Author: Zani, Matteo; Corelli, Arcangelo; Colonna, Giouanni Paolo; Liberati, Antimo
Title: Diuerse Lettere intorno ad una Controuersia nata sopra un Passo dell’Opera seconda di Arcangelo Corelli
Editor: Massimo Redaelli Source: Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, MS D. 1, 1-42
[Diuerse Lettere intorno ad una Controuersia nata sopra un Passo dell' Opera seconda di Arcangelo Corelli, oue fu suposto che in un Passo della sonata terza ui fossero alcune Quinte di seguito. add. m. sec.] [-1-] [Numero 1. add. in marg.] Copia di lettera scritta dal Signor Don Matteo Zani al Signor Arcangelo Corelli à Roma. Perche le suè Composizioni tanto da Chiesa, quanto da Camera; sono così belle, danno occasione à Cotesti Uirtuosi di porle in partitura per imparare, come fanno, e perche nel spartire queste ultime da Camera stampate, li è occorso d' incontrarsi in alcune quinte seguite, e non arriuando al sapere la ragione, tanto più che Uostra Signoria le segna quinte con li numeri segno euidente, che lei le hà fatte à bella posta, Uanno dicendo, che uolentieri parlariano seco per saperne la ragione, Mà io che sono tanto seruitore alla sua Uirtú, e che sò, che non haurà stampato cosa che non sia di tutta perfettione la prego al dirmi qualche cosa sopra ciò, acciò possi dirli come Uostra Signoria l' intende, acciò imparino quello non sanno. Io non hò hauuto ne anco dalla Condotta le mie robbe, oue ui sono dentro lè sonate, che Uostra Signoria mi fauorì, e perciò non le accenno in qual sonata siano, è ben però uero che hò ditto ad alcuno che mi dij lo spartito di queste quinte, che io glielo inviarò; Se io poi hò occasione di dir bene di Uostra Signoria, e della Sua Uirtù lo puol considerare dalla nostra longa amicitia, e poi dalla Cara Conuersatione con il mio signor Matteo. Hora tutti quèsti Violini di Bologna si lamentano, chè io non gl' habbi auuisato, che sariano uenuti à Lucca ad udirlo, e ueramente non hauriano gettato uia il tempo perche suona benissimo. Del resto Uostra Signoria mi Compatischi della Confidenza. Questa uolta scriuo di moto proprio, perche quando si sentè dire di un Amico, l' amicitia insegna ad auuisarlo come hò fatto hora con Uostra Signoria. La supplico bene di risposta, riuerischi il mio signor Bernardo Pasquini, et il signor Uerdoni, e la riuerisco Di Uostra Signoria Molto Illustre Bologna 20. Settembre 1685. Deuotissimo Obligatissimo seruitore Matteo Zani [Numero 2. add. in marg.] Risposta del Signor Corelli al signor Zani Riceuo nella sua compitissima il foglio del passo della suonata terza, doue Cotesti Uirtuosi hanno difficoltà, e non me ne merauiglio punto, mentre da ciò comprendo benissimo il loro sapere, che si stende poco più oltre de primi principij della Compositione, e Modulatione armonica, poichè se fossero passati più auanti nell' arte, e sapessero la finezza e profondità di essa, e che cosa sia Armonia, et in che modo possa dilettare, e solleuarè la mente humana, non haurebbero tali scrupoli, che nascono ordinariamente dall' ignoranza. Io con un esatta aplicatione di molti anni, e con la Prattica de più Ualorosi Professori Musici di Roma hò procurato d' apprenderè i loro documenti, et i loro Esempij sapendo benissimo, che tutto quello che s' opera, deue essere regolato dalla ragione, ò dall’esèmpio de Professori più èccellenti; Nondimeno per appagare la Curiosità di cotesta Signoria, e per dimostrarli che, si di questo passo à loro incognito, come di tutti gl' altri, che hò posti alle Stampe, nè so rènder conto, e sò fondatamente: perche l' hò, e uoglio far così, in qualche parte mi spiegarò. Già in questo passo si uede, che io hò segnato le quinte sopra il Basso per far uedere, che io conoscendo che cosa è quinta hò uoluto così non per errore, mà per mia elèttione per far spiecare la mia intenzione, poiche, se inuèce del mèzzo sospiro hauuessi posto il punto alla nota antecedente; che sarebbe il medesimo ualore di esso i Principianti di Musica, che non sanno altro che le prime regole, non ui hauuerianno difficoltà alcuna, mà io che hò uoluto, che si stacchi, e si smorzi la nota parendomi che faccia meglio sentirè, cosi hò fatto. In oltrè per additare maggiormente qualche Lume della mia intentione à quelli che sono in obscuris, se si farà riflessione al principio di quel pezzetto di Modulatione, trouaranno, che comincia, e continua un tempo, per il quale necessariamente per chi intende l' Arte, bisogna, che lo seguiti, se si uuol continuare la bellezza dell' Armonia, secondo che insegna Euclide dicendo “Tempus est mensura motus secundum prius, ac posterius <”>. Onde si rifletta il principio, il mezzo, et il finè di questa mia modulazione, e si conoscerà la mia intentione. Di più per sodisfare Cotesti Uirtuosi, e per non fidarmi totalmente della mia opinione, hò mostrato il passo sudetto alli Signori francesco foggia, Antimo Liberati, Matteo Simonelli [Francesco Foggia Antimo Liberati Mattteo Simonelli add. man. Alt.], e tutti uniformi nel parere, m' hanno risposto che stà benissimo, e chi hà difficoltà non conosce la legatura, e quando da altri sarà fatto simil passo in andamenti simili, s' obligano di sempre [-3-] diffenderlo. Non mi stendo più oltre parendomi che sia bastante questa poca notitia per appagare la Curiosità di Cotesti Uirtuosi, et insieme erudire qualche poco il loro tirocinio dell' arte; Solo la prego di continuarmi il suo affetto, e Commandarmi se uaglio à seruirla, e le baccio deuotamente le mani. Roma 17 Ottobre 1685 DI Uostra Molto Illustre e molto Reuerenda Deuotissimo et obbligatissimo seruitore Arcangelo Corelli Il Signor Bernardo Pasquini, et Uerdoni salutano caramente Uostra Signoria Come anco Paolo Maria la riuerisce cordialmente. [Numero 3.] Prima lettera Scritta dal Signor Giouanni Paolo Colonna al Signor Antimo Liberati à Roma doppo la risposta uenuta al Signor Zani dal Signor Corelli. Una lettera Risponsiua del Signor Arcangelo Corelli scritta al Signor Don Matteo Zani nostro Bolognese, che si è compiaciuto participarmi, da motiuo a me di essere ad incommodare Uostra Signoria con la presente supplicandola à compatirmi, mentre sono per parteciparle un fatto mèssosi in discorso accidentalmente, et è che sono circa due mesi, che capitorno in Bologna i Baletti stampati dal Signor Corelli, quali mossèro suddette curiosità à questi Uirtuosi d' udirli, e uennèro in mia Casa à sonarli, e ui erano molti della professione. Mà mentre faceuano una certa suonata quelli che sonauano cominciorno à guardarsi l' un l' altro; Io li dimandai, chè haueuano, questi si storceuano, ne si arrischiauano à dire, per esserè Opera del Uirtuoso che è, è per essere loro giouinetti assai, mà io gli replicai, che dicessero pure, et uno di essi rispose che gli pareuano tutte quinte; Onde io le soggiunsi, che seguitassero purè à suonare, che se il signor Arcangelo le hauèua fatte, sapeua il pèrchè, e ciò dissi pèrchè non si moltiplicasse in discorso per esserè io partiale della Uirtù del Signor Arcangelo, et in effetto non si attesè ad altro, che à proseguire auanti, ed applaudirè alla bell' Opera di questo Uirtuoso; Mà fuori di mia Casa si ripligiò il discorso da alcuni Uirtuosi, mà però sempre dentro i limiti della modestia e del rispètto dell' Autore, che da tutti uiènè uniuersalmente stimato, solo ui era chi desideraua saperè il perche hauesse fatto quel passo, che [-4-] quì annesso inuio à Uostra Signoria; et io stesso dissi al Signor Don Matteo Zani, qualè carteggia col Signor Corelli, Io parlarei puor uolontieri col signor Arcangelo per sentire la sua ragione, et essi mi rispose se uoleuo, che egli ne scriuesse, che l' haurebbe fatto, le replicai che lo facesse, mà con tutta modestia, e lui come lui perche io èro suo partiale, e non intendeuo portarle alcun disturbo, mà solo desiderauo sentire qual ragione lo moueua à ciò fare. Scrisse il Signor Don Matteo, e suppongo lo facesse col solito della sua Modestia, come Sacerdotè honorate, e Galanthomo, Mà il Signor Arcangelo le hà risposto con una lettera così mordace, et ingiuriosa, che io sono restato, hoggi che il signor Don Matteo me l' ha mostrata, il più Confuso huomo del Mondo, e certo non haurei mai pensato tal Cosa dal Signor Arcangelo, poiche à sentire quello che scriue, tutti a Bologna sono Ignoranti; non sanno che sia armonia, ne conoscono legature, e pure, sia detto con sua pace, egli s' inganna di molto e troppo parla, e sono cose che egli non potrà mantenere, ne sono proprie d' un Uirtuoso, e però molto mè ne dispiace, perche le sono partiale amico, e le dico da Seruitore, che questi Uirtuosi la sentono male, e creda che in questa Città ue ne sono, e bene intèlligenti da discorerla, e stare con chi che sia altro Uirtuoso à tauola rotonda. Mà torniamo al [[punto]] soggetto. Io dico che uolendo saluare le predette quinte quì annesse per ragione [Equiuoco del Colonna che non ammettea la pausa come equiualente al punto; dal che poi ne deriauua il preteso errore delle due quinte add. alt. Man.] theorica le concedo, mentre la pausa tutta inanzi possi essere sufficiente per saluarla, mà in quanto à me stimo difficile il potere accommodare l' orecchio all' offesa che nasce per la Cattiua spezie, Onde non sò qual ragione possi addurre l' Autore à sua diffesa. Ardisco bene supplicare la bontà di Uostra Signoria fauorirmi, se il suo purgato giudizio hauesse mai qualche ragione sopra di ciò per saluaree detta relatione cattiua honorarmene per imparare da Uuirtuoso tanto Sublime, e restare appagato. La supplico à Compatire il tedio fauorendomi de suoi Commandi, mentre la riuerisco con tutto lo spirito Bologna li 26 Ottobre 1685 Di Uostra Signoria molto Uullustre Deuotissimo et Obligatissimo Seruitore Giouanni Paolo Colonna. [-5-] Passo della Questione. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 5; text: 5, 6, #] [Numero 4.] Risposta del Signor Antimo liberati Musico di Capella Pontificia al Signor Giouanni Paolo Colonna. Con i pretiosi Caratteri di Uostra Signoria riceuo doppio fauore, e per la Confidenza, che si degna di passare meco, e per l' estimatione che fà contro ogni mio merito della mia debolezza. Per corrisponder dunque seco con la medesima Confidenza, e con quella Candidezza d' animo che deue esser propria de ueri seguaci della Virtù, che il signor Arcangelo Corelli tanto suo, e mio parziale Amico riceuè già tempo dal signor Don Matteo Zani una lettera, in cui li dauua notizia, che s' era sparsa una fama trà Professori di Musica in Bologna, che eegli in una sua sonata delle ultime date alle Stampe, ui hauuesse fatte molte quinte seguite, che però alcuni di essi l' hauerebbero uolontieri discorsa seco con qual ragione le hauèsse fette; e che egli non potèndo sentire dir male dell' amico, glielo auuisaua per suo gouèrno, e come meglio Uostra Signoria potrà uederè dalla medesima sua acclusa Lettèra, che mi farà fauore poi per buon rispetto rimandarmela subito senza farla uedere ad altri. Nell' istesso tempo il signor Corelli da altri riceuè letttere con auuiso, che si era diuulgata per tutta Bologna questa Zizania delle quintè, e che ueniua [Non si fù questo tratto. Per altro anche il Colonna la pensaua come que' giouanotti, sebbene non isparlasse del Corelli add. man. alt.] originata da certi giouanotti principianti di Musica; e benche più d' un Professore Ualoroso, e Consumato nèll' arte della medesima Città di Bologna affermassero che quelle quinte, è que' passi stauano bènè, che faceuano buon sentire, e che bisognando eglino l' hauriano diffese con qualsiuoglia, Nondimeno quelli non cessauano di detraherlo, e con poco rispetto d' un Uirtuoso patriotto e d' un ingiusta Calunnia. Onde il signor Corelli non uolendosi fidarè nèmeno di sè stesso, mostrato il detto passo à più di un Intendente Compositore di Roma, ed à me ancora e confrontatici tutti à dire, che staua benissimo non potè egli à meno per l' ingiuria, et offesa, che senza ragione riceueua [-6-] costì da que' tali non risponder come fecè al signor Zani, e li compiacque anche di mostrare à me la detta risposta, hauendomi partecipate anche le altre Lettere che gli erano state scritte in tal proposito, anche io, non potei dannare la sua giustificata risposta, douendo esser Compatito, mèntre è proprio dell' huomo, sendendosi offendere risentirsi, come fece il medesimo Christo, che nel sentirsi offendere, non seppe, come huomo, ò non uolle, contenersi, con dire à quello “Cur me caedis? <”> E tanto maggiormente deuè essere compatito, mentre che sapendo che da molti uueniua offeso predendendo quelli, che egli fosse astretto di rendèr Conto, e ragionè d' una Cosa ben fatta, e quasi chè uolessero disfidarlo à duuelar seco; et egli risposè, è si diffese non obligato senza nominarè alcuno di quei detrattori, che ne meno egli sà chi siano, ne si cura di sapere. Da questa uerissima serie che io à Uostra Signoria scriuo potrà ella con la sua prudenza e bontà rimetter tutta la Colpa concepita, ò per meglio dirè da altri imaginata; e sicome il signore Corelli si consolaua grandemente con dire che ella con la sua impareggiablie Virtù, ed autorità hauerebbe facilmente smorzata simile zizania, cosi è più che certo che ella con la sua gentilezza, e parcialità d;amiiza e Confidenza, che passa sèco, sarà sempre per diffendere per il giusto, le sue attioni; et io hò trascurato un ordinario à dar pronta risposta alla sua in riguardo che il signor Corelli si trouaua fuori di Roma, andato à Uiterbo per occasione di una certa Musica, ed io l;ho uoluto sapere da lui prima, se hauesse scritta al signor Zani altra lettera di quella à me mostrata che fosse stata più mordace, ò ingiuriosa, come ella mi supponeua nella sua gentilissima; Mà sentendo di nò, hò supplito poi hoggi alla mia trascuraggine, e per parte dell' istesso signor Corelli le fo humile Riuerenza, e Cordialissimo saluto. In quanto poi à quello che Uostra Signoria mi commanda di uoler sapere uolontièi il mio sentimento intorno à quel passo dellè quinte essendo à me molto bèn nota come à tutti gli altri la sua gra Uirtù, sarebbe un portar acqua al Mare, e Ciuette in Atene di somministrarle ragioni più di quelle che il suo sommo Ualore saprà spiegare meglio di me, [-7-] tuttauia per obbedirla in qualunque modo, e scuoprirle maggiormente la mia ignoranza le dirò il mio parerè. E primieramente si deuè auuertirè, che le quinte giuste (chiamate da molti impropriamente perfette) non possono essere nominatè ne di cattiua Specie, ne di Cattiua relatione, come Uostra Signoria mi pare che le chiami; poiche Le Catttiue Relationi uengono cagionatè dalle Semidiapenti, quinte diminuite, ò quinte false, dalli tritoni, e dalli ditoni falsi, e non già dalle quintè giustè. Hora nel nostro proposito conuiene fare una riflessione che nella Musica in alcune cose il senso preuale alla ragione, in alcune altre la ragione preuale as senso, et in molte altre il sènso e la ragione s' accordano, e s' uniscono insiemè. Quando si facessero due, trè, quatro, [Opinione d' Antimo Liberati sulle quinte di seguito add. man. alt.] ò più quinte giuste seguite, e continuate di grado, o di salto, queste uengono prohibite uniuersalmente da tutte le buone Scuole, non già perche repugnino al senso la multiplicità delle Consonanze di dettè quinte giuste, Mà perche in ciò preuale la ragione al senso; la quale è che tantè quinte giustè continuatè, non producendo uarietà ueruna, che è quèllo che fà l' armonia diletteuole, perciò non stanno bene, ne si deuono fare, e così la ragione prèuale al senso. Che per altro se quelle saranno sentite da un Idiota, e di musica e di tal ragione per cèrto che dilettaranno; se bène si potria anche dirè che molte quinte giuste seguite, e continuate di grado non fossero altrimeti giuste, ò simili, mèntre il semitono di esse starà in diuèrso posto collocato, e per Conseguenza saranno Uarie essendo il semitono comè patrone, e quèllo ueramente che uaria l' armonia. [Questa è la uera ragione (cioè che la pausa tenga luogo di legatura) della regolarità del passo del Corelli add. man. alt.] Le quinte dunque della suonata del Signor Corelli che ad alcuni paione seguite, e continuate à me pare, che stiano bene per doppia ragione cioè la forza della Legatura per intesa nella pausa del mèzzo sospiro; E quando questa non fosse considerata, ò non fosse conessa; ne più ne meno le quinte stariano bene, e saluate dal mezzo sospiro trà quelle [-8-] interposto atto, e bastante à saluare e quinte, ed ottaue quanto si uuole; è ciò permesso e dalla ragione e dagl' Esempij infiniti, che sono due Bassi, in cui s' appoggiano, e si fondano tutte le Operationi dell' huomo E se un mezzo sospiro, e meno ancora, et una Croma, semicroma, e biscroma non fossero sufficienti à saluare, e duè quinte, e duè Ottauè, li Compositori di Musica à più Uoci, hauriano un Campo molto angusto da spandere la Uarietà della loro Armonia; e per meglio comprobare il mio Sentimento hò stimato bene stendere gl' acclusi esempij à tre uoci con la lettera A, et B. simili alle quinte del signor Corèlli; il primo che Uiene dal Uittoria spèsseggiato spècialmente nelle sue Messe che Noi frèquentemente nelle nostra Capella Pontificia cantiamo, e l' altro commune à tutti gl' Antichi, e tutti i Moderni Compositori, e Suonatori. Mà se i Scrupolosi tacciassero questi Esempi, che fariano se uedessero gl' altri, cioè quello à trè con la lettera C. che pur uiene dal Pelestrina; e l' altro à quatro con la lettera D. che uiene da Pietro Herredia, che fù [Pietro Erredia maestro di Capella del Gesu in Roma add. man. alt.] Maestro di Capella del Giesù in Roma Eccellente Prattico Teorico, e Suonator di tasto, e si troua particolarmente questo passo in una sua Messa à noui Toni Stampata. L' altro esempio à quatro con la lettera E l' hò posto per far uedere, che in questo preuale il senso alla ragione; poiche non u' è ragione ueruna, che si possino fare questi salti di semidiapente, ò quinta diminuta. E pure perche modernamente in Roma, è per l' Italia à tutti uniuersalmente piace à sentirlo specialmente à tre, è quattro Chori, si uede chiaramente che il senso preuale alla ragionè, come accade anchè in altri passi che per breuità tralascio; Et io l' ho isperimentato, che un eccellente Compositore e suonator di tasto Catalano mio amico, il quale uenuto in Roma molti anni sono e sentendo nelle Chiesè quella sorte di passi à tre, e quatro Chori per altro prohibiti, et insoliti ne suoi Paesi, gli dispiaceuano [Come l' orecchio