Author: Doni, Giouanni Battista
Title: Lettione Quinta sopra la Musica Scenica
Editor: Massimo Redaelli
Source: Florence, Biblioteca Marucelliana, MS A.294.7., f.128r-136r

[-f.128r-] [come dire]] [[l]] 3 add. in marg.] [[P]] Lettione Quinta sopra la Musica Scenica Nella precedente Lettione, Serenissimo Principe, Degnissimo Arciconsolo, Virtuosi Academici con testimonianze d’ autori classici assai euidentemente prouai (s’ io non sono ingannato) che le Comedie si diuideuano ne’ Cantici, ne’ Diuerbij, e nel Coro: et che oltre al Coro <(> il quale nelle Comedie Latine non fu adoprato) si cantauano formatamente i Cantici; ma non ò i Diuerbij [[cioè]] che noi possiamo anco mare colloquij o ragionamenti a uicenda; cioè quelli doue più attori [[insieme]] interuengono [[et insieme fauellano]] [fauellando insieme corr. supra lin.]: delle quali parti non ha dubbio [[che ancor’ ]] [che corr. supra lin.] le Tragedie [similmente add. supra lin.] si componeuano, quandunque i sopracitati Autori delle sole Comedie facano mentione. Mostrai di più che nell’ antiche Comedie Latine, che hoggi ci restano di Plauto e di Terentio, questi cantici si ritrouano, et ch’ è semplicità di uedere che fussero cosa staccata dalla fauola, come sono gl’ hodierni Intermedi. Or se alcuno uorrà sapere di più quali erano questi cantici; et con quali segnali si possino differentiare da i Diuerbij, et se tutti i soliloquij, ne’ quali un solo fauella si possino [-f.128v-] si debbino tra i canti annouerare e come da i Greci si chiamassero, ne dirò breuemente [[l’ ]] quel ch’ io ne sento. Si come ogni sorte di soliloquio è adattabile et proportionato alla musica (se uogliamo giudicarne senza passione) uerbi gratia doue [[un pers]] qualsiasi personaggio discorre medesimo pianamente, e senza commotion’ d’ affetto, massime [[<..>n’ add. supra lin.] [[le]] dilungo, ouero con gli spettatori stessi (se ben’ ciò non è lodato) io [[cosi crederei (et ho]] tengo per fermo che non tutti i soliloquij siano [[cantici, mà quelli solamente]] [ueramente cantici, ma so corr. supra lin.] [quelli add. in marg.] che contengono qualche particolare espressione d’ affetto, e per dirla in una parola, [[quelli che sono Patetici a sole]] [i Patetici senza più corr. supra lin.] persuadendomi che tutti gl’ altri fra i Diuerbij si debbino riporre; non importanto a giuditio mio niente, che taluolta uno proponga senza risposta; come quando un personaggio parla [[col T]] col popolo ascoltante [[come l uerbi gratia]] ne’ Prologhi di Plauto et di [Terentio add. supra lin.] o che parlando uno seco medesimo [[per imaginatione solamente]] non ui hà [[se che]] se non un personaggio solo in rea e due in apparenza. [[Ma per leuare ogni scrupolo e non dissimulare cosa alcuna in questa curiosa materia uediamo quello che in [-f.129r-] torno alla Tragedia possiamo determinare<. N>on mancheranno per auuentura di quelli]]<. C>he questa differenza [poi add. supra lin.] sia molto ragioneuole lo potete conoscere da questo. Tre sono le radici e [[come]] [quasi corr. supra lin.] della Musica come riferisce Teofrasto appresso Plutarco; l’ allegrezza, il lore, et l’ Entusiasmo; cioè il furore Diuino e secondo la uana religione dei Gentili a i Baccanti e Profetanti apparir si diceua: poiche o sia alcuno da eccessiua allegrezza [[trasportato]] [soprapreso corr. supra lin.]; o da souerchio dolore [[piag]] [oppresso; corr. in marg.] [[ impeto]] o da certo impeto straordinario [e furioso add. in marg.] [[ingombrato o sia poi naturale o naturale]] trasportato (o naturale o Diuino [[che [si add. supra lin.] sia]] [che si sia add. in marg.]) ageuolmente