Author: Doni, Giouanni Battista
Title: Se le Azzioni Dramatiche si rappresentauano in musica in tutto ò in parte
Editor: Massimo Redaelli
Source: Florence, Biblioteca Marucelliana, MS A.294.2., f.ir-5v

[-f.ir-] [signum] Lezione [[ Di poi in Firenze nell' Academia della Crusca add. in marg.] Se le Azzioni Dramatiche si rappresentauano in musica in tutto ò in parte Lezzione prima Recitata in Camera del Signor Cardinale Barberino nel 1624 [signum] Son ito più uolte Monsignore Illustrissimo fra me medesimo considerando onde sia auuenuto che essendosi in questi ultimi secoli mercè della fatica et industria de begl' ingegni moltissime cose ritrouate in luce le quali erano nelle rouine d' Italia state sepolte gran tempo o per uarij accidenti tralasciate et dismesse pochi siano stati quelli che di ridurre a notitia le cose concernenti al Teatro et l' antica musica si sono presi diletto: et quei pochi ancora cosi [[confusamente]] leggiermente ne hanno trattato ne gli scritti loro che nonch' egl' habbino appieno spiegato [spegato ante corr.] tutte le difficoltà che in simil' materia occorrano ma quasi più dubbiosa et incerta habbiano lasciato la mente di chi ha uoluto da i loro libri apprendere il uero. Qual di ciò ne sia la cagione non è mio intendimento di ricercare al presente per non hauer agio d' allontanarmi dal suggetto che mi sono proposto di trattare questa sera, quale sarà se non proportionato alla grandezza et preminenza di chi m' ascolta almeno non disdiceuole al tempo che s' auuicina del carnouale poiche quando appunto si uanno mettendo a ordine le comiche o Tragiche rappresentazioni per honesto sollazzo degli huomini nelle lunghe fatiche stanche noi anderemo con ogni possibile breuità considerando il modo che gl' antichi tennero nel recitare le azzioni drammatiche mentre simili spettacoli erano in fiore: cioè se le Tragedie et Commedie si rappresentauano [-f.iv-] col canto o senza et se pure in scena si cantauano se ciò si faceua in tutta zione o in alcune sue parti solamente. Ricerca quanto bella et curiosa tanto malauole et dubbiosa per la scarsità che hoggi habbiamo d' auttori antichi da qua
  • possiamo imparare queste et simiglianti cose: et perche pochi o nessuno de<'> moderni come ho detto ne hanno trattato se non forse alla sfuggita et mente non è però che spesso non se ne discorra [discor ante corr.] con gran [[g]] contrarietà d' opinio nelle conuersationi d' huominj che di studij ameni et giocondi amano di ragio Ma per uenire da principio al proposto tema dico che per due uie si può uenir alla notizia delle cose remote dal secolo nostro delle quali l' una è quella auttorità et attestazioni de gli scrittori i quali di questo che essi uiddero o spp di certo ne i loro libri come che sia fecero menzione: l' altra è quella de ragioni et congetture le quali benche taluolta rieschino fallaci non so però da disprezzare doue non siano come si dice tirate per i capelli ma si fdino sopra principij saldi et euidenti. L' auttorità et testimonianza de glo scrittori d' ogni dubbio ci cauerebbe al sicuro se fra quelli che delle cose Sceche o Teatrali scrissero (come si dice) ex professo alcuno ce ne fosse rimasto al di d' hoggi: ma perche i libri di Marco Varrone, di Suetonio Tranquillo, di Gba Re di Mauritania che intorno alle cose teatrali composero si sono smriti come di molti altri Latini et di moltissimi Greci di simil materia è auueto resta che ci seruiami di quelli che di queste cose hanno scritto incidmente et con breui parole come sono alcuni Grammatici et altri che sarann da me mentouati di sotto. Per uia di congetture et argomenti cauati dal uesimile si [può add. supra lin.] ben anco raccogliere qualche cosa del modo che gl' antichi tennro nel recitare in Scena le azzioni Drammatiche quando uoi mi uogliat accordare un presupposto ch' io fò in materia di simili spettacoli essi fosro molto più esquisiti et esatti