può assuefarsi a certe durezze armoniche add. man. alt.] à segno [-9-] che fuggiua subito da quella Chiesa, mà poi col sentirli, e risentirli più uolte, ui assuefece l' orecchio in manièra che delettandosene grandemente, empiua le sue Compositioni di tali passi. Non mi stendo à dire, ne porre Esempij di quelle Consonanze, e passi, in cui si uniscono insieme e la ragione, e il senso, perchè sono facili à rinuenirsi, e per non dar maggior tedio. Che poi alle orecchie, e gusto di qualcheduno non piacciano simili esempij, si sà, chè i gusti degl' huomini sono diuersi, come sono diuersi e uarij i pareri, dicèndosi per prouerbio “Tot Capita, tot sententiae” Ne ciò implica chè simili esempij non si possino fare, non stiano ben fatti, e non si faccino Continuamente da tutti; et à me ancora accade bènè spesso che cantandosi nella nostra Capella Pontificia tanta diuersità di Compositioni Ecclesiastiche, alcuni passi di esse non mi piaceranno totalmeente; ne io li farei; Mà pure taccio, sì pèr non parerè di hauere il gusto guasto, si anche per non mi arogare superiorità di saper più di quel Autore [anche questa ragione del Liberati è plausibilissima; che cioè il compositore può ben secondare il proprio gusto allorche massimamente è trasportato dall' entusiasmo add. man. alt.], il quale in quel passo haurà secondato il proprio genio, e gusto, e trasportato da quel entusiasmo, e furore; e così sarà accaduto al nostro signor Corelli, il quale haurà uoluto far quel passo (sapendo per altro che staua bene) per secondare il proprio gusto, poiche trahit sua quèmque uoluptas. Signor Giouanni Paolo mio riuerito, et amatissimo signore non hauendo io la fortuna d' abboccarmi seco, che in quel Caso più di quatro Curiosità confeririamo insiemè, e son certo, che io impararei assai più dalla sua uirtù di quello che potesse additarle la mia debolezza: Mi sono per tanto preso l' ardire di tediarla nella Lettura di queste suggestioni del mio pouero, e stèrile impegno, accèrtato nella sua bontà, e gentilezza d' esser compatito, e gradito almeno nèll' affetto, con essi io pretèndo fi parlar seco; e sè la sua Cortesia mi darà Campo per mezzo delle Sue Fauoritissime Lettere e [-10-] bramatissimi Commandi, che io possa, e riuerirla e seruirla spesso, mi prenderò anche l' ardire di farle peruenire alla meni qualche bagatella delle mie Compositioni; essendo cèrto che com' ella s' è degnata Compatire la siochezza delle mie parole, sarà anche per Compatire la freddura de miei fatti; con che facendole humilissima riuerenza, e pregandola di nuouo à rimandarmi la lettera del signor Zano per mandarla al signor Corelli, come gli ho promesso resto Di Uostra Signoria molto Illustre Roma 3. Nouembre 1685. Deuotissimo et obligatissimo Seruitore uero Antimo Liberati [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 10, A. [del Uittoria add. man. alt.], B., C. [del Palestrina add. man. alt.], D., [di Pietro Herredia add. man. alt.], E [d' Antimo Liberati add. man. alt.]] [-11-] [Numero 5.] Risposta del Signor Colonna al Signor Liberati. Non poteuo mai riceuere consolazione maggiore ne documenti più eruditi di quelli che la gentilissima lettera di Uostra Signoria mi fà godere, che perciò mè le Confesso eternamente obligato, e riconfermo più che mai la Stima che hò sempre hauuta del merito, e della Uirtù grande di Uostra Signoria, è giàche con tanta bontà Uostra Signoria si è compiacciuta d' honorarmi, uoglio anche credere che mi pèrmetterà di potèrle significare con la [[mia]] stessa Confidenza, che hà usato meco i miei riuerenti sentimenti sopra la questine che si tratta; Mà prima di uenire ad altro, m' è nècessario, ch' ella sappia, e sappiano tutti, che io sono, e sarò sempre come lo sono stato per lo passato l' istessa stima, e partialità per la di lei Uirtuù, et insieme per quella del Signor Arcangelo, che hò sempre conosciuto per grand huomo, non hauendo mai inteso, quando si è parlato delle di lui opere di usar Critica, ne di pretendere, che debba à me rendèr Conto di cosa alcuna, mà [Il Colonna desiderò schiarimenti sul passo in questione non perchè Corelli fosse in debito di render conto a qualsisia del suo operato, ma sibbene perchè con essi s' istruisse il Colonna in ciò che non sapeua. Questa è una confessione in vero molto umile, e modesta add. man. alt.] bensì al solo motiuo d' essere instrutto nelle Cose, che io non intendessi, come ella può ben credere, et hauerne bastante argomento dalla prima lettera, che fù scritta dal signor Zani al signor Corelli, la [[copia]] quale rimetto à Uostra Signoria hauendo hauuta particolar sodisfattione nel uederla, perche conosco chiaramente, che quesa non è stata lettera, che habbia in modo alcuno offeso il detto Sognor Arcangelo, come temerariamente ueniua asserito da miei poco ammoreuoli, quali palesemente diceuano, che la lettera prima, era stata Causa, che se ne fosse riceuuta una risposta tanto lontana del douuere, e così piena di poca Stima de Uirtuosi tutti di questa Citta cosa, che certamente non posso negare, mi apportò una Somma ammiratione, perche parlaua con troppa libertà; hor questo transeat; Mentre perciò non si deuono in me alterare i sentimenti, che hò per la Uirtù del Signor Corelli, e tanto più che la prima lettera [-12-] del signor Zani non le fù scritta, ne di mio [Se il Colonna non iscrisse direttamente al Corelli, anco il Corelli non rispose direttamente al Colonna: cosicchè questi non potea ragioneuolmente chiamarsi ingiuriato dalle riferite parole del Corelli add. man. alt.] ordine, ne con mio sentimento, perche se hauessi desiderato qualche Cosa dal signor Corelli, mi sarei preso l' ardire io stesso di scriuerli, Mà Come quello, che tanto stimo la sua Uirtù, non lo feci, mà solo ne parlai quì con quelli che si dichiararono, che il passo era bonissimo, e che l' haurebbero diffeso, mà parlai positiuamente di quel tal passo, non Come fatto dal Signor Corelli, dal quale non pretendeuo alcuna ragione. Questi dunque siano i miei fondamenti ueri e sinceri, rèplicando che non intendo, che di dire il mio parere con tutta riuerenza riportandomi sempre al purgatissimo giudizio d' ogni Uirtuoso Intendente, e particolarmente à quello di Uostra Signoria che tanto stimo, et honoro. I Passi ch' ella s' è compiacciuta d' inuiarmi, sono da me stimati, ossèruati, e riuueriti come leggi inuiolabili per due Cause; l' una perche uengono dalle mani di Uostra Signoria; e l' altra perche sono parti d' huomini tanto Uirtuosi accreditati come sono il famoso Pelestrina. Mà pure sò che ella mi permetterò il dirè sopra questi il mio parere col solo fine d' imparare, e non d' impugnare le Operationi di simili huomini; Per tanto dico dunque il passo segnato A. B. in detto procedimento parmi osseruato con molto giudizio, discendendo con gran tolleranza, ponendoui nèl mezzo alle due Consonanze pohibite il ualore di mezza battuta, benche tutti gl' Auttori, come il Zarlino, Pizzèrli, Franchino, Uannei, e molti altri non concedino, che simile pausa possi saluare, come ella meglio di me, e di tutti sà; Mà hauendo fatto ciò un Huomo così grande, sarà da me sempre riuerito, stimato, et applaudito, ancorche io sappia che <”>allegare inconuèniens non èst soluere legem” oltreche non parmi sia al nostro Caso perche quì non u' è in mezzo il ualore di mezza mausa, cioè della minima, e nel passo, che si esamina, non u' è che [-13-] un mezzo sospiro, che è tanto meno di mezza pausa; Come dissi, io stimo simili passi, come fatti da Huomini grandi, è ben uèro però, che à me non piacciono, e non li farò, ma più tosto farei così [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 13,1; text: A. B.] In ordine al passo segnato C dirò, replicando semprè, che ciò dico per solo, e mero mio parere, e non per uoler dire contro ad huomini così grandi; Che non mi piace, e non lo farei, non parendomi, che sia necessario, che il soprano passando dall' Effaut si porti al De sol re ad incontrare un Unisono nel forma che Uostra Signoria uede, pure io crèdo, che chi l' ha fatto l' haurà fatto con la sua ragione; io però se mi trouassi in una mia Compositione ad un passo simile cercherei di sfuggire l' Unisono, e la relatione di due Unisoni, e più tosto farei Così [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 13,2; text: C] Quanto al passo segnato D. osseruo ciò, che accade; et io ne starei lontano, acorche huomini di gran sapere l' habbino fatto, e più tosto farei Così [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 13,3] [-14-] I due passi Segnati E. questi si mi piacciono, e benè spesso li uado pratticando nelle mie Compositioni, e benche uenga prohibito il salto di Semidiapente ad ogni modo, non può produrre all' Orecchio Cattiua Spetie, ò relatione perche il Cesolfaut stà legato nella percussione della Semidiapente; e non percuote mouendosi nello stesso tempo ad incontrare la Cattiua relatione, chè in quel Caso sarebbe un Contrauenir alle Regole, e si produrrèbbe cattiua Relatione, et armonia; Queste dunquè sono di quella sorte di licenze, che ne perenderei sempre in questa forma. Eperò quando il Pelestrina habbia pratticato simil passo, non di deue temere [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 14,1] [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 14,2; text: 6, 4, b, 7, 5, [sqb], 3, 9, 8, #] Il passo, del quale si discoreua, non parè che sia simile à questi esempi in modo alcuno, non essendoui Legatura, mà un semplice mezzo sospiro che all' occhio salua bensì Le Consonanze Replicate per lo stesso moto, mà non può mai saluarle quella Cattiua relatione all' oreccio se non è bastante una pausa di minima, come dissi di sopra. [-15-] Mi fù insegnato dalla buona memoria de Signori Carissimi Abbatini, e Beneuoli [Il Colonna fu alla scuola del Carissimi, dell' Abbatini, e del Beneuoli add. man. alt.], che doueuasi sfuggire il porre due Consonanze perfette simili ascendendo, ò discendendo insieme per moto retto, e che à ciò per le ragioni teoriche molto ben cognite à lei doueue il Compositore starne lontano più che poteua, e non auuicinaruisi tanto, che se ne producesse qualche cattiua relatione, che perciò gli Auttori tutti dicono, che il porre in mezzo la pausa di minima, non sia bastante à saluarle, tanto è male l' auuicinarsi à quel modo di procedere; Come appunto sarebbe, se ffosse strettamente proibito ad un tale il non entrare in quella Casa sotto pena di graue errore, e che non douesse ne pure à un pezzo lontano l' auuicinaruisi per non incorrere nella stessa Cosa mal fatta, douendosi stare lontano da ogni occasione, che sia propinqua all' errore che è grande, come è il porre due simili Consonanze, che è errore così grauè, che non è tampoco permesso l' auuicinaruisi con una pausa di minima nel mezzo. Come dunque può saluarle la Relazione un mezzo sospiro? Mi ricordo quando mostrauo il mio poco compimento à sopradetti mièi uirtuosi, che questo mai m' hanno permesso il risoluèrè la settima con altro, che la sesta, ò terza così. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 15; text: 7, 6, 3] E sopraciò sono già cinque mesi che io per mera Curiosità, e solo per sentire la sua opinine dimandai ad un gran Uirtuoso Romano, che hora hà posto di Maestro di Capella in Lombardia, se poteuo risoluere un passo in simil guisa. [-16-] [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 16; text: 7, 8, 6. 5] Et il detto mi disse asseuerantemente di nò, perche s' auuicinaua troppo all' errore, e si produceua Cattiua spezie, ò relatione di Consonanzè simili perfette replicatè. Se dunque questo buon Uirtuoso della Scuola di Roma prohibisce questo passo, è forza che quelli di detta Scuola suoi Maestri l' habbino proibito al medesimo, e se anticamente si costumauano quelli passi A. B. D. tutto concedo, mà per dirla, io tengo per fermo, che hoggi sia più purgato l' orecchi de Compositori, mentre uedo pratticarsi simili, e più intricati legami comè fanno loro Uirtuosi, e con meno pericolo; si che per me, m' appiglierei sempre più à quelle cose più diletteuoli, e più sicurè. Essendo io quest' anno indegnamente Principe della nostra Accademia de Filarmonici, ee sollennizandosi da detta Accademia la festa di Sant' Antonio di Padoa, mi conuenne dispensare le Compositioni da Cantarsi à Signori Accademici Compositori, et hauendo destinato appunto à quel tal Uirtuoso, che più di tutti pretende si possino saluare simili errori con pocho, che facesse il salmo Dixit Dominus, che dal detto fù fatto à otto Uoci con strumenti, et pèr uerità fù un bellissimo Salmo. Doppo hauere io dato principio al Uespro, me ne andai in Chiesa per goderè della Uirtù de' Signori Compositori, e la Uarietà de Componimenti, nel dixit, [-17-] che certo fù molto bello, e studioso, mi successe sentirè un simil passo. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 17; text: 5] Nelle parole secundum ordinem Melchisedech, che molto molto mi fece contorcerè; doppo molti giorni, hebbi fortuna d' incontrare il detto Uuirtuoso, e rallegrarmi seco, e perche il detto è Giouine assai, et io hò hauuta occasione di dirli, e mostrarle moltè altre cosè in ordine al buon Comporrè; mi prèsi l' ardire di dirli hauendo sentito il tal passo sopra le tali parole, quèsto ritiratosi in una Carteria mi scrisse il passo comè puramente staua, e ricercandomi qual difficultà haueuo sopra di esso passo, io le risposi chè pareuami di uedèrui duè quintè caminarè per moto Retto essendo il malfattore la parte del Basso, e queste succedeuano procedendo per nota cambiata; Osseruando egli attentamente mi diede per risposta che ueramente nèl far detto passo haueua hauuto scrupolo grande nel farlo. Hora giudicandolo con gl' occhi al cèrto non ui è simile errore, mà giudicato dall' orecchio, non può fare à mèno di non restarne offeso, perche giungendo il Basso all' Efaut quinta del secondo Soprano, e succedendo al Gesolrut, mentre entra il primo, porge alle orecchie nello stesso tempo l' ordine del medesimo, la spezie, ò la relazione dele due quinte, si che uolendolo sfuggire, e leuare l' occasione col non approssimarsi ne pure a quella tal forma, che è Correlatiua all' errore parmi si potrebbe far così. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 17, 2 ] [-18-] e leuare tuttè tuttè lè occasioni, e le Causè propinquè alle Cose prohibitee. Signor Antimo mio gentilissimo Carissimo io mi conosco, e cconfesso la più debole persona del mondo nella mia professione, è son certo che nelle mie Compositioni ui sarà quantità ben grande d' errori, mà spero non ui saranno simili modi di procederè, piacendomi èstremamante di operare con le buonè Relazioni, e lontano da pèricoli che possono rendere mal sodisfatto, è l' occhio dell' Intelletto, e l' orècchie per Conformarmi al detto d' un grand' buono Scrittore di Musica, che nel deffinire la Musica Teorica dice “Musica est Scientia inequales proportiones sensu, ac ratione perpendens, à quibus oritur uera Armonia.<”> Se io fossi fauorito dalla Sorte di essere uicino alla di lei persona, sperarei d' imparar molto, e procurare di assuefare l' orecchio, è tollerare nella nostra Professionè agonizante, comè dicè un Eccellèntè Compositore [anche il Colonna credeua agonizzante la Musica: ma s' ingannaua in questo come nel giudicar Quinte di seguito quelle del Corelli add. man. alt.] è Spezie Cattiue, e modi irregolari di procederè, che sono tanto prohbiti da gl' Autori, e Maestri Antichi, e chè purtroppo da Giouani Professori c' hoggi diuengono usati sènza ueruna ragione. Con la Confidènza, che ella mi ha permesso, mi son reso ardito di parlare affidato nella di lei bontà, che saprà compatirè la mia debolezza, assicurandola semprè più della mia inalterabile osseruanza uerso di lei, e di tutti i Uirtuosi, trà quali riconosco ne primi posti il signor Corelli, contro del quale non intendo mai discorere, mà solo contro quelli che quì in Bologna publicamente si uuantauano di diffendere simili passi come peregrini, che finalmente nel stringerè poi il nodo non sanno apportare ragione alcuna nè per Teorica, ne per Prattica, e tanto che hora si uergognano di più parlarnè, non sentendosene in effetto più muouerè parola, come quelli che si accorgono d' esserè loro Caduti nè mèdesimi pericoli, da quali uorrebbero essere diffesi con l' Opere degl' altri. Hora se Costoro ossèruano il silenzio, mi conceda, che io pure taccia, non uolendo di più tediare la di lei Cortesia con impugnare un punto che è tanto chiaro, e nel quale non ui è, ne ui può mai cadere alcun dubbio. Perdoni la lunghezza, e si compiaccia, che nuouamente riconfermi àUostra Signoria, et à tutti gl' altri Uirtuosi il mio riuerènte ossequio, con sottoscriuermi Di Uostra Molto Illustre Bologna li 10 Nouembre 1685 Deuotissimo et Obligatissimo seruitore Uero Giouanni Paolo Colonna [Numero 6 add. in marg.] Replica del Signor Antimo Liberati Molto Illustre signor mio Patrono Singolarissimo Le Continue occupationi musicali nella mia Chiesa dell' Anima, che sino dalla [Antimo Liberati Maestro di Capella nella Chiesa dell' Anima in Roma add. man. alt.] passata Settimana m' hanno tenuto impegnato per occasione delle Uittorie ottenute dall' armi Cesaree Contro l' Inimico Commune in Ungheria; e per la festa della Sacra della medesima Chiesa, non mi hanno permesso prima di potèr accusare à Uostra Signoria come fò hora la riceuuta della sua fauoritissima, et eruditissima lettera. Ha uoluto ella obligarmi maggiormente col darmi saggio, e del suo ualorè, e della sua mirabile Uirtù eguale alla fama uniuèrsale, e publica estimazione del suo gran merito, da me sempre, e non mai abastanza ammirato, e riuerito. In proposito poi del Passo della Sinfonia del signor Corelli, parmi che sia negozio [-20-] farne fine, trattandosi di una differenza e d' una lite di lana Caprina; et intanto io ci hò detto il mio parerè sopra i meriti di esso, in quanto ella si è Compiacciuta di Commandarmelo. Confesso però di hauèr hauuto particolar gusto, e sodisfattione di uedere anchè il suo parere pinguè di spiritosissimi argomenti, e Sottilissime obiettioni. Uero è che il signor Corelli ne tempi nostri, senza tacciare, ne auuilire alcuno è diuenuto cosi eccellente, e col plettro d' oro del suo Arco, e con la sua penna armonica pièna di meliflua dolcezza, e con cui si può dire, che habbia di già superato l' Inuidia [Questo giudizio del Liberati sulll' opere di Corelli è quel medesimo che anch' oggi emettono i dotti add. man. alt.] che haurà molto da