suol’ alterare e piegare la uoce in guisa; che manifesto principio i canto ui si riconosce: non essendo altro finalmente il cantare, che un solleuamento della loquela in certi e misurabili interualli; secondo il più o il meno. Quindi anco auuiene che come osseruò Quintiliano ogliono i Dicitori [ne’ loro add. supra lin.] Epiloghi spesse uolte al canto auuicinarsi; quando trasportati da gran’ ueemenza d’ affetti, o sia di commiseratione, o sdegno, o altro prorompono come tuttauia sentiamo, in certi accenti acuti; e stranamente tramutano il loro Tuono ordinario, in un altro più concitato et arioso. Onde si dee credere che gl’ antichi ottimi [-f.129v-] conoscitori di [[queste cose]] [tutto questo; corr. supra lin.] e che singolare studio et incredibile industria [[posero nelle cose musica e nelle cose del Teatro]] [poneuano nelle cose corr. supra lin.] Musicali e Teatrali, con molto [molta ante corr.] [[conuenienza]] [giuditio corr. supra lin.] adattaro [[il canto]] la melodia a i soliloquij affettuosi detti da’ Latini Cantica, e da’ Gre [Monodiai]: riseruando i Colloquij o Diuerb per uso della semplice fauella. [[Et in un cotal distintione Et certamente]] Concorno per mio parere a fauor di questa dstintione tutte le conuenienze della nara e dell’Arte; che le pedate di quella quanto più può s’ ingegna di seguire. Imperoche sicome naturalmente [[succede]] gl’ huomini [huomine ante corr.] [trouandosi in luogo solitario add. supra lin.] alcune uolte [[per]] per un solleuarne delle loro fatiche e noiosi pensieri, prorompono in qualche sorte di cantilena: et se ragionano da per loro, il fanno per uia di semplice discorso, et come consultando o deliberando di qualche cosa; e non per isfogo delle loro passioni. cosi è molto conforme nell’ arte poetica che per [[q]] mantenere quanto si può la uerisimilitudine e’ l decoro; l’ istesso s’ osserui nell’ Imitione delle Fauole: e che doue [[s]] hanno a rappresentare affetti, iui interuenga la musica, la quale come giornalmente uediamo con grande efficacia gl’ esprime; et doue altri affari humani, come consulti<,> [-f.130r-] contrasti, commandamenti, riprensioni, racconti, et che so [[e]] io e col semplice fauellare (come anco meglio riesce) [[s’ ]] [ciò s’ corr. supra lin.] adempisca. Imperoche come si poteuano mai acconciamente modulare quelle parole che bene stiano? Fores effregit? Restituentur. Descidit uestem? resarcietur et cetera. [[E chi D]] E cosi anco quelle lunghe contese de’ serui appresso Plauto, doue si dicono un monte di male, con uocaboli nuoui e ridicolosi, l’ uno sopra l’ altro accatastati; o come nel Pseudolo interrottamente A. Impudice. B. Ita est. A. Sceleste B. Dicis uerum et cetera. Nè ciò milita solamente nelle Comedie (doue non ha dubbio che la semplice fauella è capace di molte grate facetie, storpiamenti di parole, uocaboli stranieri, concetti ridicoli et affettati, et simili gentilezze, che molto meglio riescono senza canto) ma anco nelle Tragedie: doue a uolte cose occorrono, nelle quali non sò come possa ben calzarui la musica: Tali sono quei passi doue [[uicendeuolmente]] tra due si parla sententiosamente; contenendosi le proposte e risposte in uersi seguenti: il che i Greci dicono [antilogias] et [stichomythias]: uerbigratia doue un Tiranno sostiene che sia meglio il farsi temere, et un suo uecchio consigliere il farsi amare: come nel Tieste di Seneca: doue Atreo appalesa ad un suo uecchio seruo lo scelerato [suo add. supra lin.] disegno [[che haueua]] contro il fratello. [-f.130v-] Tale è anco la contesa d’ Eteocle e Polinice nelle Fenisse d’ Euripide di Trocaici composta. La