Author:
Bellinzani, Paolo Benedetto
Title:
Lettera di Don Paolo Benedetto Bellinzani oue dimostra il buon
effetto degli Unisoni introdotti al suo tempo e da lui praticati
[praticate ante corr.] nelle sue musiche composizioni, giustificandone
l'uso ove con riservatezza e con giudizio sia posto in opera
Editor:
Massimo Redaelli
Source:
Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, MS F. 11,
f.<1r>-<4r>
[-f.<1r>-]
Lettera di Don Paolo Benedetto Bellinzani oue dimostra il buon
effetto degli Unisoni introdotti al suo tempo e da lui
praticati [praticate ante corr.] nelle sue musiche composizioni,
giustificandone l'uso ove con riservatezza e con giudizio sia posto
in opera
[-f.<2r>-]
(I)
Lettera
Del Signor
Don Angelo Maria
Carosi
Maestro di Cappella
di Sinigaglia
Al signor
Don Paolo Benedetto
Bellinzani
Maestro di Cappella
della Metropolitana
di Urbino.
Essendo noto a
chiunque ha avuto il piacere di vedere le vostre erudite Composizioni
in stampa, e particolarmente i vostri Madrigali di fresco dati alla
luce, con qual purgato stile sono scritti, qual forza date
all'espressiva, e con quanta naturalezza e buon gusto cantino le
Parti (del che io più d'ogni altro ne posso con tutta giustizia fare
autentica prova, per avere avuto ancora occasione di servirvi di
Organista in molte funzioni da Chiesa) non mi reca meraviglia che,
parecchi anni sono da' Signori Accademici Filarmonici di Bologna
siate stato aggregato a quella virtuosa Adunanza senza Noviziato
(cosa di tal distinzione, che a tenore de' loro Capitoli, non suol
concedersi, che a i primi Vuomini della nostra Professione). Ora
avendo da più parti sentito, aver voi fatte varie Composizioni con
molti Vnisoni, ha arreccato [arrecato ante corr.] non ordinario
stupore, parendomi l'Vnisono privo di armonia, come pure sapendo
quanto contro genio abbiate sempre avuto a simil sorta di
Componimenti. Perciò credendo falsa la relazione avuta, o se vera,
che avrete qualche forte motivo, a fondamentale ragione per
servirvene, mi fo lecito pregravi significarmi il vostro virtuoso
sentimento sopra di ciò, a solo motivo di ricavarne erudizione.
Con questa
occasione di due altre cose istantemente vi richiedo. La prima, di
volere spiegarmi se più apprezzate le Composizioni sciolte, o legate
con Disonanze, e la seconda, se per commuevere glli affetti (caso che
l'espressiva il richieda) sii meglio preparare l'asprezza della
Dissonanza, o no. Condonate di grazia se troppo mi fa avanzare la mia
curiosità, e dessideroso d'impegarmi in qualche vostro comando,
resto
[-f.<1v>-]
(II)
Risposta
del Signor
Bellinzani
[Bellinzaci ante corr.]