sudare, chi presumèrà d' eguagliarlo, non che di auanzarlo; in modo che certamente i suoi scritti in materia di sinfonie, potranno sèruire d' insegnamento, e d' autorità à tutti li studiosi seguaci di tal professione, e chiunque cercherà d' imitarlo, e prendere autorità da suoi esempij, sarà certo di non errare, e di riportarne semprè somma lode da tutti i Buoni professori di Musica. Questo gran Uirtuoso è figlio della scuola di [Il Corelli attinse il proprio saper musicale dalla Romana Scuola add. man. alt.] Roma, in cui non si è Contentato di sentire un sol Maestro; mà hauendo esplorato et i Socrati, et i Platoni, e gl' Aristotili della Musica, hà egli poi col suo mirabile ingegno fatto da Ape nèllo sciergliersi, ed imbeuerarsi de più saporiti e preziosi documenti di essi, con i quali si hà eletto, e fatto uno stile al maggior segno diletteuole, ed impareggiabile, e pieno di tutte le uaghezze, e bellezze che possa cadere nella mente humana, sicuro Pilota di nauigare per il Uasto Oceano della Mdulazione armonica senza tema di urtare, ò naufragare ne scogli di Scilla, e di Cariddi de pericolosi errori. Onde parte molto strano à tutti li Professori di Musica di Roma, che questo Gran Uirtuoso, doppoche hà fatto uuedere replicatamente l' esquisitezza del suo sapere nelle Stampe, [-21-] e tènuto per tale in tutta l' Italia, e fuori, mentre ciò chiaramente s' arguisce, e dalla publica acclamatione, e dall' essersi ristampate le due Opere costì in Bologna, in uenetia, in Modona, in Roma, ed à guisa di fenice riante più uolte, à differenza delle altre di diuersi Autori, che non sono prima nate, che morte, e che ui sia poi tal uno, che in uece di ammirare la sua Uirtù, ed inalzarla con le mèritate lodi alle stelle, uoglia detraherlo, trouar il pelo nell' Ouo, e Criticar freddure, che risultano à nulla. E più tosto si può argomentare, che ciò proceda dall' inuidia di chi non può arriuar tant' alto. Ciò stante non uorrei per qunto amo, stimo, e riuerisco il merito del mio Carissimo signor Giouanni Paolo, che ella propalasse ad altri i suoi sentimenti à me Confidati, tenendo io certo, che Ella non sia di questa fissa opinione; mà che me l' habbia scritto per Compiacere à qualche suo Amico ò Scolare per sentirne il parer mio; poichè per altro tèmerei grandemente che ella ne potesse hauere poco honore, e potesse facilmente restar Unico nella sua opnione; almeno secondo il Sentimento, e parere di tutti i Buoni Maestri, e Professori di Musica di Roma, i quali pleno, et unico orè si concordano, si merauigliano, e non possono crèdere, che ui sia alcun Professore di Musica così diuerso da nostri documenti ò così inflessibile, et ostinato, che nòn conosca, ò non uoglia conoscere la bellezza, et artificio di quel passo deella Sinfonia del signor Corelli; e ripetendo io l' opinione Commune di Roma dico Che in quel Passo si hà per intesa la legatura, e quando questa non si uolesse concederè per intesa, à bastanza poi, e d' auanzo saluano le ptretese quinte le pause intèrpostè, pratticate mille uolte da tutti i Compositori del mondo, tanto [-22-] antichi, quanto moderni, etanto eccèllenti, quanto mediocri, et segnatamente dell' Abbatini, Bènèuoli, e Carissimi da quali ella asserisce di hauèr prèso l' Oracolo della Musica prattica; Se forse questi Maestri non hauessero Usato l' artificio del Piouan Alotto, il quale à suoi Comènsali lodaua le salsiccie, mà egli attndeua à mangiare i tordi, poiche io posso attestare, che il [Orazio Beneuoli maestro d' Antimo Liberati add. man. alt.] Beneuoli mio amatissimo Maestro più uolte per farmi gran fauore, m' insegnò che io auuertissi nelle Mie Composizioni à non mi astenere dalle pause asserendo egli, che fosse assai meglio di pausare, che forzare le parti, e farle cantare malamente; E lo stesso hò sentito dalla Uiua Uoce dell' Abbatini, dicendo che ogni atomo di pausa è bastante à saluare, e quinte, ed ottaue; Onde à uolèr sostentare il Contrario di questa uniuersal prattica, sarebbe Come uoler reprimere il Corse al Danubio. Ma mi sia lecito, ancorche io mi conosca il più ignorante Musico del mondo di additar una ponderatione sopra ciò à mio parere Uerissima cioè: Ciascun Compositore di musica erudito, et eccellentè tanto antico, quanto moderno, nelle proprie modulazioni ben regolate, non si seruè, che di trè figure cantabili, come sono stati il Morales, il Pelestrina, il uittoria, e tutta l' altra Corrente de braui Maestri antichi, Moderni, e Riformatori della musica più anticha, i quali si sono seruiti di queste trè figure, cioè della Semibreue come padrona principale della Misura intiera, della Minima chiamata à quella propinqua, e della Semiminima chiamata remota. Hora l' Huomo di qualsiuoglia professione deue regolarsi, ò dalla ragione, ò dall' Uso Commune, e dall' esèmpio d' altri [-23-] Professori non triuiali, ed equali non si potesse dire, che esset adducere inconueniens con il loro esempio, mà de più accreditati, ed autoreuoli; et apunto come noi in Roma, che dalli sopradetti insigni Compositori hauemo infiniti esempi, che hanno saluate più quinte, e più Ottaue per ogni moto con l' interpositione, ò della Semibreuè, ò della minima, ò della Semiminima, ò delle pause del Ualorè delle dette figurè, e Come specialmente si può uedere, e sentirè nella Messa Eterna Christi Munera à 4. del Pelestrina nel Credo, e nelle parole simul adoratur et conglorificatur replicatamente due uoltè, nelle quali Salua due Ottaue sensibilissime del Contralto col basso Con l' interpositione di una minima, cioè seconda figura nel tempo impèrfetto; Et essendo questo inciso, ò per medium, uiènè à diuentar semiminima, et in Conseguenza tèrza Figura. E chi di Noi in Roma hauesse ardire di biasimare, ò dannarè gl' esempi d' Autori così celebri, e specialmente del Pelestrina, sarebe apinto comè ponerè Os in Coelum. Dunque che dubbio ui può esserè, che nèl passo del signor Corelli non saluino le pretèse quinte la pausa interposta del mezzo sospiro che è lo stesso ualorè della Croma, la quale in quella Sinfonia seruè per Sèconda figura mentrè la principalè delle tre, che quèl Autorè regolatamente adopra è la semiminima, la seconda è la Croma, e la terza è la Semicroma, che uienè ad essere di maggior ualorè di quella sopradetta del Pelestrina, che era la terza figura, et in conseguenza di minor ualorè. Stimo d' essermi spiègato à bastanza per far conoscerè, e la legatura, et il priuilegio delle pause pèr saluare le pretese quinte, per quanto però può stendersi [-24-], e uagliar la sterilità del mio ingegno, e per chi uoglia ueramente appagarsi della ragione. Mi resta hora di spiegare la terza ragione per far conoscere che in quel Passo non ui è la pretesa specie, ò relazione catttiua; E ciò mi prendo l' ardire di farè per la Conuenienza, che mi obliga á rispondere alle obiettioni, che ella sopra quel Passo mi descriue nella sua, che per altro io ne hauerei fatto fine, Come al Certo ne farò fine doppo scritta la presènte, si perche mi pare di gettare il tempo in simili freddure, si anche per Conformarmi al detto di un gran Litterato de nostri tempi, che bisogna lasciare ogn' uno ò nel suo sapere, ò nella sua ignoranza se non si uuole pigliar gatte à pelare. Dunque in quanto alla specie, ò relatione Cattiua, che ella suppone in quel Passo, mi perdoni, se ardisco dire, chè dubito ella s' inganni grandemente; e chè sia Unica in tal opinione; poiche ritoccando quello le scrissi nell' altra mia, che la spetie, ò relatione cattiua nasce dalla Semidiapente del tritono, e dal Semiditono falso, ne essendoui alcuno di questi nel nostro passo, confessando io la mia ignoranza, non ue la sò trouare, ne uedere, nè Conoscere. e ne mèno ue la sanno conoscere questi Ualorosi Professori di Roma, che sanno assai più di me. E già che ella mi fà fauore di addurre nella sua lettera l' autorità di un Musico teorico, che, se non erro, mi pare sia il Uanèo, con le parole “Musica est Scientia inaequales proportiones sensu, ac ratione perpendens à quibus oritur uera armonia<”>; Mi gioua replicare che mi riporto à quello che le scrissi nell' altra mia cioè “Che in alcune cose della musica il senso preuale alla ragione in alcune altre la ragione preual al senso, et in molte altre s' accordano, e si uniscono insieme il senso, e la ragione<”>; et il tutto in Comprobatione della sentenza [-25-] addotta da quel Teorico, specialmente nellè parole sensu, ac ratione perpendens; sopra che ancor io le stesi alcuni esempij; Mà perche forse non mi sarò saputo spiegare, ne con le parole, ne con gl' esempij, ella non me ne haurà fatto caso, ne haurà uoluto gettar uia il tempo à considerare le mie insipide ponderationi<.> In oltre la Confidenza che ella benignamente si Compiace d' hauer meco, mi rende ardito di pregarla à dare un' occhiata al Passo del signor Corelli nella forma che stà scritto sotto la lettera G. nella Carta Uolante, e con la peritia, e perspicacità del suo ingegno riflettere, e dire il suo parere, se trouandolo Così scritto starebbe benè, ò male? Io mi dò à credere, che ella dirà che stà benè. e quando ciò m' affermi, non potrà poi negare che à suonar quel passo, non faccia il medesimo effetto, che, ò così scritto, ò con la pausa del mezzo sospiro interposto. Dunque se è così, non curemus de modo, dummodo habeamus effectus. E se poi queste trè ragioni addotte, e dalla legatura per intesa e della pausa interposta, che salua le pretèse quinte, e da questo altro esempio non si potrà rimuouere chi è di contraria opinione, bisognerà dire, ò che noi altri Professori di Roma siamo tutti ignoranti, e Storditi, ò che altri sia troppo pertinace nella sua opinione. Sin tanto che qualsiuoglia persona di qual si sia materia dica mi pare, e non mi pare, mi piace, e non mi piace; Non può essere ne ripreso, ne dannato; poiche de gustibus non est disputandum; Mà quando poi si uoglia affirmare, ò negare qualche Cosa contro la più probabile opinionè accettata communemente, Ciò si concede solo alli scolastici per mostrare il loro bell' ingegno nell' argomentare anche contra fidem, ma non già per sostentarlo, se non uogliono essere tenuti eretici [-26-] e di diuersa fede. Ella con la sua inatta gentilezza, e dabenaggine de Costumi m' insegna, che il proprio del Galant' huomo è di escusare, e non di accusare, ed il proprio del Uirtuoso è di trouar e lodar le finezze, e bellezze dell' Arte per mostrare d' intenderle, e di saperle operare, e non mai di scuoprirè i nei ò diffetti dell' Arte, si per non tirarsi addoso l' odio dell' Artefice, sì anche per non appropriarsi il titolo di Critico, e Maledico, che ognuno lo sà fare, mà non ogn' uno sà Operare. Il Tasso fù ripreso, e tacciato d' infiniti errori nel suo eroico Poema; Mà i suoi Critici non poterono mai arriuare alla Milesima parte del suo ualore, ne de suoi pretesi errori. Cosi parimente è succeduto in Raffaele d' Urbino, Ticiano, Domenichino, e tutti i più Celebri huomini d' ogni professione tacciati da Critici ò per mera inuidia, di non saper loro operar tanto, ò almeno per mostrare di saper assai con le parole. Mà al nostro proposito mi souuiene un bellissimo Caso, et è: che molti anni sono nacque Costì in Bologna una gral lite, e Controuersia fiera trà due Principali Compositori di Musica della medesima Città sopra una Certa pretensione, et accusa hinc inde di quinte, e di spèzie, e relationi Cattiue delle loro modulationi, intorno à che Concordemente si rimisero ambeduè alla Perizia d' Orazio Beneuoli, dandole facoltà di giudicare, e di finire la loro Controuersia. Il Beneuoli, comè mio Maestro, et amico Confidentissimo subito mostrò à me quelle Compositioni, esplorando il mio parerè sopra d' esse, ma ben presto ci acordamo insieme à dire, che la difficoltà di quelle Compositioni non consisteua ne nelle quinte, [ne add. supra lin.] nella spetie di relationi Cattiue, mà Consisteua, che in quelle non ui era ne tessitura ne ordine, ne le Consonanze à suoi Luoghi, [-27-] almeno secondo il nostro Stile, ed insomma piene di spropositi. Onde il Beneuoli per mio Consiglio rispose à quei, che le faceuano l' istanza, che ambedue erano huomini di Ualore, e che ciascuno di essi doueua essere Compatito di qualche trascorso ò inauuertenza di penna, Cosa che à tutti succede per ualorosi, che siano. Da questo passato Caso, e dal presente in gran parte simile in proposito dèl passo dèl signor Corelli, che Costì da qualched' uno uièn tacciato di replicate quinte, e di specie ò relatione Cattiua, mi uado Confirmando in Un mio dubbio, che tal uolta non sia lontano dalla Uerità, et è: che costì in Bologna circa i precetti della Musica prattica i Professori siano assai differenti da nostri di Roma, e che molte Cose s' usino, è siano Concedute Costì, che non s' usano, e non sono concedute in Roma et è conuerso. Come per esempio in questo passo del signor Corelli, i Professori di Roma dicono che stia bene, e che sia buono, e perfetto. E costì si dice che non stà bene, che sian tutte quinte Continuate, e che sia di Cattiua specie, e di Cattiua relatione per il Contrario Le Scuole buone di Roma prohibiscono, e non concedono ne incontri Cattiui, ne Ottaue in battuta, ne di salto, ne di grado, ne di quinte, ne ottaue per diminutione, e pure uedemo, che costì s' ammèttono, e Concedono, mentre ella che meritamente fà la prima figura di dignissimo Maestro in Cotesta Uirtuosissima Città, in quel pezzetto di sua Compositione à 5; che ni ha fauorito, connettere nella sua lettera replicatamente due uolte descende col soprano dalla Decima all' Ottaua sopra il basso per moto simile, come nel folio uolante sotto la lettera H; Cosa che nelle buone Scuole di Roma, si prohibisce affatto. E così anche poco doppo segue quella legatura che ella fa di decimaquarta col Contralto [-28-] sopra il Basso dell' Organo, e la risolue con la dicimaquinta sopra di grado senza che si muoua il Basso; Noi lo prohibemo affatto. Così anche nell' altro esempio à cinque sotto la lettera A, che ella mostrò à quel Uirtuoso Romano, il sorpano facendo duodecima col Basso batte poi descendendo il Soprano di salto sopra il Bbasso con l' Ottaua che noi chiamiamo incontro pessimo di Ottaua in battuta, et affatto prohibita dalle nostre buone Scuole. Dunque mentre ch' ella suol usare simili Cose, necessariamente le deuono usare, e pratticare tutti gli altri Professori di Cotesta Città, ecosì bisogna Confessare che il tutto si riduce à Stile, et uso de Paesi, et ad opinionè. Non si merauigli dunque Uostra Signoria sè noi dicemo che il Pelestrina in quel Passo à tre che io le inuiai nell' altra mia sotto la lettera C. stà benissimo ne ardimo, ne di dire, ne di farlo in altro modo, benche ciascuno che sà maneggiar la penna lo saprebbe diuersificare in molti modi; Mà sapendo che se quell' Eccellente Compositore hauesse uoluto fare altrimenti l' haurebbe saputo fare, come in effetto altroue hà fatto in quegl' altri modi sotto la lettera E. però quì à noi il parlar malamente di quell' huomo così insigne sacramèntum est. Così anche in quel passo à 4. di Pietro Herredia sotto la lettera D. se egli hauesse uoluto fare in altra maniera l' hauerebbe saputo fare, ma non già, à mio parere, ne egli sesso, ne altri saprebe diuersificarlo con l' obligo, che il Tenore, et il Basso Canonizino insieme, et il Soprano anche col Contralto Canonizino per ragione d' Interualli, e di figure, e ui sia sempre la legatura [-29-] della Settima; Se non si facesse nell' altra maniera che è scritto il Contralto che poi non sarebbe secondo l' intentione dell' Autore, ne con la sua imitatione. E se quel Uirtuoso della Scuola di Roma, che hà impiego in Lombardia dice, che egli non farebbe simil passo parendogli licenzioso, non si può leuare à ueruno i suoi humori, ed i suoi gusti, ed à noi ci basta di far quello, che hanno fatto quelli, che ne hanno saputo più di noi. Et il simile rispondo à quello che Uostra Signoria dice che non si possono fare due Consonanze perfette simili ascendendo, e discendendo insieme per moto retto; e noi non solo lo concedemmo, mà non sapiamo far meglio, come nell' accluso esempio sotto la lettera L. intendendo però per la Compositione, e non per il Contrapunto, che è in gran parte differente; anzi il Contrapunto istèsso trà se anche é differente; poiche altro è Contrapunto sciolto à uoce sola Scritto ò in uoce all' improuiso e solo, ò in Compagnia, altro è Contrapunto obligato; et il Beneuoli non può hauer insegnato diuersamente da precetti che gl' hanno dati i suoi Maestri e da quelli istessi che egli hà dati à Noi suoi Scolari; In quanto al Passo del Uittoria scendendo dalla Sesta alla quinta simile à quello del signor Corelli già potemo crèdere, che l' uno, e l' altro di quèsti Ualorosi huomini hauerebbero saputo descendere con la settima legata, e risoluta con la sesta, Conforme Uostra Signoria mette l' esempio, essendo ciò noto à tutti li principianti della Compositione, mà non saria di quella Sorte che è parso benè à quel Autore di farè in quel Luogo, et à suo proposito. Hò fatta poi riflessione al passo di cotesto Uirtuoso nelle parole, come ella dice “secundum [-30-] ordinem Melchisedech<”>, e che le pare ui siano duè quintè seguite. E se bene non posso uedere ne l' altecedènte ne il susseguente di quel passo per conoscere se quella presa sia soggetto, ò altro obligo, nondimèno quando anche sia fatto à Caso, e senza ueruna premeditazione, ò intenzione d' obbligo, ò imitazionè, non solo non mi pare che ui siano altramente due quinte, mà che sia di gran Lode, e di grand' artificio, poiche se quel passo lo Consideriamo à due uoci, cioè à duè soprani (intendendosi sempre per superfluo, ed aggiunto il basso dell' accompagnamento, massime per l' Ecclesiastico<)>, non u' è trà quei che dolcissima armonia, perche stanno bene; E quando anche fosse Considerato à tre Uoci reali, si sà che la legatura perciò si chiama così perche non si deuè percuotere staccando la uoce, e lo Stromento che altramente è prohibito, nè si concede se non per occasionè d' èsprimere qualche Sillaba della parola; E mentre chè un Soprano entra Con la Corda del D. facendo duodecima giusta col Basso; ne sentendosi in quel punto altra percussione di dissonanza, ne di due perfette simili per moto simile dall' istessa Uoce; è sentendosi poi la risolutione della legatura dell' altro Soprano, bisgona per forza, che qualsiuoglia Orecchio che sente ne diletti, mentre nè l' uno, ne l' altro Soprano fà due quinte Continuate col Basso; altrimente