qual difficoltà maggiormente s’ accresce doue spezzatamente e con breui parole due contendono insieme; come [[la]] fa Medea con Nutrice appresso Seneca. A. Moriere. B. Cupio. Profuge. B.Poenituit fugae et cetera. Et molto più perche riesce difficile il modulare con gratia quando le proposte e risposte uogliono essere preste e uiuaci; come nelle minaccie e contese interrotte da ingiurie e rimproueri, e cose simili; che non danno tempo all’ re di pigliare il Tuono dell’ Instrumento. onde conuenendoli taluolta aspettare per senti quella corda che gl’ abbisogna; non può rispondere con quella prontezza che conuerrebbe: onde è forza ch’ il negotio riesca freddissimo et inuerisimile. il che succederebbe nell’ ultimo Diuerbio d’ Oreste et Menelao et in quel di Gione e Creusa [composto di Trocaici lunghi, in modo che un personaggio dice i primi hemistichij e l’ altro gl’ ultimi add. in marg.] et in quelli di Fedra e della Nutrice appresso Euripide e nell’ Ippolito di Seneca dopo quelle parole Precibus haud uinci potest. Et parimenti doue l’ Antilogie sono molto lunghe, come nelle Fenisse tra Creonte et Antigone: et nel Gione, tra Gione et Creusa. che diremo poi di quelle prolisse narrationi de’ Messi, descrittioni di luoghi e casi memorabili [-f.131r-] con tante circostanze di morti seguite, espugnationi, battaglie e cose simili; come per addurre qualche esempio nelle Fenisse quel racconto che fà il Messo della sortita de’ Tebani assediati contro gl’ assedianti Argiui; col successo della uittoria. Credere che si possino queste si fatte dicerie modulare in maniera che non rechino altrui gran tedio e fastidio? non mai. Diranno che pure hoggidi si recitano in musica Attioni Tragiche e Tragicomiche tutte intere, et che [[fan]] riescono bene. che si rappresentino queste Attioni tutte cantate lo confesso, e molte ne [[l]] [ho corr. supra lin.] udite io qui in Fiorenza, et in Roma; e particolarmente una tutta cantata da donne tre anni sono: ma che rieschino [bene add. supra lin.] si che molto meglio non riuscissero, quando le parti affettuose sole si cantassero, non lo concedo altrimenti. Et uaglia a dire il uero, non sentiamo noi tuttauia quanto presto [[ne]] uenghino a noia quelle lunghe cantilene, a chi della musica non è inamorato affatto? Certamente se s’ andassero raccogliendo i uoti stimo che a pena di dieci [l’ add. supra lin.] uno si trouerebbe che non confessasse di sentire in queste musiche un certo tedio e sazieuole [[g]] che non gl’ appaga troppo l’ udito. Diranno forse che’ l difetto uien da’ compositori che per ancora non hanno saputo trouare una sorte di melodia proportionata alle scene; et che [-f.131v-] habbia tutti i requisiti di bontà et eccellenza. Non ha dubbio che la musica; et la Teatrale principalmente si può perfettionare assai [[s<....>]] et renderla molto più patetica; massime con l’ uso di uarij Tuoni al modo antico, ma qui non sta il punto del negotio. Imperoche se noi [[imp]] imprendiamo a modulare qualche racconto, la musica Patetica, ariosa et uariata di corde, come ne’ Madrigali e canzoni; ella non ci ha luogo al e però uedremo che i compositori la fuggono; come fanno anco i Segretarij in materia di negozij, gl’ ornamenti p et [[q]] se si fà pura e semplice e ricercante poche corde come si costuma; il tedio è ineuitabile: non solo per questa simiglianza di cadenze, come altri anco hanno osseruato; ma in oltre per quell’ uniformità di molte sillabe proferite sotto l’ istesso Tuono detta da’ Greci Monotonia<;> il che forse da altri non è [stato add. supra lin.] auuertito. Et se non si crede a me, credasi all’ esperienza; e prendasi