Al Signor
Carosi
Se mai ho ricevute
con piacere le vostre lettere, questa senza dubbio è la volta, che
nel prendere di buon grado la penna per rispondervi, debbo
ringraziarvi senza fine e pel mezzo, che mi somministrate di dire il
mio sentimento in una materia, sovra la quale appunto desideravo
presso il Pubblico, e gl'Intendenti di Musica da qualche tempo
giustificarmi, e per la stima, che vi degnate fare di me. Così
potessi io star sicuro del giudizio, che vi compiacete fare del mio
sapere, come sono sicurissimo dell'amor vostro; ma giudicandomi da
molto più di quello, che io sono, mi fa temere che la vostra
benevolenza non vi faccia traviare dal retto giudizio. Non senza
fondamento avrete inteso dire, che io abbia framischiati nelle mie
Composizioni, particolarmente di Chiesa, gl'Unisoni, malgrado la
naturale avversione da me sempre dimostrata in questo genere di
comporre, che pare richiedere poca fatica; percio introdottisi era
nel mondo, e passato dagli stromenti alle voci, si è instituito un
modo di comporre che sembra a più Cori, non essendo che a voce sola,
o al più a due voci; quindi deriva quel detto tanto a me famigliare,
che il Mondo mai ha avuto tanta abbondanza, e scarsezza insieme di
Compositori, come al giorno d'oggi, perché colla comodità
dell'Unisono chi appena è capace di Nota contro Nota pretende di
essere Maestro; e pochi sono quelli nella nostra povera Italia, una
volta seconda madre di Uomini illustri in questo genere, che
daddovero studino per divenire singolari nella nostra Professione: Ma
siccome in questa è reso ormai necessario il correr dietro alla
corruttela del Secolo, e per compiacere vanamente agli orrechi
altrui, conviene alle volte dimentidare di que' primi, e veri
fondamenti, che a forza di sudori in molti anni abbiamo acquistati;
mi sono lasciato trasportare benché di rado, da un certo non so qual
movimento, che faceva nel mio cuore questa sorta di musica semplice,
ed all'Unisono, che fattomi ad attentamente esaminarla e ricorrendo
le autorità de nostri più insigni Autori, ne ho riconosciuta la
vera, e reale cagione, per giustificare me, e l'uso moderato, che
deue farsene, quando appunto io credeva di non poterla in alcun modo
rinvenire. Credo, che vi persuadiate per massima fondamentale, che in
qualunque scienza restino sempre fermi que' primi e sani principj,
che a' Ritrovatori delle Medesime parve proprio di prescrivere, o che
per quanto siasi nel progresso studiato di perfezionarle, e ridurle a
comodo, e gusto migliore restano sempre quelli per la lor parte
infallibili, et incontrastabili. E senza star qui a diffusaemnte
raccordarvi le prime invenzioni, ed i primi Ritrovatori della Musica
dopo il Divin Creatore, che fu l'unico, e primo Autore dell'Unisono(a)
rimane
senza dubbi, che le antiche Nazioni avanti l'undecimo secolo, che
prime trovarono il mezzo della musica per muovere gl'affetti in modo
migliore, che colle sole parole non seppero trovare altro metodo, che
ridurla ad una studiata semplicità dell'Unisono(b)
tutto che in que' tempi ancora avessero potuto per la cognizione
sufficiente che avevano delle Matematiche scienze trovare la
Dissonante concordia accennata dal Padre Kirker nella sua difinizione
della Musica; [f.<2r>-] Onde appresso gl'Ebrei particolarmente
ne' sacri Templi, ed appresso i Fenici, e Greci, non era simil modo
posto in uso(c)
come molti Autori ce lo attestano tra quali il non mai abbastanza
considerato Eccelentissimo Marcello Nobile Veneto nella Prefazione
della Parafrasi sopra i Salmi di David. e che questa semplicità
fosse quella di che ora noi facciamo discorso, è fuor di dubbio,
raccoglendosi ciò da tutti queli, che di Musica hanno scritto,
perché soleva uno, o al più due cantare ed un'Istrumento
accompagnare all'Vnisono(d)
l'istessa cosa a ciò alludendo Virgilio quando introdusse Menalca, e
Mopso Pastori
Tu calamos inflare
ego dicere versus
Fu poi introdotto
anche l'uso di cantare a più voci, ma però a guisa de' Marenari
altrin nel graue all'Unisono, altri come piúù giovani una Diapason
più acuta(e).