questa sarebbe una regola nuoua che una parte fosse obligata per l' altra, apunto comè uno facesse il male, et all' altro toccasse di fare la penitenza, ò uero uno s' accusasse, et hauèsse scrupolo de peccati de gl' altri, e non de suoi proprij. Onde per me non sò uedere, ne intendere, che in simil passo ui si possano Considerare due quinte, anzi di tali esempij se ne trouano infiniti, e specialmente [-31-] nel Ricercari di tutti i ualorosi Compositori, e Suonatori, essendo questo un Colpo da Maestro, et una presa per un Soggetto molto bella à mio parere. E quando poi ui si uolesse far spiccare il basso; Come fosse un altra Uoce, con maggior Uaghezza, e sonorita, mi pare trà le molte Maniere, che si potrebbe fare, in questo modo, senza gran mutanza di quello dell' Autore, come sotto la lettera M. Non uorrei però ch' ella m' apprendesse; et mi tenesse nèl Concetto, che fù tenuto da Papa Urbano Ottauo, il Diana celebre Teologo, e Casista, il quale hauendo ne suoi dottissimi scritti e libri stampati dedotte à notizia per sodisfattione, ed alleuamento de fedeli Christiani, tutte le opinione probabili, ed in parte licentiose d' altri Teologi, mà permesse, ed approuate dalla Santa Madre Chiesa Cattolica, fù da quel pontefice, che lo Stimaua come Si suol dire, di manica larga riceuuto alla sua udienza con questo motto “Ecce qui tollit peccata Mundi<”>; E pure quel insigne Teologo doppo che in Ciascun Caso hà espressè le altrui opinioni, ui appone la Sua molto stretta, e rigorosa. Così apunto son io. Che hauendo ueduto, e sentito assai nella Musica Teorica, e nèlla Musica prattica, sò in qual forma si sono regolati,e ne precetti, e negli esempi gl' altichi, e Moderni Maestri, con l' autorità, ed esempij de quali Ciascuno può Caminar sicuro. Mà io però nelle mie debolezze cerco di essere più osseruantee di qualche d' un altro de più rigorosi prècetti della Musica prattica; Come me ne può essere buon testimonio più d' uno, che hà uoluto soggiacere à miei musici insegnamenti, che gli hò fatte reprouare [-32-] molte licenze apprese da altri Maestri diuersi dalla nostra Scuola, stimandoli per altro migliori di me, e di gran lunga più Ualorosi, mà in gran parte differenti dalle mie Osseruazioni, ò buone, ò Cattiue che elle siano. E se qualche d' uno dicesse, perche io non fò uedere nelle stampe qualche mia debolezza, sappia, che io non essendo punto auido, ne di gloria, ne di lucro, poiche Contentu modico, meoque laetus mi uoglio Contenere (qual mi sia) ne medesimi limiti della buona memoria di Gregorio Allegri, e [Allegri fù anco maestro del Liberati add. in marg. man. alt.] d' Orazio Beneuoli miei amatissimi Maestri, i quali uissèro, e morirono senza tal pompa, come hà fatto anche il Carissimi, et altri ualorosi Compositori. Et ancorche io potrei mettere alla Stampa più di una Cosa, et in Teorica, et in pratica taluolta non affatto disprezzabile, mi Contènto però solamente d' hauuere l' essere, mà non parere d' essere in questo Mondo. Mi Condoni Uostra Signoria con la sua benignità l' ardire di queste mie dicerie, e l' attribuisca ala Confidenza, che ella Si degna passare meco, e che mi permette che io le Corrisponda, et anche alla nostra lontananza, che ne impedisce con la Uoce d' accordarci à tuono. Quì dunque fò fine à simili dicerie affatto inutiili et infruttuose per non finir mai d' essere Di Uostra Signoria Molto Illustre Doma primo Dicembre 1685 Deuotissimo et obbligatissimo Seruitore uero Antimo Liberati. Li Passi che sieguono, sono li trasmessi nella Repplica suddetta del signor Antimo Liberati. [-34-] [Numero 7. add. in marg.] Risposta del signor Giouanni Paolo Colonna alla Replica fatta dal signor Liberati Molto Illustre Signore Doppo essèrè passato tanto tempo da che inuiai à Uostra Signoria la mia ultima lettera Con tutta Confidenza, ne ricèuo quest' ordinario una risposta ueramente degna di un Uirtuoso della di lei qualità, e piena di tanti profondi documenti, e sottili obiezioni, et argute ragioni, che il mio ingegno non può, pèr èssere rozzo concepirle, come dourebbe, e ciò credo prouenga da una sola Causa, che è, ò che al certo io non mi sò lasciare intenderè, ò che la di lei perspicacità non uuole intendermi, e quèsta tengo per certo sia la uera ragione, che si multiplica in ragioni, e discorsi, che sono tutti tutti inutili, e non fanno al nostro Caso in ueruna forma. Ella confessa di essere per se stesso stretto di manica nelle sue Composizioni, mà io Scorgo che è molto largo nell' esaminarè e giudicare quelle degl' altri. Io al contrario sono strettissimo nelle mie, e nel giudicare, ò per dir meglio nell' esaminarè (col solo motiuo di apprenderè) quelle d' altrui, sono senza ueruna misèricordia. Sè in Lombardia si Compone differentemente dalla Scuola di Roma, mi conuien dunque Credere, che i miei Maestri Abbatini, Beneuoli, e Carissimi, mi habbiano insegnato all' uso non di Roma, mà di Lombardia, e perche io sono, e mi preggio d' esserè stato discèpolo di sì grand' huomini, e perche io sò, e Conosco che cosa sia il ben maneggiare le Consonanze, e le dissonanze, non hò difficoltà alcuna di essere [- 35-] di opinionè Contraria à gli altri, anche che douessi esser solo solo cosa, che non dubito mipossa succedere, perche tanti, e tanti Uirtuosi di prima Classe sono di mio parère, et se hauessi la fortuna di potere per una mezza giornata sola discorere con Uostra Signoria son certo che, ò io impararei nuoua Musica ingenèrale, ò chè Lei stessa sarèbbe del mio sentimento, già che mostra d' essere tanto stetto nelle sue Composizioni. In ordine al mio passo mandato che hoggi ella rimanda postilato di Crocette, deuo dirle, che fù da me mandato solo per far uedere un passo con molte licenze, che apportano buona armonia, e non per mostrare una Composizionè senza uerun scrupolo, il qual passo me lo suggerì l' intelletto mentre stauo rispondendo alla Sua lettera, nella quale mi dice non erano permessi li salti di semidiapente, e che pare hora si Costumano in Roma, rispondendolo Io che mi piaceuano, mà per far uedere, che quando le licenze sono prese Cole neparti di mezzo, e non con le parti estreme del graue,e dell' acuto, e molto minor male, e se, ne produce uaga armonica, conoscendo benissimo quali siano in luoghi, che non sono da prensersi, e quali da sfuggire, e però mandai il detto passo licentioso; mà non per mandare una mia Compositione che non haurei ardito; Mà se Uostra Signoria farà cantare detto passo, udirà buon effetto, stante che sentirà le estremità lauorare in forma, che amorzaranno tutte quelle Licenze segnate con le Crocette, ne saranno sentite, mà riempiranno, e Cauaranno buona armonia, e se io hhauessi uoluto risoluere quelle dissonanze nella forma Commandata da Santa Chiesa, l' hauerei potuto fare [-36-] mà facendolo altre parti, è stato necessario ritrouare un luogo à quelle per far cantar benè la parte, et èssendo pigliati li passi buoni, farà il grauè e l' acuto quelle uèngono nascoste. Le trè Crocette segnate nel fine del Contralto certa Cosa, che non sono risolutè come si deue. Mà Uostra Signoria osserui, che il Tenore sodisfa à quello che perde il Contralto, e se fosse il detto passo esquisito, non lo chiamarei passo licenzioso, mà all' udito non Cauarà niuna mala relatione. Uostra Signoria mi dice, che in Roma si prattica il far due Consonanze perfette simili assendendo, e discendendo per moto retto, e che non Sanno far meglio, tutto Concedo, e sono benissimo fatte, mà però ascendendo, ò discendendo di salto; Mà quelle che dico io sono di quèlle consonanze perfette simili ascendendo, ò discendèndo per moto retto gradatamente e però parmi, se io non erro, che ella danni nel mio passo licenzioso i suoi procedimenti da lei approuati. Mi ricordo, quèllo che mi diceua un grand' huomo, che hauueua posto riguardeuole in Roma, e mio Carissimo Amico, che il Contrapunto è necessario condirlo con buone speziarie, cioè che le Parti procèdèssero Con buone rèlationi insieme assicurando bene li posti pericolosi, cioè gl' Estremi Acuto, e graue, e mentre le parti superiori stanno operando, ò con legature ò altri simili procedimenti, che alle parti più inferiori si poteua Concedere andamènti di Consonanze perfette seguite però di salto, come sarèbbe il Capo dell' esempio della lettera L. mandatomi da Uostra Signoria, mà non le parti supèriori, quando si può far di meno. In ordine poi al passo segnato con la lettera [-37-] M. Lèi l' osserui bene, mà meglio saria il sèntirlo, che se ciò farà e che ui facci buona osseruatione sentirà giungersi all' Orecchio l' ordine delle due quintè, Ne mai si potrà leuare questa relatione, e se giò non fosse, Uostra Signoria non hauerebbe hauuto la bontà di accomodarlo, come hà fatto molto bene, e preuertito l' humor peccante con la nota aggiuntaui. Quanto poi à gli altri passi, comè quello segnato D. nell' altra mia, mi dichiara, che non intendeuo coreggere dètti passi, li quali da me uèniuano stimati al maggior segno, mà solo di dire il mio parere sopra il leuarè le relationi, che in essi Cadeuano, e per dirla signor Antimo mio Carissimo, se io douèssi procedere con molte parti, come à tre, ò quatro di moto rètto gradato, tutte [tutti ante corr.] ascendenti, ò discendenti, etiam per legatura, etiam canonizanti, quando potessero porgermi all' Orecchio qualche cattiua relazione, alcerto non lo farei, perdoni se troppo libero parlo, perchè ciò faccio affidato dalla sua bontà, che me lo permette. Quanto al passo segnato K si deue solamente considerare quello che à quel tale Uirtuoso adimandai che fù solo la risolutione della settima, come nell' ultima mia le dico, che in quanto alle altre parti, che Uostra Signoria dice non hauere Coretto il detto Uirtuoso era superfluo perche furono poste senza osseruatione, perche Solo si addimandaua quello della risolutione sudetta. Signor Antimo Mio dirò quèllo che mi dissè una uolta la buona memoria del signor Carissimi “figliuol mio facciamo tutti male, pèrche à questo mondo in tal Scienza, chi più pensa saperè, ne sà meno, è così ancora nèll' altre, e niuno puol essere perfetto bensi ui è questa differenza, che uno [-38-] opera meno male dell' altro, mà nissuno perfettamente.<”> L' hauere io posto alle stampe qualche mia Compositione, non è stato per auidità di Lucro, ò Gloria, ma solo per Commodo della mia Chiesa di San Petronio, e degl' altri ancora, e mi Contento della [[mia]] fortuna che hanno incontrato questi deboli parti del mio pouero talento, mentre nelle prime Capelle d' Italia giornalmente si Cantano, e sono Compatiti, Dio Lodato, Che creda già che io mi gonfij di vento perche Conosco me stesso. Confessso che la Scuola di Roma, et antica, e moderna composta di tanti ualenthuomini, quella, che deue dar Legge à tutte le altre, e perciò io mi riprotèsto come nell' ultima mia feci tante uolte, che stimo al segno maggiore qual si sia semplica Cantore, non che Compositore di cotèste, e che deuo riceuere da quella i documenti, et apprendere le uere ragioni di buon Operare, mà per altra [arte non uorrei, che mi si negasse il dire qualche Cosa tanto più, quando mi dichiaro d' imparare, e non di Criticare le Opere tanto uirtuose del Signor Corelli, ne di uerun altro Compositore. Et in Comprobatione di questo, desiderarei sapere dal purgatissimo giudizio di Uostra Signoria se huomo grande nella nostra professione hauess pratticato questi, ò simili passi segnati A. B. che Concetto farebbe ella? Si potrebbe co 'l esempio di quest' huomo ualoroso diffendere una Compositione nella quale ui fossero simili passi, col dire, gli hà fatti il tal Uirtuoso, saria ragione sufficiente? La supplico del suo sentimento sopra ciò, Ma succintamente, e senza impegno di eruditioni e con suo Commodo. Le difficultà mie sono queste. Nel passo segnato A. lei osseruarà, che il Soprano stà legato in [-39-] quarta col Basso, e nell' ascendere, che fà la parte di detto Basso porta sopra di Lei il Tenore per terza, giungendo detto Tenore con la percussione di detta terza per la metà della quarta legata, che non può stare mèntre leua à quella la forma della risoluttione facendo il Soprano legatura, et il Tenore la distrugge. Nèl passo segnato B. lei osserutarà che il soprano batte la settima con il Basso (mà di questo mi resta poco scrupolo) passando alla Sesta con detto soprano. La mia difficultà è partendosi dalla sesta alla quinta col Basso rettamente, mi dà il sospetto che per diminutione possa giungermi all' Orecchio l' ordine delle due quinte, come è nel Caso delle Ottaue per diminutione che Uostra Signoria prohibisce nel mio passo licenzioso nel primo soprano alle due Crocettè, e però mi conuienè dirle che in simili Cose io sono di maniera strètta trattandosi di operare in Simili forme Con le parti superiori, che se accadessero Così nel mio passo nelle parti inferiori, poco mi premerebbero, e diuersi di Manica larga, come nèllo stèsso passo mio Licènzioso Uostra Signoria osseruarà, et assicurando come hò detto sempre le parti superiori Cauarà buon effetto, e quelle ueranno nascoste, e non saranno scuoperte. Ui sono Stati huomini di gran saperè tanto in Lombardia, quanto in altri luoghi, quali hanno fatto Compositioni degne di essere osseruate bene da ogni professore, et ancora hanno fatto Contrapunti osseruanti, legati, riuoltati, Canonizanti con molti altri Artifficij li quali à uederli, et à giudicarli con l' occhio, erano degni di ammiratione, mà à sentirli faceuano effetti strambi, facèndo torcere gli ascoltanti, si che Concludo, che non solo è neccessario siano giudicate le Compositioni [-40-] dall' occhio con dire, che un Sospiro, ò mezzo sospiro possi saluarè quegl' errori, ò siano pessime relazioni, che in essi Contrapunti si trouano, mà anche dall' Orècchio, Come miglior giudice. Il fare quèsti Contrapunti artificiosi lo stimo necessario mà bisogna rimettersi alle buone institutioni, e appagare l' Occhio, mà più l' Orecchio ne fare Come tal uno, che uorrà sforzare una Compositione Con molti soggetti, e uarij Contrapunti, che in Cambio di Cauare buon effetto renderanno una Confusione, e non Saranno intesi. Si che per mantenere la Realtà di detti soggetti entraranno stiracchiatamente Con salti strambi, riempimenti di Consonanze mal modulate, e Cattiuè relazioni. Nella mia Capella di San Petronio per la festa del Santo, che con gran decoro, e nobilità si soleniza faccio cantare moltè mie Compositioni à tre, e quatro Chori, et hò questo singolare [La fama della musica del giorno di San Petronio in Bologna, ui attiraua eccellenti numeri di Capi della Lombardia e del Uueneto per udirla add. man. alt.] honorè ogn' anno, che Compariscono braui Uirtuosi, et Eccellenti Maestri di Capella, si di Lombardia, Come di Uenezia, et altri luoghi per sentirè questa funtione riguaruolissima sì pèr la qualità de Musici Uirtuosi, Come per la quantità assendendo al numero di 130. in circa, quando più, quando meno, secondo che Commandano i Patroni; hora questi èccellenti Uirtuosi alle uolte hanno fatto gran Casi di molti passi tanto di Concerto grosso, quanto di Concertino picciolo, che se gli hauessero hauuti sotto gl' occhi, hauerebbero trouato qualche eccetione per qualche licenza, la quale sarà stata il Condimento di quèl passo, che tanto hanno stimato, e se si fosse leuata questa licenza, et autenticato detto passo, al certo non haurebbe Cauato quest' effetto, che gli apportò [-41-] tanta sodisfattione: Mà parlo sempre di quelle licenze che apportano buoni effetti, auuèrtendo, che siano bene assicuratè le parti superiori, e le mancanze, e passi pericolosi per diminuzione, e per qualche altra mancanza darla alle parti inferiori che dagl' istessi Professori non saranno mai Conosciute, ne Considerate; dunque mi bisogna credere che in qualche parte le regole della Musica siano opinioni, fuori però che nelle Cose essènziali, come sarebbe rèaltà di soggietto, Mantènimento di tuono, sfuggimento di Ditoni, Tritoni, relazioni pessimè frà li graui, et accuti, et altre simili Cose necèssarie; Et à proposito d' opinioni desiderarei una Cortesia da Uostra Signoria; et è che ella si compiacesse esaminarè nouamente il mio passo licentioso, chè fù fatto assai in fretta, ed in quei luoghi mancanti, doue sono le Croci senza però mouere le parti acutè, e graui, accomodarlo conforme la sua opinione, non diminuendo però, ne accrescendo le pause segnatè, ne tampoco le altre parti, assicurandola che correttamente sarà da me tenuta come gioia pretiosa tra le Cose più Carè. Qui poi si è propalato questo negozio del [Uuol quiui il Colonna che il noto passo del Corelli fosse biasimato e condannato come eerroneo da parecchi celebri maestri che copriuano cospique Cappelle in Italia. Ne tace però i nomi. add. man. alt.] signor Corelli non da me, mà da quello che uole ostinatamente diffendere simili debolezze, e ragazzatie, ed è stato cagione, col discorerla per le Piazze, e Botteghe, di far nascere curiosità à diuuersi di scriuerlo fuori à i primi Uirtuosi, che hanno Posto in Italia, er sentire i loro sentimenti, e di già sono comparse moltissime lettere, e tutte, tutte dannano il passo del Signor Corelli, e pure sono huomini grandi al pari di chi si sia, Mà in quanto à lei mi conuien credere che la discora più per certo impegno, [-42-] non perchè non conoschi la Uerità. Però non bisogna dire che io sia quello che uoglia criticare l' Opere del Signor Arcangelo. Il passo rimandatomi da Uostra Signoria accommodato, sapeuo benissimo che lei holeua la pausa per la nota per intesa in Cc sol fa ut, et altre aggiuntèui [aggiuntaui ante corr.] la quale per l' incontro che fanno con lee duè parti acute, uiene à diminuire il male, mà non sana la piaga, e così le altrè ancora, e perche lei desidera, che più non si parli sopra questo passo tacerò, e uolentieri per obbèdire Lei, e per l' affetto ben grande che porto al signor Corelli, spiacendomi infinitamente; che la questione sia nata sopra un suo passo; Mà non taccèranno già li buoni Autori Clasici che discorono per mezzo delle Stampe sopra le buone regole del Contrapunto. Rendo infinitissime grazie à Uostra Signoria della memoria che hà di me, e della dotissima lettera, che sarà à me in luogo di buon Maèstro, non solo nella Musica, mà ancora in tante altre professioni d' eruditioni, già che non mi uien permesso l' essere in pèrsona à dichiararmi quale mi sottoscriuo. DI Uostra Signoria Molto Illustre Bologna li 12. Dicembre 1685 Deuotissimo seruitore Uero. Giouanni Paolo Colonna.