per esempio quel racconto della morte di Euridice appresso il Rinuccini Per quel uago boschetto et cetera e prouisi come riesca meglio, o recitato con buon garbo da qualche esperto attore in semplice fauella; o pure cantato come sta; ancorche [[non sia molto lungo coi modi]] [sia corr. supra lin.] anzi breue che [[non]] [no corr. supra lin.], et gratiosamente modulato; [-f.132r-] come il restante dell’ Attione; che fra le hodierne composte per la musica a giuditio mio tiene il primo luogo. Or che faremo dunque di quelle prolisse narrationi, uerbi gratia la poco fà citata delle Fenisse? In quale maniera [[si potrian ma]] si potranno mai si fattamente modulare che si possino con patienza udire? Questa difficoltà ueramente è tale che non senza cagione hanno spinto i moderni poeti le fauole che compongono la musica ad una maggiore semplicità, e breuità dell’ antiche; con grande scapito senza fallo della perfettione poetica; [la quale add. in marg.] [[<..>]] consiste principalmente nell’ artificiosa testura e spiegamento di esse fauole: che malamente in cinque o sei cento uersi può adempirsi: onde anco succede che (uoglino o non uoglino) tutte queste rieschino alquanto languide; cioè [[perg]] poco negotiose et attiue; la qual maniera di fauole i Romani come si caua da Donato chiamauano [chiamaua ante corr.] Motoria; et quest’ altra quieta posata et languidetta Stataria: per esserui poche commotioni d’ affetto et uiuacità d’ attione. Si che quella sorte di ragionamenti [[e]] [che corr. supra lin.] ricercano [ricercanti ante corr.] prontezza di risposte, ne ui si praticano ne praticandouisi; farebbono buono effetto; come di sopra [s’ è add. in marg.] detto. La quale quanto grande imperfettione sia nelle poesie Drammatiche e rappresentatiue, ognuno lo giudichi da se. [-f.132v-] Ne però si pratica questo scorciamento delle fauole come molti pensano per [[rag]] cagione dell’ allungarsi delle note; onde s’ imaginano che l’ Attione smodatamente crescerebbe poiche risecandone quelle noiose repliche et allungandosi moderatamente le sillabe, quando anco un’ attione intiera e compiuta di 1500 uersi circa tutta si cantasse, non eccederebbe in lunghezza di tempo. Ma la difficoltà consiste (et di nuouo torno a dirlo) in non trouarsi melodia proportionata a i Racconti, consulte e simili altri [[faccende]] negotij Dramatici; quieti e priui d’ affetto; doue anco per esperienza prouano i compositori una gran’ [graue ante corr.] secchezza di uena, per la repugnanza che ui ha la musica; in questa guisa che succede a i Segretarij in materia di complimenti. Doue l’ affetto riempie la mente [[<..>]] [et corr. supra lin.] la fantasia del Compositore e i pensieri uaghi e spiritati che si risoluono [poscia add. supra lin.] in bellissime e soauissime melodie, massime s’ egli si trasforma fissamente in quelle stesse passioni come succeder suole a i poeti Entusiastici, o infuriati; quale è stato a’ tempi nostri Torquato Tasso; et nelle cose Latine il Padre Stefanio Giesuita; il quale riscaldato da un impeto che lo prese per opera d’ uno che artatamente gli fece a credere essersi sparsa [- f.133r-] uoce che non gli bastaua l’ animo di finire il suo Crispo, in una notte dicono che componesse l’ ultimo atto che gli restaua indietro [[et è pieno]] [il quale è pieno ueramente corr. supra lin.] di spirito et [di add. supra lin.] calore poetico. [Dirà forse chi che sia che l’ hodierno stile Recitatiuo rimedia questi inconuenienti: poiche appressandosi assai al parlare familiare, riesce attissimo all’ espressione d’ ogni cosa, che abbisogni in scena. Et questo è quello doue costoro