che noi non siamo: et che però in quella mniera [- f.2r-] appunto si rappresentassero quei componimenti da gl' histrioni la quale è la più congrua et ragioneuole et diletteuole ancora. Questo fondamento mi par di poter gettare con ragione al mio discorso per li molti et uarij argomenti che per proua i' potrei addurre se la breuità del tempo prefisso non mel uietasse, da quali potrebbe chiaramente conoscere ciascheduno la grande maestria et diligenza de gl' antichi in tutto quello che appartiene al Teatro et perciò quando io hauerò dimostrato qual sia la migliore et più decente maniera di recitamento (parlo dello Scenico et rappresentatiuo) per conseguenza si potrà credere che tale fosse il modo tenuto da gl' Antichi. Or dunque non c' essendo il tempo a dire ogni cosa uediamo un poco quali sian le opinioni che intorno alla proposta difficoltà si raggirano. Sono alcuni che portano ferma credenza che nel recitarsi le Tragedie et Commedie o qual si sia altra spezie di poema Drammatico non si cantasse altro che i Cori (de quali non c' ha luogo il dubitarne). Altri per l' opposito tengono per cosa certa che oltre i chori si cantasse ancora nel rimanente dell' azzione: ma il parere di questi è diuiso in due capi: percioche alcuni sen distinzione [[hanno creduto]] [si sono imaginati corr. supra lin.] che tutta la fauola si recitasse col canto come forsi hanno pur supposto quelli che a tempi nostri pretendono d' hauer rinouato un antico costume facendo cantare in Scena tutte le parti de loro componimenti Drammatici il che uediamo tuttauia praticarsi ogni uolta che si recit in musica. Altri poi pigliando la uia di mezzo giudicano indubitatamente che non pure si facesse distinzione tra parte et parte nelle azzioni rappresentatiue non si cantando tutte ne nel medesimo modo ma che anco [così add. supra lin.] si deua fare a uolere in ciò mantenere la debita conuenienza et conseguire il fine del diletto che si propone il rappresentatore. Ma prima di passare più auanti consideriamo un poco sù [-f.2v-] qual ragione si fondino quelli che alla prima opinione aderiscono. Credono questi tali che la musica non si confaccia con l' imitazione della Scena et che il senr cantare un recitante in palco arrechi altrui tedio et fastidio anzi che piace et diletto: oltre a che (dicono questi) assai s' attediarebbono ancora gli spettatori per la sola lunghezza delle fauole le quali recitandosi col canto come elle stanno ne libri riuscirebbono senza fallo lunghissime et per conseguenza tediosissime doue senza canto l' antiche non sono si lunghe che perciò possino generare tedio et fastidio: poiche tra questi sette poeti Dramatici; 4. Greci Aristofane Eschilo Sofocle et Euripide et tre Latini Plauto Terentio et Seneca (mercè de quali habbiamo pure fra un' numero infinito di fauole antiche) da 70 fra tragedie Commedie) niuna uen' ha che passi di troppo mille cinquecento uersi la mima delle quali si recitasse in musica per la sua prolissità e languidezza non potrebbe essere ascoltata. Di più che uerisimiglianza (la quale tuttauolta è cosi precisamente raccomandata da Aristotele a quelli ch' egli istruisce nella sua poetica) hauerebbono le cose che si raccontano et rappresentano in Scena se il canto ui s' adoprasse: percioche chi hà mai ueduto che mentre alcuno di qualche serio negozio sta ragionando, o si consiglia, o s' adira, o minaccia (le quali cose tutte et altre simili si [) ante corr.] rappresentano in Scena egli parli cantando, o pure canti parlando? certo niuno onde concludono questi essendo la poesia una specie d’ tazione che rappresenta l' humane azzioni con giocondo et diletteuole parlare in quella guisa che più s' auuicina alla uerità della cosa stessa ne si potendo ci<ò> fare se ui si frappone il canto ne segue ch' egli non si confaccia con le azzion Drammatiche anzi sia del tutto sproportionato et disdiceuole. Quest' opinne con tutto che la