Title: Diuerse Lettere intorno ad una Controuersia nata sopra un Passo dell’Opera seconda di Arcangelo Corelli
Editor: Massimo Redaelli Source: Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, MS D. 1, 1-42
[Diuerse Lettere intorno ad una Controuersia nata sopra un Passo dell' Opera seconda di Arcangelo Corelli, oue fu suposto che in un Passo della sonata terza ui fossero alcune Quinte di seguito. add. m. sec.] [-1-] [Numero 1. add. in marg.] Copia di lettera scritta dal Signor Don Matteo Zani al Signor Arcangelo Corelli à Roma. Perche le suè Composizioni tanto da Chiesa, quanto da Camera; sono così belle, danno occasione à Cotesti Uirtuosi di porle in partitura per imparare, come fanno, e perche nel spartire queste ultime da Camera stampate, li è occorso d' incontrarsi in alcune quinte seguite, e non arriuando al sapere la ragione, tanto più che Uostra Signoria le segna quinte con li numeri segno euidente, che lei le hà fatte à bella posta, Uanno dicendo, che uolentieri parlariano seco per saperne la ragione, Mà io che sono tanto seruitore alla sua Uirtú, e che sò, che non haurà stampato cosa che non sia di tutta perfettione la prego al dirmi qualche cosa sopra ciò, acciò possi dirli come Uostra Signoria l' intende, acciò imparino quello non sanno. Io non hò hauuto ne anco dalla Condotta le mie robbe, oue ui sono dentro lè sonate, che Uostra Signoria mi fauorì, e perciò non le accenno in qual sonata siano, è ben però uero che hò ditto ad alcuno che mi dij lo spartito di queste quinte, che io glielo inviarò; Se io poi hò occasione di dir bene di Uostra Signoria, e della Sua Uirtù lo puol considerare dalla nostra longa amicitia, e poi dalla Cara Conuersatione con il mio signor Matteo. Hora tutti quèsti Violini di Bologna si lamentano, chè io non gl' habbi auuisato, che sariano uenuti à Lucca ad udirlo, e ueramente non hauriano gettato uia il tempo perche suona benissimo. Del resto Uostra Signoria mi Compatischi della Confidenza. Questa uolta scriuo di moto proprio, perche quando si sentè dire di un Amico, l' amicitia insegna ad auuisarlo come hò fatto hora con Uostra Signoria. La supplico bene di risposta, riuerischi il mio signor Bernardo Pasquini, et il signor Uerdoni, e la riuerisco Di Uostra Signoria Molto Illustre Bologna 20. Settembre 1685. Deuotissimo Obligatissimo seruitore Matteo Zani [Numero 2. add. in marg.] Risposta del Signor Corelli al signor Zani Riceuo nella sua compitissima il foglio del passo della suonata terza, doue Cotesti Uirtuosi hanno difficoltà, e non me ne merauiglio punto, mentre da ciò comprendo benissimo il loro sapere, che si stende poco più oltre de primi principij della Compositione, e Modulatione armonica, poichè se fossero passati più auanti nell' arte, e sapessero la finezza e profondità di essa, e che cosa sia Armonia, et in che modo possa dilettare, e solleuarè la mente humana, non haurebbero tali scrupoli, che nascono ordinariamente dall' ignoranza. Io con un esatta aplicatione di molti anni, e con la Prattica de più Ualorosi Professori Musici di Roma hò procurato d' apprenderè i loro documenti, et i loro Esempij sapendo benissimo, che tutto quello che s' opera, deue essere regolato dalla ragione, ò dall’esèmpio de Professori più èccellenti; Nondimeno per appagare la Curiosità di cotesta Signoria, e per dimostrarli che, si di questo passo à loro incognito, come di tutti gl' altri, che hò posti alle Stampe, nè so rènder conto, e sò fondatamente: perche l' hò, e uoglio far così, in qualche parte mi spiegarò. Già in questo passo si uede, che io hò segnato le quinte sopra il Basso per far uedere, che io conoscendo che cosa è quinta hò uoluto così non per errore, mà per mia elèttione per far spiecare la mia intenzione, poiche, se inuèce del mèzzo sospiro hauuessi posto il punto alla nota antecedente; che sarebbe il medesimo ualore di esso i Principianti di Musica, che non sanno altro che le prime regole, non ui hauuerianno difficoltà alcuna, mà io che hò uoluto, che si stacchi, e si smorzi la nota parendomi che faccia meglio sentirè, cosi hò fatto. In oltrè per additare maggiormente qualche Lume della mia intentione à quelli che sono in obscuris, se si farà riflessione al principio di quel pezzetto di Modulatione, trouaranno, che comincia, e continua un tempo, per il quale necessariamente per chi intende l' Arte, bisogna, che lo seguiti, se si uuol continuare la bellezza dell' Armonia, secondo che insegna Euclide dicendo “Tempus est mensura motus secundum prius, ac posterius <”>. Onde si rifletta il principio, il mezzo, et il finè di questa mia modulazione, e si conoscerà la mia intentione. Di più per sodisfare Cotesti Uirtuosi, e per non fidarmi totalmente della mia opinione, hò mostrato il passo sudetto alli Signori francesco foggia, Antimo Liberati, Matteo Simonelli [Francesco Foggia Antimo Liberati Mattteo Simonelli add. man. Alt.], e tutti uniformi nel parere, m' hanno risposto che stà benissimo, e chi hà difficoltà non conosce la legatura, e quando da altri sarà fatto simil passo in andamenti simili, s' obligano di sempre [-3-] diffenderlo. Non mi stendo più oltre parendomi che sia bastante questa poca notitia per appagare la Curiosità di Cotesti Uirtuosi, et insieme erudire qualche poco il loro tirocinio dell' arte; Solo la prego di continuarmi il suo affetto, e Commandarmi se uaglio à seruirla, e le baccio deuotamente le mani. Roma 17 Ottobre 1685 DI Uostra Molto Illustre e molto Reuerenda Deuotissimo et obbligatissimo seruitore Arcangelo Corelli Il Signor Bernardo Pasquini, et Uerdoni salutano caramente Uostra Signoria Come anco Paolo Maria la riuerisce cordialmente. [Numero 3.] Prima lettera Scritta dal Signor Giouanni Paolo Colonna al Signor Antimo Liberati à Roma doppo la risposta uenuta al Signor Zani dal Signor Corelli. Una lettera Risponsiua del Signor Arcangelo Corelli scritta al Signor Don Matteo Zani nostro Bolognese, che si è compiaciuto participarmi, da motiuo a me di essere ad incommodare Uostra Signoria con la presente supplicandola à compatirmi, mentre sono per parteciparle un fatto mèssosi in discorso accidentalmente, et è che sono circa due mesi, che capitorno in Bologna i Baletti stampati dal Signor Corelli, quali mossèro suddette curiosità à questi Uirtuosi d' udirli, e uennèro in mia Casa à sonarli, e ui erano molti della professione. Mà mentre faceuano una certa suonata quelli che sonauano cominciorno à guardarsi l' un l' altro; Io li dimandai, chè haueuano, questi si storceuano, ne si arrischiauano à dire, per esserè Opera del Uirtuoso che è, è per essere loro giouinetti assai, mà io gli replicai, che dicessero pure, et uno di essi rispose che gli pareuano tutte quinte; Onde io le soggiunsi, che seguitassero purè à suonare, che se il signor Arcangelo le hauèua fatte, sapeua il pèrchè, e ciò dissi pèrchè non si moltiplicasse in discorso per esserè io partiale della Uirtù del Signor Arcangelo, et in effetto non si attesè ad altro, che à proseguire auanti, ed applaudirè alla bell' Opera di questo Uirtuoso; Mà fuori di mia Casa si ripligiò il discorso da alcuni Uirtuosi, mà però sempre dentro i limiti della modestia e del rispètto dell' Autore, che da tutti uiènè uniuersalmente stimato, solo ui era chi desideraua saperè il perche hauesse fatto quel passo, che [-4-] quì annesso inuio à Uostra Signoria; et io stesso dissi al Signor Don Matteo Zani, qualè carteggia col Signor Corelli, Io parlarei puor uolontieri col signor Arcangelo per sentire la sua ragione, et essi mi rispose se uoleuo, che egli ne scriuesse, che l' haurebbe fatto, le replicai che lo facesse, mà con tutta modestia, e lui come lui perche io èro suo partiale, e non intendeuo portarle alcun disturbo, mà solo desiderauo sentire qual ragione lo moueua à ciò fare. Scrisse il Signor Don Matteo, e suppongo lo facesse col solito della sua Modestia, come Sacerdotè honorate, e Galanthomo, Mà il Signor Arcangelo le hà risposto con una lettera così mordace, et ingiuriosa, che io sono restato, hoggi che il signor Don Matteo me l' ha mostrata, il più Confuso huomo del Mondo, e certo non haurei mai pensato tal Cosa dal Signor Arcangelo, poiche à sentire quello che scriue, tutti a Bologna sono Ignoranti; non sanno che sia armonia, ne conoscono legature, e pure, sia detto con sua pace, egli s' inganna di molto e troppo parla, e sono cose che egli non potrà mantenere, ne sono proprie d' un Uirtuoso, e però molto mè ne dispiace, perche le sono partiale amico, e le dico da Seruitore, che questi Uirtuosi la sentono male, e creda che in questa Città ue ne sono, e bene intèlligenti da discorerla, e stare con chi che sia altro Uirtuoso à tauola rotonda. Mà torniamo al [[punto]] soggetto. Io dico che uolendo saluare le predette quinte quì annesse per ragione [Equiuoco del Colonna che non ammettea la pausa come equiualente al punto; dal che poi ne deriauua il preteso errore delle due quinte add. alt. Man.] theorica le concedo, mentre la pausa tutta inanzi possi essere sufficiente per saluarla, mà in quanto à me stimo difficile il potere accommodare l' orecchio all' offesa che nasce per la Cattiua spezie, Onde non sò qual ragione possi addurre l' Autore à sua diffesa. Ardisco bene supplicare la bontà di Uostra Signoria fauorirmi, se il suo purgato giudizio hauesse mai qualche ragione sopra di ciò per saluaree detta relatione cattiua honorarmene per imparare da Uuirtuoso tanto Sublime, e restare appagato. La supplico à Compatire il tedio fauorendomi de suoi Commandi, mentre la riuerisco con tutto lo spirito Bologna li 26 Ottobre 1685 Di Uostra Signoria molto Uullustre Deuotissimo et Obligatissimo Seruitore Giouanni Paolo Colonna. [-5-] Passo della Questione. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 5; text: 5, 6, #] [Numero 4.] Risposta del Signor Antimo liberati Musico di Capella Pontificia al Signor Giouanni Paolo Colonna. Con i pretiosi Caratteri di Uostra Signoria riceuo doppio fauore, e per la Confidenza, che si degna di passare meco, e per l' estimatione che fà contro ogni mio merito della mia debolezza. Per corrisponder dunque seco con la medesima Confidenza, e con quella Candidezza d' animo che deue esser propria de ueri seguaci della Virtù, che il signor Arcangelo Corelli tanto suo, e mio parziale Amico riceuè già tempo dal signor Don Matteo Zani una lettera, in cui li dauua notizia, che s' era sparsa una fama trà Professori di Musica in Bologna, che eegli in una sua sonata delle ultime date alle Stampe, ui hauuesse fatte molte quinte seguite, che però alcuni di essi l' hauerebbero uolontieri discorsa seco con qual ragione le hauèsse fette; e che egli non potèndo sentire dir male dell' amico, glielo auuisaua per suo gouèrno, e come meglio Uostra Signoria potrà uederè dalla medesima sua acclusa Lettèra, che mi farà fauore poi per buon rispetto rimandarmela subito senza farla uedere ad altri. Nell' istesso tempo il signor Corelli da altri riceuè letttere con auuiso, che si era diuulgata per tutta Bologna questa Zizania delle quintè, e che ueniua [Non si fù questo tratto. Per altro anche il Colonna la pensaua come que' giouanotti, sebbene non isparlasse del Corelli add. man. alt.] originata da certi giouanotti principianti di Musica; e benche più d' un Professore Ualoroso, e Consumato nèll' arte della medesima Città di Bologna affermassero che quelle quinte, è que' passi stauano bènè, che faceuano buon sentire, e che bisognando eglino l' hauriano diffese con qualsiuoglia, Nondimeno quelli non cessauano di detraherlo, e con poco rispetto d' un Uirtuoso patriotto e d' un ingiusta Calunnia. Onde il signor Corelli non uolendosi fidarè nèmeno di sè stesso, mostrato il detto passo à più di un Intendente Compositore di Roma, ed à me ancora e confrontatici tutti à dire, che staua benissimo non potè egli à meno per l' ingiuria, et offesa, che senza ragione riceueua [-6-] costì da que' tali non risponder come fecè al signor Zani, e li compiacque anche di mostrare à me la detta risposta, hauendomi partecipate anche le altre Lettere che gli erano state scritte in tal proposito, anche io, non potei dannare la sua giustificata risposta, douendo esser Compatito, mèntre è proprio dell' huomo, sendendosi offendere risentirsi, come fece il medesimo Christo, che nel sentirsi offendere, non seppe, come huomo, ò non uolle, contenersi, con dire à quello “Cur me caedis? <”> E tanto maggiormente deuè essere compatito, mentre che sapendo che da molti uueniua offeso predendendo quelli, che egli fosse astretto di rendèr Conto, e ragionè d' una Cosa ben fatta, e quasi chè uolessero disfidarlo à duuelar seco; et egli risposè, è si diffese non obligato senza nominarè alcuno di quei detrattori, che ne meno egli sà chi siano, ne si cura di sapere. Da questa uerissima serie che io à Uostra Signoria scriuo potrà ella con la sua prudenza e bontà rimetter tutta la Colpa concepita, ò per meglio dirè da altri imaginata; e sicome il signore Corelli si consolaua grandemente con dire che ella con la sua impareggiablie Virtù, ed autorità hauerebbe facilmente smorzata simile zizania, cosi è più che certo che ella con la sua gentilezza, e parcialità d;amiiza e Confidenza, che passa sèco, sarà sempre per diffendere per il giusto, le sue attioni; et io hò trascurato un ordinario à dar pronta risposta alla sua in riguardo che il signor Corelli si trouaua fuori di Roma, andato à Uiterbo per occasione di una certa Musica, ed io l;ho uoluto sapere da lui prima, se hauesse scritta al signor Zani altra lettera di quella à me mostrata che fosse stata più mordace, ò ingiuriosa, come ella mi supponeua nella sua gentilissima; Mà sentendo di nò, hò supplito poi hoggi alla mia trascuraggine, e per parte dell' istesso signor Corelli le fo humile Riuerenza, e Cordialissimo saluto. In quanto poi à quello che Uostra Signoria mi commanda di uoler sapere uolontièi il mio sentimento intorno à quel passo dellè quinte essendo à me molto bèn nota come à tutti gli altri la sua gra Uirtù, sarebbe un portar acqua al Mare, e Ciuette in Atene di somministrarle ragioni più di quelle che il suo sommo Ualore saprà spiegare meglio di me, [-7-] tuttauia per obbedirla in qualunque modo, e scuoprirle maggiormente la mia ignoranza le dirò il mio parerè. E primieramente si deuè auuertirè, che le quinte giuste (chiamate da molti impropriamente perfette) non possono essere nominatè ne di cattiua Specie, ne di Cattiua relatione, come Uostra Signoria mi pare che le chiami; poiche Le Catttiue Relationi uengono cagionatè dalle Semidiapenti, quinte diminuite, ò quinte false, dalli tritoni, e dalli ditoni falsi, e non già dalle quintè giustè. Hora nel nostro proposito conuiene fare una riflessione che nella Musica in alcune cose il senso preuale alla ragione, in alcune altre la ragione preuale as senso, et in molte altre il sènso e la ragione s' accordano, e s' uniscono insiemè. Quando si facessero due, trè, quatro, [Opinione d' Antimo Liberati sulle quinte di seguito add. man. alt.] ò più quinte giuste seguite, e continuate di grado, o di salto, queste uengono prohibite uniuersalmente da tutte le buone Scuole, non già perche repugnino al senso la multiplicità delle Consonanze di dettè quinte giuste, Mà perche in ciò preuale la ragione al senso; la quale è che tantè quinte giustè continuatè, non producendo uarietà ueruna, che è quèllo che fà l' armonia diletteuole, perciò non stanno bene, ne si deuono fare, e così la ragione prèuale al senso. Che per altro se quelle saranno sentite da un Idiota, e di musica e di tal ragione per cèrto che dilettaranno; se bène si potria anche dirè che molte quinte giuste seguite, e continuate di grado non fossero altrimeti giuste, ò simili, mèntre il semitono di esse starà in diuèrso posto collocato, e per Conseguenza saranno Uarie essendo il semitono comè patrone, e quèllo ueramente che uaria l' armonia. [Questa è la uera ragione (cioè che la pausa tenga luogo di legatura) della regolarità del passo del Corelli add. man. alt.] Le quinte dunque della suonata del Signor Corelli che ad alcuni paione seguite, e continuate à me pare, che stiano bene per doppia ragione cioè la forza della Legatura per intesa nella pausa del mèzzo sospiro; E quando questa non fosse considerata, ò non fosse conessa; ne più ne meno le quinte stariano bene, e saluate dal mezzo sospiro trà quelle [-8-] interposto atto, e bastante à saluare e quinte, ed ottaue quanto si uuole; è ciò permesso e dalla ragione e dagl' Esempij infiniti, che sono due Bassi, in cui s' appoggiano, e si fondano tutte le Operationi dell' huomo E se un mezzo sospiro, e meno ancora, et una Croma, semicroma, e biscroma non fossero sufficienti à saluare, e duè quinte, e duè Ottauè, li Compositori di Musica à più Uoci, hauriano un Campo molto angusto da spandere la Uarietà della loro Armonia; e per meglio comprobare il mio Sentimento hò stimato bene stendere gl' acclusi esempij à tre uoci con la lettera A, et B. simili alle quinte del signor Corèlli; il primo che Uiene dal Uittoria spèsseggiato spècialmente nelle sue Messe che Noi frèquentemente nelle nostra Capella Pontificia cantiamo, e l' altro commune à tutti gl' Antichi, e tutti i Moderni Compositori, e Suonatori. Mà se i Scrupolosi tacciassero questi Esempi, che fariano se uedessero gl' altri, cioè quello à trè con la lettera C. che pur uiene dal Pelestrina; e l' altro à quatro con la lettera D. che uiene da Pietro Herredia, che fù [Pietro Erredia maestro di Capella del Gesu in Roma add. man. alt.] Maestro di Capella del Giesù in Roma Eccellente Prattico Teorico, e Suonator di tasto, e si troua particolarmente questo passo in una sua Messa à noui Toni Stampata. L' altro esempio à quatro con la lettera E l' hò posto per far uedere, che in questo preuale il senso alla ragione; poiche non u' è ragione ueruna, che si possino fare questi salti di semidiapente, ò quinta diminuta. E pure perche modernamente in Roma, è per l' Italia à tutti uniuersalmente piace à sentirlo specialmente à tre, è quattro Chori, si uede chiaramente che il senso preuale alla ragionè, come accade anchè in altri passi che per breuità tralascio; Et io l' ho isperimentato, che un eccellente Compositore e suonator di tasto Catalano mio amico, il quale uenuto in Roma molti anni sono e sentendo nelle Chiesè quella sorte di passi à tre, e quatro Chori per altro prohibiti, et insoliti ne suoi Paesi, gli dispiaceuano [Come l' orecchio può assuefarsi a certe durezze armoniche add. man. alt.] à segno [-9-] che