notabilmente s’ ingannano: prima perche credono che la Musica Teatrale antica fusse in cosi fatta maniera semplice e ricercante poche corde; doue per lo contrario nel suo dottissimo opuscolo c’ insegna Plutarco ch’ ell’ era più dell’ altre uariata et artifiziosa. Secondo perche questo stile se bene da una parte s’ auuicina alla fauella in toccare poche corde, se n’ allontana però dall’ altra in mancare del tutto di quei piegamenti di uoce che si sentono nelle sillabe acute; et che sono quasi un condimento d’ ogni sorte di [[parlare et di Re]] ragionamento et di recitatione. a tal che, proferendosi la maggior parte delle sillabe sotto questa spiaceuole Monotonia, che rassomiglia il Tuono de’ banditori non è da farsi merauiglia sno soaue riesce d’ una bella et giadra fauella; la qual cosa s particolarmente dichiarata nel mcorso indirizzato a Don o Colonna; come in altro luogo medesimo libro credo d’ hauer assamente mostrato; che questo Stile entemente si chiama Recitatiuo: mà [più add. in marg.] proportionatamente alla Recitatione Rapsodia o poemi heroici che Scena, doue propriamente non si re si rappresenta<.> [Ma io add. in marg.] sento qualcuno che affettionato alla maniera [[che]] [qual corr. supra lin.] hoggi si pratica; con supposto d’ itare gl’ antichi; mi concederà forse che elle Comedie non si confaccia il canto a i Diuerbij o colloquij; et forse anco taluno ui sarà [[che ne meno]] non gli piaccia ne meno in quelli che Latinamente cantica [[si <...>]] s’ addimandano; ma nelle Tragedie intere a tutti i patti ue lo ricerchi: fondandosi in questo che per esser la Tragedia più maestosa nel soggetto, et nel uerso più ariosa, e risonante, molto più la musica gli conuenga. Al che io rispondo che se uogliamo seguir [l’ orme et add. supra lin.] l’ esempio de gli antichi non per che si possa dubitare che la Tragedia si diuida come diceuo di sopra in quelle tre parti medesime della Comedia; benche gl’ autori espressamente non l’ affermino, e che per conseguenza ne anco i Diuerbij Tragichi si cantassero. Ma se uogliamo fondarci nella ragione [[benche]] [posto ch’ corr. supra lin.] io ammetta che la Tragedia sia molto più capace della musica che la comedia; tuttauia [per che add. supra lin.] le medesime difficoltà di sopra accennate militano quasi nell’ istessso modo nel canto suo; più gran’ senno sarebbe a giuditio mio l’ escluderne ancor’ hoggi il canto da i Diuerbij. [[non pure per le sopradette [-f.133v-] ragioni, ma anco per le seguenti]] Il che (per ristrignere in poche parole i motiui che ciò fermamente mi persuadono) dalle seguenti considerationi potrà manifestarsi<.> Primjeramente [Prima ante corr.] si potranno le Attioni, come accennai di sopra, [[far]] comporre di più giusta grandez onde molto meglio si potrà intessere o sciogliere il nodo della fauola, et accomodarui ogni sorte di Discorso che nelle più regolate Tragedie si contenga. Secondo non solo si sfuggirà il tedio [[alle quali]] [a cui corr. supra lin.] si lunghe musiche [[soggiaccion]] sogliono soggiacere; ma per la uarietà e scambieuole mutatione della fauella e del canto più grate ne diuerranno le Attioni di quelle [[che una]] [che contengono una corr. supra lin.] sola maniera di Rappresentatione. Terzo perche bene spesso manca a i semplici cantori quella uiuacità e gratia, che richiede l’ attione scenica, si potrebbono aggiugnere a quelli, Recitanti più esperti e manierosi [[che sempli]] per rappresentare quelle parti [[che non]] abbisogna il canto; con acquisto di grande uaghezza et leggiadria. [[Quarto riducendosi le musiche a maggior’ breuità più uarie et artificiose [et add. in