Onde non è poi meraviglia, che in que' tempi soli abbiamo sentito
operarsi dalla Musica quei mirabili effetti, che nel proseguimento, e
nella mutazione del metodo mai vediamo per esperienza addivenire, e
che pajono a chi li sente raccontare anzi che veri, favolosi, e fuori
del probabile(f)
Non sono milti anni, che in una veglia di Dame, e Cavalieri in Pesaro
fui interrogato dal Nobile, ed erudito Signor Giovanni degli Abati da
che mai poteva procedere, che la Musica d'oggigiorno piu non
commoveva gli affetti, come leggevasi aver fatto l'antica; al che io
risposi, che da tre cose probabilmente doveva ciò provenire. Dalla
Composizione che non fosse ben fatta, cioè con tutte le regole
prescritteci dalle prime Instituzioni; dal non esservi l'eguaglianza
fra le Parti, e dalla non puntuale, et esatta esecuzione de' Cantori,
e Sonatori: ma che tutte queste qualità unite non avrebbero potuto
che produrre un effetto forse migliore di quello, che l'antica Musica
operava. Ed in vero, posto questo, sono ora di sentimento diverso;
perocché quando mai abbiamo inteso a tempi nostri, che la Musica
abbia conservata la pudicizia, ed onestà di alcuna Femmina, [Femina,
ante corr.] come già fece una degli Antichi quella di Clitemnestra
moglie d'Agamennone; come ne lasciò scritto Omero, e Strabone,
seppure la moderna per disgrazia non ha operato tutto l'opposto? Dove
mai ha costretto alcuno a prender l'armi, come si legge presso
Basilio Magno del grande Alessandro, che da Timoteo musico a tal
effetto fu costretto? Ne mai alcuno di furioso è divenuto mansueto,
come nota Amonio di un Giovane Taurominitano, che dall'accorgimento
di Pittagora [-f.<2v>-] e della virtù del Musico fù condotto
dalle furie alla mansuetudine. Ed in verità, tutta intenta oggi la
Musica a dilettare superficialmente l'orecchio, e nemica di quella
naturale semplicità, che sola è capace di commuovere gli animi,
pare che nel solo Teatro dovrebbe fare questa sua lusinghevol
comparsa, e non mai nella Chiesa Santa di Dio, ove particolarmente è
ordinata per inspirare venerazione all'Altissimo, ed alle cose sacre(g)
secondo l'antica, e sola sua prima Instituzione. La maggior pruova
che vi posso io dare ne' nostri tempi, che il semplice e l'Unisono
[[<e>]] sia quello solo atto a disporre, e commuovere gli animi
nostri, si è che nel secolo in cui viviamo, nel quale, comunque sia,
si pretendono ritrovati tutti gli interi, e più arcani secreti della
Musica, vediamo, che ne' Teatri, ove tutto lo studio si riduce ad
unire la musica colle parole, e conseguentemente al pari di queste
commuovere co quella gli animi, non si pone più verun studio per far
contrastare la Voce cogli Stromenti, ma bensì questi si pongono
semplicemente all'Vnisono colla Parte per non confondere con altro
intereccio la forza del pensiero, e della consonanza. E piacesse a
Dio che questa regola, che noi vediamo ora con troppo effetto
adoperarsi per far [[[con]]] comparire le scene, s'impiegasse nelle
Chiese ove tutta la cura pare, che si riduca a far pompa più
dell'ingegno, e dello studio di chi compone, che a mettere nel suo
proprio lume la maestà, ed il decoro delle parole, che si
pronunziano. Ben è vero, che se di continuo voressimo ridurre la
Musica all'Unisono finora descritto, sarebbe un andare ricercando
intieramente l'antica prima imperfezione: ma adoperando il metodo ove
solo richiede il bisogno dell'espressione: ed alternando questo
coll'altro di disporre le dissonanze ed accordare, queste preparano
gli animi a ricevere gli effetti dell'Vnisono, e questo a sentire il
piacere di quelle; sicché nell'uno, e nell'altro modo adoprisi la
discrezione predicata da Orazio
E<s>t modus in
rebus. Sunt certi denique fines
Quos ultra citraque
nequit consistere rectum.
Che l'Vnisono però
sopraddetto porti seco quella facilità, che pare a prima vista, come
dissi su'l bel principio, non è altrimenti vero, perché il modo di
condurlo non è causa di poco rilievo, ed io me ne sono avveduto ogni
qual volta m'è convenuto porlo in esecuzione; anzi avevo destinato
di dare alle stampe una Muta di Messe, e salmi con molti di questi
per dimostrare lo studio da me sempre adoprato nello stenderli per lo
più a guisa di Soggetto il quale tramezzato da altra Cantilena, e
replicato in varie corde all'Unisono, non fa che un effetto
dilettevole, e sorprendente: ma conoscendo, che la gioventù in oggi
non cura più lo studio, e la fatica, mi sono trattenuto per timore,
che non si cavasse dalla stessa medicina il veleno.