sia fondata sopra qualche apparenza di uerità et però fasima. conciosiacosa che quello che si dice del tedio che recherebbe la prolissità et languidezza del canto ne ragionamenti de gl' attori Teatrali, hauerebbe per auuentura luogo se la musica antica non fosse stata molto diuersa dalla nostra et massimamente da [-f.3r-] quella che s' usa nelle chiese come in altra occasione forse una uolta dimostrerò con alcune osseruazioni appartenenti a questa materia tratte da uarij luoghi de gl' antichi scrittori. Non uorrei che alcuno credesse ch' io habbia detto a caso che l' hodierna musica è poco proportionata et idonea all' imitazione et conseguentemente al muouere gli affetti percioche in questo ultimo concorrono tutti quelli che della musica eruditamente hanno scritto et fra gl' altri Vincenzo Galilei in più luoghi del suo libro. [[Il medesimo afferma et pratica per quanto può nelle sue compositioni il Signor Giouanni Girolamo che come persona di non mezzana erudizione riconoscendo questa uerità s' ingegna d' accostarsi con la melodia che hoggi [[s' usa]] è in uso (poiche il mutarla è cosa se non impossibile almeno difficilissima) a quella maniera semplice et naturale costumata da gl' antichi et che sola è habile a commuouere gl' affetti humani.]] Ma che uò mendicando io le attestationi doue l' esperienza istessa conuince il mio detto. È cosa certa che essendosi pochi anni sono comiciato ad introdurre le Tragedie et Commedie cantate s' è insieme introdotto lo stile che chiamano recitatiuo cioè rappresentatiuo et accomodato alla scena il quale tutto s' auuicina al modo dell' antica musica quanto s' allontana dalla moderna et specialmente da quella che si usa nelle chiese, e che non uien compresa sotto questa uoce d' Aria: dal che si conosce che il ricercare nuoua foggia di musica per le scene et i Teatri non è opera souerchia o un chimerizare come si dice in cose che non hanno [[suiast]] sussistenza alcuna. Non posso passare sotto silenzio l' origine di questa uaga inuenzione la quale cominciò s' io non erro a gl' anni passati in Fiorenza et di la si è poi a poco a poco insinuata [insinuta ante corr.] per l' altre città più ciuili d' Italia et uedesi tuttauia migliorarsi et prendere i suoi accrescimenti doue primieramente è uenuta a luce. La lode se ne deue attribuire in gran parte al Signor Iacopo Corsi et Ottauio Rinuccini l' uno et l' altro meriteuoli d' eterna memoria quello per essere stata la casa sua un continuo ricetto delle muse et de gl' huomini letterati questo per le uaghe compositioni poetiche ch' egl' ha [-f.3v-] lasciato al mondo come ognun' sa. Questi uedendo che la musica d' hoggi è troppo uero male appropriata a fare i buoni effetti nel Teatro che anticamente faceua c sappiamo per la testimonianza che ce ne danno scrittori approuati s' andarono imnando che l' haueua bisogno di qualche particolare osseruazione accioche si rendesse capace dell' imitazione et espressione scenica et hauendone insieme et a quelli della professione conferito quello che finalmente deliberarono fecero mre in prattica et piacendo la cosa al gusto di molti fu meraugliosamente rice Et allora prima si [[cantò]] recitò [[il]] in Mantoua col canto la Dafne del med Ottauio Rinuccini. Si è di poi in uarie occasioni mediante l' esperienza che scuo
     nuoue cose si fattamente migliorata questa maniera di musiche che
    si p sperare di uederla tosto arriuata al suo antico splendore: et non ha molto che f<ù>
    rappresentato in Firenze il Medoro del Signor Andrea Saluadori in musica presso il Gran
    Duca cosimo di Firenze memoria doue si riconobbe chiaramente quanto di già s' era
    migrato questo stile recitatiuo. Non hò fatto questa digressione per altro che per
    more che doue la musica sia tale quale si richiede nelle scene non fà forza qua
    opposizione che muouono quelli che sostengono che fuori de chori non si cantasse gmai.