marg.] con magg]] Quarto abbreuiandosi queste Modulationi, più uolentieri e con maggior’ studio et artificio da’ i Musici si comporrebbono: onde riuscirebbono più uaghe et più belle. Quinto potrebbono i cantori molto meglio impararle a mente, quando fossero più breui et anco [-f.134r-] antar più forte: nel che hoggi si manca noabilmente o sia per infingardaggine o per uolere come dicono [troppo add. supra lin.] imitare la comunale fauella. ltre che com maggior gusto anco ui s’ applichebbono quando fussero melodie più uaghe t affettuose. Quinto non occorrerebbe [[<..>]] mettere in opra tanti cantori; anzi si potrebbono leggere [[solo]] i migliori: et fra questi anco sciegliere [[quelli]] solo quelli che hauessero bella et gagliarda uoce, et qualche gratia nel far gesti e portamento della persona: et non si uedrebbono tal uolta montare in palco alcuni, che, o non si sentono per la debolezza della uoce; o sono tanto sconci et goffi nel gesto che muouono altrui più tosto al riso che al diletto. Al che si douerebbe hauer principalmente riguardo nelle sale de Principi, acciò non interuenisse cosa che nel suo genere non fusse esquisita e rara. A questa consideratione ne ua annessa un’ altra (che sarà la sesta) che impiegandosi minor’ nuero di cantori si scemerebbe la spesa (la qual hoggi riesce eccessiua a uoler’ far cosa buona) et quello che si risparmiasse potrebbesi utilmente applicare ad altro in riguardo pure dell’ apparato scenico. Potrei alcune altre ragioni addurre in confermatione di queste ma per non allungare di souerchio, le trapasso. Del restante perche si può ragioneuolmente dubitare che quel passare di [[secco in]] secco [-f.134v-] dalla fauella al canto, e dal canto alla fauella non facesse buon effetto uoglio che sappiate che ancor’ a questo c’ è rimedio il quale uolentieri sottoporrei al giuditio uostro, se la breuità del tempo [[mel permettesse]] e’ l mio Instituto di non ridire cose gi<à> dette [me ne permettesse il racconto add. in marg.] hauendone di già [[discorso]] [parlato corr. supra lin.] nel sopradetto Discorso stampato. Or qui uoglio agggnere che non è altrimenti cosa nuoua il mischire in un’ istessa Tragedia la fauella col can poiche, per quanto mi uien riferito in quell maniera [[ne fu rappresentata alcuna in]] [fu rappresentato in Roma il Mimo del Padre Stefanio et qualch’ altro Drama in add. in marg.] Mantoua; doue con gran magnificenza simili spetacoli si soleuano celebrare; nel tempo del Duca Ferdinando; che come sapete fu Principe piu che mezzanamente, erudito et della musica et poesia al pari d’ ogn’ altro intendente. Anzi è stata praticata da alcuni [con qualche conuenienza add. supra lin.] questa diuersità di far recitar cantando le Deità in scena; et gl’ altri personaggi fauellando semplicemente non solo in questo paes ma anco in Bracciano, come dal Signor Duca medesimo non ha molto in Roma sen’ fu raccontato<.> Le quali sorti di Recitatione, con tutto che habbino recato diletto et satisfazione: per quello che ne ho inteso; tuttauolta tengo per costante che molto più [[riuscirebbono [[<..>]] con que]] diletterebbono con quell’ accompagnamento d’ Instrumenti che nel sopradetto Discorso già dichiarai. Resta che per mantenerui la promessa io ui [-f.135r-] [[additi alcuni luoghi nell’ antiche Comedie Tragedie, i quali espressamente si conoscono per ueri et indubitati Cantici. ario Vittorino antico e dottissimo grammatico par che ne rechi un contrasegno assai hiaro per riconoscerli nelle Comedie di Plau et di Terentio dicendo che quei uersi mezzi eteri che egli con gl’ altri metrici chiama lausulas più freuquentemente nei Cantici che nell’ altre parti delle comedie si ritrouano imodo che uedendosi si fatta maniera di uersetti nella Mostellaria di Plauto al secondo Atto n quelle parole Recordatus multum et quel che segue possiamo far ragione che sia un antico et che s’ estenda]] ui mostri alcuni contrassegni per discernere i Cantici da i Diuerbij o Ragionamenti a uicenda<.