et la più graue si chiama proslambanomenos, la quale noi chiamaremo gammaut: et la più acuta detta Nete hyperboleon, noi chiamaremo gesolreut acuto: L' Hypatehypaton che è la seconda cominciando da Proslambanomeons, are: par Hypate Hypaton. Bemi: lychanos Hypaton, Cefaut: Hypate meson, desolre: Parhypate meson, Elami: lychanos meson, Effaut: Mese, gesolreut: Paramese. alamire: Trite diezeugmenon, befabemi: paranete diezeugmenon, Cesolfaut: Nete diezeugmenon, delasolre: trite hyperboleon, Elami: et paranete hyperboleon, Effaut, la qual' [[è l’ ultima]] [è corr. supra lin.] la penultima, ciò è innanzi à Nete hyperboleon chiamata da noi gesolreut [[:]] acuto. Hora il Dorio che è il primo tono autentico, si forma dalla prima specie della diapente, la qual principia da Hypatemeson, cioe da Desolre, ascendendo insino à paramese cioe ad alamire; et dalla prima specie della diatessaron di sopra, la qual principia dal medesimo alamire insino à Nete diezeugmenon, cio è à delasolre. amendue queste formano la quarta specie della diapason; et per la perfettion d' esso tono (com' hò detto) ui s' aggiunge un semplice tono, il qual principia da Hypate meson, cio è da Desolre, descendendo a lychanosmeson, cioe a [[ef]] Cefaut. [-f.23v-] L' Hypodorio ch' è il secondo tono placale, si fà dalla prima specie della diatessaron, la qual' è da Hypate meson cioè da desolre, descendendo insino ad Hypate hypaton cio è ad are, et dalla prima specie della diapente, la qual principia dal medesimo desolre, ascendendo insino à Paramese cio è ad alamire. Et tutte queste constituiscono la prima specie della diapason. Il phrigio il qual' è il terzo tono autentico, si forma dalla seconda specie della diapente, la qual principia da ParHypate meson cio è da elami, ascendendo insino à trite diezeugmenon cio è à befabemi; et dalla seconda specie della diatessaron, che principia dal medesimo befabemi, ascendendo insino à Trite hyperboleon cioè ad Elami. le quali la quinta specie del Diapason costituiscono: et per la perfettione del phrygio ui s' aggiunge un tono semplice, che principia da Elami, descendendo à Desolre. L' Hypophrigio che è il quarto tono placale, si fà dalla specie seconda della diatesseron, la qual principia da Elami descendendo insino à Bemi; et dalla seconda specie della diapente, la qual principia pur dal medesimo Elami ascendendo insino à befabemi. Et tutte due insieme creano la seconda specie della diapason. Il Lidio è il quinto tono autentico, et fassi dalla Terza specie della diapente, la qual principia da Lichanos meson ciò è da effaut, ascendendo insino à Paranete diezeugmenon, cioè à Cesolfaut; et dalla terza specie della diatesseron di sopra, che comincia dal medesimo cesolfaut insino à Paranete hyperboleon, cioè ad effaut. Et amendue fanno la sesta specie della diapason: constituendoglisi per la perfettion sua essendo egli autentico, un tono di più. Ma perche [-f.24r-] nel descendere troua bemi ch' è semitono, gli si concede anchora che uadi à trouare il tono, che è are: da i quali si fà il semidittono, il qual' è da Cefaut à Bemi descendendo per semitono, e dal medesimo Bemi ad are per tono. L' Hypolidio è il sesto tono placale, et si fà dalla terza specie della diatessaron, la qual principia da effaut descendendo insino à Cefaut; et dalla terza specie della diapente, la qual principia dal medesimo effaut ascendendo insino à Cesolfaut. Et tutte due insieme fanno la terza specie della diapason. Il Mixolidio è il settimo tono autentico, et formasi dalla quarta specie della Diapente, la qual principia da [[gesolfaut]] gesolreut ascendendo insino à Delasolre; et dalla prima specie della diatesseron di sopra, la qual principia da delasolre ascendendo insino à gesolreut acuto. Et tutte