fuggiua subito da quella Chiesa, mà poi col sentirli, e risentirli più uolte, ui assuefece l' orecchio in manièra che delettandosene grandemente, empiua le sue Compositioni di tali passi. Non mi stendo à dire, ne porre Esempij di quelle Consonanze, e passi, in cui si uniscono insieme e la ragione, e il senso, perchè sono facili à rinuenirsi, e per non dar maggior tedio. Che poi alle orecchie, e gusto di qualcheduno non piacciano simili esempij, si sà, chè i gusti degl' huomini sono diuersi, come sono diuersi e uarij i pareri, dicèndosi per prouerbio “Tot Capita, tot sententiae” Ne ciò implica chè simili esempij non si possino fare, non stiano ben fatti, e non si faccino Continuamente da tutti; et à me ancora accade bènè spesso che cantandosi nella nostra Capella Pontificia tanta diuersità di Compositioni Ecclesiastiche, alcuni passi di esse non mi piaceranno totalmeente; ne io li farei; Mà pure taccio, sì pèr non parerè di hauere il gusto guasto, si anche per non mi arogare superiorità di saper più di quel Autore [anche questa ragione del Liberati è plausibilissima; che cioè il compositore può ben secondare il proprio gusto allorche massimamente è trasportato dall' entusiasmo add. man. alt.], il quale in quel passo haurà secondato il proprio genio, e gusto, e trasportato da quel entusiasmo, e furore; e così sarà accaduto al nostro signor Corelli, il quale haurà uoluto far quel passo (sapendo per altro che staua bene) per secondare il proprio gusto, poiche trahit sua quèmque uoluptas. Signor Giouanni Paolo mio riuerito, et amatissimo signore non hauendo io la fortuna d' abboccarmi seco, che in quel Caso più di quatro Curiosità confeririamo insiemè, e son certo, che io impararei assai più dalla sua uirtù di quello che potesse additarle la mia debolezza: Mi sono per tanto preso l' ardire di tediarla nella Lettura di queste suggestioni del mio pouero, e stèrile impegno, accèrtato nella sua bontà, e gentilezza d' esser compatito, e gradito almeno nèll' affetto, con essi io pretèndo fi parlar seco; e sè la sua Cortesia mi darà Campo per mezzo delle Sue Fauoritissime Lettere e [-10-] bramatissimi Commandi, che io possa, e riuerirla e seruirla spesso, mi prenderò anche l' ardire di farle peruenire alla meni qualche bagatella delle mie Compositioni; essendo cèrto che com' ella s' è degnata Compatire la siochezza delle mie parole, sarà anche per Compatire la freddura de miei fatti; con che facendole humilissima riuerenza, e pregandola di nuouo à rimandarmi la lettera del signor Zano per mandarla al signor Corelli, come gli ho promesso resto Di Uostra Signoria molto Illustre Roma 3. Nouembre 1685. Deuotissimo et obligatissimo Seruitore uero Antimo Liberati [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 10, A. [del Uittoria add. man. alt.], B., C. [del Palestrina add. man. alt.], D., [di Pietro Herredia add. man. alt.], E [d' Antimo Liberati add. man. alt.]] [-11-] [Numero 5.] Risposta del Signor Colonna al Signor Liberati. Non poteuo mai riceuere consolazione maggiore ne documenti più eruditi di quelli che la gentilissima lettera di Uostra Signoria mi fà godere, che perciò mè le Confesso eternamente obligato, e riconfermo più che mai la Stima che hò sempre hauuta del merito, e della Uirtù grande di Uostra Signoria, è giàche con tanta bontà Uostra Signoria si è compiacciuta d' honorarmi, uoglio anche credere che mi pèrmetterà di potèrle significare con la [[mia]] stessa Confidenza, che hà usato meco i miei riuerenti sentimenti sopra la questine che si tratta; Mà prima di uenire ad altro, m' è nècessario, ch' ella sappia, e sappiano tutti, che io sono, e sarò sempre come lo sono stato per lo passato l' istessa stima, e partialità per la di lei Uirtuù, et insieme per quella del Signor Arcangelo, che hò sempre conosciuto per grand huomo, non hauendo mai inteso, quando si è parlato delle di lui opere di usar Critica, ne di pretendere, che debba à me rendèr Conto di cosa alcuna, mà [Il Colonna desiderò schiarimenti sul passo in questione non perchè Corelli fosse in debito di render conto a qualsisia del suo operato, ma sibbene perchè con essi s' istruisse il Colonna in ciò che non sapeua. Questa è una confessione in vero molto umile, e modesta add. man. alt.] bensì al solo motiuo d' essere instrutto nelle Cose, che io non intendessi, come ella può ben credere, et hauerne bastante argomento dalla prima lettera, che fù scritta dal signor Zani al signor Corelli, la [[copia]] quale rimetto à Uostra Signoria hauendo hauuta particolar sodisfattione nel uederla, perche conosco chiaramente, che quesa non è stata lettera, che habbia in modo alcuno offeso il detto Sognor Arcangelo, come temerariamente ueniua asserito da miei poco ammoreuoli, quali palesemente diceuano, che la lettera prima, era stata Causa, che se ne fosse riceuuta una risposta tanto lontana del douuere, e così piena di poca Stima de Uirtuosi tutti di questa Citta cosa, che certamente non posso negare, mi apportò una Somma ammiratione, perche parlaua con troppa libertà; hor questo transeat; Mentre perciò non si deuono in me alterare i sentimenti, che hò per la Uirtù del Signor Corelli, e tanto più che la prima lettera [-12-] del signor Zani non le fù scritta, ne di mio [Se il Colonna non iscrisse direttamente al Corelli, anco il Corelli non rispose direttamente al Colonna: cosicchè questi non potea ragioneuolmente chiamarsi ingiuriato dalle riferite parole del Corelli add. man. alt.] ordine, ne con mio sentimento, perche se hauessi desiderato qualche Cosa dal signor Corelli, mi sarei preso l' ardire io stesso di scriuerli, Mà Come quello, che tanto stimo la sua Uirtù, non lo feci, mà solo ne parlai quì con quelli che si dichiararono, che il passo era bonissimo, e che l' haurebbero diffeso, mà parlai positiuamente di quel tal passo, non Come fatto dal Signor Corelli, dal quale non pretendeuo alcuna ragione. Questi dunque siano i miei fondamenti ueri e sinceri, rèplicando che non intendo, che di dire il mio parere con tutta riuerenza riportandomi sempre al purgatissimo giudizio d' ogni Uirtuoso Intendente, e particolarmente à quello di Uostra Signoria che tanto stimo, et honoro. I Passi ch' ella s' è compiacciuta d' inuiarmi, sono da me stimati, ossèruati, e riuueriti come leggi inuiolabili per due Cause; l' una perche uengono dalle mani di Uostra Signoria; e l' altra perche sono parti d' huomini tanto Uirtuosi accreditati come sono il famoso Pelestrina. Mà pure sò che ella mi permetterò il dirè sopra questi il mio parere col solo fine d' imparare, e non d' impugnare le Operationi di simili huomini; Per tanto dico dunque il passo segnato A. B. in detto procedimento parmi osseruato con molto giudizio, discendendo con gran tolleranza, ponendoui nèl mezzo alle due Consonanze pohibite il ualore di mezza battuta, benche tutti gl' Auttori, come il Zarlino, Pizzèrli, Franchino, Uannei, e molti altri non concedino, che simile pausa possi saluare, come ella meglio di me, e di tutti sà; Mà hauendo fatto ciò un Huomo così grande, sarà da me sempre riuerito, stimato, et applaudito, ancorche io sappia che <”>allegare inconuèniens non èst soluere legem” oltreche non parmi sia al nostro Caso perche quì non u' è in mezzo il ualore di mezza mausa, cioè della minima, e nel passo, che si esamina, non u' è che [-13-] un mezzo sospiro, che è tanto meno di mezza pausa; Come dissi, io stimo simili passi, come fatti da Huomini grandi, è ben uèro però, che à me non piacciono, e non li farò, ma più tosto farei così [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 13,1; text: A. B.] In ordine al passo segnato C dirò, replicando semprè, che ciò dico per solo, e mero mio parere, e non per uoler dire contro ad huomini così grandi; Che non mi piace, e non lo farei, non parendomi, che sia necessario, che il soprano passando dall' Effaut si porti al De sol re ad incontrare un Unisono nel forma che Uostra Signoria uede, pure io crèdo, che chi l' ha fatto l' haurà fatto con la sua ragione; io però se mi trouassi in una mia Compositione ad un passo simile cercherei di sfuggire l' Unisono, e la relatione di due Unisoni, e più tosto farei Così [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 13,2; text: C] Quanto al passo segnato D. osseruo ciò, che accade; et io ne starei lontano, acorche huomini di gran sapere l' habbino fatto, e più tosto farei Così [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 13,3] [-14-] I due passi Segnati E. questi si mi piacciono, e benè spesso li uado pratticando nelle mie Compositioni, e benche uenga prohibito il salto di Semidiapente ad ogni modo, non può produrre all' Orecchio Cattiua Spetie, ò relatione perche il Cesolfaut stà legato nella percussione della Semidiapente; e non percuote mouendosi nello stesso tempo ad incontrare la Cattiua relatione, chè in quel Caso sarebbe un Contrauenir alle Regole, e si produrrèbbe cattiua Relatione, et armonia; Queste dunquè sono di quella sorte di licenze, che ne perenderei sempre in questa forma. Eperò quando il Pelestrina habbia pratticato simil passo, non di deue temere [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 14,1] [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 14,2; text: 6, 4, b, 7, 5, [sqb], 3, 9, 8, #] Il passo, del quale si discoreua, non parè che sia simile à questi esempi in modo alcuno, non essendoui Legatura, mà un semplice mezzo sospiro che all' occhio salua bensì Le Consonanze Replicate per lo stesso moto, mà non può mai saluarle quella Cattiua relatione all' oreccio se non è bastante una pausa di minima, come dissi di sopra. [-15-] Mi fù insegnato dalla buona memoria de Signori Carissimi Abbatini, e Beneuoli [Il Colonna fu alla scuola del Carissimi, dell' Abbatini, e del Beneuoli add. man. alt.], che doueuasi sfuggire il porre due Consonanze perfette simili ascendendo, ò discendendo insieme per moto retto, e che à ciò per le ragioni teoriche molto ben cognite à lei doueue il Compositore starne lontano più che poteua, e non auuicinaruisi tanto, che se ne producesse qualche cattiua relatione, che perciò gli Auttori tutti dicono, che il porre in mezzo la pausa di minima, non sia bastante à saluarle, tanto è male l' auuicinarsi à quel modo di procedere; Come appunto sarebbe, se ffosse strettamente proibito ad un tale il non entrare in quella Casa sotto pena di graue errore, e che non douesse ne pure à un pezzo lontano l' auuicinaruisi per non incorrere nella stessa Cosa mal fatta, douendosi stare lontano da ogni occasione, che sia propinqua all' errore che è grande, come è il porre due simili Consonanze, che è errore così grauè, che non è tampoco permesso l' auuicinaruisi con una pausa di minima nel mezzo. Come dunque può saluarle la Relazione un mezzo sospiro? Mi ricordo quando mostrauo il mio poco compimento à sopradetti mièi uirtuosi, che questo mai m' hanno permesso il risoluèrè la settima con altro, che la sesta, ò terza così. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 15; text: 7, 6, 3] E sopraciò sono già cinque mesi che io per mera Curiosità, e solo per sentire la sua opinine dimandai ad un gran Uirtuoso Romano, che hora hà posto di Maestro di Capella in Lombardia, se poteuo risoluere un passo in simil guisa. [-16-] [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 16; text: 7, 8, 6. 5] Et il detto mi disse asseuerantemente di nò, perche s' auuicinaua troppo all' errore, e si produceua Cattiua spezie, ò relatione di Consonanzè simili perfette replicatè. Se dunque questo buon Uirtuoso della Scuola di Roma prohibisce questo passo, è forza che quelli di detta Scuola suoi Maestri l' habbino proibito al medesimo, e se anticamente si costumauano quelli passi A. B. D. tutto concedo, mà per dirla, io tengo per fermo, che hoggi sia più purgato l' orecchi de Compositori, mentre uedo pratticarsi simili, e più intricati legami comè fanno loro Uirtuosi, e con meno pericolo; si che per me, m' appiglierei sempre più à quelle cose più diletteuoli, e più sicurè. Essendo io quest' anno indegnamente Principe della nostra Accademia de Filarmonici, ee sollennizandosi da detta Accademia la festa di Sant' Antonio di Padoa, mi conuenne dispensare le Compositioni da Cantarsi à Signori Accademici Compositori, et hauendo destinato appunto à quel tal Uirtuoso, che più di tutti pretende si possino saluare simili errori con pocho, che facesse il salmo Dixit Dominus, che dal detto fù fatto à otto Uoci con strumenti, et pèr uerità fù un bellissimo Salmo. Doppo hauere io dato principio al Uespro, me ne andai in Chiesa per goderè della Uirtù de' Signori Compositori, e la Uarietà de Componimenti, nel dixit, [-17-] che certo fù molto bello, e studioso, mi successe sentirè un simil passo. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 17; text: 5] Nelle parole secundum ordinem Melchisedech, che molto molto mi fece contorcerè; doppo molti giorni, hebbi fortuna d' incontrare il detto Uuirtuoso, e rallegrarmi seco, e perche il detto è Giouine assai, et io hò hauuta occasione di dirli, e mostrarle moltè altre cosè in ordine al buon Comporrè; mi prèsi l' ardire di dirli hauendo sentito il tal passo sopra le tali parole, quèsto ritiratosi in una Carteria mi scrisse il passo comè puramente staua, e ricercandomi qual difficultà haueuo sopra di esso passo, io le risposi chè pareuami di uedèrui duè quintè caminarè per moto Retto essendo il malfattore la parte del Basso, e queste succedeuano procedendo per nota cambiata; Osseruando egli attentamente mi diede per risposta che ueramente nèl far detto passo haueua hauuto scrupolo grande nel farlo. Hora giudicandolo con gl' occhi al cèrto non ui è simile errore, mà giudicato dall' orecchio, non può fare à mèno di non restarne offeso, perche giungendo il Basso all' Efaut quinta del secondo Soprano, e succedendo al Gesolrut, mentre entra il primo, porge alle orecchie nello stesso tempo l' ordine del medesimo, la spezie, ò la relazione dele due quinte, si che uolendolo sfuggire, e leuare l' occasione col non approssimarsi ne pure a quella tal forma, che è Correlatiua all' errore parmi si potrebbe far così. [Zani, Corelli, Colonna, Liberati, Diuerse lettere, 17, 2 ] [-18-] e leuare tuttè tuttè lè occasioni, e le Causè propinquè alle Cose prohibitee. Signor Antimo mio gentilissimo Carissimo io mi conosco, e cconfesso la più debole persona del mondo nella mia professione, è son certo che nelle mie Compositioni ui sarà quantità ben grande d' errori, mà spero non ui saranno simili modi di procederè, piacendomi èstremamante di operare con le buonè Relazioni, e lontano da pèricoli che possono rendere mal sodisfatto, è l' occhio dell' Intelletto, e l' orècchie per Conformarmi al detto d' un grand' buono Scrittore di Musica, che nel deffinire la Musica Teorica dice “Musica est Scientia inequales proportiones sensu, ac ratione perpendens, à quibus oritur uera Armonia.<”> Se io fossi fauorito dalla Sorte di essere uicino alla di lei persona, sperarei d' imparar molto, e procurare di assuefare l' orecchio, è tollerare nella nostra Professionè agonizante, comè dicè un Eccellèntè Compositore [anche il Colonna credeua agonizzante la Musica: ma s' ingannaua in questo come nel giudicar Quinte di seguito quelle del Corelli add. man. alt.] è Spezie Cattiue, e modi irregolari di procederè, che sono tanto prohbiti da gl' Autori, e Maestri Antichi, e chè purtroppo da Giouani Professori c' hoggi diuengono usati sènza ueruna ragione. Con la Confidènza, che ella mi ha permesso, mi son reso ardito di parlare affidato nella di lei bontà, che saprà compatirè la mia debolezza, assicurandola semprè più della mia inalterabile osseruanza uerso di lei, e di tutti i Uirtuosi, trà quali riconosco ne primi posti il signor Corelli, contro del quale non intendo mai discorere, mà solo contro quelli che quì in Bologna publicamente si uuantauano di diffendere simili passi come peregrini, che finalmente nel stringerè poi il nodo non sanno apportare ragione alcuna nè per Teorica, ne per Prattica, e tanto che hora si uergognano di più parlarnè, non sentendosene in effetto più muouerè parola, come quelli che si accorgono d' esserè loro Caduti nè mèdesimi pericoli, da quali uorrebbero essere diffesi con l' Opere degl' altri. Hora se Costoro ossèruano il silenzio, mi conceda, che io pure taccia, non uolendo di più tediare la di lei Cortesia con impugnare un punto che è tanto chiaro, e nel quale non ui è, ne ui può mai cadere alcun dubbio. Perdoni la lunghezza, e si compiaccia, che nuouamente riconfermi àUostra Signoria, et à tutti gl' altri Uirtuosi il mio riuerènte ossequio, con sottoscriuermi Di Uostra Molto Illustre Bologna li 10 Nouembre 1685 Deuotissimo et Obligatissimo seruitore Uero Giouanni Paolo Colonna [Numero 6 add. in marg.] Replica del Signor Antimo Liberati Molto Illustre signor mio Patrono Singolarissimo Le Continue occupationi musicali nella mia Chiesa dell' Anima, che sino dalla [Antimo Liberati Maestro di Capella nella Chiesa dell' Anima in Roma add. man. alt.] passata Settimana m' hanno tenuto impegnato per occasione delle Uittorie ottenute dall' armi Cesaree Contro l' Inimico Commune in Ungheria; e per la festa della Sacra della medesima Chiesa, non mi hanno permesso prima di potèr accusare à Uostra Signoria come fò hora la riceuuta della sua fauoritissima, et eruditissima lettera. Ha uoluto ella obligarmi maggiormente col darmi saggio, e del suo ualorè, e della sua mirabile Uirtù eguale alla fama uniuèrsale, e publica estimazione del suo gran merito, da me sempre, e non mai abastanza ammirato, e riuerito. In proposito poi del Passo della Sinfonia del signor Corelli, parmi che sia negozio [-20-] farne fine, trattandosi di una differenza e d' una lite di lana Caprina; et intanto io ci hò detto il mio parerè sopra i meriti di esso, in quanto ella si è Compiacciuta di Commandarmelo. Confesso però di hauèr hauuto particolar gusto, e sodisfattione di uedere anchè il suo parere pinguè di spiritosissimi argomenti, e Sottilissime obiettioni. Uero è che il signor Corelli ne tempi nostri, senza tacciare, ne auuilire alcuno è diuenuto cosi eccellente, e col plettro d' oro del suo Arco, e con la sua penna armonica pièna di meliflua dolcezza, e con cui si può dire, che habbia di già superato l' Inuidia [Questo giudizio del Liberati sulll' opere di Corelli è quel medesimo che anch' oggi emettono i dotti add. man. alt.] che haurà molto da sudare, chi presumèrà d' eguagliarlo, non che di auanzarlo; in modo che