    Hora intendo di prouare l' opinione contraria con le attestationi de gli scrri le quali sono
    tanto chiare et irrefragabili che il recalcitrare non c' ha luogo. Tito Liuio nel settimo libro
    trattando dell' origine che hebbero in Roma i giuochi Scenici ha un [[luogo]] [passo corr.
    supra lin.] il quale tutto' ntero addurrò perche da esso molte cose si cauar a questo
    discorso appartenenti. Caeterum (dice egli) parua quoque ut ferme principia omnia) et ea ipsa
    peregrina res fuit. Sine carmine ullo sine imitdorum carminum actu ludiones ex Etruria
    acciti, ad tibicinis modos saltantes, hau indecoros motus more Thusco dabant. imitari
    deinde eos iuuentus simul incditis inter se iocularia fundentes uersibus coepere; nec
    absoni a uoce motus erant. Accepta itaque res saepiusque usurpando excitata uernaculis
    artificibus, quia hister Thusco uerbo ludio uocabatur, nomen histrionibus inditum; qui non
    sicut ante Fescennino uersu similem incompositum temere, ac rudem alternis iaciebant: sed
    impletas modis satyras descripto iam ad tibicinem cantu motuque congruenti peragebant.
    Liuius post aliquot annis qui ab Satyris ausus est primus [-f.4r-] argumenta fabulam serere,
    idem (scilicetid quod omnes tum erant) suorum carminum actor dicitur, cum saepius
    reuocatus uocem obtudisset uenia petita puerum ad canendum ante tibicinem cum statuisset
    canticum egisse aliquanto magis uigente motu, quia nihil uocis usus impediebat. inde ad
    manum cantari histrionibus caeptum diuerbiaque tantum ipsorum uoci relicta. Questi furono i
    principi della poesia Drammatica o recitatiua appresso i Romani. Da questo luogo di Liuio
    pare che habbia tolto di peso quello che ne scriue similmente Valerio Massimo nel capitolo
    quarto del secondo libro. Ma dal suddetto passo molte e notabilissime cose si possono
    facilmente raccogliere: et principalmente questo che era cosa usata di cantarsi uersi in scena i
    quali col gesto s' atteggiauano come fanno tuttauia i Commedianti benche senza canto: il che
    si trouerà esser uerissimo in qualunque spezie di poesia composta da Liuio Andronico, cioè
    Tragedie, Commedie et Satire le parole di Liuio Andronico s' intendino poiche in nessuna
    maniera si può dire che quelle parole suorum carminum actor et le susseguenti si debbino
    intendere del choro il quale non da un solo, mà da molte persone era cantato come ognun' sa
    in in consonanza di uoci (quantunque il Zarlino habbia scritto che la Sinfonia non si
    praticasse da gl' antichi nel che è meritamente ripreso dal Gallilei) oltre a che il choro nelle
    Satire non haueua luogo ne meno in quelle antichissime di Liuio (le quali in che cosa
    differissero da quelle d' Ennio Lucillio et Horazio lo dichiara appieno il Casaubono nel suo
    libro De Satira). Ne meno stimo che hauessero il choro le Commedie di Liuio anzi che in
    questo non fossero punto differenti da quelle di Plauto et di Terenzio et de gl' altri Comici
    Latini. Potrebbonsi molte altre curiosissime cose cauare dal soprallegato [sopradetto ante
    corr.] passo di Liuio historico et particolarmente notare quel modo di parlare (Ad manum
    cantari histrionibus ceptum) che senza necessità uuole il Salmasio che si legga ad manum
    saltari. ma perche non ho tempo in allungarmi passerò ad altri auttori che ancor essi
    chiaramente conuincono che fuor de chori pure si cantasse. Scriue Suetonio nella uita di
    Nerone queste parole. Tragedias quoque cantauit personatus et poco appresso. Inter caetera
    cantauit Canacem parturientem Orestem matricidam, Oedipodem excaecatum, Herculem
    insanum i quali tutti erano suggetti Tragici. Diranno forse che Suetonio non dice [-f.4v-] che
    Nerone cantasse in Scena ne come si cantauano ordinariamente le Tragedie <.> Et che accade
    ch' egli lo dica se essendo questi argomenti Tragici non si può dere altrimenti se non ch'
    [[egli]] [esso gli corr. supra lin.] cantasse come si cantauano allora: massimamente
    [[hauend cantato altre uolte in Scena]] insegnandoci il medesimo Suetonio ch' egli recitò
    [et cantò add. supra lin.] in Scena primieramente in Grecia (doue andò posta per iui prouarsi)
    poi in Napoli al città Greca appresso ne suoi giardini in Roma doue parendogli d'
    essers assai essercitato et posta giù la uergogna se pure alcuna n' hebbe mai uol di poi
    tra gl' altri Commedianti cantare in publico spettacolo del Popolo R
    [[Il medesimo]] [L' istesso corr. in marg.] Suetonio nel fine della uita del medesimo dice.