> Questi dunque [[consistono]] da due cose si cauano cioè dalla materia che si tratta, e dalla maniera del uerso. Imperoche se la materia de’ Soliloquij è tale che [[contenga grand’ espressione d’ aff]] per natura sua richieda il canto, o che contenga grand’ espressione d’ affetti, allora indubitatamente possiamo dire che sia un cantico; massime se ui concorrerà la mutatione del uerso; et uerso tale, che sia più proportionato alla musica che non è il comune de’ Diuerbij, [[che]] [il quale corr. supra lin.] per la maggior parte [come in questa] suol essere Giambico appresso i poeti Greci et Latini. Per essempio nella Medea di Seneca quell’ Incantesimo che comincia Vos precor uulgus [-f.135v-] silentum con uersi Trocaici così Vos precor uulgus silentum assai euidentemente appare essere un cantico [[per il nome stesso di Troca]] per la qualità della materia, che senza dubbio ua canta in tutte le lingue, quando anche la mutatione del uerso no’ l facesse riconoscere per tale. Ne di ciò ci lasciano [lascia ante corr.] dubitare queste uoci [Epode], cantatio, Incantatio, Carmen magicum, Incantesimo, Incantatione, Incantamento; [[che]] in tutte le quali il canto ui s’ include<.> La prima scena dell’ Ipplito di Seneca perche è componimento di uersi Anapesti<.> Quella del Tieste che comincia Pectora longis hebetata malis, perche di più contiene espressione di straordinaria letita. [[quella dell’ Andromaca di Euripide perche oltre l’ essere un lamento]] Quei usi Elegiachi proferitj da Andromaca appresso Euripide; perche oltre [[il seruirsi d’ un]] [l’ essere quel corr. supra lin.] metro proportionatissimo alle cose meste e lugubri, [[non]] contengano [contenga ante corr.] u lamento formato, tra i cantici senza fallo si comprendono. Debbiamo anco tenere per fermo che quelle lamentationi che si fanno da qualche personaggio [[unitamente]] insieme col Coro in molte Tragedie, massime uerso la fine (Aristotile nella sua poeca [kommous] le addimanda) non altro siano, che ueri cantici; benche se guardiamo all’ interuento di più persone in qualche modo possino apparire Diuerbij. Molte ne sono di questa sorte n Andromaca d’ Euripide: si che gl’ essempi non s’ hann a mendicare. [[Et per dare qualche esempio di Seneca]] [eccone qualch’ uno dal nostro Trgico corr. supra lin.] [Latino add. in marg.], Doue nell’ Ippolito Teseo deplora le sue sciagure con quei Trocaici Pallidi fauces Auerni et cetera [[et do]] [-f.136r-] et doue nelle Troadi il primo Coro composto di donne Troiane [[in]] con la loro Regina Hecuba uicendeuolmente deplora le [[disg]] disauuenture loro e della patria, senza alcun’ dubbio può [[tra]] e deue tra i Cantici annouerarsi: come anco due anni sono in Roma a mia persuasione si rappresentò con gran’ sodisfazzione de l’ eruditi; benche con apparato assai semplice et quasi all’ improuuiso. Et tanto basti intorno alla presente materia; [[la qual]] essendo hormai tempo di raccogliere le uele del mio Discorso, per non m’ ingolfare troppo auanti in queste curiose ricerche, acciò non ui cresca il tedio del mio rozzo stile, si fattamente, che non sia bastante la [[curiosità]] curiosa nouità del soggetto [dell’ argo ante corr.] a tenerlo in disparte.

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