certamente i suoi scritti in materia di sinfonie, potranno sèruire d' insegnamento, e d' autorità à tutti li studiosi seguaci di tal professione, e chiunque cercherà d' imitarlo, e prendere autorità da suoi esempij, sarà certo di non errare, e di riportarne semprè somma lode da tutti i Buoni professori di Musica. Questo gran Uirtuoso è figlio della scuola di [Il Corelli attinse il proprio saper musicale dalla Romana Scuola add. man. alt.] Roma, in cui non si è Contentato di sentire un sol Maestro; mà hauendo esplorato et i Socrati, et i Platoni, e gl' Aristotili della Musica, hà egli poi col suo mirabile ingegno fatto da Ape nèllo sciergliersi, ed imbeuerarsi de più saporiti e preziosi documenti di essi, con i quali si hà eletto, e fatto uno stile al maggior segno diletteuole, ed impareggiabile, e pieno di tutte le uaghezze, e bellezze che possa cadere nella mente humana, sicuro Pilota di nauigare per il Uasto Oceano della Mdulazione armonica senza tema di urtare, ò naufragare ne scogli di Scilla, e di Cariddi de pericolosi errori. Onde parte molto strano à tutti li Professori di Musica di Roma, che questo Gran Uirtuoso, doppoche hà fatto uuedere replicatamente l' esquisitezza del suo sapere nelle Stampe, [-21-] e tènuto per tale in tutta l' Italia, e fuori, mentre ciò chiaramente s' arguisce, e dalla publica acclamatione, e dall' essersi ristampate le due Opere costì in Bologna, in uenetia, in Modona, in Roma, ed à guisa di fenice riante più uolte, à differenza delle altre di diuersi Autori, che non sono prima nate, che morte, e che ui sia poi tal uno, che in uece di ammirare la sua Uirtù, ed inalzarla con le mèritate lodi alle stelle, uoglia detraherlo, trouar il pelo nell' Ouo, e Criticar freddure, che risultano à nulla. E più tosto si può argomentare, che ciò proceda dall' inuidia di chi non può arriuar tant' alto. Ciò stante non uorrei per qunto amo, stimo, e riuerisco il merito del mio Carissimo signor Giouanni Paolo, che ella propalasse ad altri i suoi sentimenti à me Confidati, tenendo io certo, che Ella non sia di questa fissa opinione; mà che me l' habbia scritto per Compiacere à qualche suo Amico ò Scolare per sentirne il parer mio; poichè per altro tèmerei grandemente che ella ne potesse hauere poco honore, e potesse facilmente restar Unico nella sua opnione; almeno secondo il Sentimento, e parere di tutti i Buoni Maestri, e Professori di Musica di Roma, i quali pleno, et unico orè si concordano, si merauigliano, e non possono crèdere, che ui sia alcun Professore di Musica così diuerso da nostri documenti ò così inflessibile, et ostinato, che nòn conosca, ò non uoglia conoscere la bellezza, et artificio di quel passo deella Sinfonia del signor Corelli; e ripetendo io l' opinione Commune di Roma dico Che in quel Passo si hà per intesa la legatura, e quando questa non si uolesse concederè per intesa, à bastanza poi, e d' auanzo saluano le ptretese quinte le pause intèrpostè, pratticate mille uolte da tutti i Compositori del mondo, tanto [-22-] antichi, quanto moderni, etanto eccèllenti, quanto mediocri, et segnatamente dell' Abbatini, Bènèuoli, e Carissimi da quali ella asserisce di hauèr prèso l' Oracolo della Musica prattica; Se forse questi Maestri non hauessero Usato l' artificio del Piouan Alotto, il quale à suoi Comènsali lodaua le salsiccie, mà egli attndeua à mangiare i tordi, poiche io posso attestare, che il [Orazio Beneuoli maestro d' Antimo Liberati add. man. alt.] Beneuoli mio amatissimo Maestro più uolte per farmi gran fauore, m' insegnò che io auuertissi nelle Mie Composizioni à non mi astenere dalle pause asserendo egli, che fosse assai meglio di pausare, che forzare le parti, e farle cantare malamente; E lo stesso hò sentito dalla Uiua Uoce dell' Abbatini, dicendo che ogni atomo di pausa è bastante à saluare, e quinte, ed ottaue; Onde à uolèr sostentare il Contrario di questa uniuersal prattica, sarebbe Come uoler reprimere il Corse al Danubio. Ma mi sia lecito, ancorche io mi conosca il più ignorante Musico del mondo di additar una ponderatione sopra ciò à mio parere Uerissima cioè: Ciascun Compositore di musica erudito, et eccellentè tanto antico, quanto moderno, nelle proprie modulazioni ben regolate, non si seruè, che di trè figure cantabili, come sono stati il Morales, il Pelestrina, il uittoria, e tutta l' altra Corrente de braui Maestri antichi, Moderni, e Riformatori della musica più anticha, i quali si sono seruiti di queste trè figure, cioè della Semibreue come padrona principale della Misura intiera, della Minima chiamata à quella propinqua, e della Semiminima chiamata remota. Hora l' Huomo di qualsiuoglia professione deue regolarsi, ò dalla ragione, ò dall' Uso Commune, e dall' esèmpio d' altri [-23-] Professori non triuiali, ed equali non si potesse dire, che esset adducere inconueniens con il loro esempio, mà de più accreditati, ed autoreuoli; et apunto come noi in Roma, che dalli sopradetti insigni Compositori hauemo infiniti esempi, che hanno saluate più quinte, e più Ottaue per ogni moto con l' interpositione, ò della Semibreuè, ò della minima, ò della Semiminima, ò delle pause del Ualorè delle dette figurè, e Come specialmente si può uedere, e sentirè nella Messa Eterna Christi Munera à 4. del Pelestrina nel Credo, e nelle parole simul adoratur et conglorificatur replicatamente due uoltè, nelle quali Salua due Ottaue sensibilissime del Contralto col basso Con l' interpositione di una minima, cioè seconda figura nel tempo impèrfetto; Et essendo questo inciso, ò per medium, uiènè à diuentar semiminima, et in Conseguenza tèrza Figura. E chi di Noi in Roma hauesse ardire di biasimare, ò dannarè gl' esempi d' Autori così celebri, e specialmente del Pelestrina, sarebe apinto comè ponerè Os in Coelum. Dunque che dubbio ui può esserè, che nèl passo del signor Corelli non saluino le pretèse quinte la pausa interposta del mezzo sospiro che è lo stesso ualorè della Croma, la quale in quella Sinfonia seruè per Sèconda figura mentrè la principalè delle tre, che quèl Autorè regolatamente adopra è la semiminima, la seconda è la Croma, e la terza è la Semicroma, che uienè ad essere di maggior ualorè di quella sopradetta del Pelestrina, che era la terza figura, et in conseguenza di minor ualorè. Stimo d' essermi spiègato à bastanza per far conoscerè, e la legatura, et il priuilegio delle pause pèr saluare le pretese quinte, per quanto però può stendersi [-24-], e uagliar la sterilità del mio ingegno, e per chi uoglia ueramente appagarsi della ragione. Mi resta hora di spiegare la terza ragione per far conoscere che in quel Passo non ui è la pretesa specie, ò relazione catttiua; E ciò mi prendo l' ardire di farè per la Conuenienza, che mi obliga á rispondere alle obiettioni, che ella sopra quel Passo mi descriue nella sua, che per altro io ne hauerei fatto fine, Come al Certo ne farò fine doppo scritta la presènte, si perche mi pare di gettare il tempo in simili freddure, si anche per Conformarmi al detto di un gran Litterato de nostri tempi, che bisogna lasciare ogn' uno ò nel suo sapere, ò nella sua ignoranza se non si uuole pigliar gatte à pelare. Dunque in quanto alla specie, ò relatione Cattiua, che ella suppone in quel Passo, mi perdoni, se ardisco dire, chè dubito ella s' inganni grandemente; e chè sia Unica in tal opinione; poiche ritoccando quello le scrissi nell' altra mia, che la spetie, ò relatione cattiua nasce dalla Semidiapente del tritono, e dal Semiditono falso, ne essendoui alcuno di questi nel nostro passo, confessando io la mia ignoranza, non ue la sò trouare, ne uedere, nè Conoscere. e ne mèno ue la sanno conoscere questi Ualorosi Professori di Roma, che sanno assai più di me. E già che ella mi fà fauore di addurre nella sua lettera l' autorità di un Musico teorico, che, se non erro, mi pare sia il Uanèo, con le parole “Musica est Scientia inaequales proportiones sensu, ac ratione perpendens à quibus oritur uera armonia<”>; Mi gioua replicare che mi riporto à quello che le scrissi nell' altra mia cioè “Che in alcune cose della musica il senso preuale alla ragione in alcune altre la ragione preual al senso, et in molte altre s' accordano, e si uniscono insieme il senso, e la ragione<”>; et il tutto in Comprobatione della sentenza [-25-] addotta da quel Teorico, specialmente nellè parole sensu, ac ratione perpendens; sopra che ancor io le stesi alcuni esempij; Mà perche forse non mi sarò saputo spiegare, ne con le parole, ne con gl' esempij, ella non me ne haurà fatto caso, ne haurà uoluto gettar uia il tempo à considerare le mie insipide ponderationi<.> In oltre la Confidenza che ella benignamente si Compiace d' hauer meco, mi rende ardito di pregarla à dare un' occhiata al Passo del signor Corelli nella forma che stà scritto sotto la lettera G. nella Carta Uolante, e con la peritia, e perspicacità del suo ingegno riflettere, e dire il suo parere, se trouandolo Così scritto starebbe benè, ò male? Io mi dò à credere, che ella dirà che stà benè. e quando ciò m' affermi, non potrà poi negare che à suonar quel passo, non faccia il medesimo effetto, che, ò così scritto, ò con la pausa del mezzo sospiro interposto. Dunque se è così, non curemus de modo, dummodo habeamus effectus. E se poi queste trè ragioni addotte, e dalla legatura per intesa e della pausa interposta, che salua le pretèse quinte, e da questo altro esempio non si potrà rimuouere chi è di contraria opinione, bisognerà dire, ò che noi altri Professori di Roma siamo tutti ignoranti, e Storditi, ò che altri sia troppo pertinace nella sua opinione. Sin tanto che qualsiuoglia persona di qual si sia materia dica mi pare, e non mi pare, mi piace, e non mi piace; Non può essere ne ripreso, ne dannato; poiche de gustibus non est disputandum; Mà quando poi si uoglia affirmare, ò negare qualche Cosa contro la più probabile opinionè accettata communemente, Ciò si concede solo alli scolastici per mostrare il loro bell' ingegno nell' argomentare anche contra fidem, ma non già per sostentarlo, se non uogliono essere tenuti eretici [-26-] e di diuersa fede. Ella con la sua inatta gentilezza, e dabenaggine de Costumi m' insegna, che il proprio del Galant' huomo è di escusare, e non di accusare, ed il proprio del Uirtuoso è di trouar e lodar le finezze, e bellezze dell' Arte per mostrare d' intenderle, e di saperle operare, e non mai di scuoprirè i nei ò diffetti dell' Arte, si per non tirarsi addoso l' odio dell' Artefice, sì anche per non appropriarsi il titolo di Critico, e Maledico, che ognuno lo sà fare, mà non ogn' uno sà Operare. Il Tasso fù ripreso, e tacciato d' infiniti errori nel suo eroico Poema; Mà i suoi Critici non poterono mai arriuare alla Milesima parte del suo ualore, ne de suoi pretesi errori. Cosi parimente è succeduto in Raffaele d' Urbino, Ticiano, Domenichino, e tutti i più Celebri huomini d' ogni professione tacciati da Critici ò per mera inuidia, di non saper loro operar tanto, ò almeno per mostrare di saper assai con le parole. Mà al nostro proposito mi souuiene un bellissimo Caso, et è: che molti anni sono nacque Costì in Bologna una gral lite, e Controuersia fiera trà due Principali Compositori di Musica della medesima Città sopra una Certa pretensione, et accusa hinc inde di quinte, e di spèzie, e relationi Cattiue delle loro modulationi, intorno à che Concordemente si rimisero ambeduè alla Perizia d' Orazio Beneuoli, dandole facoltà di giudicare, e di finire la loro Controuersia. Il Beneuoli, comè mio Maestro, et amico Confidentissimo subito mostrò à me quelle Compositioni, esplorando il mio parerè sopra d' esse, ma ben presto ci acordamo insieme à dire, che la difficoltà di quelle Compositioni non consisteua ne nelle quinte, [ne add. supra lin.] nella spetie di relationi Cattiue, mà Consisteua, che in quelle non ui era ne tessitura ne ordine, ne le Consonanze à suoi Luoghi, [-27-] almeno secondo il nostro Stile, ed insomma piene di spropositi. Onde il Beneuoli per mio Consiglio rispose à quei, che le faceuano l' istanza, che ambedue erano huomini di Ualore, e che ciascuno di essi doueua essere Compatito di qualche trascorso ò inauuertenza di penna, Cosa che à tutti succede per ualorosi, che siano. Da questo passato Caso, e dal presente in gran parte simile in proposito dèl passo dèl signor Corelli, che Costì da qualched' uno uièn tacciato di replicate quinte, e di specie ò relatione Cattiua, mi uado Confirmando in Un mio dubbio, che tal uolta non sia lontano dalla Uerità, et è: che costì in Bologna circa i precetti della Musica prattica i Professori siano assai differenti da nostri di Roma, e che molte Cose s' usino, è siano Concedute Costì, che non s' usano, e non sono concedute in Roma et è conuerso. Come per esempio in questo passo del signor Corelli, i Professori di Roma dicono che stia bene, e che sia buono, e perfetto. E costì si dice che non stà bene, che sian tutte quinte Continuate, e che sia di Cattiua specie, e di Cattiua relatione per il Contrario Le Scuole buone di Roma prohibiscono, e non concedono ne incontri Cattiui, ne Ottaue in battuta, ne di salto, ne di grado, ne di quinte, ne ottaue per diminutione, e pure uedemo, che costì s' ammèttono, e Concedono, mentre ella che meritamente fà la prima figura di dignissimo Maestro in Cotesta Uirtuosissima Città, in quel pezzetto di sua Compositione à 5; che ni ha fauorito, connettere nella sua lettera replicatamente due uolte descende col soprano dalla Decima all' Ottaua sopra il basso per moto simile, come nel folio uolante sotto la lettera H; Cosa che nelle buone Scuole di Roma, si prohibisce affatto. E così anche poco doppo segue quella legatura che ella fa di decimaquarta col Contralto [-28-] sopra il Basso dell' Organo, e la risolue con la dicimaquinta sopra di grado senza che si muoua il Basso; Noi lo prohibemo affatto. Così anche nell' altro esempio à cinque sotto la lettera A, che ella mostrò à quel Uirtuoso Romano, il sorpano facendo duodecima col Basso batte poi descendendo il Soprano di salto sopra il Bbasso con l' Ottaua che noi chiamiamo incontro pessimo di Ottaua in battuta, et affatto prohibita dalle nostre buone Scuole. Dunque mentre ch' ella suol usare simili Cose, necessariamente le deuono usare, e pratticare tutti gli altri Professori di Cotesta Città, ecosì bisogna Confessare che il tutto si riduce à Stile, et uso de Paesi, et ad opinionè. Non si merauigli dunque Uostra Signoria sè noi dicemo che il Pelestrina in quel Passo à tre che io le inuiai nell' altra mia sotto la lettera C. stà benissimo ne ardimo, ne di dire, ne di farlo in altro modo, benche ciascuno che sà maneggiar la penna lo saprebbe diuersificare in molti modi; Mà sapendo che se quell' Eccellente Compositore hauesse uoluto fare altrimenti l' haurebbe saputo fare, come in effetto altroue hà fatto in quegl' altri modi sotto la lettera E. però quì à noi il parlar malamente di quell' huomo così insigne sacramèntum est. Così anche in quel passo à 4. di Pietro Herredia sotto la lettera D. se egli hauesse uoluto fare in altra maniera l' hauerebbe saputo fare, ma non già, à mio parere, ne egli sesso, ne altri saprebe diuersificarlo con l' obligo, che il Tenore, et il Basso Canonizino insieme, et il Soprano anche col Contralto Canonizino per ragione d' Interualli, e di figure, e ui sia sempre la legatura [-29-] della Settima; Se non si facesse nell' altra maniera che è scritto il Contralto che poi non sarebbe secondo l' intentione dell' Autore, ne con la sua imitatione. E se quel Uirtuoso della Scuola di Roma, che hà impiego in Lombardia dice, che egli non farebbe simil passo parendogli licenzioso, non si può leuare à ueruno i suoi humori, ed i suoi gusti, ed à noi ci basta di far quello, che hanno fatto quelli, che ne hanno saputo più di noi. Et il simile rispondo à quello che Uostra Signoria dice che non si possono fare due Consonanze perfette simili ascendendo, e discendendo insieme per moto retto; e noi non solo lo concedemmo, mà non sapiamo far meglio, come nell' accluso esempio sotto la lettera L. intendendo però per la Compositione, e non per il Contrapunto, che è in gran parte differente; anzi il Contrapunto istèsso trà se anche é differente; poiche altro è Contrapunto sciolto à uoce sola Scritto ò in uoce all' improuiso e solo, ò in Compagnia, altro è Contrapunto obligato; et il Beneuoli non può hauer insegnato diuersamente da precetti che gl' hanno dati i suoi Maestri e da quelli istessi che egli hà dati à Noi suoi Scolari; In quanto al Passo del Uittoria scendendo dalla Sesta alla quinta simile à quello del signor Corelli già potemo crèdere, che l' uno, e l' altro di quèsti Ualorosi huomini hauerebbero saputo descendere con la settima legata, e risoluta con la sesta, Conforme Uostra Signoria mette l' esempio, essendo ciò noto à tutti li principianti della Compositione, mà non saria di quella Sorte che è parso benè à quel Autore di farè in quel Luogo, et à suo proposito. Hò fatta poi riflessione al passo di cotesto Uirtuoso nelle parole, come ella dice “secundum [-30-] ordinem Melchisedech<”>, e che le pare ui siano duè quintè seguite. E se bene non posso uedere ne l' altecedènte ne il susseguente di quel passo per conoscere se quella presa sia soggetto, ò altro obligo, nondimèno quando anche sia fatto à Caso, e senza ueruna premeditazione, ò intenzione d' obbligo, ò imitazionè, non solo non mi pare che ui siano altramente due quinte, mà che sia di gran Lode, e di grand' artificio, poiche se quel passo lo Consideriamo à due uoci, cioè à duè soprani (intendendosi sempre per superfluo, ed aggiunto il basso dell' accompagnamento, massime per l' Ecclesiastico<)>, non u' è trà quei che dolcissima armonia, perche stanno bene; E quando anche fosse Considerato à tre Uoci reali, si sà che la legatura perciò si chiama così perche non si deuè percuotere staccando la uoce, e lo Stromento che altramente è prohibito, nè si concede se non per occasionè d' èsprimere qualche Sillaba della parola; E mentre chè un Soprano entra Con la Corda del D. facendo duodecima giusta col Basso; ne sentendosi in quel punto altra percussione di dissonanza, ne di due perfette simili per moto simile dall' istessa Uoce; è sentendosi poi la risolutione della legatura dell' altro Soprano, bisgona per forza, che qualsiuoglia Orecchio che sente ne diletti, mentre nè l' uno, ne l' altro Soprano fà due quinte Continuate col Basso; altrimente questa sarebbe una regola nuoua che una parte fosse obligata