due formano la settima specie della Diapason; et per la perfettione del mixolidio ui s' aggiunge un semplice tono, il qual principia da gesolreut descendendo insino ad effaut. L' Hypermixolidio è l' ottauo tono placale, et si forma dalla prima specie della diatesseron, la qual principia da gesolreut descendendo insino à desolre; Et dalla quarta specie della diapente, la qual principia dal medesimo gesolreut ascendendo insino à Delasolre. Et amendue formano (com' hò detto) la quarta specie della Diapason. I Termini loro son quattro. il primo tono et il secondo hà da terminare in desolre. il terzo et il quarto in Elami. Il quinto et il sesto in effaut, Et il settimo e l' ottauo in gesolreut. Serone. Son sodisfatto di questo. vorrei hora sapere, qual' è colui che meritamente si possa chiamar Musico. Soardo. ascoltate, ogni arte et ogni disciplina fondata in ragione è più degna [-f.24v-] dell' artificio, che dalle mani, et dall' opra dell' artifice si essercita; et è anchora molto maggiore et più alto merito in un huomo intendere et sapere quel ch' egli fà, che fare et essercitare quello che sà; perche l' artificio corporale serue come seruitore, et la ragione come patrona commanda; ne senz' essa la mano giamai puo far cosa alcuna buona. Tanto dunque la scientia della Musica nella cognitione della ragione è più chiara et illustre dell' opra et dell' atto solamente, quanto il corpo è superato dall' animo. Onde ne seguita, he la speculation della ragione non hà necessità dell' atto dell' operare, mà l' opre delle mani se dalla ragione portate non sono non faranno nulla. Et ueramente quanta sia la gloria et il merito della ragione, intender si può da questo; che molti artefici (per dir così) corporali, non dalla disciplina, mà da essi stormenti pigliarono il nome; come il citaredo dalla citara, il Tibicine dalla tibia, et molti altri da i loro stromenti. Quello dunque è Musico, il quale misurata la ragione, non con l' opra, ma speculando solamente, possiede la scientia del cantare. la qual cosa si uede anchora nell' opre de gli edificij et della guerra, doue sono celebrati solamente i nomi de i fondatori, et dè i trionfanti, per la ragione et imperio de’ quali, furono tali cose, et fondate et ordinate; et non di coloro, che con l' opra et co 'l seruitio le condussero à fine. Sono dunque tre generi dell' arte della Musica; uno è quello che consiste nelli stromenti: il secondo circa la poesia: et il terzo che rende giudicio dell' una cosa et dell' altra. I Citaredi, et gli Organisti, et tuttti coloro che essercitano solamente gli stromenti perche son lontani [-f.25r-] dal render ragione della Musica; però (com' è stato detto) essi serueno, et di tutta la speculatione sono ignoranti. il secondo genere della Musica è dato à quelli che compongono uersi; et perche tutto quello che si riferisce al uerso, più presto per istinto naturale, che per speculatione, o ragione si fà, però i Poeti anchora non son degni d' esser chiamati ueramente musici. il terzo genere è quello solo che di giudicare hà la scientia: questo tutto nella ragione et speculatione essendo posto, propriamente alla Musica si deputarà. Quello dunque è Musico, il quale hà facultà secondo la specolatione, et la ragione conueniente alla musica, di saper giudicare i modi, i rithmi, i generi d' i canti, le permistioni, et i uersi de poeti. Serone. À mè pare, che questo musico allhora si trouarà, quando uedremo comparire quel Principe di Platone, o l' Oratore di Marco tullio, ouero quel Cortegiano formato da Messer Baldassar Castiglione. Soardo. Hor sù fate uoi, et perche egli è notte, à Dio. Serone. Mi ui raccomando, et aspettatemi à buon' hora sapete? Soardo. Così farò.

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