Agli altri due
Quesiti, che nella vostra gentilissima aggiungete, con ogni brevità
sono per rispondervi. E riguardo al primo ricorrendo ciò, che
ultimamente si è detto, conoscerete che io tengo in pregio l'una, e
l'altra sorta di comporre, qualvolta il bisogno lo richiegga, benché,
se si deve arguire la mia inclinazione [-f.<3r>-] da ciò io
che faccio più frequentemente, pare che il disporre le Dissonanze
siami sommamente in grado, riconoscendone quell'effetto con evidenza,
per il quale ci furono prescritte: e di questo modo così buon uso ne
fecero a' tempi nostri Giampaolo Colonna, ed Archangelo Corelli, che
si acquistarono quel nome, di cui sempre ne resterà gloriosa la
memoria.
Per quello poi, che
riguarda il transito da un modo all'altro, essendo questa una delle
più industriose operazioni, che trovinsi nella scienza armonica, e
quel facile difficile lodato da Quintiliano, permettetemi, che ne
faccia brevissimo discorso(h).
La legge indispensabile di questa maniera di comporre si riduce a
questi due capi, che i Modi abbino la loro correlazione insieme, e
che i numeri armonici operino non solo in quanto alle loro relazioni,
ma in quanto ancora alle loro virtù, alle loro forze, ed alle loro
proprietà naturali. Né vaglia il dire, che sembra più proprio, e
più dolce il formar questo transito a poco a poco, acciocché
l'udito non riceva impressione alcuna, poiché se questo nonè
percosso, non possono gli affetti dell'animo ricevere le loro
commozioni(i).
Ed a che altra cosa tendono mai l'intendimento, e l'industria di
questa scienza, che alla qualità delle percosse, che si danno
all'udito? e queste devono esser di tal sorta, che non abbino
principio, acciocché il senso non si possa preparare a riceverle,
giacché avendole prima congietturate, non può provare movimento, e
participarlo all'animo, quando finiscono di arrivare. Tutto ciò
troverete approvato dal dottissimo Bontempi alla di cui autorità non
avendo che aggiungere, passo a concludere, che oltre il senso, nella
Musica deve avere il suo decoroso posto la ragione; quindi
saggiamente vuole Tolomeo, che né quella solo contro gli
Aristossenici, né la sola ragione contro de' Pittagorici; ma questa
e quella unitamente fossero gli arbitri delle cose appartenenti a
questa nobile, e quasi divina Scienza. Resta però di necessità
incontrastabile, che chiunque volesse sopra di questa spiegarne il
giudizio, abbia il talento disposto a restar commosso dalle sue dolci
violenze(k),
e non habbia l'animo prevenuto da gravi e differenti passioni, non
potendone allora concepire l'effetto, come ben disse il Filosofo.
Quidquid recipitur,
per modum recipientis recipitur
Compatite il lungo
tedio ed [et ante corr.] attribuitelo a quella bontà, colla quale
sempre vi siete compiaciuto di riguardarmi, e state sano.
(a)Angelo
Berardi Miscellanea Musicale, Capitolo 6. foglio 25
(b)Suida
Entimologico Herodoto Martiano Capella Plutarco de fortuna Alexandri
libro72: Seneca libri 3. de Ira
(c)Bonet.
Histoire de la Musique. Zarlino. Libro 2. Institutioni armoniche
capitolo 3
(d)Zarlino
Institutioni armoniche parte 2. capitolo 4.
(e)Bontempi
Istoria musica 9.6i Corollario 24 Petri Gassendi Miscellanea
capitolo 3 de generibus musicae
(f)Zarlino
parte 2. capitolo 8. 9. Coroles: a Lap. In Reg. 16, et 23. Calmet
Dissertation sour la Musique des anciens Cassiodorus liber 2. uariae
capitolo 40 Augustinus Confessiones libo 10. capitolo 33
(g)Ignatius
Epistola ad Ephesios
(h)Bontempi
Historia musica, Corollario 54
(i)Avvertimenti
in Aristotelis physica. 1.
(k)Zarlino
parte 2. capitolo 7. foglio 71
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