    Obseruatum [[est]] etiam fuerat novissimam fabulam cantasse eum publice Oedipodem
    [[excaecatum]] exsulem. Et chi non sa che questa è una delle principalissime Tragedie
    antiche. Il medesimo scriue in Galigola cosi Canendi ac saltandi uoluptate ita efferebatur ut
    ne in pub
    
  • cis quidem spectaculis temperaret quominus et Tragoedo pronuntianti concineret et gestum histrionis quasi laudans uel corrigens palam effingeret. Dal che apertamente si conosce che altro era l' uffizio del Tragedo altro dell' histrione atteso che quello cantaua uersi del poeta tuttauia in stile recitatiuo et questo formaua il gesto secondo che il suggetto richiedeua come pure s' è ueduto in Liuio essersi allora costumato: senon che Liuio c' insegna di più che i diuerbij cioè i ragionamenti a uicenda che interuengono in tutte le azzioni Drammatiche erno da gl' histrioni recitati: le parole sono queste. Vnde ad [[<...>um]] manum cantari histrionibus caeptum, diuerbiaque tantum ipsorum uoci relicta. Di qui nasce che Prudentio antico poeta Christiano chiama il Tragedo. Tragicum cantorem. Vt Tragcus cantor ligno tegit ora cauato, Grande aliquod cuius per hiatum crimen anhele. Et in una antica inscrizione si legge Tragica quoque uoce placebam. et pdulcis uox Tragoedi nell' istessa uita di Galigola. Quinde è che i Greci de tempi più bassi et insino i moderni chiamano [Tragodemata] le cantilen et [Tragodein] il cantare et [Tragodetai] i cantori. Liutprando Pauese il quale ui intorno a 800 anni fà et scrisse assai leggiadramente per que' tempi delle cose succeduteli nella sua legatione in Grecia dice cosi. Post nonnulla inutilia tragoedimata ac cantilenas somno sese dedere et cetera. Veggansi gli scolij d' Euripide nelle Fenisse et quei di Teocrito i quali in più luoghi [Tragodein] espongono [melpein] anzi io uo congetturando [-f.5r-] che insin nel tempo d' Arriano Stoico i cantori si cominciassero da Greci a chiamare [tragodoi] che questo sia uero ecco un luogo del terzo libro capitolo quartodecimo de Ragionamenti d' Epitteto che bastantemente ne certifica. [Hos hoi kaloi tragodoi monoi asai ou dynantai alla meta pollon houtos henioi monoi peripatesai ou dynantai]. Doue si uede che [tragodoi] si pigliano per cantori et non per i Tragedi cosi detti da Romani perche non è uero che questi cantassero in compagnia d' altri come fanno i comuni cantori: le parole d' Arriano suonano [[q]] cosi: Sicome i buoni cantori non possono cantar soli ma si bene con molti: cosi sono alcuni che soli non possono passeggiare. Et si come i Greci nominarono alcuna uolta i cantori in comune con questo nome speciale [Tragodoi] così per l' opposto i Latini chiamarono i Tragedi et Commedi col nome generale di Cantores. Horazio nell' arte poetica doue dice Donec Cantor uos plaudite dicat. dimostra ancor esso che cantores si diceuano gl' attori stessi poiche da essi ueniua proferito alla fine dell' Azzione quel Plaudite come nelle commedie di Plauto et di Terenzio si può uedere o fossero tutti insieme che da Latini era detto Grex o da alcuno di loro che nulla rileua. Si potrebbe ben con ragione dubitare se nella fine d' una rappresentazione di Tragedia si dicesse similmente quel Plaudite et mi gioua di credere di si perch' io mi persuado che non meno applaudessero con quel battere di mani gli spettatori nella Fine delle Tragedie che erano piaciute che si facessero nelle Commedie. Qual poi sia la cagione che nelle