per l' altra, apunto comè uno facesse il male, et all' altro toccasse di fare la penitenza, ò uero uno s' accusasse, et hauèsse scrupolo de peccati de gl' altri, e non de suoi proprij. Onde per me non sò uedere, ne intendere, che in simil passo ui si possano Considerare due quinte, anzi di tali esempij se ne trouano infiniti, e specialmente [-31-] nel Ricercari di tutti i ualorosi Compositori, e Suonatori, essendo questo un Colpo da Maestro, et una presa per un Soggetto molto bella à mio parere. E quando poi ui si uolesse far spiccare il basso; Come fosse un altra Uoce, con maggior Uaghezza, e sonorita, mi pare trà le molte Maniere, che si potrebbe fare, in questo modo, senza gran mutanza di quello dell' Autore, come sotto la lettera M. Non uorrei però ch' ella m' apprendesse; et mi tenesse nèl Concetto, che fù tenuto da Papa Urbano Ottauo, il Diana celebre Teologo, e Casista, il quale hauendo ne suoi dottissimi scritti e libri stampati dedotte à notizia per sodisfattione, ed alleuamento de fedeli Christiani, tutte le opinione probabili, ed in parte licentiose d' altri Teologi, mà permesse, ed approuate dalla Santa Madre Chiesa Cattolica, fù da quel pontefice, che lo Stimaua come Si suol dire, di manica larga riceuuto alla sua udienza con questo motto “Ecce qui tollit peccata Mundi<”>; E pure quel insigne Teologo doppo che in Ciascun Caso hà espressè le altrui opinioni, ui appone la Sua molto stretta, e rigorosa. Così apunto son io. Che hauendo ueduto, e sentito assai nella Musica Teorica, e nèlla Musica prattica, sò in qual forma si sono regolati,e ne precetti, e negli esempi gl' altichi, e Moderni Maestri, con l' autorità, ed esempij de quali Ciascuno può Caminar sicuro. Mà io però nelle mie debolezze cerco di essere più osseruantee di qualche d' un altro de più rigorosi prècetti della Musica prattica; Come me ne può essere buon testimonio più d' uno, che hà uoluto soggiacere à miei musici insegnamenti, che gli hò fatte reprouare [-32-] molte licenze apprese da altri Maestri diuersi dalla nostra Scuola, stimandoli per altro migliori di me, e di gran lunga più Ualorosi, mà in gran parte differenti dalle mie Osseruazioni, ò buone, ò Cattiue che elle siano. E se qualche d' uno dicesse, perche io non fò uedere nelle stampe qualche mia debolezza, sappia, che io non essendo punto auido, ne di gloria, ne di lucro, poiche Contentu modico, meoque laetus mi uoglio Contenere (qual mi sia) ne medesimi limiti della buona memoria di Gregorio Allegri, e [Allegri fù anco maestro del Liberati add. in marg. man. alt.] d' Orazio Beneuoli miei amatissimi Maestri, i quali uissèro, e morirono senza tal pompa, come hà fatto anche il Carissimi, et altri ualorosi Compositori. Et ancorche io potrei mettere alla Stampa più di una Cosa, et in Teorica, et in pratica taluolta non affatto disprezzabile, mi Contènto però solamente d' hauuere l' essere, mà non parere d' essere in questo Mondo. Mi Condoni Uostra Signoria con la sua benignità l' ardire di queste mie dicerie, e l' attribuisca ala Confidenza, che ella Si degna passare meco, e che mi permette che io le Corrisponda, et anche alla nostra lontananza, che ne impedisce con la Uoce d' accordarci à tuono. Quì dunque fò fine à simili dicerie affatto inutiili et infruttuose per non finir mai d' essere Di Uostra Signoria Molto Illustre Doma primo Dicembre 1685 Deuotissimo et obbligatissimo Seruitore uero Antimo Liberati. Li Passi che sieguono, sono li trasmessi nella Repplica suddetta del signor Antimo Liberati. [-34-] [Numero 7. add. in marg.] Risposta del signor Giouanni Paolo Colonna alla Replica fatta dal signor Liberati Molto Illustre Signore Doppo essèrè passato tanto tempo da che inuiai à Uostra Signoria la mia ultima lettera Con tutta Confidenza, ne ricèuo quest' ordinario una risposta ueramente degna di un Uirtuoso della di lei qualità, e piena di tanti profondi documenti, e sottili obiezioni, et argute ragioni, che il mio ingegno non può, pèr èssere rozzo concepirle, come dourebbe, e ciò credo prouenga da una sola Causa, che è, ò che al certo io non mi sò lasciare intenderè, ò che la di lei perspicacità non uuole intendermi, e quèsta tengo per certo sia la uera ragione, che si multiplica in ragioni, e discorsi, che sono tutti tutti inutili, e non fanno al nostro Caso in ueruna forma. Ella confessa di essere per se stesso stretto di manica nelle sue Composizioni, mà io Scorgo che è molto largo nell' esaminarè e giudicare quelle degl' altri. Io al contrario sono strettissimo nelle mie, e nel giudicare, ò per dir meglio nell' esaminarè (col solo motiuo di apprenderè) quelle d' altrui, sono senza ueruna misèricordia. Sè in Lombardia si Compone differentemente dalla Scuola di Roma, mi conuien dunque Credere, che i miei Maestri Abbatini, Beneuoli, e Carissimi, mi habbiano insegnato all' uso non di Roma, mà di Lombardia, e perche io sono, e mi preggio d' esserè stato discèpolo di sì grand' huomini, e perche io sò, e Conosco che cosa sia il ben maneggiare le Consonanze, e le dissonanze, non hò difficoltà alcuna di essere [- 35-] di opinionè Contraria à gli altri, anche che douessi esser solo solo cosa, che non dubito mipossa succedere, perche tanti, e tanti Uirtuosi di prima Classe sono di mio parère, et se hauessi la fortuna di potere per una mezza giornata sola discorere con Uostra Signoria son certo che, ò io impararei nuoua Musica ingenèrale, ò chè Lei stessa sarèbbe del mio sentimento, già che mostra d' essere tanto stetto nelle sue Composizioni. In ordine al mio passo mandato che hoggi ella rimanda postilato di Crocette, deuo dirle, che fù da me mandato solo per far uedere un passo con molte licenze, che apportano buona armonia, e non per mostrare una Composizionè senza uerun scrupolo, il qual passo me lo suggerì l' intelletto mentre stauo rispondendo alla Sua lettera, nella quale mi dice non erano permessi li salti di semidiapente, e che pare hora si Costumano in Roma, rispondendolo Io che mi piaceuano, mà per far uedere, che quando le licenze sono prese Cole neparti di mezzo, e non con le parti estreme del graue,e dell' acuto, e molto minor male, e se, ne produce uaga armonica, conoscendo benissimo quali siano in luoghi, che non sono da prensersi, e quali da sfuggire, e però mandai il detto passo licentioso; mà non per mandare una mia Compositione che non haurei ardito; Mà se Uostra Signoria farà cantare detto passo, udirà buon effetto, stante che sentirà le estremità lauorare in forma, che amorzaranno tutte quelle Licenze segnate con le Crocette, ne saranno sentite, mà riempiranno, e Cauaranno buona armonia, e se io hhauessi uoluto risoluere quelle dissonanze nella forma Commandata da Santa Chiesa, l' hauerei potuto fare [-36-] mà facendolo altre parti, è stato necessario ritrouare un luogo à quelle per far cantar benè la parte, et èssendo pigliati li passi buoni, farà il grauè e l' acuto quelle uèngono nascoste. Le trè Crocette segnate nel fine del Contralto certa Cosa, che non sono risolutè come si deue. Mà Uostra Signoria osserui, che il Tenore sodisfa à quello che perde il Contralto, e se fosse il detto passo esquisito, non lo chiamarei passo licenzioso, mà all' udito non Cauarà niuna mala relatione. Uostra Signoria mi dice, che in Roma si prattica il far due Consonanze perfette simili assendendo, e discendendo per moto retto, e che non Sanno far meglio, tutto Concedo, e sono benissimo fatte, mà però ascendendo, ò discendendo di salto; Mà quelle che dico io sono di quèlle consonanze perfette simili ascendendo, ò discendèndo per moto retto gradatamente e però parmi, se io non erro, che ella danni nel mio passo licenzioso i suoi procedimenti da lei approuati. Mi ricordo, quèllo che mi diceua un grand' huomo, che hauueua posto riguardeuole in Roma, e mio Carissimo Amico, che il Contrapunto è necessario condirlo con buone speziarie, cioè che le Parti procèdèssero Con buone rèlationi insieme assicurando bene li posti pericolosi, cioè gl' Estremi Acuto, e graue, e mentre le parti superiori stanno operando, ò con legature ò altri simili procedimenti, che alle parti più inferiori si poteua Concedere andamènti di Consonanze perfette seguite però di salto, come sarèbbe il Capo dell' esempio della lettera L. mandatomi da Uostra Signoria, mà non le parti supèriori, quando si può far di meno. In ordine poi al passo segnato con la lettera [-37-] M. Lèi l' osserui bene, mà meglio saria il sèntirlo, che se ciò farà e che ui facci buona osseruatione sentirà giungersi all' Orecchio l' ordine delle due quintè, Ne mai si potrà leuare questa relatione, e se giò non fosse, Uostra Signoria non hauerebbe hauuto la bontà di accomodarlo, come hà fatto molto bene, e preuertito l' humor peccante con la nota aggiuntaui. Quanto poi à gli altri passi, comè quello segnato D. nell' altra mia, mi dichiara, che non intendeuo coreggere dètti passi, li quali da me uèniuano stimati al maggior segno, mà solo di dire il mio parere sopra il leuarè le relationi, che in essi Cadeuano, e per dirla signor Antimo mio Carissimo, se io douèssi procedere con molte parti, come à tre, ò quatro di moto rètto gradato, tutte [tutti ante corr.] ascendenti, ò discendenti, etiam per legatura, etiam canonizanti, quando potessero porgermi all' Orecchio qualche cattiua relazione, alcerto non lo farei, perdoni se troppo libero parlo, perchè ciò faccio affidato dalla sua bontà, che me lo permette. Quanto al passo segnato K si deue solamente considerare quello che à quel tale Uirtuoso adimandai che fù solo la risolutione della settima, come nell' ultima mia le dico, che in quanto alle altre parti, che Uostra Signoria dice non hauere Coretto il detto Uirtuoso era superfluo perche furono poste senza osseruatione, perche Solo si addimandaua quello della risolutione sudetta. Signor Antimo Mio dirò quèllo che mi dissè una uolta la buona memoria del signor Carissimi “figliuol mio facciamo tutti male, pèrche à questo mondo in tal Scienza, chi più pensa saperè, ne sà meno, è così ancora nèll' altre, e niuno puol essere perfetto bensi ui è questa differenza, che uno [-38-] opera meno male dell' altro, mà nissuno perfettamente.<”> L' hauere io posto alle stampe qualche mia Compositione, non è stato per auidità di Lucro, ò Gloria, ma solo per Commodo della mia Chiesa di San Petronio, e degl' altri ancora, e mi Contento della [[mia]] fortuna che hanno incontrato questi deboli parti del mio pouero talento, mentre nelle prime Capelle d' Italia giornalmente si Cantano, e sono Compatiti, Dio Lodato, Che creda già che io mi gonfij di vento perche Conosco me stesso. Confessso che la Scuola di Roma, et antica, e moderna composta di tanti ualenthuomini, quella, che deue dar Legge à tutte le altre, e perciò io mi riprotèsto come nell' ultima mia feci tante uolte, che stimo al segno maggiore qual si sia semplica Cantore, non che Compositore di cotèste, e che deuo riceuere da quella i documenti, et apprendere le uere ragioni di buon Operare, mà per altra [arte non uorrei, che mi si negasse il dire qualche Cosa tanto più, quando mi dichiaro d' imparare, e non di Criticare le Opere tanto uirtuose del Signor Corelli, ne di uerun altro Compositore. Et in Comprobatione di questo, desiderarei sapere dal purgatissimo giudizio di Uostra Signoria se huomo grande nella nostra professione hauess pratticato questi, ò simili passi segnati A. B. che Concetto farebbe ella? Si potrebbe co 'l esempio di quest' huomo ualoroso diffendere una Compositione nella quale ui fossero simili passi, col dire, gli hà fatti il tal Uirtuoso, saria ragione sufficiente? La supplico del suo sentimento sopra ciò, Ma succintamente, e senza impegno di eruditioni e con suo Commodo. Le difficultà mie sono queste. Nel passo segnato A. lei osseruarà, che il Soprano stà legato in [-39-] quarta col Basso, e nell' ascendere, che fà la parte di detto Basso porta sopra di Lei il Tenore per terza, giungendo detto Tenore con la percussione di detta terza per la metà della quarta legata, che non può stare mèntre leua à quella la forma della risoluttione facendo il Soprano legatura, et il Tenore la distrugge. Nèl passo segnato B. lei osserutarà che il soprano batte la settima con il Basso (mà di questo mi resta poco scrupolo) passando alla Sesta con detto soprano. La mia difficultà è partendosi dalla sesta alla quinta col Basso rettamente, mi dà il sospetto che per diminutione possa giungermi all' Orecchio l' ordine delle due quinte, come è nel Caso delle Ottaue per diminutione che Uostra Signoria prohibisce nel mio passo licenzioso nel primo soprano alle due Crocettè, e però mi conuienè dirle che in simili Cose io sono di maniera strètta trattandosi di operare in Simili forme Con le parti superiori, che se accadessero Così nel mio passo nelle parti inferiori, poco mi premerebbero, e diuersi di Manica larga, come nèllo stèsso passo mio Licènzioso Uostra Signoria osseruarà, et assicurando come hò detto sempre le parti superiori Cauarà buon effetto, e quelle ueranno nascoste, e non saranno scuoperte. Ui sono Stati huomini di gran saperè tanto in Lombardia, quanto in altri luoghi, quali hanno fatto Compositioni degne di essere osseruate bene da ogni professore, et ancora hanno fatto Contrapunti osseruanti, legati, riuoltati, Canonizanti con molti altri Artifficij li quali à uederli, et à giudicarli con l' occhio, erano degni di ammiratione, mà à sentirli faceuano effetti strambi, facèndo torcere gli ascoltanti, si che Concludo, che non solo è neccessario siano giudicate le Compositioni [-40-] dall' occhio con dire, che un Sospiro, ò mezzo sospiro possi saluarè quegl' errori, ò siano pessime relazioni, che in essi Contrapunti si trouano, mà anche dall' Orècchio, Come miglior giudice. Il fare quèsti Contrapunti artificiosi lo stimo necessario mà bisogna rimettersi alle buone institutioni, e appagare l' Occhio, mà più l' Orecchio ne fare Come tal uno, che uorrà sforzare una Compositione Con molti soggetti, e uarij Contrapunti, che in Cambio di Cauare buon effetto renderanno una Confusione, e non Saranno intesi. Si che per mantenere la Realtà di detti soggetti entraranno stiracchiatamente Con salti strambi, riempimenti di Consonanze mal modulate, e Cattiuè relazioni. Nella mia Capella di San Petronio per la festa del Santo, che con gran decoro, e nobilità si soleniza faccio cantare moltè mie Compositioni à tre, e quatro Chori, et hò questo singolare [La fama della musica del giorno di San Petronio in Bologna, ui attiraua eccellenti numeri di Capi della Lombardia e del Uueneto per udirla add. man. alt.] honorè ogn' anno, che Compariscono braui Uirtuosi, et Eccellenti Maestri di Capella, si di Lombardia, Come di Uenezia, et altri luoghi per sentirè questa funtione riguaruolissima sì pèr la qualità de Musici Uirtuosi, Come per la quantità assendendo al numero di 130. in circa, quando più, quando meno, secondo che Commandano i Patroni; hora questi èccellenti Uirtuosi alle uolte hanno fatto gran Casi di molti passi tanto di Concerto grosso, quanto di Concertino picciolo, che se gli hauessero hauuti sotto gl' occhi, hauerebbero trouato qualche eccetione per qualche licenza, la quale sarà stata il Condimento di quèl passo, che tanto hanno stimato, e se si fosse leuata questa licenza, et autenticato detto passo, al certo non haurebbe Cauato quest' effetto, che gli apportò [-41-] tanta sodisfattione: Mà parlo sempre di quelle licenze che apportano buoni effetti, auuèrtendo, che siano bene assicuratè le parti superiori, e le mancanze, e passi pericolosi per diminuzione, e per qualche altra mancanza darla alle parti inferiori che dagl' istessi Professori non saranno mai Conosciute, ne Considerate; dunque mi bisogna credere che in qualche parte le regole della Musica siano opinioni, fuori però che nelle Cose essènziali, come sarebbe rèaltà di soggietto, Mantènimento di tuono, sfuggimento di Ditoni, Tritoni, relazioni pessimè frà li graui, et accuti, et altre simili Cose necèssarie; Et à proposito d' opinioni desiderarei una Cortesia da Uostra Signoria; et è che ella si compiacesse esaminarè nouamente il mio passo licentioso, chè fù fatto assai in fretta, ed in quei luoghi mancanti, doue sono le Croci senza però mouere le parti acutè, e graui, accomodarlo conforme la sua opinione, non diminuendo però, ne accrescendo le pause segnatè, ne tampoco le altre parti, assicurandola che correttamente sarà da me tenuta come gioia pretiosa tra le Cose più Carè. Qui poi si è propalato questo negozio del [Uuol quiui il Colonna che il noto passo del Corelli fosse biasimato e condannato come eerroneo da parecchi celebri maestri che copriuano cospique Cappelle in Italia. Ne tace però i nomi. add. man. alt.] signor Corelli non da me, mà da quello che uole ostinatamente diffendere simili debolezze, e ragazzatie, ed è stato cagione, col discorerla per le Piazze, e Botteghe, di far nascere curiosità à diuuersi di scriuerlo fuori à i primi Uirtuosi, che hanno Posto in Italia, er sentire i loro sentimenti, e di già sono comparse moltissime lettere, e tutte, tutte dannano il passo del Signor Corelli, e pure sono huomini grandi al pari di chi si sia, Mà in quanto à lei mi conuien credere che la discora più per certo impegno, [-42-] non perchè non conoschi la Uerità. Però non bisogna dire che io sia quello che uoglia criticare l' Opere del Signor Arcangelo. Il passo rimandatomi da Uostra Signoria accommodato, sapeuo benissimo che lei holeua la pausa per la nota per intesa in Cc sol fa ut, et altre aggiuntèui [aggiuntaui ante corr.] la quale per l' incontro che fanno con lee duè parti acute, uiene à diminuire il male, mà non sana la piaga, e così le altrè ancora, e perche lei desidera, che più non si parli sopra questo passo tacerò, e uolentieri per obbèdire Lei, e per l' affetto ben grande che porto al signor Corelli, spiacendomi infinitamente; che la questione sia nata sopra un suo passo; Mà non taccèranno già li buoni Autori Clasici che discorono per mezzo delle Stampe sopra le buone regole del Contrapunto. Rendo infinitissime grazie à Uostra Signoria della memoria che hà di me, e della dotissima lettera, che sarà à me in luogo di buon Maèstro, non solo nella Musica, mà ancora in tante altre professioni d' eruditioni, già che non mi uien permesso l' essere in pèrsona à dichiararmi quale mi sottoscriuo. DI Uostra Signoria Molto Illustre Bologna li 12. Dicembre 1685 Deuotissimo seruitore Uero. Giouanni Paolo Colonna.
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