Tragedie di Seneca non ui si ueda questa ragione se ne può addurre che per non essersi solito inserire nell' ultimo uerso come parte di quello perciò si sia nelle Tragedie scritte tralasciato. [[Mi gioua di credere]] [Io mi do ad intendere corr. supra lin.] che all' autorità di Scrittori si graui haueranno ceduto quelli [[che]] [i quali corr. supra lin.] pertinacemente sosteneuano che nelle attioni drammatiche antiche non ci interuenisse il canto fuor de i Cori. Ma se pure si trouerà alcuno che di queste proue non si contenti dicami di gratia quel che risponderà ad Aristotele, il quale in un suo bellissimo Problema della settione XVIIII. doue discorre delle cose musicali euidentemente dimostra che si cantasse le sue parole formali tradotte in nostra lingua sono queste: Per qual causa i Cori [cori ante corr.] delle tragedie non cantano ne col tuono Ipodorio ne con l' Ipofrigio? forse perche queste armonie non hanno Aria (che questo credo qui uoglia dire quel [melos]) la quale e necessaria al Coro: [-f.5v-] perciò la Musica, ò Armonia Ipofrigia è dotata di costume attiuo, e pero ne Gerione (credo che sia nome d' una Tragedia antica) in questa armonia st adattata l' uscita, e lo spogliamento dell' armi (che questo mi par che suonino qu parole [he exodos kai he exoplisis] et non ex cursus, et arma come interp il traduttore antico). Ma [ma ante corr.] l' armonia Ipodoria contiene il costume magnif e graue, e percio hà più del Citaredico che tutte l' altre armonie, le q due cose (parla del costume attiuo, et del magnifico) sono ueramente spropnate al Coro, mà più conueneuoli à quelli della Scena (cioè à gl' attor<'>istessi) Poiche quelli sono imitatori degl' Eroi, i quali soli frà gl' antichano i capi ò Principi doue i Popoli sono huomini comunali de quali è compo il Coro; per la qual cosa gli si confà il costume flebile, et posato, et pari l' aria del canto, le quali cose hanno dell' humano: e queste qualità si trouan altre armonie, mà non già nell' Ipofrigia, la quale tiene dell' infuriato, et Bacchico, mà la Missolidia ueramente è quella, che queste cose può operare per senza dubbio ella hà del passiuo, ò compassioneuole, come esser sogliono più presto i deboli che i Potenti; laonde è appropriata à i Cori, mà l' Ipodo e l' Ipofrigio hanno dell' attiuo, che non è conueniente al Coro, il quale non <è> altro ch' un otioso Cliente ò ministro; percioche contribuisce solo pronte d' affetto à chi egli assiste. Da questo Problema, che è singolarissimo per ingnarci molte particolarità dell' antica musica, et perche puo seruire co per regola à bene, et giuditiosamente comporre le cantilene accio siano prportionate al suggetto chiaramente si conosce che non solo i Cori delle Tragedi si cantauano, mà le parti ancora più essentiali di quelle, come il sudetto Spogliamento dell' Armi parte senza dubbio (per usar d' un termine scolastic integrante d' una cotal Tragedia intitolata Gerione, la quale credo contenesse come quel fauoloso, et mostruoso Eroe fù da Ercole delle sue ar spogliato, il qual disarmamento rappresentauasi in Scena con uersi cantati a suon di flauto con' modo proportionato all' attione, et co gesti, et altre cicostanze che per bene esprimere, et imitare quel fatto si richiedeuano. E che più? si conosce etiandio che nell' istessa attione dramatica con altra niera di musica si cantaua il Coro con altra il rimanente di essa.
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